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Perchè serve un nuovo centro politico

Dopo le dichiarazioni dell’Ex Presidente dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, una parte del mondo politico,  “orfano” da tempo di un riferimento politico centrista e moderato, auspica che la lunga intervista al Corriere della Sera dello stesso ( che forse era più il togliersi di un sassolino nella scarpa) sia una discesa in campo dello stesso, con la funzione di Federatore del Centro, figura che da tempo questa area politica attende come “messia politico”.  A Ruffini  si uniscono le uscite del Sindaco di Milano Sala

In questi giorni prenatalizi c’è difatti un gran discutere sul problema del rilancio in politica di un “centro” che alcuni ritengono possa essere un elemento equilibratore, forse anche riformista dinamico; cosa che altri, più o meno in maniera interessata, negano risolutamente.

Certo, l’etichetta è abbastanza ambigua, per non dire equivoca: alternativa alle radicalizzazioni di destra e di sinistra per moderarle dall’interno, o autonoma proposta che trascende la dinamica conservazione/progresso?

La vera questione è dove vada cercato questo “centro”, se nei partiti esistenti di centrosinistra e centrodestra o promuovendo invece la formazione di un nuovo soggetto che da questi si differenzi.

La storia ci insegna che a metà dell’ottocento nasceva una componente moderata che si poneva in alternativa alla secca divisione destra/sinistra. Lo svilupparsi di questa componente moderata consentì un argine comune agli estremismi di destra e di sinistra. Questa fu proposta come “congiunzione dei centri” (in Francia), o come “trasformazione dei partiti” (in Italia), e venne etichettata come “opportunismo” o come “trasformismo”, termini che sono rimasti con valenza negativa nel linguaggio politico.

Comunque quando venne praticata ha costruito occasioni di consenso allargato e di sviluppo.

Anche nel secondo dopoguerra, alcuni partiti di massa vollero caratterizzarsi come di centro e che in quanto tali conquistano la guida politica del loro Paese. Questi furono la Dc in Italia e la Cdu in Germania.

Purtroppo il primo dissoltosi a seguito di un coinvolgimento di una critica diffusa sul metodo di gestione del Paese Italia e sulla spinta di una indagine giudiziaria, che di fatto ha colpito solo una parte della politica del tempo,  mentre il secondo, in Germania,  sta diminuendo sempre di più la sua forza elettorale,  anche per colpa di una classe politica incapace di adeguarsi ai cambiamenti della storia.

Oggi la politica italiana è molto immiserita di valori, contenuti ed afflato, stretta com’è fra scontri legati da un lato alla dimensione politicante e decultura del leader forte e dall’altra dal prevalere di dibattiti culturali e di difesa dei diritti acquisiti in tanti anni di lotte sociali.

Tornando ad oggi,  i partiti che in Italia si riferiscono al centro sono anche numerosi, se si considera nel campo del destra-centro, la presenza di Forza Italia e di Noi moderati e nel campo del sinistra-centro la posizione di Italia Viva, con una difesa nel rimarcare una sua collocazione al centro di Azione ( dopo che Italia Viva ha deciso di aderire al Campo Largo).

Qui purtroppo non posso non evidenziare il fallimento dell’operazione Terzo Polo che voleva mettere insieme IV e Azione e che semplicisticamente si è voluta imputare alla inconciliabilità dei due leader,  ma per me anche per una inconciliabilità tra le classi politiche dei due partiti,  che in alcuni casi hanno fatto fatica a dialogare tra loro per il protagonismo di alcuni attori.

Personalmente ritengo che ora possa finalmente rinascere il tempo di una grande aggregazione di centro,  per alcuni motivi che vado ad elencare:

  • La politica nazionale e locale non è mai stata come adesso in fibrillazione per movimenti interni alle due coalizioni, la granitica forza del centrodestra si sta sgretolando sulle bordate di Forza Italia verso gli alleati, soprattutto la Lega e in particolare in Veneto,  per la crescita e il sorpasso di Forza Italia sull’alleato Lega, mentre la competizione dei due leader Giuseppe Conte dei 5 stelle e Elly Schlein per il PD su chi sarà la guida e il candidato primer del centro sinistra,  sta creando attriti tra i due partiti maggiori di quell’area politica
  • Non sembra alle viste che le componenti centriste all’interno delle due coalizioni possano guadagnare un potere di indirizzo, sia per la debolezza della loro progettualità culturale, sia per le dinamiche imposte dall’attuale sistema elettorale
  • Una parte della politica ritiene che l’astensione al voto sia causata dalla mancanza di un’offerta politica moderata.
  • Le componenti centriste o riformiste all’interno dei partiti possano guadagnare un potere di indirizzo solo se uniscono le forze e si federano
  • Considerato che gli attuali leader dei vari partiti centristi non riescono ad avere la forza di aggregare,  vi sia una valutazione comune tra le parti, che il leader di questa area debba essere trovato al di fuori dei partiti ( un poco come è stato Prodi con l’allora Ulivo, formazione nata dall’aggregazione dei vari partiti e movimenti di centrosinistra uniti e mobilitati contro l’ascesa di Berlusconi e della sua Casa delle Libertà).

Vi è in me la convinzione che la nascita di un grande partito federativo di centro non possa prescindere da basi liberarli, riformiste e popolari delle quali una grande area debba essere rappresentata dalla presenza dei cattolici in politica, ora marginale perché dispersi nei due poli, ma domani forte e determinata a portare avanti i valori della dottrina sociale della chiesa che sono stati il cardine dell’azione della allora DC ma che anche oggi portano valori condivisi quali: la dignità della persona umana, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà , valori trasversali della tradizione politica italiana, anche se oggi molto annacquati dalla logica del “prima gli italiani” e di una politica economica distante dalle esigenze degli ultimi e più deboli.

Ritengo che, soprattutto per i cattolici, l’attuale crisi di rappresentanza politica, si può ricercare in una gravissima crisi di carattere culturale ed etica: Culturale, nel senso sostanziale della parola cultura, cioè “di impostazione della vita umana come senso, come significato, come bellezza, come giustizia, come bene comune”; (questa cultura primaria, così la chiamava Giovanni Paolo II nel 1980, è sparita dal nostro Paese, lasciando lo spazio a una specie di “ideologia legata al proliferare di  posizioni razionaliste, consumiste o meglio, materialiste dominate dalla peggiore comunicazione mediatica”); Etica, nel senso di saper coniugare etica sociale con etica della vita.

Vieppoi la crisi della famiglia, nucleo fondante della nostra società.

Lo Stato, oggi, non è più in grado di sostenere le politiche di Welfare che hanno contraddistinto la società italiana negli ultimi decenni, anzi le famiglie di oggi sono costrette a sopperire alla crisi grazie all’aiuto di una rete famigliare che parte dai genitori che supportano economicamente i figli e non viceversa, agli anziani che con le loro pensioni aiutano i bilanci familiari di lavoratori e lavoratrici che non riescono ad arrivare a fine mese, perché i loro stipendi sono sempre più inflazionati o perché licenziati.

Questa crisi politica e quindi sociale è un aspetto di questa impressionante crisi familiare per cui le famiglie, distrutte nella maggior parte della loro realtà, sono incapaci di dare ai giovani e ai più giovani degli orientamenti sicuri per vivere, e quindi quelle ragioni per vivere, senza la formulazione delle quali non esiste possibilità di educazione.

Quindi non è un caso che la Chiesa ci richiami a ritrovare la politica alta, costruita sui valori e abbattere le barriere di egoismo e individualismo che stanno distruggendo le società contemporanee.

Quindi costruire un nuovo centro diviene anche la sfida che dobbiamo come politici ai giovani e a tutti i cittadini, ovvero testimoniare come la politica non è solo la cosa triste che sta emergendo sui giornali, ma è una cosa nobile, costruita su valori e grandi idealità, se risponde in modo etico alle esigenze del Paese.

Paolo Bonafè

Facciamo l’esame anche a UNESCO

2024-10-29 Nuova Venezia Unesco ascolti tutta la città pg2 2024-10-29 Nuova Venezia Unesco ascolti tutta la città

Paolo Costa sulla Nuova Venezia odierna espone una posizione motivatamente critica verso UNESCO. Ricorda, l’ex Sindaco, il Rapporto su Venezia del 1969 di UNESCO stessa che giustamente sanciva che salvaguardare Venezia non significa solo preservare pietre e palazzi ma anche perpetuarne lo status di comunità di persone viva e vitale, l’identità di città completa e vissuta. Purtroppo, la recente postura di UNESCO, al di là di generici quanto vuoti richiami a una sustainable tourist strategy e di allarmi sulla substantive and irreversible loss of authenticity and integrity ha privilegiato la pura conservazione della città, arrivando a insensate posizioni come il sindacare sull’altezza degli edifici in terraferma perché asseritamente turberebbero lo skyline della città d’acqua.

Mettendoci nei panni di UNESCO, riconosciamo che, comprensibilmente, l’autorevole organismo risponde all’interesse primario del suo stakeholder, la comunità internazionale, ovvero preservare fisicamente la città perché questa possa essere visitata e goduta dagli abitanti del pianeta da qui all’eternità. Molto meno interessano al mondo i destini della città e dei suoi abitanti; questa è la “contraddizione insita nella politica” UNESCO di cui lucidamente parla Costa.

Ma se questa postura è, ribadiamo, profondamente sbagliata ma dal punto di vista di UNESCO comprensibile, non lo è da parte di certo ambientalismo ideologico di casa nostra che non perde occasione di richiamarsi a UNESCO per opporsi a qualsiasi intervento che, in nome di valori paesistici e ambientali non contestualizzati (sempre parole di Costa), contrastano di fatto ogni attività produttiva apportatrice di una potenzialità di sviluppo alternativo al turismo. Salvo poi, con somma contraddizione, gridare scandalizzati all’overtourism e al declino della città.

Azione Venezia ritiene al contrario che la sostenibilità ambientale e quella socio-economica simul stabunt, simul cadent, non si può perseguire solo una delle due. Concordiamo dunque in toto con l’ex Sindaco.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

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28 ottobre 2024

Rafforzare il presidio della legalità nell’amministrazione comunale

2024-07-26 AZIONE - NECESSITA RAFFORZARE LA LEGALITA

Sempre fedele ai principi di garantismo, qualsiasi sia il soggetto indagato, Azione attende gli ulteriori sviluppi delle indagini in corso e il contraddittorio avanti al giudice per una valutazione oggettiva e meditata delle responsabilità che stanno emergendo nell’inchiesta su alcune figure apicali dell’amministrazione comunale e di società partecipate, e comunque solo per le ricadute di carattere politico e non certo per gli aspetti giudiziari.

Senza unirsi al coro indiscriminato dei giudizi di piazza, e senza fare di tutta l’erba un fascio, ci atterremo ai fatti specifici contestati a singoli amministratori/dirigenti, di gravità comunque ben diversa tra di loro come dimostra la diversa entità delle misure cautelari disposte dal giudice in accoglimento solo parziale delle richieste della Procura, ricordando la natura stessa dell’avviso di garanzia come strumento a tutela degli indagati.

 

Quel che però riteniamo si debba fare sin da subito è una riflessione sul rafforzamento del presidio della legalità nell’amministrazione comunale e nelle società partecipate, applicando appieno e senza condizionamenti le disposizioni già da tempo previste dalle rispettive normative rispettivamente di diritto pubblico (il Dlgs 190/2012) e di diritto privato (Dlgs 231/2001).

Per questo motivo abbiamo incluso nel programma che stiamo predisponendo per le prossime elezioni comunali un apposito punto dedicato all’aspetto etico nella gestione della cosa pubblica, non solo come dichiarazione di principio spesso disattesa nei fatti, ma con proposte concrete di interventi amministrativi finalizzati ad un suo rigoroso rispetto.

 

Va in primis rafforzata l’indipendenza del presidio delle funzioni addette alla prevenzione della corruzione ed alla trasparenza coordinate dal Segretario Generale, con particolare riferimento agli appalti pubblici ed alla vendita del patrimonio, anche mediante la creazione di un’apposita commissione consiliare chiamata a compiti di sorveglianza e vigilanza sull’esercizio di tali funzioni.

Analogamente nelle società partecipate va garantito che la nomina dei componenti gli Organismi di Vigilanza previsti dal Dlgs 231/2001 sia riservata a soggetti effettivamente indipendenti dal potere politico, selezionati mediante concorso pubblico. Gli eventuali comportamenti anomali di singoli Dirigenti che dovessero venir rilevati dall’Organo di Vigilanza devono tradursi in provvedimenti nei loro confronti, senza protezioni politiche.

 

Il controllo sull’azione amministrativa da parte della collettività presuppone infine un’applicazione della normativa sulla Trasparenza degli atti amministrativi (provvedimenti degli Organi comunali, bandi di gara, concorsi, progetti PNRR, etc) secondo modalità molto più complete ed accessibili dal cittadino rispetto agli standard “minimalistici” di questa amministrazione comunale

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Paolo Diprima – Delegato al Programma ed agli Enti partecipati

Comunicato stampa : Inchiesta giudiziaria sul sistema comune

 

2024-07-18 Gazzettino Garantisti ma preoccupati

 

Azione apprende con preoccupazione l’emergere di un presunto sistema di corruttela che ha indotto la magistratura veneziana ad adottare una pluralità di provvedimenti nei confronti di alcuni esponenti di vertice dell’amministrazione comunale e di alcune società partecipate ed istituzioni, nonché le notizie sugli avvisi di garanzia nei confronti di altri esponenti, tra cui il Sindaco.

 

Nel ribadire nei confronti dei singoli indagati il richiamo ai principi di garantismo, è peraltro doveroso manifestare una seria preoccupazione per i gravi contraccolpi sull’azione amministrativa della giunta comunale e sull’immagine anche internazionale della città.

 

Ci  auguriamo che non si faccia una giustizia sommaria sugli organi di stampa e che gli indagati ( per i vari livelli di coinvolgimento che sono ben diversi tra  impianti accusatori ed avviso di garanzia, che è  appunto solo l’informazione di un avvio di indagine dove e’ coinvolta la persona informata) possano chiarire la loro posizione nelle sedi giudiziarie,  perché i  processi si fanno nelle aule, dove si potrà constatare se i fatti additati siano veritieri,  e non nelle pubbliche piazze.

 

 

Comunque come partito auspichiamo che sia fatta presto  la massima chiarezza,  per il bene della Città. .

 

 

Paolo Bonafe’ Segretario Comunale Azione Venezia

 

Cristian Zara Segretario Metropolitano Azione Venezia

 

L’INSEGNAMENTO DI ALDO MORO COME GUIDA ALL’IMPEGNO POLITICO DEL CATTOLICO

Il 16 marzo è l’anniversario della strage di via Fani. La memoria di quella tragica  giornata, dove
morirono cinque uomini della scorta e dove venne rapito  l’On. Aldo Moro è un atto dovuto perché
è stata la sconfitta dello Stato e la morte della prima Repubblica. Forse le nuove generazioni non
sanno neppure cosa sia successo allora, chi fosse stato Aldo Moro o come visse l’Italia
democratica in quegli anni del terrore: il rapimento di Moro e la sua uccisione, dopo 56 giorni di
prigionia, segnarono in modo lacerante e irreversibile la storia della nostra Repubblica.
Ma chi era Aldo Moro: certamente un rappresentante, forse il più significativo, di una generazione
di giovani intellettuali cattolici che, al termine del secondo conflitto mondiale, volle, nel solco
tracciato da Alcide De Gasperi, dedicarsi alla fondazione e costruzione dello stato democratico,
prima nell’Assemblea costituente, e poi nell’azione di governo. Moro fu leader di quel cattolicesimo
democratico cui va il merito di aver dimostrato che esiste una conciliabilità fra cristianesimo e
democrazia, anzi la possibilità di un arricchimento della democrazia attraverso i valori e la
tradizione religiosa. In lui erano presenti una grande capacità di dialogo e di ascolto delle ragioni
dell’altro, di lucidità nella lettura dei segni di cambiamento nella storia del nostro paese, di apertura
a nuove prospettive dell’azione politica, costruendo le condizioni per l’entrata dell’allora Partito
Comunista Italiano nell’area del governo. Raffinato intellettuale, politico sapiente, rimase sempre
un uomo profondamente fedele e coerente ai valori del cattolicesimo, il suo pensiero, sul rapporto
fra i cattolici impegnati in politica e la Chiesa, è ancora oggi di assoluta attualità e modernità. Nella
sua azione politica, ebbe ben presente la complessità della vita umana, la diversità dei valori, la
distinzione dei piani nei quali si esplica l’attività umana, con una posizione morale dominante,
ribadendo che l’azione dei cattolici nello Stato, svolta in piena autonomia e sotto la propria
responsabilità, è appunto un omaggio reso allo Stato.
Oggi questi valori e queste affermazioni stridono con le azioni dei politici che invece, molte volte
antepongono gli interessi personali rispetto all’etica e ai doveri di trasparenza, che dovrebbero
essere il fulcro dell’azione amministrativa per chi si candida a rappresentare i cittadini e gli
interessi pubblici. Inoltre, allora,  il tema della morale e della autonomia dell’azione dei cattolici in
politica era un presupposto di manifesta autonomia e garanzia della vita democratica piuttosto di
appiattimento sulle tesi della chiesa stessa.  Non dimentichiamo che in quegli anni si svolsero
referendum importanti per la determinazione di importanti diritti che sono entrati nella nostra vita
quotidiana, come quello per il divorzio o sulla legge 194 e questo è veramente stridente con quello
che sta avvenendo in questo periodo.
Si può evincere quindi quanto sia stato importante l’insegnamento della “lezione morotea” sulla
laicità, sullo sforzo di comprensione, sul rispetto, dell’ascolto reciproco e sull’inquietudine, che
accompagna sempre l’impegno politico dei cristiani che più è il loro destino. Ma che «è pur sempre
un grande destino» diceva Moro.
Paolo Bonafe’  Segretario Comunale Azione Venezia
Venezia 10/05/2024

Sindaco mettici la stessa forza e impegno che hai messo per il Bosco dello sport anche per la sanità e la residenzialità  

Abbiamo accolto con favore e senza tentennamenti la notizia che è stato approvato dal Governo il finanziamento che consente il completamento del progetto Bosco dello Sport.  Impianto che certamente contribuirà alla riqualificazione della città e dei suoi servizi.

Riteniamo tuttavia che ci siano ulteriori lavori e servizi ormai non più differibili e che andranno finanziati senza ulteriore indugio.  I cittadini pervicacemente e legittimamente vogliono, non solo rimanere nella loro città, a dispetto dell’esodo ormai inarrestabile, ma chiedono un cambio di passo qualitativo delle scelte future per Venezia  che dovranno valorizzarne la specificità e la cultura, quali parti dell’identità stessa delle sue mura e dei suoi abitanti.  Fatte queste premesse noi chiediamo al Sindaco di esigere con la medesima determinazione e forza applicate per il progetto Bosco dello Sport i finanziamenti governativi necessari per i seguenti due grandi temi:

 

SANITA’

I progetti futuri ipotizzati fin qui per Venezia, crediamo non si debbano limitare soltanto a qualsivoglia “style” italiano od estero, ma debbano anche considerare e realizzare in primis i bisogni e le aspettative dei nuovi cittadini veneziani. Venezia dovrà avere un profilo di vitalità economica e sociale non focalizzati unicamente sul turismo ma anche su coloro che la abitano, siano essi residenti, studenti, ed ospiti temporanei. E’ necessario ripartire da una città dove nascano e crescano i bimbi, le donne e gli uomini possano contare su un tessuto economico, lavorativo e sociale rinnovato e rinnovabile, quindi essenziale sarà un servizio sanitario per giovani, anziani ed ospiti, di doverosa qualità ed efficienza. La Sanità pubblica locale, riformata e innovata sarà uno dei presupposti indispensabili per arginare l’attuale spopolamento e impoverimento veneziano.

 

RESIDENZIALITA’

Indispensabili finanziamenti governativi vanno erogati per la ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio popolare comunale. Adeguandone gli impianti alle più innovative tecnologie di risparmio energetico e tutela ambientale.

Patrimonio che una volta ristrutturato andrà gestito e monitorato con funzione comunale dedicata che fra le altre cose riveda i criteri di assegnazione, velocizzandone e rendendo trasparenti e funzionali i metodi di gestione, i tempi e termini contrattuali.

 

Chiediamo quindi al Sindaco di fare, senza indugi e con fermezza, da tramite presso il Governo delle istanze e necessità di Venezia, di chi la ama e desidera poter proseguire a farlo rimanendo parte integrante e indispensabile della sua rinascita, auspicando che quanto affermato sulla stampa tempo fà, riferito ai residenti della città storica, sia stata solo una “non comprensione giornalistica”.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale di Venezia

Leda Costantini –Responsabile Mestre e Terraferma

Venezia 13/07/2023

Quale idea di città 

Che a Mestre la questione “degrado urbano” finisse per assumere i  contorni dell’emergenza sociale era intuibile già da tempo; tuttavia  fino ad ora non sono stati fatti grandi passi avanti per contenere il problema ed anzi si ha la sensazione che si stia progressivamente estendendo anche in altre aree della terraferma.

 

Eppure alcune considerazioni sul “cosa” si dovrebbe fare  sono  già state elaborate da tempo:  ad esempio, recuperare il senso della legalità e la percezione  della sicurezza dai cittadini attraverso un’azione più incisiva delle forze dell’ordine (che non è certamente la pseudo “militarizzazione”  cui si vorrebbero sottoporre alcuni quartieri) accompagnata da importanti  interventi di sostegno “sul campo” per i tossicodipendenti; accelerare  le  iniziative di  integrazione religiosa e sociale che  favoriscano lo sviluppo di nuove aggregazioni multietniche; avviare al più presto dei progetti di recupero del contesto ambientale  incentivando al contempo  lo  sviluppo di attività commerciali di quartiere (magari anche recuperando  professionalità artigiane ora scomparse).

 

Tuttavia, perché  a  questo “cosa” possano seguire, con successo, un “come ” ed un “quando”,  deve esser ben chiara a chi amministra quale sia “L’IDEA DI CITTA” a cui tendere, ovvero quale sia il modello condiviso  dello sviluppo socio economico ed  urbanistico di riferimento per i successivi i 15/20 anni

 

Ha fatto molto rumore in questi giorni la  contrapposizione tra Save e Comune di Venezia sulla questione della tassa d’imbarco; quanto accaduto è un perfetto esempio di come la strada  da percorrere per trovare obbiettivi comuni  sia  ancora molto lunga e resti alta la possibilità che si creino situazioni di stallo, già viste in passato (come per la localizzazione dell’Angelo, tanto  per andare un po’ indietro, ma non troppo, con la memoria)

 

Ne consegue una semplice riflessione: ma se un comune a forte vocazione turistica non riesce a trovare la quadra con i suoi Hub principali (porto ed aeroporto) su quali basi potrà progettare il proprio futuro?

 

AZIONE VENEZIA ritiene che sia giunto il momento di voltare pagina e propone alla città di avviare una  riflessione su almeno quattro temi fondamentali: Trasporti, Turismo, Integrazione sociale,  Rigenerazione urbana.

 

Il nostro invito, rivolto a Università, Fondazioni, Imprese del territorio, Mondo del lavoro e del sociale, Operatori Culturali,  alla  Stampa   – il filo diretto e quotidiano con i cittadini – è di aprire un grande dibattito attraverso iniziative, proposte, confronti per costruire insieme  l’idea della  “CITTA’  CHE VORREMMO”, con la consapevolezza del perché la vorremmo proprio  così  e uscendo una volta per tutte dalle incertezze di un modello di sviluppo che oggi si fa fatica a comprendere  quale sia.

 

Alla politica resterà poi l’onere di individuare i punti qualificanti su cui declinare i programmi  ed il  compito di realizzarli secondo il mandato ricevuto dai cittadini.

 

Chi accetterà di farsi coinvolgere, e mi rivolgo in primis ai cittadini e alle associazioni, dove l’appartenenza non è partitica ma rivolta alla soluzione concreta dei problemi, lo farà per senso civico, spirito di servizio ma soprattutto per amore per la città, diventando protagonista di una sfida verso il domani. Noi vorremmo fare da collante, proprio perché non abbiamo un approccio ideologico ma pragmatico ai problemi che affliggono la città nel suo insieme.

E poi, dato che stiamo parlando del futuro della nostra città, chi altri dovrebbe preoccuparsene se non la città stessa?

 

#ItaliaSulSerio

 

Paolo Bonafé Segretario Comunale Azione Venezia

 

Bruno Barbadoro Giacobelli – Azione Venezia – componente direzione comunale

 

Venezia 03/07/2023

AZIONE – PRESENTAZIONE DELLA NUOVA SEGRETERIA COMUNALE DI VENEZIA – 06/06/2023

2023-06-09 Gazzettino Presentazione segreteria comiunale

2023-06-09 Corriere Veneto Azione guarda alle comunali del 2026-al

Da Venezia Today – giornale on-line:

https://www.veneziatoday.it/politica/azione-presenta-segreteria-partito-venezia-bonafe.html;

Dopo un anno dal congresso comunale, dopo le votazioni politiche di settembre 2022,  che hanno  visto una bella affermazione della lista Azione – Italia Viva con un 8,7% pari a circa 10.000 voti, al congelamento del partito unico e del coordinamento tra i due partiti, Azione Venezia rilancia la sua attività politica su Venezia partendo dall’ implementazione del direttivo comunale,  eletto dal Congresso,  con i subentri dei supplenti e dal rinnovamento della segreteria comunale.

Come partito abbiamo previsto una serie di iniziative politiche che metteremo in atto sul territorio, a partire da una cena di sostentamento delle popolazioni Emiliano Romagnole colpite dall’Alluvione, con un aperitivo solidale il giorno 9 giugno alle 18.30 al Gustoclick di Marghera,  con il racconto di chi ha operato in quei territori, nel dare una mano “fisica” con ns. giovani volontari, che economica tramite una sottoscrizione. Oltre a questa emergenziale vi saranno tutta una serie di iniziative politiche dove poter ascoltare, analizzare e fare proposte condivise con le categorie economiche, sui grandi temi che attanagliano la città, ovvero: Turismo ( di cui gli stati Generali organizzati nella stessa giornata del 6/6 a Venezia), sulle politiche per una residenza stabile e per invertire l’esodo, per la Salvaguardia della città storica e sulla lotta al moto ondoso, per la lotta al degrado e allo spaccio in terraferma, per rilanciare l’artigianato e il ritorno della piccola e media impresa in città, per invertire l’impoverimento commerciale e rilanciare lo sviluppo delle aree produttive e portuali metropolitane ( già il partito con Mara Carfagna è stato protagonista nella redazione della ZES di Portomarghera e per il decreto Fanghi). Questo grazie all’uso metodologico delle Tavole Rotonde e degli Stati Generali, aperti alle categorie economiche interessate ( sul porto l’abbiamo già fatto con le categorie nel mese di marzo 2023 e lo rifaremo.

La composizione della nuova segreteria è quindi la seguente:

Segretario comunale : Paolo Bonafè

Vice segretario comunale – Referente centro storico ed isole , Delega Associazionismo: Mauro Memo

Referente Mestre e terraferma – Delega Casa e residenzialità : Leda Costantini – vice Enrico Pasculli

Responsabile Comunicazione – Delega Artigianato e commercio: Cristian Zara

Responsabile Organizzazione – Alessandro Costantini

Delegato Attività produttive, lavoro, industria , formazione professionale: Luca Cotecchia – vice Paola Garbin

Delegato Sanità ed ambiente: Antonella Garro – Vice Mario Pizzolitto

Delegato Sicurezza e degrado: Tommaso De Vido

Delegato Politiche della Residenza, Politiche per la famiglia: Leda Costantini – vice Antonella Cavazzina

Delegato Turismo e Legge Speciale: Antonella Cavazzina

Delegato Mobilità, trasporti, Società partecipate: Aldo Mariconda

Delegato Urbanistica, edilizia privata, lavori pubblici e viabilità: Stefano Valonta

Delegato scuola, edilizia scolastica, formazione scolastica e università: Valentino Pietrobon    

Per quanto con cerne il turismo è parere di una parte della città (e che noi riteniamo sia da rivedere) che Venezia debba essere uno spazio fisicamente preservato, disponibile alla visita dei visitatori di tutto il mondo e nel maggior numero possibile. Questo è’ un modello che mira alla pura conservazione fisica e allo sfruttamento della città ai soli fini turistici.

Questo modello confligge, però fisiologicamente, con la necessità di una città abitata, che possieda caratteristiche ben precise,  tra le quali quella di avere delle attività lavorative (attività portuale, commercio, artigianato, ecc) alternative al solo turismo e  che viva anche di abitanti residenti.

E’ importante essere consapevoli del problema oggettivo che le aspettative dei cittadini, e in generale di coloro che ritengono che Venezia non possa perdere i suoi abitanti pena “perdere l’anima”, confliggono di fatto con quello che il mondo fin’ora ha chiesto e voluto che fosse Venezia. Lino Toffolo usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei.

Il Turismo deve essere controllato e si deve puntare su una qualità turistica che privilegi chi vuole restare in città per più giorni, piuttosto che il turista mordi e fuggi. Il contingentamento non può però essere gestito da restrizioni o tornelli, ma piuttosto da una politica di disenticivazione all’arrivo non programmato e all’uso dei nuovi strumenti che ci fornisce la tecnologia informatica e l’intelligenza artificiale. La proposta, lanciata anche dall’ultimo salone nautico, di puntare su un turismo di nicchia,  come quello della permanenza e sosta di mega yachts nell’area della marittima,  ci trova particolarmente d’accordo, come l’uso dei bacini per il refitting di questi natanti, che sono sempre più tecnologici e la propulsione green. Venezia può divenire certamente una nuova Montecarlo

Lo spopolamento di Venezia, causato da fenomeni in qualche modo epocali (il calo demografico e la naturale tendenza dei centri storici a svuotarsi) è anche determinato da un insieme di fattori, tra i quali l’assenza di disponibilità abitativa per giovani coppie, anche a causa del proliferare delle locazioni turistiche,  la mancanza di lavoro stabile in città, se non legato al turismo  e all’assenza di un sistema di mobilità moderno ed adeguato alle esigenze di mobilità dei cittadini e dei turisti (con la ovvia necessità di suddividere dove possibile i flussi). Per questo si deve cercare di portare nuova economia in città e non perdere il potenziale del proprio porto, che è un Home port di eccellenza. Puntare su Fusina e Portomarghera per gli ormeggi delle grandi navi passeggeri è un passaggio temporale, per arrivare ai grandi progetti di porto a mare,  con piattaforme di attracco fuori delle bocche di porto. Su porto Marghera si deve arrivare alla sostituzione delle attuali attività più inquinanti,  con lo sviluppo ed insediamento di nuove aziende ed industrie green e sulle nuove tecnologie e lavori del futuro. Il Polo dell’idrogeno è un esempio lampante di sviluppo compatibile con l’ambiente.

Sull’emergenza abitativa e il blocco all’esodo abitativo Azione vuole fare delle proposte politiche che si focalizzino, non solo su politiche abitative mirate ai residenti, ma anche su interventi complementari agli altri grandi temi in discussione per Venezia.

La proposta di politica residenziale specifica per Venezia, per Mestre e per Marghera, si vuole sviluppata su due grandi filoni: le nuove edificazioni e il recupero del patrimonio residenziale pubblico, dopo decenni di abbandono.  In questa ottica il patrimonio pubblico andrà gestito in modo competente, curato (creando una efficiente funzione dedicata comunale e regionale), utilizzando ogni livello di finanziamento europeo, nazionale, comunale, modificando i meccanismi di accesso all’alloggio, introducendo l’efficientamento energetico sostenibile degli immobili stessi.

La seconda è il recupero di aree ora dismesse e da destinare a nuove abitazioni da mettere sul mercato immobiliare. Nei primi anni 2000 sono già state riconvertire aree post industriali della Giudecca (vedi area Ex Jungans) per realizzare appartamenti in parte di social housing e in parte destinati alla libero mercato. Bisogna perseguire sulla strada intrapresa e mettere regole di mercato che prevedano l’impossibilità di acquisto di nuovi alloggi, per poi metterli sul mercato delle locazioni turistiche

Riteniamo poi, che il vasto patrimonio immobiliare pubblico, debba tornare ad una regia comunale, all’assessorato Casa di Cacciariana memoria, perché i molteplici enti pubblici che gestiscono immobili di residenziale pubblica non possono gestire autonomamente il complesso meccanismo delle assegnazioni, ma la regia deve essere unica e basata su regole e parametri chiari.

Poi vi è il tema residenza scolastica e universitaria, e qui si deve creare una sinergia tra l’Università e il Comune anche per concentrare i siti universitari e creare poi dei servizi pubblici dedicati, soprattutto legati ai trasporti e alla mobilità cittadina. La grande area del Vega che oggi sta vedendo la possibilità di essere ceduta dalla gestione pubblica a quella privata, potrebbe divenire un grande campus universitario dotato di parcheggio, mensa e sale auditorium. Lo stesso è già un hub di interscambio ferro (treno) e gomma(autobus) sia con Venezia, che con l’entroterra veneto. L’Università deve dialogare con l’Amministrazione Comunale e le scelte di entrambi gli enti devono andare concertate.

Per la mobilità, una possibile innovazione sarebbe la creazione / ultimazione dei terminal, anche previsti dal PUMS,  senza scandalizzarsi sull’uso dei PILI e di San Giuliano,  come interscambio tra bus turistici e mezzi acquei, in un’ottica di gestione dei flussi;  ma anche il riprendere alcuni grandi progetti per la città, come ad esempio la Sub lagunare, soprattutto ora che verrà costruita una bretella ferroviaria in zona aeroportuale e la nuova stazione di collegamento con l’alta velocità.

Per il commercio, condividiamo le forti preoccupazioni degli operatori commerciali rispetto alla situazione nella quale sembra esser caduta l’area di Piazza Ferretto a Mestre, con vetrine chiuse e serrande abbassate, che ormai da anni sembra non avere più alcuna prospettiva, ma anche della città storica come Calle delle Rasse. Pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra città sia senza alcuna prospettiva: sollecitiamo l’Amministrazione Comunale a farsi promotore con le Associazioni di Categoria e con i proprietari dei locali affinché si possa dare nuova linfa alla Piazza e nuova fiducia ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente.

Pensiamo non sia sufficiente solamente il rilanciare eventi ed iniziative durante tutto l’anno, come proposto da alcuni, che peraltro stanno avendo grande successo quando vengono organizzati e di questo il merito va all’Amministrazione, ma riteniamo sia necessaria una regia unitaria, che necessariamente deve stare in capo al Comune.

La migliore soluzione sarebbe quella di rendere anche su Mestre il “Distretto del Commercio” una entità a se stante, come già avvenuto in altre importanti città italiane e che tanto bene sta facendo a questi centri: vorrebbe dire attivare politiche di raccolta fondi, di iniziative di promozione e di proposte, che diversamente verrebbero meno o comunque con più difficoltà.

Il Distretto del Commercio costituisce infatti una delle principali espressioni a sostegno del settore nell’ambito dei centri storici e urbani.

In terraferma, seppur vero poi che i canoni di affitto si sono ridotti, non sono probabilmente ancora a portata di tanti e quindi proporremo anche su questa area la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori.

Questi sono solo alcuni dei cambiamenti possibili finalizzati ad una decisa modifica della qualità della vita di chi questa città vuole abitarla, di chi ci lavora, studia o la visita con immutata meraviglia.

Venezia, 06/06/2023

AZIONE VENEZIA

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

25 aprile – una data da non dimenticare

25 aprile – una data da non dimenticare!

Non esiste una terza via tra fascismo e antifascismo, non esistono possibilità di neutralità.

Le dichiarazioni, gravissime e irricevibili, di membri del Governo, relative alla “sostituzione etnica”, ci palesano quanto sia indispensabile la celebrazione del 25 aprile, per riaffermare i valori di libertà (che non può esulare dall’accoglienza), di democrazia ( che significa integrare), di giustizia sociale ( come processo incessante e continuo) in un quadro storico e sociale in continuo cambiamento.

La data del 25 aprile è ricorrenza che deve riunire il Paese e rivestire un baluardo di democrazia. Ancor più oggi, quindi, vi è la necessità di ribadire e difendere i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. La Democrazia non va mai data per acquisita, ma va sempre, giorno dopo giorno, coltivata, affermata e realizzata. Per buona parte del secolo scorso, i partiti italiani hanno sempre avvertito la necessità di anteporre alla loro, pur diversa connotazione politica, quella di partito “antifascista”, proprio per ribadire in quale terreno affondavano le loro radici.

Citando Aldo Moro, egli considerava il termine antifascista quale elemento caratterizzante ed appunto, tratto identitario della politica italiana.

Oggi siamo davanti ad uno strisciante è inquietante revisionismo storico e le parole del Presidente del Senato sull’eccidio di via Rasella e la sua falsificazione dei fatti,  sono, di per sé, un fatto gravissimo. La Resistenza italiana mostrò al mondo la volontà, l’autodeterminazione e la voglia di riscatto degli italiani, dopo anni di dittatura e di guerra di conquista. In questo giorno non si possono dimenticare i morti, sia tra i soldati che decisero di non accettare l’accordo con il dominatore, sia tra i tanti civili e partigiani che, con le loro azioni, diedero una accelerazione all’avanzata alleata, per la liberazione del Paese, e tutte le vittime dell’Olocausto e dei campi di stermino.

Oggi, rileggere le testimonianze dei martiri della Resistenza, significa mantenere e trasmettere la memoria e vivi i principi. Nulla è mai scontato, perché la storia ci mostra che l’orrore si può ripetere. Basti pensare alla guerra in Ucraina, quando mai avremmo potuto ipotizzare che, nel 2022, si potesse scatenare un conflitto così cruento nel cuore dell’Europa. Un continente che, dopo i massacri, gli orrori, la barbarie dei due conflitti mondiali, sembrava aver maturato una profonda cultura di pace. Purtroppo, la storia sembra non insegnare nulla, da parte nostra possiamo, però, mantenerne viva la memoria a favore delle nuove generazioni, anche grazie alla data del 25 Aprile. In questo giorno l’Italia non deve smettere di celebrare la Liberazione dal nazi-fascismo, nel  rispetto e con la profonda gratitudine per tutti coloro che hanno dato la vita per gli ideali di libertà e democrazia.

Firmato

Paolo Bonafè Segretario Comunale Azione

Antonella Garro Segretaria Metropolitana Azione