Dopo le dichiarazioni dell’Ex Presidente dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, una parte del mondo politico, “orfano” da tempo di un riferimento politico centrista e moderato, auspica che la lunga intervista al Corriere della Sera dello stesso ( che forse era più il togliersi di un sassolino nella scarpa) sia una discesa in campo dello stesso, con la funzione di Federatore del Centro, figura che da tempo questa area politica attende come “messia politico”. A Ruffini si uniscono le uscite del Sindaco di Milano Sala
In questi giorni prenatalizi c’è difatti un gran discutere sul problema del rilancio in politica di un “centro” che alcuni ritengono possa essere un elemento equilibratore, forse anche riformista dinamico; cosa che altri, più o meno in maniera interessata, negano risolutamente.
Certo, l’etichetta è abbastanza ambigua, per non dire equivoca: alternativa alle radicalizzazioni di destra e di sinistra per moderarle dall’interno, o autonoma proposta che trascende la dinamica conservazione/progresso?
La vera questione è dove vada cercato questo “centro”, se nei partiti esistenti di centrosinistra e centrodestra o promuovendo invece la formazione di un nuovo soggetto che da questi si differenzi.
La storia ci insegna che a metà dell’ottocento nasceva una componente moderata che si poneva in alternativa alla secca divisione destra/sinistra. Lo svilupparsi di questa componente moderata consentì un argine comune agli estremismi di destra e di sinistra. Questa fu proposta come “congiunzione dei centri” (in Francia), o come “trasformazione dei partiti” (in Italia), e venne etichettata come “opportunismo” o come “trasformismo”, termini che sono rimasti con valenza negativa nel linguaggio politico.
Comunque quando venne praticata ha costruito occasioni di consenso allargato e di sviluppo.
Anche nel secondo dopoguerra, alcuni partiti di massa vollero caratterizzarsi come di centro e che in quanto tali conquistano la guida politica del loro Paese. Questi furono la Dc in Italia e la Cdu in Germania.
Purtroppo il primo dissoltosi a seguito di un coinvolgimento di una critica diffusa sul metodo di gestione del Paese Italia e sulla spinta di una indagine giudiziaria, che di fatto ha colpito solo una parte della politica del tempo, mentre il secondo, in Germania, sta diminuendo sempre di più la sua forza elettorale, anche per colpa di una classe politica incapace di adeguarsi ai cambiamenti della storia.
Oggi la politica italiana è molto immiserita di valori, contenuti ed afflato, stretta com’è fra scontri legati da un lato alla dimensione politicante e decultura del leader forte e dall’altra dal prevalere di dibattiti culturali e di difesa dei diritti acquisiti in tanti anni di lotte sociali.
Tornando ad oggi, i partiti che in Italia si riferiscono al centro sono anche numerosi, se si considera nel campo del destra-centro, la presenza di Forza Italia e di Noi moderati e nel campo del sinistra-centro la posizione di Italia Viva, con una difesa nel rimarcare una sua collocazione al centro di Azione ( dopo che Italia Viva ha deciso di aderire al Campo Largo).
Qui purtroppo non posso non evidenziare il fallimento dell’operazione Terzo Polo che voleva mettere insieme IV e Azione e che semplicisticamente si è voluta imputare alla inconciliabilità dei due leader, ma per me anche per una inconciliabilità tra le classi politiche dei due partiti, che in alcuni casi hanno fatto fatica a dialogare tra loro per il protagonismo di alcuni attori.
Personalmente ritengo che ora possa finalmente rinascere il tempo di una grande aggregazione di centro, per alcuni motivi che vado ad elencare:
- La politica nazionale e locale non è mai stata come adesso in fibrillazione per movimenti interni alle due coalizioni, la granitica forza del centrodestra si sta sgretolando sulle bordate di Forza Italia verso gli alleati, soprattutto la Lega e in particolare in Veneto, per la crescita e il sorpasso di Forza Italia sull’alleato Lega, mentre la competizione dei due leader Giuseppe Conte dei 5 stelle e Elly Schlein per il PD su chi sarà la guida e il candidato primer del centro sinistra, sta creando attriti tra i due partiti maggiori di quell’area politica
- Non sembra alle viste che le componenti centriste all’interno delle due coalizioni possano guadagnare un potere di indirizzo, sia per la debolezza della loro progettualità culturale, sia per le dinamiche imposte dall’attuale sistema elettorale
- Una parte della politica ritiene che l’astensione al voto sia causata dalla mancanza di un’offerta politica moderata.
- Le componenti centriste o riformiste all’interno dei partiti possano guadagnare un potere di indirizzo solo se uniscono le forze e si federano
- Considerato che gli attuali leader dei vari partiti centristi non riescono ad avere la forza di aggregare, vi sia una valutazione comune tra le parti, che il leader di questa area debba essere trovato al di fuori dei partiti ( un poco come è stato Prodi con l’allora Ulivo, formazione nata dall’aggregazione dei vari partiti e movimenti di centrosinistra uniti e mobilitati contro l’ascesa di Berlusconi e della sua Casa delle Libertà).
Vi è in me la convinzione che la nascita di un grande partito federativo di centro non possa prescindere da basi liberarli, riformiste e popolari delle quali una grande area debba essere rappresentata dalla presenza dei cattolici in politica, ora marginale perché dispersi nei due poli, ma domani forte e determinata a portare avanti i valori della dottrina sociale della chiesa che sono stati il cardine dell’azione della allora DC ma che anche oggi portano valori condivisi quali: la dignità della persona umana, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà , valori trasversali della tradizione politica italiana, anche se oggi molto annacquati dalla logica del “prima gli italiani” e di una politica economica distante dalle esigenze degli ultimi e più deboli.
Ritengo che, soprattutto per i cattolici, l’attuale crisi di rappresentanza politica, si può ricercare in una gravissima crisi di carattere culturale ed etica: Culturale, nel senso sostanziale della parola cultura, cioè “di impostazione della vita umana come senso, come significato, come bellezza, come giustizia, come bene comune”; (questa cultura primaria, così la chiamava Giovanni Paolo II nel 1980, è sparita dal nostro Paese, lasciando lo spazio a una specie di “ideologia legata al proliferare di posizioni razionaliste, consumiste o meglio, materialiste dominate dalla peggiore comunicazione mediatica”); Etica, nel senso di saper coniugare etica sociale con etica della vita.
Vieppoi la crisi della famiglia, nucleo fondante della nostra società.
Lo Stato, oggi, non è più in grado di sostenere le politiche di Welfare che hanno contraddistinto la società italiana negli ultimi decenni, anzi le famiglie di oggi sono costrette a sopperire alla crisi grazie all’aiuto di una rete famigliare che parte dai genitori che supportano economicamente i figli e non viceversa, agli anziani che con le loro pensioni aiutano i bilanci familiari di lavoratori e lavoratrici che non riescono ad arrivare a fine mese, perché i loro stipendi sono sempre più inflazionati o perché licenziati.
Questa crisi politica e quindi sociale è un aspetto di questa impressionante crisi familiare per cui le famiglie, distrutte nella maggior parte della loro realtà, sono incapaci di dare ai giovani e ai più giovani degli orientamenti sicuri per vivere, e quindi quelle ragioni per vivere, senza la formulazione delle quali non esiste possibilità di educazione.
Quindi non è un caso che la Chiesa ci richiami a ritrovare la politica alta, costruita sui valori e abbattere le barriere di egoismo e individualismo che stanno distruggendo le società contemporanee.
Quindi costruire un nuovo centro diviene anche la sfida che dobbiamo come politici ai giovani e a tutti i cittadini, ovvero testimoniare come la politica non è solo la cosa triste che sta emergendo sui giornali, ma è una cosa nobile, costruita su valori e grandi idealità, se risponde in modo etico alle esigenze del Paese.
Paolo Bonafè