Tutti gli articoli di Paolo Bonafe'

Perchè serve un nuovo centro politico

Dopo le dichiarazioni dell’Ex Presidente dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, una parte del mondo politico,  “orfano” da tempo di un riferimento politico centrista e moderato, auspica che la lunga intervista al Corriere della Sera dello stesso ( che forse era più il togliersi di un sassolino nella scarpa) sia una discesa in campo dello stesso, con la funzione di Federatore del Centro, figura che da tempo questa area politica attende come “messia politico”.  A Ruffini  si uniscono le uscite del Sindaco di Milano Sala

In questi giorni prenatalizi c’è difatti un gran discutere sul problema del rilancio in politica di un “centro” che alcuni ritengono possa essere un elemento equilibratore, forse anche riformista dinamico; cosa che altri, più o meno in maniera interessata, negano risolutamente.

Certo, l’etichetta è abbastanza ambigua, per non dire equivoca: alternativa alle radicalizzazioni di destra e di sinistra per moderarle dall’interno, o autonoma proposta che trascende la dinamica conservazione/progresso?

La vera questione è dove vada cercato questo “centro”, se nei partiti esistenti di centrosinistra e centrodestra o promuovendo invece la formazione di un nuovo soggetto che da questi si differenzi.

La storia ci insegna che a metà dell’ottocento nasceva una componente moderata che si poneva in alternativa alla secca divisione destra/sinistra. Lo svilupparsi di questa componente moderata consentì un argine comune agli estremismi di destra e di sinistra. Questa fu proposta come “congiunzione dei centri” (in Francia), o come “trasformazione dei partiti” (in Italia), e venne etichettata come “opportunismo” o come “trasformismo”, termini che sono rimasti con valenza negativa nel linguaggio politico.

Comunque quando venne praticata ha costruito occasioni di consenso allargato e di sviluppo.

Anche nel secondo dopoguerra, alcuni partiti di massa vollero caratterizzarsi come di centro e che in quanto tali conquistano la guida politica del loro Paese. Questi furono la Dc in Italia e la Cdu in Germania.

Purtroppo il primo dissoltosi a seguito di un coinvolgimento di una critica diffusa sul metodo di gestione del Paese Italia e sulla spinta di una indagine giudiziaria, che di fatto ha colpito solo una parte della politica del tempo,  mentre il secondo, in Germania,  sta diminuendo sempre di più la sua forza elettorale,  anche per colpa di una classe politica incapace di adeguarsi ai cambiamenti della storia.

Oggi la politica italiana è molto immiserita di valori, contenuti ed afflato, stretta com’è fra scontri legati da un lato alla dimensione politicante e decultura del leader forte e dall’altra dal prevalere di dibattiti culturali e di difesa dei diritti acquisiti in tanti anni di lotte sociali.

Tornando ad oggi,  i partiti che in Italia si riferiscono al centro sono anche numerosi, se si considera nel campo del destra-centro, la presenza di Forza Italia e di Noi moderati e nel campo del sinistra-centro la posizione di Italia Viva, con una difesa nel rimarcare una sua collocazione al centro di Azione ( dopo che Italia Viva ha deciso di aderire al Campo Largo).

Qui purtroppo non posso non evidenziare il fallimento dell’operazione Terzo Polo che voleva mettere insieme IV e Azione e che semplicisticamente si è voluta imputare alla inconciliabilità dei due leader,  ma per me anche per una inconciliabilità tra le classi politiche dei due partiti,  che in alcuni casi hanno fatto fatica a dialogare tra loro per il protagonismo di alcuni attori.

Personalmente ritengo che ora possa finalmente rinascere il tempo di una grande aggregazione di centro,  per alcuni motivi che vado ad elencare:

  • La politica nazionale e locale non è mai stata come adesso in fibrillazione per movimenti interni alle due coalizioni, la granitica forza del centrodestra si sta sgretolando sulle bordate di Forza Italia verso gli alleati, soprattutto la Lega e in particolare in Veneto,  per la crescita e il sorpasso di Forza Italia sull’alleato Lega, mentre la competizione dei due leader Giuseppe Conte dei 5 stelle e Elly Schlein per il PD su chi sarà la guida e il candidato primer del centro sinistra,  sta creando attriti tra i due partiti maggiori di quell’area politica
  • Non sembra alle viste che le componenti centriste all’interno delle due coalizioni possano guadagnare un potere di indirizzo, sia per la debolezza della loro progettualità culturale, sia per le dinamiche imposte dall’attuale sistema elettorale
  • Una parte della politica ritiene che l’astensione al voto sia causata dalla mancanza di un’offerta politica moderata.
  • Le componenti centriste o riformiste all’interno dei partiti possano guadagnare un potere di indirizzo solo se uniscono le forze e si federano
  • Considerato che gli attuali leader dei vari partiti centristi non riescono ad avere la forza di aggregare,  vi sia una valutazione comune tra le parti, che il leader di questa area debba essere trovato al di fuori dei partiti ( un poco come è stato Prodi con l’allora Ulivo, formazione nata dall’aggregazione dei vari partiti e movimenti di centrosinistra uniti e mobilitati contro l’ascesa di Berlusconi e della sua Casa delle Libertà).

Vi è in me la convinzione che la nascita di un grande partito federativo di centro non possa prescindere da basi liberarli, riformiste e popolari delle quali una grande area debba essere rappresentata dalla presenza dei cattolici in politica, ora marginale perché dispersi nei due poli, ma domani forte e determinata a portare avanti i valori della dottrina sociale della chiesa che sono stati il cardine dell’azione della allora DC ma che anche oggi portano valori condivisi quali: la dignità della persona umana, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà , valori trasversali della tradizione politica italiana, anche se oggi molto annacquati dalla logica del “prima gli italiani” e di una politica economica distante dalle esigenze degli ultimi e più deboli.

Ritengo che, soprattutto per i cattolici, l’attuale crisi di rappresentanza politica, si può ricercare in una gravissima crisi di carattere culturale ed etica: Culturale, nel senso sostanziale della parola cultura, cioè “di impostazione della vita umana come senso, come significato, come bellezza, come giustizia, come bene comune”; (questa cultura primaria, così la chiamava Giovanni Paolo II nel 1980, è sparita dal nostro Paese, lasciando lo spazio a una specie di “ideologia legata al proliferare di  posizioni razionaliste, consumiste o meglio, materialiste dominate dalla peggiore comunicazione mediatica”); Etica, nel senso di saper coniugare etica sociale con etica della vita.

Vieppoi la crisi della famiglia, nucleo fondante della nostra società.

Lo Stato, oggi, non è più in grado di sostenere le politiche di Welfare che hanno contraddistinto la società italiana negli ultimi decenni, anzi le famiglie di oggi sono costrette a sopperire alla crisi grazie all’aiuto di una rete famigliare che parte dai genitori che supportano economicamente i figli e non viceversa, agli anziani che con le loro pensioni aiutano i bilanci familiari di lavoratori e lavoratrici che non riescono ad arrivare a fine mese, perché i loro stipendi sono sempre più inflazionati o perché licenziati.

Questa crisi politica e quindi sociale è un aspetto di questa impressionante crisi familiare per cui le famiglie, distrutte nella maggior parte della loro realtà, sono incapaci di dare ai giovani e ai più giovani degli orientamenti sicuri per vivere, e quindi quelle ragioni per vivere, senza la formulazione delle quali non esiste possibilità di educazione.

Quindi non è un caso che la Chiesa ci richiami a ritrovare la politica alta, costruita sui valori e abbattere le barriere di egoismo e individualismo che stanno distruggendo le società contemporanee.

Quindi costruire un nuovo centro diviene anche la sfida che dobbiamo come politici ai giovani e a tutti i cittadini, ovvero testimoniare come la politica non è solo la cosa triste che sta emergendo sui giornali, ma è una cosa nobile, costruita su valori e grandi idealità, se risponde in modo etico alle esigenze del Paese.

Paolo Bonafè

Venezia mobilitazione contro la chiusura di nr. 04 uffici postali in Comune di Venezia

GRIPPO VALENTINA - INTERROGAZIONE 4 UFFICI PT Nuova Venezia articolo su Interrogazione Grippo su chiusura 4 uffici postali Gazzettino articolo su Interrogazione Grippo su chiusura 4 uffici postali

in allegato l’interrogazione presentata su mia sollecitazione al Ministro delle Imprese e del Made in Italy  On. Adolfo URSO e al Ministro dell’Economia e delle Finanze On. Giancarlo Giorgetti da parte della nostra deputata On. Valentina Grippo per chiedere un intervento presso Poste Italiane spa per evitare la chiusura dei 4 uffici di poste Italiane a Trivignano, Marghera ( 2) e Sant’Elena

Come Azione Venezia siamo particolarmente preoccupati per la scelta di Poste Italiane di chiudere questi quattro uffici postali nel Comune di Venezia e ci uniamo nelle iniziative che stanno attuando i partiti politici veneziani e la cittadinanza per evitare questa scelta unilaterale,  che non ha ragione d’essere visti i sempre nuovi servizi che Poste Italiane sta acquisendo, dalla gestione dei pacchi Amazon alla non ultima gestione del rilascio dei passaporti.

A Venezia, soprattutto nel centro storico ma anche nelle periferie, Vi è la presenza di un numero sempre maggiore di anziani e il “servizio sociale” che fanno i dipendenti degli sportelli nel consigliare ed aiutare quegli anziani che ancora usano andare allo sportello per le pratiche di loro necessità, a partire dall’erogazione della pensione, è un patrimonio che non si può disperdere in una città a dimensione d’uomo,  dove si privilegiano i contatti umani alla tecnologia oramai sempre più invadente ed alienante.

Interrogazione a risposta Scritta

Presentatrice On. Valentina Grippo

OGGETTO: CHIUSURA DI NR. 04 UFFICI DI POSTE ITALIANA NELLA CITTA’ DI VENEZIA

Premesso che

  • Poste Italiane Spa ha deciso la chiusura definitiva di quattro uffici postali nella città di Venezia, ovvero: Trivignano, due a Marghera e a sant’Elena ( nel centro storico della città d’acqua)
  • La decisione è stata comunicata senza una precedente mediazione o concertazione e la stessa decisione è già stata comunicata da Poste Italiane spa sia all’AGCOM che alla Autorità delle comunicazioni

Considerato che

  • Questa decisione ha lasciato la cittadinanza basita e sollevato una forte protesta da parte sia dei cittadini che delle Amministrazioni comunale e delle municipalità interessate
  • A seguito di questa mobilitazione è stata indetta una convocazione del Dirigente di poste Italiane Spa referente su Venezia in commissione consiliare
  • La proprietà di Poste Italiane Spa è ancora al 51% a partecipazione pubblica e quindi vi deve essere una valenza sociale in tale partecipazione
  • Poste Italiane Spa giustifica queste chiusure con il potenziamento dei servizi presso le tabaccherie ma questo non è sufficiente a garantire l’insieme dei servizi offerti dagli sportelli postali e certamente viene creato un forte disagio soprattutto verso la popolazione più anziana che nella città storica di Venezia è oramai la maggioranza dei cittadini residenti
  • Gli sportelli di Poste Italiane Spa svolgono anche, con i propri operatori,  un servizio “sociale” di ascolto,  considerando anche che questi anziani usino ancora la modalità di prelievo della pensione presentandosi di persona presso gli sportelli
  • Nel consiglio comunale di giovedì’ prossimo 28 novembre verrà votata una mozione biPartisan per far recedere Poste Italiane dalla decisione

Interroga per sapere

  • Se il Ministro in indirizzo non ritenga di far soprassedere Poste Italiane spa dalla chiusura dei quattro uffici sopra citati, chiedendone in primis la motivazione economica che ha indotto alla scelta e se la direzione locale di Poste Italiane non abbia fatto altre valutazioni rispetto alla chiusura, come quella di rilanciare in questi Sportelli il nuovo servizio di rilascio dei passaporti, servizio da poco passato dalle questure a Poste Italiane Spa

On Valentina Grippo

 

Collegamento Intermodale tra Il Porto di Venezia e il Montirone: nuova opportunità

Poca pubblicità è stata data dalla stampa alla sperimentazione di collegamento ferroviario tra le banchine del terminal Vecom – PSA Venice a Marghera e il terminal intermodale di Montirone, in provincia di Brescia che è uno degli snodi principali su cui opera il Gruppo MIS per lo sviluppo della offerta di Servizio da Multimodal Transport Operator. Il servizio viene operato con treni composti da 23 carri da 60 piedi con una capacità di carico di 46 container. Questa è la famosa autostrada viaggiante su ferro che era una delle tre componenti della mobilità di trasporto merci in Italia tanto propagandata nei primi anni 2000 ( autostrade del mare, autostrade e appunto autostrade viaggianti su treno). Questa nuova soluzione prevede un avvio con 50 treni all’anno, puntando però ad aumentare l’offerta. Ovviamente il Montirone sarebbe un hub di interscambio con l’altra tratta sempre operata da MIS verso Rotterdam. Quindi significa che i clienti di questo servizio potranno espandere il mercato di riferimento sino al Benelux e UK risparmiando tempo e soprattutto emissioni di Co2 rispetto al transit time dei servizi da e verso oriente,  che transitano da Suez e proseguono oltre Gibilterra per il Nord Europa.

L’Europa chiede all’Italia di ridurre l’emissione di Co2 e il trasporto su treno è uno dei trasporti previsti nell’ottica di questo risparmio. Inoltre il trasporto merci / container su treno ha poi un impatto su altri due aspetti oltre alla riduzione dell’inquinamento, ovvero sulla sicurezza stradale e la certezza dei transit time. Senza considerare che tutto questo consente di abbattere i costi per le imprese e renderle più competitive.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

https://www.facebook.com/share/g/aT3W9uDLHT5JVpyA/?mibextid=K35XfP

05 novembre 2024

 Venezia: Beni culturali da tutelare tra tagli lineari e mancanza di personale  

La gestione dello sterminato e ricchissimo patrimonio culturale del nostro paese soffre non da oggi di criticità non lievi, le cui cause vanno ascritte certo ad una sempre più grave mancanza di finanziamenti ma anche ad una concezione della sua tutela e valorizzazione inaugurata oltre un ventennio fa e che oggi mostra tutti i suoi limiti.

Va considerato innanzitutto che la storia d’Italia non è stata interessata, se non recentemente, da fenomeni di accentramento politico ed istituzionale.

La meravigliosa antichità classica, il medioevo italiano ricco di arte e cultura e le grandi città rinascimentali rappresentano e rappresenteranno sempre il cuore della civiltà europea, da cui tutto si diparte. Trattare un così grande e ricco policentrismo con le logiche dei tagli lineari non fa altro che svilire la nostra storia, rivelandosi in ultima analisi dannoso anche per le realtà più piccole.

Venezia per lunghi anni ha subito nei suoi istituti culturali gravi depauperamenti di finanziamenti, di personale, di formazione mirata. Ormai oltre il sessanta per cento del personale previsto dagli organici non è coperto, e troppo spesso mancano del tutto figure intermedie, quali aiuto- addetti alla catalogazione o all’inventariazione, aiuto- restauratori, senza le quali gli architetti, gli storici dell’arte, i bibliotecari e gli archivisti non possono operare. Il personale è talmente ridotto che ormai il problema principale non sono neppure più i finanziamenti, impossibili da mettere a frutto senza un’adeguata struttura che li sostenga. Per poter assicurare una parvenza di risultati ci si rivolge a personale assunto a tempo determinato tramite la società Ales.

Ma questo non fa altro che aumentare la precarietà ed impedire una costante formazione del personale, che solo tramite esperienze ultradecennali può essere produttiva.

E’ vero che siamo in una fase di contenimento della spesa per le note ragioni di bilancio. Proprio per questo però occorre allocare in modo mirato le risorse, privilegiare centri di ricerca e di innovazione scientifica e tecnologica che solo i grandi istituti possono assicurare, consentendo agli stessi di far ricadere sul resto del territorio il frutto del proprio lavoro.  Il nostro obiettivo non può essere tenere in piedi malamente strutture prive di forza propulsiva ma al contrario dalle attuali difficoltà occorre uscire con più innovazione, più progettualità, impossibili da raggiungere senza un adeguato e fertile scambio internazionale di conoscenze. Venezia è la città italiana con la maggiore visibilità nel mondo. Ad essa si rivolgono i paesi del Mediterraneo meridionale, i paesi dell’Europa occidentale ed orientale, la stessa Asia. Soprattutto in questi ultimi anni i paesi arabi si rivolgono a Venezia per trovarvi i semi delle proprie radici, consci che l’impero commerciale veneziano nel Mediterraneo  ha permesso nei secoli un fecondo scambio culturale, che ha lasciato più ricche la stessa Venezia ed i paesi mediterranei. Considerazioni analoghe valgono per l’assoluta carenza di personale informatico negli istituti, con le immaginabili conseguenze non solo in termini di carenze progettuali ma anche per le difficoltà di dialogare con istituzioni straniere ben altrimenti attrezzate.

Gravi lacune si sono determinate anche nel settore dei funzionari amministrativi.

La soppressione dei segretariati regionali, che dovevano assicurare la gestione delle gare e degli appalti, apre un vuoto che forse in sede di riforma del ministero, in via di esecuzione, potrà essere parzialmente colmato attraverso l’attribuzione di tali funzioni alla soprintendenza del capoluogo regionale. Ma se essa non sarà dotata di personale adeguato a nulla varrà la riforma.

In ultima analisi bisogna investire, avere fiducia, deporre l’atteggiamento rinunciatario che porta a non sostituire e formare il personale, o ad avvalersi talora di personale esterno cui non si offre nessuna prospettiva di vita serena. Accanto alle istituzioni statali  sono presenti a Venezia magnifiche realtà culturali pubbliche e private, a cominciare dai Musei civici per passare alle  Scuole Grandi fino a Fondazioni ed Istituzioni conosciute in tutto il mondo per la profondità e valenza della propria presenza  che   va ben al di là dell’ambito cittadino. Questo respiro universale, proprio di Venezia, non va smarrito in beghe locali, soggetto a meschini interessi di parte, ma riconosciuto, accresciuto, tenendo la politica fuori da gestioni che devono essere improntate a promuovere la conoscenza e l’incontro fra culture.

Dobbiamo essere consapevoli che la storia ha consegnato all’Italia moderna  tanti ed eminenti luoghi sociali della cultura,  laboratori di sapere,  ed in primo luogo  Venezia, che non dimentichiamolo, Fernand Braudel, uno dei più grandi storici del Novecento, definì  nell’età del Rinascimento  la capitale mondiale dell’economia-mondo.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Raffaele Santoro – Delegato Cultura e Beni Culturali

https://www.facebook.com/share/g/aT3W9uDLHT5JVpyA/?mibextid=K35XfP

04 novembre 2024

Facciamo l’esame anche a UNESCO

2024-10-29 Nuova Venezia Unesco ascolti tutta la città pg2 2024-10-29 Nuova Venezia Unesco ascolti tutta la città

Paolo Costa sulla Nuova Venezia odierna espone una posizione motivatamente critica verso UNESCO. Ricorda, l’ex Sindaco, il Rapporto su Venezia del 1969 di UNESCO stessa che giustamente sanciva che salvaguardare Venezia non significa solo preservare pietre e palazzi ma anche perpetuarne lo status di comunità di persone viva e vitale, l’identità di città completa e vissuta. Purtroppo, la recente postura di UNESCO, al di là di generici quanto vuoti richiami a una sustainable tourist strategy e di allarmi sulla substantive and irreversible loss of authenticity and integrity ha privilegiato la pura conservazione della città, arrivando a insensate posizioni come il sindacare sull’altezza degli edifici in terraferma perché asseritamente turberebbero lo skyline della città d’acqua.

Mettendoci nei panni di UNESCO, riconosciamo che, comprensibilmente, l’autorevole organismo risponde all’interesse primario del suo stakeholder, la comunità internazionale, ovvero preservare fisicamente la città perché questa possa essere visitata e goduta dagli abitanti del pianeta da qui all’eternità. Molto meno interessano al mondo i destini della città e dei suoi abitanti; questa è la “contraddizione insita nella politica” UNESCO di cui lucidamente parla Costa.

Ma se questa postura è, ribadiamo, profondamente sbagliata ma dal punto di vista di UNESCO comprensibile, non lo è da parte di certo ambientalismo ideologico di casa nostra che non perde occasione di richiamarsi a UNESCO per opporsi a qualsiasi intervento che, in nome di valori paesistici e ambientali non contestualizzati (sempre parole di Costa), contrastano di fatto ogni attività produttiva apportatrice di una potenzialità di sviluppo alternativo al turismo. Salvo poi, con somma contraddizione, gridare scandalizzati all’overtourism e al declino della città.

Azione Venezia ritiene al contrario che la sostenibilità ambientale e quella socio-economica simul stabunt, simul cadent, non si può perseguire solo una delle due. Concordiamo dunque in toto con l’ex Sindaco.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

https://www.facebook.com/share/g/aT3W9uDLHT5JVpyA/?mibextid=K35XfP

28 ottobre 2024

Autonomia differenziata. Troppa propaganda (da ambo le parti)

2024-10-29 Gazzettino Autonomia sarebbe iniquo non trattenere i risparmi

Sull’autonomia differenziata Azione ha sempre avuto una posizione critica, principalmente perché molte delle materie elencate dallo sciagurato Titolo V (es. commercio con l’estero, grandi reti di trasporto e navigazione, produzione e trasporto di energia elettrica, rapporti internazionali) sono naturaliter competenze statali e tali devono rimanere.

Ciò detto, ci sono Regioni (tra cui il Veneto) che contribuiscono al bilancio dello Stato, con le tasse dei loro cittadini, molto di più di altre. E fin qui nulla quaestio: il maggiore o minore contributo fiscale delle Regioni, infatti, dipende dalla ricchezza prodotta da queste ed è normale che quelle più ricche diano più gettito all’Erario. Sta di fatto però che le Regioni che danno di più sono proprio quelle che ricevono (pro capite) meno. È dunque comprensibile che queste Regioni ambiscano ad assumere alcune funzioni oggi statali, ricevendo dalla Stato le stesse risorse che oggi lo Stato stesso impiega per svolgerle, scommettendo sul fatto di essere più efficienti e trattenendo le risorse risparmiate (ammesso che questa possibilità sia concessa, ma riterremmo sommamente iniquo non lo fosse).

Velleitario? Forse. Sono comunque poste in gioco risibili? Certamente. La Lega usa il tema a scopi propagandistici? Ci sono enormi problemi applicativi (a cominciare dalla questione dei famigerati LEP)? Tutto vero. Ma a proposito di propaganda, si eviti anche quella, penosa e insopportabile, di una presunta “secessione dei ricchi” perché le altre Regione non sarebbero penalizzate perché il guadagno deriverebbe tutto sulla maggiore (eventuale) efficienza della Regione.

Sarebbe poi il caso di approfondire le ragioni delle inefficienze delle Regioni che gridano all’attentato all’integrità nazionale. E forse chiedersi se abbiano ancora senso le Regioni a Statuto Speciale. Una delle quali peraltro, con dubbia legittimità morale, è tra le richiedenti il referendum abrogativo della Legge Calderoli che concede alle Regioni ordinarie molto meno di quanto ad essa riconosciuto.

Carlo Pasqualetto – Segretario Regionale

Cristian Zara – Segretario Metropolitano

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

https://www.facebook.com/share/g/aT3W9uDLHT5JVpyA/?mibextid=K35XfP

28 ottobre 2024

REGOLAMENTO AFFITTI TURISTICI UTILE AL DECORO MA NON ALLA RESIDENZA

Finalmente dopo due anni dalla legge che ha dato al Comune di Venezia, per primo in Italia, la possibilità di regolamentare le locazioni turistiche, la Giunta veneziana ha licenziato la proposta di Regolamento che sarà ora esaminata dal Consiglio Comunale per la finale approvazione.

Pur riservandoci ulteriori commenti a quando sarà disponibile il testo completo del Regolamento, anche con riferimento ai termini precisi della “moratoria“ di 18 mesi dichiarata dall’Assessore Zuin, la prima impressione è che il suo principale effetto, per quanto certamente condivisibile, sarà quello di migliorare la qualità del faticoso rapporto tra gli ospiti delle locazioni e la città, richiedendo un maggior impegno da parte di proprietari e gestori degli appartamenti affittati.

In questa direzione va l’obbligo opportunamente posto a loro carico di un’accoglienza di persona del turista, con la consegna dei sacchetti di raccolta differenziata e di un vademecum per il rispetto della città. L’accoglienza di persona dovrebbe quindi diradare l’antiestetica presenza delle scatolette con le chiavi, del resto già bocciate dalla Soprintendenza, e prevenire l’arrivo in città di soggetti di fatto non identificati, potenzialmente pericolosi a vario titolo.

Sembrano invece andar deluse le attese di chi si aspettava che il Regolamento potesse costituire un serio disincentivo alle locazioni turistiche finalizzato a liberare una maggior disponibilità di appartamenti per la residenza, soprattutto giovanile, di cui la città ha disperatamente bisogno.

Questo Regolamento, al di là degli effetti contingenti della moratoria, non pare infatti sufficiente a invertire stabilmente la corsa dei posti letti in locazione turistica, arrivata in centro storico a 23 mila unità che, anche se non tutti riciclabili ad uso abitativo, potrebbero aumentare l’offerta ai residenti.

Azione propone invece di salvaguardare le sole locazioni turistiche fino ad un massimo di due appartamenti, con diretto impegno dei proprietari nella gestione dell’attività, consapevole dell’importanza per molte famiglie locali di disporre di un’integrazione al reddito per vivere in città.

Per le altre locazioni turistiche andrebbero invece introdotte misure invece ben più incisive, tra cui la loro assimilazione ad un’attività alberghiera, da cui far conseguire l’applicabilità delle misure autorizzatorie ad esse applicabili, l’obbligo edilizio di un cambio d’uso dell’unità immobiliare, e l’assoggettamento del reddito alla fiscalità d’impresa al posto della vantaggiosa imposta sostitutiva.

Per risollevare l’offerta privata ad uso abitativo, il disincentivo alle locazioni turistiche andrebbe poi affiancato dall’incentivazione ad affittare a residenti mediante agevolazioni nella fiscalità locale e la prestazione di garanzie per morosità inquilini, fermo restando infine l’impegno a rimettere rapidamente a disposizione degli aventi diritto le numerose case sfitte di proprietà pubblica.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Leda Costantini – Delegata alla Residenza

Paolo Diprima – Delegato al Programma

 

https://www.linkedin.com/company/azioneveneto

28 ottobre 2024

Il waterfront: costruire insieme il Futuro

 

 

2024-09-20 Venezia Today Waterfront - perchè dire si al progetto_02024-09-20 Venezia Today Waterfront - perchè dire si al progetto_1

Azione, sì al progetto del waterfront portuale

https://www.veneziatoday.it/politica/azione-waterfront-porto-venezia.html#obd3rclnmfg

  Non entriamo, per motivi di spazio, nel dettaglio dell’analisi del progetto dell’Autorità Portuale di ridisegno dell’area S. Basilio, Scomenzera, S. Marta e S. Andrea ma, dopo attenta analisi, prendiamo la responsabilità di dire che il progetto presenta idee potenzialmente bellissime: la nuova piazza, la riva cittadina del Scomenzera liberata e di fatto un nuovo quartiere, la porosità con la città, un parcheggio multipiano, il rilancio di Santa Marta.. carne al fuoco come mai in passato. Il tutto nella città storica e in un momento in cui come mai prima si parla di carenza di residenzialità, di spazi per studenti, di attrazione di lavoratori da tutto il mondo e di contrasto al declino demografico. Si tratta di un’opportunità gigantesca. Ci sono peraltro motivi di perplessità che è giusto chiarire e se possibile superare: su tutti ci sfugge il senso e la funzione della dependance della stazione ferroviaria in Marittima e una certa “mancanza di coraggio” sulla destinazione della riva di S. Basilio che resta a uso promiscuo (pubblico e portuale), dove noi vedremmo bene una fermata per i mezzi acquei lato canale marittima (in una possibile revisione del trasporto pubblico con mezzi più capienti).  Resta il fatto che quella offerta dal Porto è un’occasione epocale. E la politica, quella alta, deve dire la sua. Pensare i trasporti, studiare gli insediamenti negli edifici ristrutturati, parlare con le Università, cogliere e valorizzare opportunità. in una parola: costruire (insieme) il futuro.

E soprattutto, c’è una cosa che la politica non deve assolutamente fare: assumere la solita postura di opposizione preventiva alle novità. È naturalmente sorto un Comitato Waterfront di cittadini che ha raccolto firme contrarie al piano la cui “colpa” principale (lo si dica senza ipocrisia) è quella minacciare il privilegio di pochi di parcheggiare l’auto dove è prevista una pubblica piazza. Giusto chiedere condivisione e analizzare criticamente i punti oscuri ma l’atteggiamento di fondo deve essere “per” e non “contro”. Non si cada nel solito riflesso pavloviano del NO vellicando gli inevitabili istinti di conservazione dello status quo (pure con argomentazioni paradossali per cui il Piano sarebbe contro la residenza). La politica tutta abbia, per una volta, coraggio e visione di futuro.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Mauro Memo – Vicesegretario con delega di Venezia e isole

https://www.facebook.com/share/g/aT3W9uDLHT5JVpyA/?mibextid=K35XfP

https://www.veneziatoday.it/politica/azione-waterfront-porto-venezia.html

18 settembre 2024

interrogazione on Valentina Grippo su Diritto Sanità al Lido

2024-09-14 Nuova Venezia Interrogazione su Sanità Lido2

 

2024-09-17 Gazzettino La Sanità del Lido arriva al Governo - casi gravissimi servono risorse

 

Al Ministro della Salute. - Per sapere. Premesso che:

 

il diritto alla salute è un bene inalienabile che lo Stato ha l’obbligo di garantire nei confronti dei propri cittadini, con particolare attenzione ai soggetti più fragili come minori e anziani;

 

al Lido di Venezia e nell’adiacente isola di Pellestrina è presente, da tempo, una situazione emergenziale che caratterizza le strutture sanitarie della zona;

 

le due isole, infatti – che contano circa 20.000 residenti, senza considerare gli esponenziali aumenti dei mesi estivi, – sono oggi servite unicamente da un Punto di Primo Intervento essendo stati chiusi da anni lo storico Ospedale al Mare e il Pronto Soccorso. Tale presidio prende in carico i codici bianchi e verdi, mentre, per i codici superiori si provvede di norma allo smistamento verso l’Ospedale Civile nel centro storico veneziano. Il Lido ha in dotazione tre ambulanze, ma il medico del punto di primo intervento è uno solo; pertanto, ben due mezzi possono operare solo con a bordo paramedici. Ciò crea evidenti criticità in caso di contemporaneità di casi gravi;

 

il trasferimento dei pazienti dal Lido all’Ospedale Civile avviene tramite idroambulanza, con le relative incertezze in caso di condizioni meteorologiche critiche (nebbia, vento e mare agitato). I trasporti presso altre strutture ospedaliere, per situazioni di particolare emergenza, avvengono con l’elicottero, il quale però non staziona al Lido e viene chiamato su necessità;

 

stante che l’intervento medico specialistico, in casi di infarto, ictus, emorragia cerebrale, traumi, è decisivo nella prima ora, è un dato di fatto che i cittadini di Lido e Pellestrina, oltre ai numerosi ospiti estivi delle due località, vivono in una condizione di alto rischio sanitario;

 

in soli sei mesi, al Lido di Venezia si sono verificati due casi di malasanità relativamente alla morte di due bambini, Mattia e Elettra. Il caso di Elettra è emblematico e riassuntivo di quanto descritto: lo scorso maggio, questa bambina di soli 18 mesi, ha addentato un flaconcino di plastica ingoiandone il tappo. I genitori intervengono immediatamente effettuando invano la manovra di Heimlich e chiamando il 118 per richiedere un intervento sanitario di emergenza. La bambina viene quindi portata al Punto di primo intervento dove il personale sanitario la prende in carico ma informa subito che non ha in dotazione la strumentazione capace di evidenziare la collocazione del tappo ai fini dell’estrazione. Viene quindi richiesto l’intervento dell’elisoccorso dell’Ospedale di Treviso: l’elicottero arriva dopo 45 minuti, il medico con una pinza riesce a estrarre il tappo, ma l’elicottero ha un guasto e non riesce a ripartire. La bimba necessitava di una rianimazione pediatrica così viene chiamato l’elisoccorso dell’Ospedale di Padova, che richiede tempi tecnici di arrivo. La bimba viene finalmente trasferita, ma il dilatarsi dei tempi di attesa sono purtroppo risultati fatali;

 

tale dramma ha rappresentato un trauma per tutta la comunità lidense, tale da diventare il simbolo di una mobilitazione civile che chiede alle istituzioni di accendere un faro di attenzione sulla condizione di rischio dei bimbi e di tutti i cittadini che vivono in territori, come le isole, da considerarsi disagiati per la loro conformazione geomorfologica;

 

è fondamentale assicurare la continuità pediatrica, un servizio di Pronto Soccorso in grado di affrontare in loco la prima emergenza e un’implementazione di mezzi di trasporto dedicati al dirottamento dei malati presso le strutture ospedaliere del territorio limitrofo – :

 

quali azioni intenda intraprendere con la massima urgenza affinché non solo sia garantita un’assistenza sanitaria adeguata, per quantità e qualità, nei territori delle isole di Lido e Pellestrina, ma anche affinché queste siano considerate aree disagiate, analogamente alle aree montane, prevedendo lo stanziamento delle risorse necessarie a garantire un livello di assistenza sanitaria adeguato e in linea con il territorio circostante.

 

Roma, 13/09/2024

On. Valentina GRIPPO

Gruppo AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE

 

 

Giù le mani dalla Mostra del Cinema

2024-09-11 Corriere Veneto Giù le mani dalla mostra del cinema

 

2024-09-11 Nuova Venezia Giù le mani dalla mostra del cinema

 

2024-09-13 Gazzettino No al trasferimento Mostra a Mestre

2024-09-13 Gazzettino No al trasferimento Mostra a Mestre gen

La proposta (o meglio, la boutade) del Sindaco di portare in terraferma alcuni eventi collegati alla Mostra del Cinema per rispondere alle difficoltà logistiche evidenziate da Barbera colpisce per la superficialità e la totale assenza di senso.

Nel merito: perché “deportare” fuori contesto un singolo evento non impatta sui problemi strutturali denunciati da Barbera, spazi angusti per gli addetti ai lavori e ricettività per il pubblico. Problemi seri, da approcciare magari col il “riempire” i molti spazi vuoti nell’isola, certo non portando Richard Gere a Mestre per un bagno di folla. Ma soprattutto Brugnaro dimostra di non aver colto l’intima essenza di una Mostra del Cinema. Che ha natura di kermesse collettiva, di liturgia laica condivisa, di scambio partecipato di idee, impressioni, commenti a caldo e per questo impone unità di luogo. È come se in una chiesa traboccante di fedeli durante un’importante celebrazione, per ovviare alla concentrazione di folla si proponesse “allora facciamo l’omelia in piazza”. Non è certo una contrarietà a portare in terraferma eventi culturali, per esempio della Biennale o della Fenice, come ormai prassi consolidata. Ma non ha senso per la Mostra del Cinema.

Ma al di là della proposta insensata nel merito, colpisce la forma: quell’esaltare la grande folla che a Mestre accoglierebbe un grande film contiene il non detto, stucchevole, che la città d’acqua non è in grado di offrirla, questa grande folla. L’ennesima insensata contrapposizione di Brugnaro tra la città di terra, proiettata al futuro e dinamica e quella d’acqua, vista solo come vetrina (e vacca da mungere) con l’intento di strizzare l’occhio all’elettorato di terraferma ma, questa è la sgradevole impressione, quasi prendendoci gusto a irridere e insolentire i cittadini di Venezia e isole. Che saranno pochi e brontoloni ma hanno tutti i diritti di essere rispettati.

Ci pare peraltro che questo atteggiamento sia controproducente anche dal punto di vista del consenso complessivo per la sua parte politica (sono più i voti che perde a Venezia che quelli che guadagna in terraferma). Evidentemente, non potendo essere rieletto, la cosa gli interessa poco.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

https://www.facebook.com/share/g/aT3W9uDLHT5JVpyA/?mibextid=K35XfP

11 settembre 2024