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L’INSEGNAMENTO DI ALDO MORO COME GUIDA ALL’IMPEGNO POLITICO DEL CATTOLICO

Oggi 16 marzo è l’anniversario della strage di via Fani.
Quarantacinque anni fa morivano cinque uomini della scorta e rapito l’On. Aldo Moro. Per i più giovani è una data come un’altra per chi ha superato gli “anta” è stata la sconfitta dello Stato e la morte della prima Repubblica.
Forse le nuove generazioni non sanno neppure cosa sia successo allora, chi fosse stato Aldo Moro o come visse l’Italia democratica in quegli anni del terrore: il rapimento di Moro e la sua uccisione, dopo 56 giorni di prigionia, segnarono in modo lacerante e irreversibile la storia della nostra Repubblica.
Chi era Aldo Moro?
Era un rappresentante, forse il più significativo di una generazione di giovani intellettuali cattolici che, al termine del secondo conflitto mondiale, volle, nel solco tracciato da Alcide De Gasperi, dedicarsi alla fondazione e costruzione dello stato democratico, prima nell’assemblea costituente, e poi nell’azione di governo.
Moro fu leader di quel cattolicesimo democratico cui va il merito di aver dimostrato che esiste una conciliabilità fra cristianesimo e democrazia, anzi la possibilità di un arricchimento della democrazia attraverso i valori e la tradizione religiosa.
In lui erano presenti una grande capacità di dialogo e di ascolto delle ragioni dell’altro, di lucidità nella lettura dei segni di cambiamento nella storia del nostro paese, di apertura a nuove prospettive dell’azione politica, costruendo le condizioni per l’entrata dell’allora Partito Comunista Italiano nell’area del governo.
Raffinato intellettuale, politico sapiente, rimase sempre un uomo profondamente fedele e coerente ai valori del cattolicesimo, il suo pensiero, sul rapporto fra i cattolici impegnati in politica e la Chiesa, è ancora oggi di assoluta attualità e modernità.
Moro nel discorso di commemorazione per la morte di Luigi Sturzo (1959), rispondendo alle preoccupazioni espresse dalla Chiesa italiana, disse: «Luigi Sturzo ebbe certo presente in ogni momento la complessità della vita umana, la diversità dei valori, la distinzione dei piani nei quali si esplica l’attività umana. La Chiesa assunse per lui, sacerdote di fede e di piissima vita, posizione morale dominante. Ma, contrariamente a quanto è stato sostenuto, essa, in Sturzo, non assorbe, non oscura, non umilia lo Stato, il cui valore, il cui prestigio, la cui funzione egli affermò vigorosamente oltre tutto con una lunga milizia politica attenta ad ogni problema, preoccupata di ogni sbocco delle vicende sociali, indirizzata costantemente al valore, ad ogni valore, dell’esperienza statuale. L’azione dei cattolici nello Stato, svolta in piena autonomia e sotto la propria responsabilità, è appunto un omaggio reso allo Stato, un inserimento nello Stato mediante l’accettazione del suo valore. Essa, nell’uguaglianza democratica che è legge della convivenza, nella costante ispirazione agli ideali cristiani, è un contributo originale di pensieri e di valori morali, un’efficace difesa della propria intuizione del mondo, ma non è un’opportunistica appropriazione dello Stato, perché, snaturato e deformato, serva ad altro. L’autonomia dell’azione dei cattolici è segno e presupposto dell’autonomia dello Stato nel proprio ordine, autonomia che implica un valore proprio di esso e la permanente garanzia della vita democratica nel suo significato d’incessante ricerca, di confronto, di libertà».
E, ancora, al congresso di Napoli del 1962, Moro riprenderà la questione della difficoltà e della fatica che comporta l’essere cattolici impegnati in politica, con questo passaggio della sua relazione: «per svolgere con vantaggio il difficile processo di attuazione della idea cristiana nella vita sociale […]. Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica… ».
Da questo credo si possa evincere un grande insegnamento che è la “lezione morotea” della laicità, dello sforzo di comprensione, del rispetto, dell’ascolto reciproco. E dell’inquietudine, che accompagna sempre l’impegno politico dei cristiani ed è il loro destino. Ma che «è pur sempre un grande destino» diceva Moro.
Per non dimenticare. Da allora non abbiamo più avuto un vero politico  come Lui, rispettoso della Costituzione e delle minoranze. Un vero uomo dello Stato, un grande statista.
Paolo Bonafé
Segretario Comunale Azione Venezia

Decoro, legalità ed integrazione contro lo spaccio su Mestre

 

legalita e convivenza mestre2022-06-23 Nuova venezia Sicurezza Mestre

 

La scritta “pusher” apparsa nottetempo sopra la sedia normalmente occupata da uno spacciatore in un bar all’incrocio tra via Aleardi e via Gozzi, cuore della zona dove spaccio e consumo di droga sono spettacolo quotidiano è un grido di dolore che nasce dall’esasperazione e che non va ignorato. Bisogna aver ben presente che il pur importante presidio delle forze dell’ordine non può da solo contenere un fenomeno che coinvolge soggetti molto diversi. Se da un lato lo spaccio nella zona della Stazione di Mestre è principalmente organizzato da nordafricani refrattari a qualsiasi iniziativa di integrazione e per i quali la risposta non può che essere una costante azione di Polizia in cui vengano utilizzati senza incertezze tutti gli strumenti che la legislazione attuale mette a disposizione; dall’altro vi sono altri immigrati irregolari – sovente di origine magrebina – che mettono la propria disperazione al servizio di un piccolo ma capillare spaccio. Spesso sono proprio questi ultimi a finire sui giornali; ai margini della società, la loro vita normalmente non fa notizia eppure se fossimo in grado di prospettargli una opportunità di riscatto, probabilmente sarebbero in grado di coglierla. Sono sempre più i casi anche di aggressione da parte di baby bang Tutto questo induce nella cittadinanza un senso di insicurezza. Noi riteniamo che nessuna repressione militare  possa da sola risolvere questo problema diffuso anche in altre città.  Riteniamo invece che necessiti il lavoro certosino di integrazione degli uffici comunali, delle associazioni e delle stesse comunità etniche.

Un esempio di quanto sia importante che legalità ed integrazione siano aspetti diversi dello stesso agire, è quanto stato fatto di recente con le bande di giovanissimi (immigrati di seconda generazione, quasi tutti dell’Est Europa) che per un certo periodo hanno tenuto sotto tensione il centro di Mestre: attraverso una sorveglianza discreta delle forze dell’ordine, con un lavoro certosino di identificazione puntuale dei soggetti coinvolti ed il supporto da parte dei servizi sociali, per le iniziative volte recupero dei ragazzi la situazione oggi è finalmente cambiata, in meglio.

Vista la natalità costantemente in calo, il nostro paese avrà sempre più bisogno del lavoro di immigrati e della loro integrazione, come cittadini a tutti gli effetti, con eguali i diritti ed eguali doveri. La politica dell’emarginazione e del rifiuto creerà situazioni come quelle delle “banlieue parigine”, dove la criminalità organizzata è diventata oramai padrona dei territori.

Un segnale importante in questa direzione l’ha data la recente manifestazione di residenti bengalesi che hanno sfilato, compostamente, per chiedere miglior vivibilità nelle loro zone di residenza. La Cena condivisa di Via Piave, organizzata dalle associazioni è importante perché diventa momento comunitario e porta avanti il messaggio di integrazione ma anche da parte dei cittadini di riprendersi il proprio territorio.

La legalità prevede il rispetto delle regole condivise, ed è il primo requisito di un contratto sociale; senza legalità l’integrazione non è possibile ma anche senza integrazione non vi sarà mai completa legalità . Teniamoli sempre ben presenti: sono principi fondamentali del nostro futuro.

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Bruno Barbadoro Giacobelli, coordinatore per la Terraferma di Azione Venezia

Autorità della Laguna.. chi era costei?

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Per chi (comprensibilmente) si fosse ormai scordato di cosa si tratta: l’Autorità fu istituita in pompa magna nel 2020 col cosiddetto Decreto Agosto. All’Ente, “creatura” dell’on. Martella (ora Segretario Regionale del PD) si attribuivano secondo il testo del Decreto stesso “tutte le funzioni e competenze relative alla salvaguardia della città di Venezia e della sua laguna e al mantenimento del regime idraulico lagunare (..) nonché quelle già attribuite al Magistrato alle Acque”. Era ed è un’ottima idea: un’organizzazione con tutte le competenze di esercizio e gestione del MOSE, con autonomia e capacità di spesa e una governance chiara. Peccato che per due anni non se ne sia più sentito parlare, forse per la contrarietà di Brugnaro che si era molto lamentato perché poco coinvolto nella nomina del Presidente. Ora pare che si sia sbloccato la stallo grazie a una piccola modifica: il Presidente dell’Autorità sarà nominato “d’intesa” col Sindaco e non più solo “sentito” il Primo Cittadino. In più si ripristina il glorioso nome Magistrato Alle Acque. Speriamo che sia la volta buona e attendiamo ora il rapido varo dell’Autorità – Nuovo Magistrato Alle Acque. Si sono persi due anni per nulla.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Memoria di Falcone e della strage di Capaci

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30 anni fa la notizia della strage di Capaci irrompeva nella cronaca di un’Italia che stava entrando nella lunga stagione di Tangentopoli e sconvolgeva un mondo politico impegnato nella scelta del Presidente della Repubblica (venne eletto subito dopo, per effetto dello shock collettivo, Oscar Luigi Scalfaro).

La morte del giudice Falcone, della sua compagna Francesca Morvillo e degli uomini della scorta (Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco di Cillo) nonché le circostanze drammatiche dell’attentato ricordarono ruvidamente a tutto il Paese che la Mafia era e continuava ad essere un pericoloso contropotere e una minaccia grave, nonostante le centinaia di condanne subite in seguito al maxi-processo che fu il coronamento del grande lavoro di Falcone (che subì la vendetta per quel grande risultato).

Falcone combatté una guerra, non solo contro la Mafia ma pure contro un sistema opaco, che pagò con la vita. Ci piace ricordare le parole di Antonino Caponnetto “Le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse”.

A Falcone, agli altri morti di Capaci e a tutte le vittime della lotta alla Mafia, il nostro dolente e riconoscente ricordo.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia in Azione

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Venezia in Azione

23 maggio 2022

Agora’ democratica e giovani : diritto di protesta, diritti civili

A leggere sui giornali le (scarse) cronache di ciò che sarebbe accaduto ieri in alcune piazze d’Italia viene da pensare che gli studenti abbiano manifestato contro l’alternanza scuola/lavoro con ferocia, armati fino ai denti, con le forze dell’ordine costrette a difendersi utilizzando misura e senso delle proporzioni.

Peccato che le cose siano andate molto diversamente e che l’accaduto sia di una gravità inaudita, perché decine di studenti inermi sono stati manganellati da poliziotti inspiegabilmente accaniti e violenti.

Le manifestazioni no-vax vanno avanti da mesi paralizzando città, con cortei che non rispettano percorsi stabiliti e manifestanti facinorosi e insultanti, ma mai le forze dell’ordine sono ricorse ai manganelli. Chissà perché dei semplici studenti che solidarizzavano con un coetaneo morto sul lavoro e al massimo hanno tirato un uovo con della vernice sono stati picchiati a sangue. E chissà perché le (poche e inesatte) ricostruzioni giornalistiche riportano solo la versione della questura, senza tener conto di cosa raccontano i video.

Dobbiamo interrogarci tutti se questa e’ la giustizia che vogliamo, se questo e’ il rapporto che vogliamo instaurare con le giovani generazioni,  che sono gia’ frustrate da una prospettiva di vita difficile per loro, perche’ le garanzie che avevamo noi giovani degli anni 60 non sono piu’ reali oggi.

una politica che non accetta il dislogo assomiglia troppo ad una dittatura

Noi di Azione non accettiamo questa fotografia che sta dimostrando il Paese.

perdipiu’ il tema sicurezza sul lavoro e’ prioritario per la dignita’ dei lavoratori e della qualita’ di vita di ogni cittadino.

quindi in questo caso la ferita e’ doppia

mettiamoci tutti nell’ottica che dobbiamo garantire pari dignita’ alla protesta in un agora’ democratica.

Paolo Bonafe’

Cosa può fare l’Italia per il popolo afgano

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Quello che sta avvenendo in Afganistan è purtroppo l’epilogo di una politica internazionale sbagliata, guidata dagli Stati Uniti, ma che ha visto grandissimi errori anche da parte degli europei. L’occidente, nonostante il cospicuo investimento economico e militare e nel caso Italia, il riconosciuto ruolo che ha visto anche la perdita di preziose vite umane, sta perdendo la sua credibilità sul piano geopolitico e morale

Le scene che ci arrivano dai mass media rappresentano una sconfitta! C’è ora un solo modo per salvare il salvabile e la nostra dignità di Nazione. Per l’Afganistan non possiamo fare più nulla, ma possiamo fare ancora molto per i singoli cittadini afgani. La prima cosa è far entrare in Italia tutti quelli che hanno collaborato a vario titolo con il contingente italiano, altrimenti li lasciamo a morte certa, a seguito delle rappresaglie che ci sono e ci saranno (ogni guerra non insegna purtroppo mai nulla, perché le scene si ripetono come un triste copione purtroppo già visto anche da noi dopo il 1943 ). Sono quindi da sospendere la richiesta di visti di accesso e implementare il ponte aereo già attivato. Più in generale, occorre aprire corridoi umanitari mirati, in particolare per le giovani donne, per le minoranze etniche, per gli  attivisti e le  attiviste per la libertà. Sono molteplici le organizzazioni in italia che si sono rese disponibili, dal volontariato civile, ad organizzazioni legate alla Chiesa Cattolica e Valdese, vi sono anche  organizzazioni islamiche. Si tratta di riprendere idealmente quello che è già stato fatto in passato per i boat people vietnamiti, quando abbiamo mandato la flotta a recuperarli. Le reti di famiglie, associazioni e ONG sono le forme si sostentamento ed assistenza più vicine e pronte a mettersi fin da subito a disposizione per collaborare per l’ospitalità, raccolta fondi, corsi di lingua, inclusione in attività associative etc. Si tratta di agevolare la gestione di queste iniziative, più che attivarle. Infine sarà da sostenere anche i cooperanti e le associazioni italiane presenti nel paese, tra cui gli ospedali di Emergency e chi lavora nel campo dell’accoglienza e difesa delle donne. Inutile spendere soldi in operazioni di pace che sono poi di guerra, bisogna mirare alla difesa del singolo, di chi ha bisogno. Degli ultimi!

Venezia, 20 agosto 2021

Paolo Bonafè

Lido di Venezia

Il mio Impegno con i cittadini

@paolobonafe

Il mio Impegno con i cittadini, per #rigenerareinsiemelacittà, l’ho voluto suddividere in cinque punti programmatici ,

Questi saranno la rotta per la mia azione politico amministrativa come supporto a @felicecasson Sindaco di Venezia

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1 bilancio comunale : per arrivare a fare azioni di risanamento, è necessario studiare a fondo il bilancio degli ultimi anni per capire le cause , i problemi le scelte fatte e le responsabilità del governi a livello nazionale regionale e locale.

Un nuovo orizzonte strategico : un’amministrazione che riduce il ruolo di erogatore diretto di beni e servizi e aumenta quello di governance, orientatore e facilitatore: costruttore di reti e diffusore di buone pratiche, dichiarando pubblicamente dove l’amministrazione ci sarà e dove, per esclusione, non.

Un nuovo approccio di trasparenza dinamica= far ritornare protagonisti i cittadini da fruitori passivi (spesso scontenti di servizi disponibili) a possibili partner, = piano operativo con direzioni e uffici per informare e rendicontare con regolarità come si usano i soldi dei contribuenti, quali risultati si raggiungono,

intraprendere processi di riqualificazione della spesa entro 6 mesi verifiche di congruità, appropriatezza, e sui risultati raggiunti (a partire dagli interventi maggiormente storicizzati e a rischio di ridondanza e autoreferenzialità) ;

recupero di risorse finanziarie : per aumentare efficienza verificare entro 3 mesi possibilità di (ridurre spese correnti con economie di scala, ridurre sprechi, tagliare spese inutili) attraverso misure preventive di contrasto alla corruzione e agli interessi privati in attività pubblica: con nucleo di controllo appalti forniture beni e servizi, incarichi, divieto di affidamenti a trattativa diretta; riduzione dei tempi d’attesa pagamenti; eliminazione dei doppi incarichi; rotazione sistematica degli incarichi dirigenziali e delle collaborazioni esterne;

verificare entro 3 mesi possibilità di aumentare le entrare con un piano esecutivo pronto entro 6 mesi , differenziando strumenti (anche fundraising e crowdfunding, tasse di scopo , prestiti mirati , donazioni a progetto ecc) per specifiche politiche e servizi

novità= entro 6 mesi un piano esecutivo per sperimentare decisioni partecipate sul bilancio delle politiche dei servizi pubblici locali (trasporti, welfare, sviluppo urbano, cultura ecc) con percorsi partecipati aperti ai cittadini le imprese i portatori di interesse,

2 Mobilità e Trasporti : verso una città accessibile, facile, sicura e meno inquinata

come facilitare gli accessi e l’utilizzo dei diversi luoghi della città, importanti per la vita delle persone, coniugando la difesa ambientale e la tutela della salute,

obiettivo = aumentare l’offerta e le possibilità di spostarsi autonomamente con i mezzi pubblici, in bicicletta , a piedi e per ridurre uso auto private =

come = ripensare la mobilità cittadina puntando ad un sistema integrato per collegare in modo capillare i poli di interesse cittadino (ospedale all’ Angelo – ospedale diVe, stazioni treni, aeroporto, porto autostrade del mare di Fusina, porto passeggeri della Marittima, Vega e san Basilio) , le zone periferiche ai centri (terraferma e centro storico),

sistema basato sulle reti esistenti su rotaia (il tram e la metropolitana di superficie SFMR integrate con la rete ferroviaria portuale esistente che collega Vega la Marittima San Basilio), su gomma con nuova rete di bus ecologici (gpl, metano, elettrici, idrogeno)

3 Cultura e Turismo: verso un offerta di qualità eco sostenibile

la sfida è attrarre più turisti di qualità nella logica della regolazione dei flussi, collegandola in modo sinergico all’ offerta culturale in centro storico e terraferma ,

  • intervenire creando network tra operatori economici – istituzioni- associazioni,

  • predisporre un progetto esecutivo (finanziabile in Europa e con fondi Regione Veneto) con azioni specifiche in 5 anni per sviluppare un turismo ambientale per le isole della laguna, valorizzando associazioni, cooperative, nuove imprese sociali, puntando su forme di ricettività innovative (albergo diffuso che valorizza patrimonio edilizio storico e piccola impresa), nuove attività economiche come il pesca-turismo ed itto-turismo (riconversione barche da pesca ferme),

  • usare il marchio di Venezia anche per promuovere le tradizioni e la valorizzazione dei prodotti e percorsi tematici cittadiini anche nelle isole (ittici, eno-gastronomia e agricoltura locale)

  • verificare con attuale proprietà quale destinazione per padiglione di Expo Venezia (zona Vega) , ad esempio come Acquario della Laguna (cercando partner e finanziamenti)

4 Ambiente ed Economia: coniugare salvaguardia della Città, sviluppo occupazionale

coniugare difesa della occupazione con salvaguardia della città : 2 sfide

il Porto di Venezia :

  • in Marittima a Venezia solo le navi medio piccole con turisti di qualità , a basso impatto per la sicurezza e per ambiente,

  • fermare lo scavo di altri canali (evitare rischi danni irreparabili alla laguna) e decidere sui progetti già presentati e discussi : una nuova e grande area destinata alle navi passeggeri, a Portomarghera o con la creazione di un porto per le grandi navi passeggeri alle bocche di porto,

  • garanzia occupazionale al settore portualità che da lavoro a circa a 18000 persone direttamente o indirettamente nell’area della città metropolitana

Commercio

il tessuto commerciale cittadino in terraferma in forte crisi, richiede strategie regionali (stop a ipermercati e centri commerciali in area urbana) e strategia comunale :

  • un piano e calendario dei cantieri delle opere pubbliche per non pesare sulla vita economica del centro,

  • una strategia mirata di rigenerazione del tessuto urbano ed economico della città, per dare possibilità al commercio di ripartire

  • piani specifici ed incentivi per costituire vie o aree come “distretti” tematici (cibo, ecc), per rilanciare i negozi di vicinato o di prossimità, per recuperare spazi ora vuoti (Marittima) e per creare luoghi di aggregazione culturale e musicale per i giovani ( e non solo) a Venezia .

5 Welfare e Sicurezza : Come mantenere quantità e qualità servizi offerti con meno risorse a bilancio ?

Orizzonte = un sistema di servizi che risponda alle esigenze dei cittadini, produca convivenza civile e la sicurezza dei suoi abitanti, dove servizi di welfare non sono concepibili solo come “spesa” ma anche/piuttosto come “investimenti”.

  • riconoscere il valore di “bene comune” dei servizi alle persone (biblioteche, asili nido, tutela dei diritti protezione delle persone in difficoltà,ecc)

  • sperimentare nuove dorme e modi coordinati di aiuto a chi è in difficoltà, non escludendo nessuno, ma aiutando chi ha bisogno rispettando la dignità di ognuno.

  • Definire nuove forme di finanziamento: innovando come acquisire nuove risorse, economico finanziarie (tasse di scopo ? prestiti mirati ? donazioni a progetto? Fund raising ? altro)

  • riqualificazione e rigenerazione urbana, necessario riappropriarsi di spazi ora in degrado e luogo di ritrovo di delinquenza e di sbandati ( area Ex Ospedale Umberto 1 a Mestre e Ex Ospedale al Mare al Lido) , riqualificandoli e restituirli alla città come ed incubatori di vita e di attività ( vedi riqualificazione Ex Deposito di via Torino a Mestre, Forte Marghera,) ma anche di coesione sociale come luoghi di ritrovo per i giovani e gli anziani

  • azioni di prevenzione e controllo del territorio ( agenti di polizia municipale sul territorio) e coordinamento interforze con le altre forze di polizie ed esercito ( tramite la creazione di un figura di coordinatore interforze col Ministero dell’interno)

la sfida è ri MOBILITiAmoci per RiGenerare la nostra meravigliosa città,

La mia Candidatura a Consigliere Comunale di Venezia per il Partito Democratico

Ieri sera 20 aprile 2015  la Direzione Comunale del Pd di Venezia ha approvato la lista dei candidati per il consiglio comunale.

Mi sono anch’io reso disponibile dopo la sollecitazione di tanti amici ,ai quali prima di accettare ho chiesto consiglio e sostegno.

Il loro incoraggiamento e il loro supporto mi ha convinto a riaccettare una sfida per questa nostra meravigliosa e complessa città, che con la città d’acqua e le sue isole unita alla terraferma costituisce quella unicità appunto unica al mondo.

Dopo la mia impegnativa esperienza di consigliere dal 2000 al 2005 mi sono interessato di aziende della mobilità e mi ero un po’messo da parte rispetto alla politica attiva

Con le primarie del centrosinistra e con la candidatura di Felice Casson mi sono sentito stimolato a rimettermi in gioco per un progetto alto ed altro rispetto al passato

Fin da subito mi sono unito nel progetto e visione di una nuova e diversa politica cittadina del Candidato Sindaco Felice Casson, con il quale da subito abbiamo collaborato e per il quale ho dato il mio supporto durante la fase delle primarie ottenendo lo stesso un ottimo risultato
Ora come candidato Sindaco della coalizione necessità lo sforzo di tutti coloro che credono in questo progetto di cambiamento perché si attivino e si impegnino e così voglio fare io con questa candidatura.

Abbiamo noi tutti ,che vogliamo interessarci della cosa pubblica , una grande responsabilità e in futuro chi andrà a governare la città si troverà una situazione di bilancio molto critica è una città indebolita dalla crisi ma anche da scelte subite da altri enti di livello superiore. Uno su tutti è l’assoluta sproporzione tra i vari ipermercati e centri commerciali che gravano sulla cerchia urbana che hanno impoverito il tessuto commerciale cittadino oltre al fatto che troppi cantieri sono stati avviati e troppe ZTL sono state applicate nelle vie centrali di Mestre tanto da rendere difficile l’uso dell auto per gli acquisti e quindi rendere più comodo per i mestrini recarsi presso i centri commerciali. Il tema sicurezza poi negli anni è diventato sempre più un sintomo di emergenzialita’ e i processi di riqualificazione urbana hanno proceduto a rilento (quanti anni sono passati prima che l’area del ex deposito Actv di via Torino sia stata riqualificata?

Il mio impegno sarà certamente per questi temi che interessano soprattutto Mestre ma anche Venezia dove devono riaprire i negozi di Vicinato

Ma l’impegno primario sarà verso i temi che mi vedono portatore di competenze ed esperienze che sono quelli legati alla portualita’ alle infrastrutture e alla mobilità perché necessità ripensare la mobilità cittadina puntando alle reti su rotaia rappresentate dalla metropolitana di superficie SFMR ,che deve essere integrata con la rete ferroviaria portuale (abbiamo una rete ferroviaria portuale che collega varie zone della città tra cui il Vega e la Marittima /san Basilio e che è grande come quella del Libano) in modo tale da collegare i poli di interesse cittadino tra loro e che a oggi non sono collegati (vedi ospedale all Angelo, aeroporto, porto autostrade del mare di Fusina, porto passeggeri della Marittima, Vega e san Basilio)
La SFMR ha previste anche altre stazioni in città e quindi col tram e i bus si creerebbe un vero sistema di collegamento capillare , per raggiungere l’obbiettivo di aumentare il trasportato sul trasporto pubblico locale rispetto all uso dell auto ( diminuzione smog e polveri fini)

Ma altro tema a me caro è quello che, Turismo e Cultura, (che sono la prima economia della città), diventino il motore trainante della economia cittadina e non restino disorganizzati tra loro , ma con l’uso del marchio di Venezia e la cura delle tradizioni, creino quella rete di networking tra operatori economici ed associazioni,che servano per dare una offerta completa al turista e per attrarre ancor di più il turista di qualità,

Cioè quello che pernotta in città e vive la città rispetto al turista mordi e fuggi che invece usa la città,

questo nella ottica della regolazione dei flussi e della valorizzazione della cucina veneziana di tradizione, nella valorizzazione dei prodotti ittici e della agricoltura locale utilizzando allo scopo anche il marchio di Venezia e puntando sulla riconversione delle barche da pesca per il pesca turismo e nelle isole puntando sull albergo diffuso.

Ultimo e non ultimo poi è il tema Portualita (che per la mia professione mi sta particolarmente a cuore)

Si deve fermare lo scavo di altri canali che andrebbero a modificare negativamente la morfologia cittadina e bisogna invece decidere su alcuni progetti già presentati e discussi negli ambiti di competenza per una nuova e grande area destinata alle navi passeggeri , che può essere a Portomarghera o con la creazione di un porto per le grandi navi passeggeri alle bocche di porto , prolungando le conche di navigazione già costruite per il Mose, lasciando in Marittima a Venezia le navi medio piccole che sono anche quelle esteticamente più belle perché Venezia è comunque un Homeport naturale che non può essere perso.

Questo settore della Portualita’ da lavoro a circa a 18000 persone direttamente o indirettamente e nella visione della città metropolitana sono quasi tutti nostri concittadini i quali devono avere anche loro una garanzia occupazionale,

La nuova amministrazione comunale dovrà coniugare difesa della occupazione con salvaguardia della città e ci potrà riuscire tenendo uniti questi due concetti

Scusatemi per la lunghezza del testo così lungo, ma volevo farvi capire che ho voglia di dare il mio contributo fattivo per questa nostra meravigliosa città

Ma per fare questo ho anche bisogno della collaborazione ed aiuto di tutti voi che magari avete idee e proposte o che siete stato inascoltati. Lavoriamo assieme per dare un futuro migliore ai nostri figli.
Ci conto
Grazie

Politica e rappresentanza cattolica.

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Ad ogni tornata elettorale, riemerge la questione della rappresentanza politica del mondo cattolico.

L’avvio di ogni ragionamento non può prescindere dal Concilio che ha sancito l’autonomia e la responsabilità dei credenti laici nell’impegno sociale e politico e il conseguente pluralismo delle opzioni politiche per i cattolici. Del grande fermento, seguito ai pronunciamenti conciliari, è significativo questo stralcio del discorso di Aldo Moro al Congresso di Napoli del 1962 che dà testimonianza della sfida intrinseca all’essere cattolici impegnati in politica: «Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica… ».
A fronte delle tante testimonianze significative e cristalline, l
a storia politica italiana è stata anche intessuta dalla contraddizione di relazioni con la gerarchia cattolica, connotate da vicinanze strumentali, da una ricerca di legittimazione che poco hanno rispettato il principio evangelico “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.

Ma l’avvento sullo scenario di Papa Francesco ha fatto saltare schemi e logiche consolidate, aprendo a nuovi paradigmi, impegnando la Chiesa a sciogliere i legami con il potere, e in particolare con quello politico.

Nessun politico di estrazione cattolica può, quindi, avocare a sé la rappresentanza di un mondo composito e ricco, ma come credente ha la responsabilità di partire dalla “vocazione al bene comune”, per dare il proprio contributo alla costruzione di una società giusta e solidale, tenendo sempre presente una frase di S. Ignazio di Antiochia “è meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo”.

Paolo Bonafè

Componente Direzione Comunale PD Venezia

Perchè Casson!

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C’è un vento nuovo che spira sulla città grazie alla scelta di Felice Casson di misurarsi nella sfida a diventarne il nuovo sindaco attraverso le primarie del centrosinistra.

Emblematica è stata la sua prima uscita ufficiale, avvenuta al Lido quindici giorni fa in un incontro pubblico alla Biblioteca Hugo Pratt, dove si è presentato da solo, non accompagnato da alcun potentato di sorta, per delineare, in un confronto diretto con la cittadinanza, le linee guide del suo programma. Contenuti declinati e approfonditi nell’incontro di presentazione, di oggi, al Candiani.

Articolato il programma presentato, ma in questa sede mi interessa sottolineare alcune questioni chiave che garantiscono, finalmente, un cambio di passo, la garanzia di un rinnovamento del quadro politico cittadino, la messa da parte di un establishment, che ha clamorosamente fallito nella gestione del Comune di Venezia, ed ora già schieratosi con Pellicani.

In primis, Casson ha posto l’accento sulla questione del bilancio comunale, elemento non irrilevante per chi andrà a governare la città: è stato chiaro nell’affermare di voler individuare, quale assessore al bilancio, una figura esterna, di alto spessore morale e di alto valore tecnico, in grado di garantire sia una ricognizione sullo stato attuale del disavanzo, sia la rapida individuazione di efficaci strategie di risanamento.

Oggi Casson si è espresso con chiarezza anche riguardo al sistema di governace delle aziende partecipate, che saranno oggetto di una riorganizzazione, finalizzata a renderle pronte alla sfida del mercato, grazie ad accorpamenti funzionali ai principi di efficienza e risparmio, dove il Comune ridiventa protagonista delle scelte delle stesse e non le subisce.. In questo quadro si colloca il futuro del Casinò che va valorizzato e reso competitivo quale risorsa per la città. Ha ribadito la necessità di togliere dal bilancio comunale i finanziamenti regionali -provenienti dal fondo nazionale per la mobilità- da trasferire alle Aziende , perché mettono in crisi il patto di stabilità e non sono funzionali alle aziende medesime.

Per quanto concerne lo sviluppo infrastrutturale, Casson ha ribadito la necessità di una visione strategica che si muova in una prospettiva metropolitana, in grado di garantire la messa in rete delle opere infrastrutturali già realizzate, o in fase di completamento, in una logica di sinergia volta a collegare i luoghi significativi e cruciali del nostro territorio.

Altrettanto chiara è la posizione espressa dal candidato Sindaco nei confronti di tutte le opere dispendiose ed impattanti, che possano riprodurre il “sistema Mose”, accompagnata però all’impegno a sostenere l’economia della portualità, grazie a strategie che coniughino sostenibilità e salvaguardia dei posti lavoro.

Nel progetto delineato da Casson non mancano l’attenzione ai temi del welfare e della sicurezza. Il primo riprogettato a partire dai bisogni e dalle risorse delle famiglie e del tessuto sociale, il secondo come materia a lui stesso avocata, a garanzia del peso e dell’importanza data ad una questione che incide nella vita quotidiana della cittadinanza

E per finire, lo stile che Casson intende imprimere alla figura del Sindaco, attraverso l’impegno concreto a mantenere un dialogo diretto con i cittadini, visitando settimanalmente quartieri e sestieri, poiché, ha concluso, non vuole governare la città, attorniato da potentati politici, ma con i suoi abitanti, le associazioni e i movimenti.

Tutto questo mi ha convinto a votarlo e a fare campagna elettorale per Lui

Paolo Bonafè

Componente Direzione comunale del PD

presidente associazione Laboratorio Venezia