La querelle sulla prossima realizzazione di un campo “agrivoltaico” in zona Bazzera è il perfetto paradigma delle difficoltà, delle contraddizioni intrinseche nella difficile strada di perseguire la conversione ecologica.
Il progetto prevede una potenza installata di 16 MW a fronte dell’occupazione di 18 ettari. Un’occupazione di suolo molto invasiva, con strutture certo non belle a vedersi e sarà almeno da monitorare con attenzione che il promesso utilizzo per coltivazione agricola (da qui il termine “agrivoltaico”) del terreno sottostante i pannelli sia effettivo e non una foglia di fico per rendere più accettabile il progetto. Insomma, le rimostranze degli abitanti della zona sono più che comprensibili. Anche tenuto conto che l’opera trascina anche l’ulteriore onere territoriale della costruenda
Certo, 16 MW di potenza pulita, priva di emissioni, sono “tanta roba”. Ma “tanta roba” sono anche 18 ha, ovvero 180.000 mq che vengono occupati da antiestetici pannelli. Per avere un’idea comparativa, la centrale di Fusina occupa 45 ha ma a pieno regime produce 1000 MW. Ovvero il rapporto tra potenza installata e occupazione di suolo è più di 20 volte a favore dell’inquinante termoelettrico.
Lo tengano presente le vestali delle rinnovabili come unica soluzione per affrontare la transizione ecologica. Parlare di fotovoltaico come panacea e ignorare l’impatto sull’occupazione di suolo è concettualmente un errore, come stanno toccando con mano i cittadini di Cà Solaro. Per questo Azione da sempre è a favore del ricorso al nucleare, che unisce i pregi della ridotta occupazione di suolo e insieme dell’assenza di qualsivoglia emissione di gas
Paolo Bonafè – Segretario Comunale
Luca Cotecchia – Delegato Attività Produttive, Ambiente e Green Economy
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