Dalla pubblicazione dei redditi traspare che è il ceto medio che paga la crisi economica
E’ di questi giorni la polemica relativa alla pubblicazione sul Web dei redditi degli italiani. Al di là delle valutazioni di legittimità di questa azione, l’elemento su cui desidero soffermarvi si riferisce all’altissimo numero di contribuenti con un reddito di circa 15.000 euro annui: se da un lato, ci si confronta con questo dato interrogandosi se non sia influenzato da un livello di evasione fiscale ancora troppo elevato, dall’altro, non ci si può esimere dall’esprimere preoccupazione per la situazione economica del paese. La Confcommercio evidenzia un crollo dei consumi e una contrazione della spesa del 1,7%, segnalando per l’Italia il pericolo della crescita zero. L’andamento non positivo delle borse, l’aumento del costo dei mutui e il concomitante aumento del prezzo del petrolio (con tutte le sue derivazioni e conseguenze) stanno mettendo in ginocchio la famiglia media italiana, che è e si sente sempre più povera. Si allarga, pertanto, il divario fra il ceto medio e chi detiene la ricchezza: non a caso il mercato segnala che i beni di lusso non sono toccati dalla crisi. Il Governo è pertanto chiamato ad individuare strategie urgenti a sostegno dei redditi: la proposta di ridurre le aliquote IRPEF è quanto mai necessaria, ma va coniugata alla introduzione di quozienti familiari, a forme di aiuto alle famiglie monoreddito e ai pensionati. Il fantasma della recessione è infatti oggi un rischio concreto e reale, soprattutto nella situazione congiunturale che vede l’aumento del costo delle materie prime, il crollo della domanda interna e un euro troppo forte nei confronti del dollaro, con la conseguente crisi delle esportazioni.
Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it