Come noto, alla bocca di Malamocco, lato S. Maria del Mare, c’è una piattaforma di circa 11 ettari, già infrastruttura di servizio per la realizzazione del MOSE. Mai sottoposta a VIA perché se ne prevedeva lo smantellamento a lavori finiti (per inciso: avere solo pensato di smantellare 11 ettari di cemento la dice lunga sulla dissennata indifferenza ai costi che ha caratterizzato la storia del MOSE).
Ora, le associazioni ambientaliste reclamano il mantenimento dei patti: demolire la piattaforma (costo 40 milioni di euro!) e “restituire” la spiaggia agli abitanti.
Ma ci chiediamo: ha senso spendere 40 milioni e produrre un deleterio impatto ambientale (produzione di polveri, traffico pesante) per smantellare una piattaforma che potrebbe essere utilizzata per, ad esempio, ospitare 11 MW di fotovoltaico (facendo il conto a spanne di un MW per ettaro)? Si tratterebbe di circa un settimo della potenza massima richiesta da tutta la città d’acqua.
Ma non solo: l’isola di Pellestrina gode già di 9 km di spiaggia compartimentata dai cosiddetti “pennelli” (peraltro parzialmente opera dell’uomo a difesa dalle mareggiate), quindi è inconsistente pure l’argomentazione della “restituzione” della spiaggia a sanpierotti e pellestrinotti.
Il calcolo costi/benefici, in termini sia economici sia ambientali, non lascia spazio a dubbi. Noi speriamo davvero che prevalga il buon senso.
#ItaliaSulSerio
Antonella Garro, Segretaria Metropolitana
Paolo Bonafè, Segretario Comunale