Assistiamo al ritorno del nucleare

Assistiamo ad un ritorno del “nucleare”, quale risposta al problema energetico del paese, dimenticando che gli italiani, con un referendum, si sono già espressi negativamente su questo tema. L’attuale dibattito sembra assestarsi sui medesimi contenuti di 30 anni fa quando, in occasione della guerra arabo-israeliana, si innescò una crisi degli approvvigionamenti petroliferi. Uno studio effettuato dal WWF, evidenzia che nel mondo, nonostante i massicci finanziamenti pubblici degli ultimi cinquanta anni, il nucleare rappresenta solo il 6,3% dell’energia primaria utilizzata e l’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede che tale contributo non aumenterà nei prossimi trenta anni. Il nostro paese, sprovvisto di fonti di uranio, dovrebbe comunque dipendere dall’estero per questa materia prima che, essendo una risorsa esauribile, potrà alimentare l’attuale struttura produttiva, solo per i prossimi settanta anni. L’ulteriore elemento di criticità è rappresentato, come sta mettendo in luce l’attuale esperienza della Francia, dai costi economici ed ambientali dello smantellamento dei vecchi impianti e dello smaltimento delle scorie. Inoltre, non è possibile dichiarare che il nucleare non produca CO2, quando le emissioni di tutta la sua filiera sono paragonabili a quelle di una centrale a gas naturale a ciclo combinato.
L’evoluzione tecnologica e scientifica oggi mostra la crucialità di percorrere nuove strade per la produzione di energia, a garanzia di un modello di sviluppo sostenibile e a basso impatto ambientale, evidenziando la necessità di utilizzare fonti differenziate ed energie rinnovabili.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it