La minaccia dell’UNESCO, l’ennesima (ormai non si contano i “penultimatum”), di inserire Venezia nella lista dei Patrimoni dell’Umanità a rischio, verte sostanzialmente su tre punti: l’emergenza climatico/ambientale, l’eccessivo attivismo urbanistico e l’overtourism.
Sul primo punto si riconoscono i benefici del MOSE, delle opere di protezione della Piazza, dello stop del passaggio delle Grandi Navi ma, guarda caso, “non basta”. Non basta mai.. non gli hanno spiegato bene come funziona l’impermeabilizzazione della Piazza, poi ci sono gli effetti del traffico sul Canale dei Petroli, e i natanti inquinanti e non dimentichiamo l’inquinamento di Porto Marghera.. Insomma, una posizione che sembra dettata da quel furore ideologico/ambientalista (che a Venezia conosciamo bene) per cui si ha la netta impressione che qualsiasi misura messa in atto non sarebbe comunque stata ritenuta sufficiente.
Stesso furore ideologico aprioristico sembra animare anche i rimproveri sull’eccessivo attivismo urbanistico. Vorremmo capire come impattano sul Patrimonio dell’Umanità la bretella ferroviaria dell’aeroporto o la torre Setten (senza entrare nei pro e contro di quest’ultima). Traspare un’idea di pura conservazione dell’esistente peraltro estesa alla Terraferma che si vorrebbe insensatamente “congelare” perché l’UNESCO pretende un “perimetro di protezione più esteso”. Peraltro, l’impostazione confligge con l’altra criticità, il calo dei residenti, che giustamente l’UNESCO rileva. Perché il concetto di salvaguardia va inteso in senso olistico, considerando anche le opportunità di sviluppo delle attività economiche ‘altre’ rispetto al turismo e quindi le prospettive di vita e di attrattività del luogo. Esattamente il contrario della logica di pura conservazione che sembra stia a cuore dell’UNESCO, che sembra approcciare Venezia con le stesse modalità di un sito archeologico.
L’UNESCO ha altresì ragione da vendere sul terzo punto, l’allarme per l’overtourism. Sulla cui regolamentazione si è discusso molto e fatto nulla. Qui però si pone un problema all’UNESCO stessa: ormai tutti i siti di attrazione turistica, anche quelli secondari, soffrono di un assedio soffocante che in moltissimi casi degrada la fruizione da parte del turista stesso. È un tema mondiale ed epocale tale per cui, su queste basi, l’UNESCO dovrebbe mettere nella danger list moltissimi siti. Venezia non è né migliore né peggiore di Ortigia, di Macchu Picchu, Barcellona, Bruges o il Taj Mahal. E l’aspetto amaramente ironico è che città e borghi fanno a gara per essere inserite nel prestigioso elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità proprio per averne un impulso turistico. Ed è proprio il turismo, quando eccessivo, che costituisce un potenziale motivo di esclusione.
In ogni caso, se mai Venezia entrerà nella danger list sarà un motivo di imbarazzo per lo Stato Italiano, che ha la responsabilità di Venezia nei confronti del mondo. Per noi cittadini cambierà ben poco. Ci terremo i nostri problemi e le nostre speranze di costruire un futuro di equilibrato sviluppo per la città e tutta l’area vasta. Con una consapevolezza: Venezia È di fatto un patrimonio dell’umanità e tale rimarrà. Checché ne pensi l’UNESCO.
#ItaliaSulSerio
Antonella Garro, Segretaria Metropolitana
Paolo Bonafè, Segretario Comunale
1 Agosto 2023