Una rapida lettura dello stato d’animo che pervade il nostro Paese sembra evidenziare un prevalente atteggiamento “depressivo”. La sensazione è che di fronte ad un momento storico faticoso e complesso, perché sicuramente connotato da criticità, non si avverta il bisogno collettivo di essere attivi e presenti per costruire le condizioni che producono cambiamento.
Un indicatore di questo clima può essere il successo del libro “La Casta”, che sembra aver avuto l’esito di accentuare sentimenti qualunquisti, piuttosto che mettere in moto energie propositive: infatti, l’occasione rappresentata dal referendum per il cambiamento della legge elettorale non sembra mobilitare un forte interesse da parte dei cittadini che, pur firmando, non sono poi disponibili a mobilitarsi in prima persona. Se lo facessero, permetterebbero al comitato referendario di aumentare e/o moltiplicare il numero dei punti di raccolta firme, così da raggiungere in breve tempo il quorum delle 500.000 firme indispensabili per il deposito dei quesiti referendari.
Se in un qualche modo è comprensibile che i dirigenti dei partiti dimostrino scarsa sensibilità su questo tema, poiché questa legge voluta dal centrodestra è stata utilizzata anche dal centrosinistra, in quanto funzionale al bisogno delle segreterie di determinare i nomi degli eletti, non lo è altrettanto per i cittadini per i quali questo fattore, già da solo, dovrebbe rappresentare una efficace spinta alla mobilitazione.
Sembra sempre più allargarsi il gap fra l’esercizio della funzione di delega e l’esercizio dei propri doveri di cittadinanza che implicano una partecipazione attiva e responsabile alla vita sociale e politica: prova di questo è anche la difficoltà imbarazzante nel raccogliere le 500.000 firme per il referendum elettorale.
Beppe Severgnini ha ragione quando scrive in un suo editoriale che “E' vero che i media di governo e d'opposizione ne parlano poco: esistono però i giornali indipendenti, le radio, internet, il cellulare, le piazze, il passaparola. Ma la parola non passa, perché siamo apatici, disinteressati, sfiduciati. Per usare un termine tecnico: non ce ne frega niente. Trovare un buon posto per le vacanze: questo sì è un obiettivo che scalda i cuori” .
Quindi basta lamentarci della “casta” politica italiana, usiamo il referendum elettorale per cambiare dal basso la politica.
Paolo Bonafe’
Presidente laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it