l Sinodo sulla sinodalità in corso è una tappa fondamentale del cammino della Chiesa nel Terzo Millennio. Un documento recente della Commissione Teologica Internazionale apre uno spaccato sulla visione di Papa Francesco.
Da pochi giorni ha avuto inizio il sinodo sulla sinodalità. “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”: questo l’impegno programmatico proposto già da Papa Francesco nella commemorazione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. La sinodalità, infatti, afferma Francesco, “è dimensione costitutiva della Chiesa”, così che “quello che il Signore chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola sinodo”.
Un importante documento recentemente prodotto dalla Commissione Teologica Internazionale (2 marzo 2018), dal titolo “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”, offre significativi spunti di riflessione a riguardo.
Il documento, in particolare, intende offrire alcune linee utili sull’approfondimento teologico del significato di suddetto impegno insieme a qualche orientamento pastorale circa le implicazioni che ne derivano per la missione della Chiesa. Il documento si suddivide in capitoli, ovvero:
1 Capitolo) risalire alle fonti normative della Sacra Scrittura e della Tradizione per mettere in luce il radicamento della figura sinodale della Chiesa nel dispiegarsi storico della Rivelazione e per evidenziare i fondamentali connotati e gli specifici criteri teologici che ne definiscono il concetto e ne regolano la pratica. Le fonti normative della vita sinodale della Chiesa nella Scrittura e nella Tradizione attestano che, al cuore del disegno divino di salvezza, risplende la vocazione all’unione con Dio e all’unità in Lui di tutto il genere umano che si compie in Gesù Cristo e si realizza attraverso il ministero della Chiesa. Esse offrono le linee di fondo necessarie per il discernimento dei principi teologici che debbono animare e regolare la vita, le strutture, i processi e gli eventi sinodali. Su questa base, si tratteggiano le forme di sinodalità sviluppate nella Chiesa nel corso del primo millennio e poi, nel secondo millennio, nella Chiesa cattolica, richiamando alcuni dati circa la prassi sinodale vissuta nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali. L’Antico Testamento attesta che Dio ha creato l’essere umano, uomo e donna, a sua immagine e somiglianza come un essere sociale chiamato a collaborare con Lui camminando nel segno della comunione, custodendo l’universo e orientandolo alla sua meta (Gen 1,26-28). Sin dal principio, il peccato insidia la realizzazione del progetto divino, infrangendo la rete ordinata di relazioni in cui si esprimono la verità, la bontà e la bellezza della creazione e offuscando nel cuore dell’essere umano la sua vocazione. Ma Dio, nella ricchezza della sua misericordia, conferma e rinnova l’alleanza per ricondurre sul sentiero dell’unità ciò che è stato disperso, risanando la libertà dell’uomo e indirizzandola ad accogliere e vivere il dono dell’unione con Dio e dell’unità con i fratelli nella casa comune del creato (cfr. ad es. Gen 9,8-17; 15; 17; Es 19–24; 2Sam 7,11).
2 Capitolo) proporre i fondamenti teologali della sinodalità in conformità alla dottrina ecclesiologica del Vaticano II, articolandoli con la prospettiva del Popolo di Dio pellegrino e missionario e con il mistero della Chiesa comunione, con riferimento alle proprietà distintive dell’unità, santità, cattolicità e apostolicità della Chiesa. Da ultimo si approfondisce il rapporto tra la partecipazione di tutti i membri del Popolo di Dio alla missione della Chiesa e l’esercizio dell’autorità dei Pastori. L’insegnamento della Scrittura e della Tradizione attesta che la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa, che attraverso di essa si manifesta e configura come Popolo di Dio in cammino e assemblea convocata dal Signore risorto. Nel primo capitolo si è evidenziato, in particolare, il carattere esemplare e normativo del Concilio di Gerusalemme (At 15,4-29). Esso mostra in atto, a fronte di una sfida decisiva per la Chiesa delle origini, il metodo del discernimento comunitario e apostolico che è espressione della natura stessa della Chiesa, mistero di comunione con Cristo nello Spirito Santo[43]. La sinodalità non designa una semplice procedura operativa, ma la forma peculiare in cui la Chiesa vive e opera. In questa prospettiva, alla luce dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, questo capitolo mette a tema i fondamenti e contenuti teologali della sinodalità..
3 Capitolo) operare in riferimento all’attuazione concreta della sinodalità ai vari livelli, nella Chiesa particolare, nella comunione tra le Chiese particolari in una regione, nella Chiesa universale; L’intelligenza teologica della sinodalità nella prospettiva ecclesiologica del Concilio Vaticano II invita a riflettere sulle modalità concrete della sua attuazione. Si tratta di recensire, a grandi linee, ciò che è attualmente previsto dall’ordinamento canonico per evidenziarne il significato e le potenzialità e darvi nuovo impulso, discernendo al contempo le prospettive teologiche di un suo pertinente sviluppo. Il presente capitolo prende le mosse dalla vocazione sinodale del Popolo di Dio per poi descrivere le strutture sinodali a livello locale, regionale e universale, menzionando i diversi soggetti implicati nei processi e negli eventi sinodali.
4 Capitolo) far riferimento alla conversione spirituale e pastorale e al discernimento comunitario e apostolico richiesti per un’autentica esperienza di Chiesa sinodale, apprezzandone i positivi riflessi nel cammino ecumenico e nella diaconia sociale della Chiesa. Ed è proprio sul quarto capitolo, dal titolo “La conversione per una rinnovata sinodalità”, che intendiamo qui brevemente soffermarci. La sinodalità è ordinata ad animare la vita e la missione evangelizzatrice della Chiesa in unione e sotto la guida del Signore Gesù che ha promesso: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro»(Mt 18,20), «ecco Io sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Il rinnovamento sinodale della Chiesa passa senz’altro attraverso la rivitalizzazione delle strutture sinodali, ma si esprime innanzi tutto nella risposta alla gratuita chiamata di Dio a vivere come suo Popolo che cammina nella storia verso il compimento del Regno. Di tale risposta si prendono in rilievo in questo capitolo alcune specifiche espressioni: la formazione alla spiritualità di comunione e la pratica dell’ascolto, del dialogo e del discernimento comunitario; la rilevanza per il cammino ecumenico e per una diakonia profetica nella costruzione di un ethos sociale fraterno, solidale e inclusivo.
Quindi riassumendo, il documento, in particolare, evidenzia come la conversione pastorale per l’attuazione della sinodalità esige che alcuni paradigmi spesso ancora presenti nella cultura ecclesiastica siano superati, perché esprimono una comprensione della Chiesa non rinnovata dalla ecclesiologia di comunione. Tra essi il documento contempla: la concentrazione della responsabilità della missione nel ministero dei Pastori; l’insufficiente apprezzamento della vita consacrata e dei doni carismatici; la scarsa valorizzazione dell’apporto specifico e qualificato, nel loro ambito di competenza, dei fedeli laici e tra essi delle donne.
In questo senso, la grande sfida per la conversione pastorale che ne consegue per la vita della Chiesa oggi è intensificare la mutua collaborazione di tutti nella testimonianza evangelizzatrice a partire dai doni e dai ruoli di ciascuno, senza clericalizzare i laici e senza secolarizzare i chierici, evitando in ogni caso la tentazione di un eccessivo clericalismo che mantiene i fedeli laici al margine delle decisioni.
“Camminare insieme – insegna Papa Francesco – è la via costitutiva della Chiesa”. Che il sinodo sulla sinodalità possa davvero raggiungere tale intento.
Paolo Bonafè