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Comunicato Stampa su situazione Degrado e Delinquenza su Mestre

2022-11-16 GAZZETTINO - DEGRADO MESTRE2022-11-16 NUOVA VENEZIA - DEGRADO MESTRE
La libertà è (anche) la possibilità di esercitare i propri diritti nel rispetto delle persone, delle proprietà, del pensiero. Quanto sta accadendo a Mestre, dove molti cittadini dopo una certa ora del giorno  sono di fatto “prigionieri”  delle loro abitazioni, è un triste esempio di come il degrado sociale si traduca in una limitazione  delle libertà personali. Secondo Azione Venezia una  risposta risolutiva  si potrà avere solo a fronte di una maggiore efficienza della macchina giudiziaria che assicuri certezza della pena (in tempi brevi) e deterrenza  verso il reato; nel frattempo alcune attività di prevenzione e contrasto dei comportamenti illeciti debbono comunque essere rese più efficaci tenendo conto che a Mestre oltre che ai reati “importanti”  quali  lo spaccio di droga e la violenza verso la persona, ci sono uno  stillicidio di reati minori (furto di biciclette, borseggio) nemmeno più  denunciati.  Come attuare una strategia di recupero della “vivibilità” delle zone del degrado?
In primo luogo, chiedendo a Questore e Prefetto di intensificare la presenza (diurna e notturna) delle forze a cui è affidato il compito di contrastare i reati: Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza
Poi, affidando  alla Polizia Locale un tassello fondamentale dell’opera di prevenzione: attuare verifiche continue e  a tappeto su appartamenti e B&B all’interno dei quali , grazie anche alle segnalazioni (già numerose e ripetute) dei cittadini o degli Amministratori di condominio,  è   probabile individuare  la presenza di clandestini,   l’organizzazione di attività illecite o dove sono conservate le sostanze stupefacenti; questo allo scopo  di colpire la “logistica” della attività spaccio prima che lo stesso abbia  luogo.
Alla  Polizia Locale vanno anche  chiesti gli interventi finalizzati a riportare il  decoro e il rispetto della proprietà, pubblica o privata, affinchè sia superata la sensazione  di impotenza dei cittadini rispetto a soprusi piccoli e grandi, e cresca  la fiducia nelle istituzioni e nella loro  volontà di intervento.
Per quanto concerne l’aspetto Socio-sanitario, restando nell’ambito delle compatibilità economiche ma segnando una inversione di tendenza rispetto a quanto fatto fino ad oggi, è necessario  chiedere alla Amministrazione comunale maggiori stanziamentiper gli interventi di supporto alla dipendenza  (operatori di strada, servizi sociali) e al lavoro di comunità.
Un lavoro non solo affidato, quindi, alle forze dell’ordine ma alla riattivazione delle risorse proprie di un tessuto sociale capace di integrare e sviluppare empowerment.
Una ultima considerazione sul ruolo dei comitati spontanei di cittadini che non rappresentano certo una soluzione al problema, ma vanno ascoltati con attenzione  perchè  sono i terminali sensibili di una comunità che non si vuole arrendere . E noi li ascoltiamo volentieri, perchè se “muore” un pezzo di città, “muore” tutta la città.
Paolo Bonafé Segretario Comunale di Azione Venezia
Bruno Barbadoro Giacobelli
Coordinatore Azione per la Terraferma

Quali soluzioni per la regolamentazione delle Locazioni Turistiche a Venezia

locazioni turistiche

Azione Venezia, in relazione alla tematica locazioni turistiche (”LT”) emersa prepotentemente in questi giorni, invita a considerare il tema in modo equilibrato evitando sia la demonizzazione dell’attività che la facile autoassoluzione della stessa.

Se, infatti, da un lato è evidente che le LT deprivano la città del patrimonio edilizio che dovrebbe essere destinato alla residenza, dall’altro le LT se adeguatamente regolamentate, possono costituire una risorsa per la città.

Azione Venezia è inoltre consapevole che la regolamentazione delle LT, pur indispensabile, rappresenta una condizione necessaria ma non assolutamente sufficiente – da sola – a contrastare il continuo dissanguamento della residenza in centro storico. Che dipende da una complessa e articolata serie di motivazioni, la maggior parte delle quali comuni a tutti i centri storici e massime di quelli a forte attrattività turistica.

Azione Venezia, tra le proposte in campo, esprime apprezzamento alla finalità dell’emendamento al decreto legge n.50/2022 nella parte dove propone di demandare al Sindaco la possibilità di consentire l’attività di locazione turistica tramite un apposito regolamento comunale fissandone il numero massimo anche a livello di zone della città.

Appare altresì non molto logico, sempre nello stesso emendamento,  prevedere anche la possibilità di limitare il numero massimo di giorni all’anno in cui locare l’appartamento. Questa è una misura deterrente che è superata dalla determinazione del numero massimo di licenze. Meglio meno licenze ma totalmente produttive piuttosto che più licenze non produttive.

Si auspica, infine, che tra i criteri per la concessione delle autorizzazioni si considerino i seguenti elementi:

– nella determinazione del numero massimo di appartamenti o posti letto ad uso turistico si faccia congruo riferimento a una percentuale sul numero degli appartamenti di residenti;

– sia posto un limite al numero massimo di appartamenti e posti letto in gestione ad un singolo soggetto, per evitare le mere speculazioni;

– se possibile, l’autorizzazione sia in preferenza accordata a residenti nel comune di Venezia.

Auspica inoltre che le LT siano considerate a tutti gli effetti, anche fiscali, attività imprenditoriale, con necessità   di P. IVA.

Da ultimo, richiama alla necessità di puntare sulla legalità, in primo luogo individuando e perseguendo gli abusi, le affittanze in nero, le presenze non dichiarate – sia per questioni di trasparenza del mercato, che per ragioni di pubblica sicurezza e fiscali. Il che potrebbe essere facilmente conseguito in tempi rapidi, mediante applicazione della Smart Control Room e mediante accordi con le Organizzazione degli operatori delle quali incrociare i dati.

 

Azione Metropolitana e Azione Comunale Venezia

22 giugno 2022

Prenotazione per venire a Venezia

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Come anticipato, il Comune conferma che a luglio partirà con la sperimentazione (per settare la piattaforma informatica) della prenotazione obbligatoria per visitare Venezia e del collegato contributo di accesso. Dal prossimo anno il sistema sarà a regime e pronto a esigere il contributo. Giustamente, si precisa che non è uno strumento per fare cassa ma di regolazione/limitazione dei flussi di visitatori giornalieri per i quali il Comune ipotizza una soglia di 40.000 con riserva di diminuirla (e per noi sarebbe auspicabile).

Vediamo come va, con fiduciosa aspettativa. Esprimiamo altresì la forte perplessità nell’escludere tutti i veneti dal pagamento del contributo di accesso perché se la misura deve essere di deterrenza è illogico che non si applichi a coloro che per ovvi motivi logistici sono i più probabili visitatori giornalieri. Crediamo che l’esclusione debba riguardare i soli residenti della Città Metropolitana. Resta inteso che la misura è una cura da cavallo emergenziale, probabilmente a questo punto inevitabile (perché i picchi di Pasqua oggettivamente non sono sopportabili), ma non basta. Grava sulla questione il numero francamente eccessivo di posti letto (82.000 ufficiali in tutto il Comune) e su questo, in particolare sull’offerta abnorme della locazione turistica, si dovrà lavorare. Ormai è un tema ineludibile, peraltro dibattuto anche in altri Comuni a forte intensità turistica. Ed è sul tavolo più di una soluzione. Parliamone in modo disteso, senza intenti punitivi verso la categoria dei locatori ma pure senza cedere a ricatti lobbistici. Da valutare in questo senso l’opportunità (suggerita dall’on. Pellicani) di inserire nella istituenda nuova Legge Speciale una legislazione specifica per Venezia.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

 

31 maggio 2022

Decoro urbano

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Curare il decoro degli ambienti urbani prevenendo atti vandalici, deturpazione dei luoghi e comportamenti maleducati e irrispettosi è la più efficace misura di prevenzione contro crimini più gravi, perché crea un “contesto” di ordine e legalità che induce a comportamenti consoni. È la cosiddetta “teoria delle finestre rotte”: la finestra rotta come metafora di un ambiente che non invoglia a prendersene cura e a rispettarlo, perché tanto è già degradato.

Proprio la teoria delle finestre rotte ci dice che NON sono accettabili le teorie di bicchieri, bottiglie, cartoni di pizza ecc. che fanno triste mostra di sé fuori da certi bar. Spiace rilevare che siano proprio alcuni proprietari di ristoranti e bar a violare le norme a danno di tutti i cittadini. Ampliamenti che hanno causato e causano non pochi problemi di deambulazione ai residenti e agli stessi visitatori.

Per questi motivi, quei ristoratori e baristi che non rispettano le norme, appaiono ancor più esecrabili.

I gestori sono i primi da chiamare in causa per lo stesso principio per cui un’industria risponde dell’impatto sull’ambiente circostante. Ci sono infatti negozi artigiani che non hanno avuto diritto ad alcun plateatico e che hanno solamente come superficie di esposizione le vetrine. Per loro, il moltiplicarsi di sedie e tavolini, significa perdere ulteriormente visibilità, così come il danno procurato da coloro che non rispettano le regole di esposizione della merce: a Rialto, dopo anni di discussioni per il decoro, furono predisposte vetrine espositive con la Soprintendenza, ora completamente ricoperte di prodotti.

Pertanto in primis bisogna far ricorso alla buona volontà dei veneziani di denunciare prontamente alla Polizia Municipale e a Veritas gli abusi di cui sopra e alla stessa Polizia Municipale di fare ronde continue per il decoro urbano. L’immagine di una città deturpata non è un buon biglietto da visita Si presidi il territorio con ronde costanti per prevenire e eventualmente sanzionare. Anche il compito di controllo è una delle responsabilità che si deve assumere chi governa la città.

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

23 maggio 2022

MOSE – interviene anche Azione col Sen Matteo Richetti

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Il Mose, è un opera di ingegneria civile, idraulica e ambientale, acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico, a Venezia, che consiste in un sistema di dighe mobili finalizzato alla difesa della città in caso di acqua alta e di maree alte fino a 3m. Scopo di queste paratoie è proprio quello di difendere i cittadini, la città e tutto il patrimonio artistico e ambientale da tutte le acque alte. Il Mose è formato da quattro barriere collocate alle bocche di porto della laguna composte da 78 paratoie mobili tra loro indipendenti. Il Mose per ora è stato alzato solamente in via sperimentale, non definitiva. Lo hanno testato il 3 ottobre 2020, nonostante i lavori per la realizzazione siano cominciati nel 2003, sotto la presidenza del Consiglio Berlusconi.

Nel Bilancio 2018 del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario per la costruzione, la consegna definitiva è stata fissata al 31 dicembre 2021. Ma con i danni causati dal livello record raggiunto dall’acqua alta il 12 novembre si sono riaccese le polemiche sui ritardi e sui costi – definiti sui social “inutili” – dell’opera.

Con-causa dei ritardi, il commissariamento del Consorzio nel 2014, a causa del coinvolgimento di vari suoi membri nelle indagini della magistratura per aver ricevuto fondi illeciti (L’INCHIESTA). Da allora si sono succeduti diversi commissari. Durante un’audizione alla Camera il 26 luglio 2018 l’ingegner Francesco Ossola, amministratore straordinario del Cnv, aveva parlato di “opere completate al 93%”. Nel Bilancio 2018 del Consorzio si legge che il completamento degli impianti definitivi del sistema è previsto per il 30 giugno 2020, con l’avvio dell’ultima fase di gestione sperimentale, per arrivare alla consegna definitiva alla fine dell’anno successivo.

L’opera – costata ad oggi più di 5 miliardi – è stata pensata negli anni ’80 per difendere Venezia e la sua laguna dall’acqua alta superiore ai 110 centimetri. Una volta completata dovrebbe essere composta da 78 paratie mobili installate nelle tre bocche di porto lagunari: Lido, Malamocco e Chioggia. Al sistema idraulico di paratie, che stanno appoggiate sul fondo delle bocche di porto e si alzano con l’alta marea riempendosi di aria compressa, si affianca la sede operativa all’Arsenale, che già dal 2012 è in grado di fornire previsioni sul meteo e sulle maree con tre giorni di anticipo.

Ora risulta che Il Mose non sarà mai ultimato prima del 2023, ma nessuno garantisce che la corrosione sottomarina non lo blocchi prima. Oggi le dighe mobili vengono sollevate con maree da 130 cm, a regime si scenderà a 110. Tra 74 e 76 però San Marco si allaga, il resto dell’insula marciana resiste solo fino a quota 85. Nessuno spiega perché, spesi 6,5 miliardi per il Mose, non si trovano pochi spiccioli per salvare San Marco e 50 milioni per proteggere il resto della piazza

Ad oggi la Basilica di San Marco è protetta da una barriera di vetro e lastre trasparenti per proteggere i marmi e i mosaici dagli assalti delle acque alte. L’ingresso della Basilica si allaga già con 88cm di altezza delle acque, e la barriera del Mose mai potrebbe alzarsi con acque così basse. Da qui è stato necessario costruire un altro sbarramento che difendesse la Chiesa e tutto il patrimonio culturale che porta con sé. Un’opera temporanea, costata 3 milioni e 700 mila euro.

“Mai visto un centesimo” dice Devis Rizzo, presidente dell’impresa Kostruttiva.

Noi di Azione con il Senatore Richetti abbiamo presentato una interrogazione a risposta scritta Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili perché si faccia chiarezza sulla attuale situazione di stallo e si intervenga sul tema primario che è l’ultimazione dei lavori e l’assegnazione della manutenzione delle opere che costituiscono il sistema MOSE

Specificando che

  • il commissariamento, scelto come via dal Governo, ha determinato un rallentamento dei lavori, anche perchè la gestione commissariale si è rivelata inadeguata, tanto che attualmente il completamento dell’opera è slittato alla fine del 2023. Negli anni si è vista una serie di nomine di figure sovrapposte presenti a diverso titolo nella governance del MOSE che hanno generato conflitti di competenze e ulteriori rallentamenti, causati ance da personalismi e veti incrociati, invece di accelerare le operazioni;
  • l’emersione dello stato di dissesto finanziario del Consorzio Venezia Nuova, ha causato, proprio a causa di una cattiva gestione commissariale, la paralisi totale;
  • l’ultima complicazione alla catena di comando è arrivata nel maggio 2021 con la nomina della dott.ssa Ilaria Bramezza a Capo Dipartimento per le opere pubbliche, le risorse umane e strumentali del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, la quale , avocando a sé decisioni che di fatto spetterebbero al Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia (di seguito “Provveditorato”), ha proceduto  all’annullamento di un’importante procedura d’appalto relativa alla manutenzione dello stesso MOSE;
  • il MOSE, anche se non ancora stato completato, è comunque già in funzione ed è stato attivato più volte in modalità emergenziale provvisoria a partire dall’autunno del 2020 per proteggere Venezia e la sua laguna;
  • il tema della manutenzione non è affatto secondario ai lavori di costruzione perché garantisce l’efficienza e la durata nel tempo di una delle più grandi opere infrastrutturali italiane, completamente immersa in mare e con costi stimati al completamento di oltre 6 miliardi di euro;

da tutto ciò emerge che su questo tema vi è la totale mancanza di un piano di manutenzione dell’intero sistema MOSE – nonostante siano previsti interventi a cadenza triennale – con anni di ritardi, interruzioni e malagestione che hanno portato ad avere strutture sommerse aggredite dalla corrosione, componenti acquistati ma non ancora installati e abbandonati all’aperto in balìa delle intemperie, oltre a problemi di accumuli di sedimenti sabbiosi non affrontati in modo risolutivo.

Ad esempio, è noto almeno fin dal 2018 che i gruppi cerniera siano corrosi, tant’è che due consulenti esperti del provveditorato, l’ingegnere corrosionista Ramundo e il professore Paolucci, entrambi tra i massimi esperti in materia, nel rassegnare le proprie dimissioni hanno denunciato la totale inerzia nell’affrontare il problema;

in relazione alle gare indette proprio per affrontare l’importante questione della manutenzione sono emerse diverse problematiche, dalla fine del 2018 sono state in totale quattro le gare indette a tale scopo e solo una di quelle, la gara n. 54, concernente la manutenzione sperimentale delle paratoie e dei maschi della bocca di Lido Treporti,  è stata aggiudicata lo scorso mese di giugno (ma non ancora formalizzata) a un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) facente capo a Fincantieri dopo un lungo contenzioso legale che si è concluso con sentenze favorevoli a Fincantieri sia da parte del TAR del Veneto che del Consiglio di Stato;

tutte le altre gare precedenti sono state annullate con vari pretesti, inclusa la c.d. gara n. 53 che aveva lo scopo di indagare lo stato di corrosione degli steli delle cerniere del MOSE e di individuare delle soluzioni per rimediare. Lo scopo di quella gara era stato incluso in una nuova gara pubblica europea, indetta nel luglio 2021 dal Provveditorato alle Opere Pubbliche di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige; quest’ultima gara, concernente la redazione del piano di manutenzione strutturale dell’intero sistema MOSE nonché la sua manutenzione sperimentale per tre anni escludendo naturalmente le parti oggetto della gara 54 già citata, vinta ad Agosto 2021 da un RTI guidato da Fincantieri e comprendente importanti realtà imprenditoriali locali già impegnate nel MOSE, con decreto del 15 novembre 2021 è stata oggetto di annullamento da parte dello stesso Provveditorato che l’aveva indetta;

nel frattempo, una consulenza recentemente affidata all’esperto francese Nicholas Larchér

confermava lo stato della corrosione ma contraddiceva l’allarme lanciato dagli altri esperti del Provveditorato prima citati, i prof. Ramundo e Paolucci, affermando che sono sufficienti una protezione degli elementi con grasso e una ispezione con cadenza trimestrale. Sorprende quindi che il Provveditorato abbia infine deciso il 22.12.21 di affidare al Consorzio Venezia Nuova un’indagine visiva sullo stato delle componenti subacquee del sistema MOSE, contraddicendo contemporaneamente l’esperto francese in un senso e dall’altro le sue proprie motivazioni a base dell’annullamento della gara vinta dal RTI guidato da Fincantieri;

l’accumulo di questi ritardi e una governance che pare essere disarticolata e poco efficiente hanno l’unica grave conseguenza di minare – oltre che il completamento – anche quel minimo di manutenzione che le parti già completate richiedono per continuare ad operare.

Questa è un’ opera fondamentale per la Salvaguardia della città e del suo patrimonio Architettonico e quindi il nostro Partito sarà molto attento, anche coinvolgendo la struttura Regionale e Nazionale, nel sollecitare i soggetti responsabili ad una rapida soluzione delle problematiche e alla programmazione di manutenzioni affidate a soggetti che siano in grado di garantire competenza, risorse ed efficacia dei lavori necessari perché questa opera possa funzionare regolarmente.

Paolo Bonafè – componente Direzione Provinciale Azione  Venezia

Perché ho scelto di re-impegnarmi politicamente con Azione

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Gli ultimi decenni della storia del nostro Paese sono stati caratterizzati dalla crisi dei Corpi intermedi: sono gli anni dei partiti azienda, dei populismi, della dintermediazione, dell’egemonia delle piattaforme che sostituiscono i processi democratici propri dei partiti, dell’uno vale uno. L’evento traumatico del  Covid-19 ha rappresentato un radicale mutamento di scenario in cui  l’esigenza collettiva si è dovuta imporre a quella individuale. In una società, improntata all’individualismo, la pandemia ha comportato un cambio di priorità, che ha posto l’attenzione sugli organismi  che consentono di riportare le persone ad essere ascoltate non più solo come individui, ma come cittadini che condividono una condizione comune. E’ questo  il compito storico che la democrazia ha assegnato ai partiti, ai sindacati, alle associazioni di categoria, è questa una forma di rappresentanza di cui il Paese non può fare a meno per uscire dalla grave crisi economica, sociale e culturale in cui versa.

Ed è in questo contesto che nasce la mia decisione di ritornare a fare politica, scegliendo Azione di Carlo Calenda, un partito nuovo, ma che già nella scelta del nome esprime il suo essere radicato nella tradizione democratica, antifascista e nei principi fondanti della nostra Costituzione, collocato in un’area progressista ed europeista, che sta ponendo al centro della propria mission i temi cruciale e interdipendenti del lavoro, dei giovani e della ripresa economica. Questioni oggi ineludibili e assolutamente prioritarie, a fronte di un tessuto sociale che rischia  sacche sempre più gravi di impoverimento e di disgregazione. Il 16 gennaio si è svolto il 1 congresso Metropolitano di Azione Venezia e ho sostenuto la neo Segretaria Antonella Garro. Dopo una non lineare  fase di strutturazione vorrei che Azione divenisse, grazie anche al mio contributo,  luogo di ascolto dei bisogni del territorio, luogo di dibattito, confronto ed elaborazione di proposte  costruttive, capaci di incidere e dare risposte. Penso ad una casa trasparente in cui donne e uomini desiderino entrare, per mettere a disposizione saperi e competenze, per diventare attrici ed attori della vita politica del Paese, a partire dalle comunità di appartenenza. Questa è la sfida che io mi sento di raccogliere, consapevole che dobbiamo rappresentare una proposta credibile in un panorama in cui le logiche del potere sono più forti rispetto al perseguimento del bene comune, perchè, se fosse altrimenti, non sarebbe necessario fondare un nuovo partito.

In Azione, in questi mesi, ho conosciuto un gruppo di persone con cui condividere questi valori e questi obiettivi, con cui insieme investire in una politica intesa  come servizio ai propri concittadini. Assieme a loro voglio mettere a disposizione di Azione la mia conoscenza del territorio, delle sue criticità e delle sue risorse, la mia esperienza politica  e amministrativa, le mie competenze  professionali  come tecnico ed esperto di mobilità, trasporti, portualità e cantieristica. Si tratta di ambiti e temi cruciali per la città  di Venezia e per tutta l’area metropolitana, che devono essere affrontati con l’individuazione di  soluzioni che coniughino salvaguardia e sostenibilità, tutela ambientale e tutela dei posti di lavoro. Ritengo che oggi, ancor più di ieri, si debba tornare a fare politica, che  significa farsi carico delle questioni scottanti e di dare a queste risposte concrete, promuovendo la partecipazione, nei processi decisionali, di  tutti gli attori in campo.

Paolo Bonafè – Azione Venezia

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Siate Eretici di Don Luigi Ciotti

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SIATE ERETICI
Di Luigi Ciotti

Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta. Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia. Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi.
Vi auguro l’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno.
Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri. Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie. Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Chi crede che solo nel noi, l’io possa trovare una realizzazione.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio.

Il rispetto verso le donne parte da gesti quotidiani

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Questa è la Statua inaugurata il 26 settembre (ieri) a Sapri delle Spigolatrice .

Ricordo della poesia di Luigi Mencantini ispirata alla tragica missione di Carlo Pisacane a Sapri, dove in 300 trovarono la morte ( eran trecento, erano giovani e forti, e sono morti).

Il poeta in modo originale ha adottato, per raccontare l’evento storico , il punto di vista di una donna addetta alla spigolatura del grano.

L’inaugurazione della statua (aggravata dalla presenza di Conte (?) e delle autorità locali Autorità, che nulla hanno avuto da ridire), ha rappresentato un ‘ ulteriore offesa alle donne: si tratta, infatti, di un opera che evidenzia le curve del corpo, enfatizzandone, ancora una volta l’aspetto sessualizzato. .

Viene così a mancare il rispetto per le donne e per il loro ruolo nella Storia.

Il cambiamento culturale e di pensiero inizia quando, Noi uomini, cominciamo ad indignarci per questi fatti!

 

La sostenibilità ambientale unita alla sostenibilità economica per dare un futuro ecocompatibile all’Europa e a Venezia

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In questi giorni si svolge a Venezia la seconda edizione della “Soft Power Conference”, luogo di incontro e di dialogo dove confrontarsi sui temi di sostenibilità ambientale (ricerca di soluzione sui rischi dei cambiamenti climatici) ma anche per trattare su quale “sviluppo sostenibile” sia possibile, ovvero quale strumento economico può essere messo in atto per soddisfare i bisogni della generazione attuale, senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere ai loro (Definizione riportata nel rapporto della Commissione Brundtland del 1987). Questi due bisogni vanno a braccetto perché non vi può essere una sostenibilità ambientale se non la si coniuga con una sostenibilità economica. La base giuridica delle strategie per lo sviluppo sostenibile è l’articolo 3 del Trattato sull’Unione Europea (TEU), che afferma la responsabilità interna ed esterna dell’UE alla salvaguardia di questo principio. La necessaria connessione  tra le politiche e l’integrazione di esse è solidamente ancorata agli articoli 7 e 11 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU), che esigono l’integramento della protezione ambientale in tutte le aree di intervento politico. Nelle sue revisioni biennali, Eurostat fornisce i dati sull’andamento degli indicatori di sostenibilità. La revisione del 2009 mostrava come non ci fossero state, nel complesso, riduzioni nell’emissione dei gas serra tra il 2000 e il 2007: la quantità emessa dall’industria energetica era addirittura aumentata del 7.5%. Nonostante il consumo di energia rinnovabile avesse visto un aumento del 7.6%, ciò era ancora ben lontano dal raggiungimento del 12% stabilito come target per il 2010. Il PIL era aumentato annualmente del 1.8% fino al 2007, quando venne duramente colpito dalla crisi finanziaria che ne causò una decrescita del 4% nel 2009. Il rapporto evidenziava quindi la persistenza di tendenze non sostenibili all’interno dell’economia. La transizione verso un sistema a basso consumo e a basse emissioni si era dimostrata difficile e necessitava l’introduzione di interventi più specifici e ambiziosi nelle strategie future. Ad oggi questo dato purtroppo non è cambiato nel suo trend negativo

A livello mondiale, l’UE segue l’Agenda 2030.  Lo scopo di tale Agenda è quello di stabilire un approccio globale all’impegno nell’eradicazione della povertà e al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, in modo da non lasciare nessuno indietro nel processo. In tale agenda sono previsti 17 SDGs (Sustainable Development Goals),  ovvero obbiettivi e misure,  mirati all’eradicazione della povertà, alla sconfitta delle disuguaglianze e alla battaglia contro il cambiamento climatico. L’Agenda cerca di integrare le tre aree di intervento: quella ambientale, quella sociale, quella economica e dovrebbe essere attuata nella sua interezza. La via d’uscita dall’attuale crisi dovrebbe basarsi quindi su un progetto coordinato con la sostenibilità al proprio centro. Il Recovery Fund dovrebbe essere dedicato ad una ripresa verde, digitale e giusta. Gli investimenti e la riduzione dei debiti confluiranno nei paesi che ne hanno più bisogno, rilanciando l’economia, ma in modo sostenibile. Venezia è l’anello debole del problema climatico, perché se non si interverrà fra 50 anni la città potrebbero ritrovarsi sott’acqua, quindi il tema è vitale e non più rimandabile e Venezia è la sede idonea perché internazionale e perchè da qui possono partire spunti interessanti.

Paolo Bonafè

Lido di Venezia

Progetto di nuovo porto passeggeri a Dogaletto, valida alternativa

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Progetto di nuovo porto passeggeri a Dogaletto, valida alternativa

 La notizia data dal nuovo Port Autority, Dr. Di Blasio, sulla ripartenza da settembre di alcune navi da crociera da Venezia Fusina, ritorna a dare speranza ad un settore, quello legato alla crocieristica, che in questi due anni è stato segnato una profonda crisi economica e occupazionale, legata anche ad una azione repulsiva da parte della città verso tutto ciò che riguardava le navi o grandi navi,come si usa dire.

La posizione,assunta dal Governo di vietare il passaggio delle grandi navi per il bacino di San Marco, in assenza di chiare soluzioni alternative, ha dato il colpo finale. Ora, Di Blasio cerca di rilanciare il settore puntando su Fusina, dove attualmente sono operative due banchine e un terminal che serve le Autostrade del Mare con la Grecia, con arrivo max di due navi giorno.

Nel Progetto Fusina Moranzani  c’è la possibilità, ora operativa, di costruire ulteriori due banchine, ma ad  oggi l’intera area infrastrutturale non è ancora pronta per un accesso di massa di turisti , sia in termini di viabilità, sia in termini  di collegamenti acquei da e per la città storica, che avverrebbe tramite il terminal acqueo di punta Fusina. 

Tra la pluralità di proposte, per garantire l’arrivo delle grandi navi a Venezia, ne esiste una che, a mio avviso, risulterebbe meno invasivo e più funzionale, si tratta del progetto presentato anni fa dalla VTP, che prevederebbe una nuova Stazione Marittima a Dogaletto, in cassa di colmata A. La Venezia Terminal Passeggeri, la società delle crociere, aveva presentato lo studio di fattibilità per una nuova Stazione Marittima nel Bacino Sant’Angelo, tra i canali Avesa e Dogaletto», definendolo «Un luogo ideale, perché ben servito dai collegamenti stradali e vicino al canale dei Petroli, senza rischi ambientali». Il progetto era per una nuova città delle crociere che diventava «aggiuntiva» e non  alternativa alla Marittima.

Il progetto prevedeva banchine lunghe 400 metri e larghe 20, per ospitare le navi di ultimissima generazione (lunghe fino a 360 metri), troppo grandi anche per i sostenitori del traffico davanti a San Marco e una Stazione marittima di due piani, 10 mila metri quadrati con un parcheggio da 5 ettari. Costo allora previsto di 100 milioni di euro, di cui almeno 60 per scavare canali e darsena.

La Regione aveva valutato positivamente il progetto, tanto da inserirlo nel Piano territoriale.  Forse è  tempo di recuperare tale progetto, meno invasivo e impattante di altri oggi allo studio e reso fattibile dalle risorse del ricovery plan.

Paolo Bonafè