Quello che mi aspetto dal Partito Democratico

I recenti congressi dei partiti della Margherita e dei DS hanno sancito, individuandone le tappe, il processo di scioglimento di entrambi per concorrere alla costituzione del Partito Democratico.
Centrale in questo percorso dovrebbe essere l’ Assemblea Costituente, spazio e luogo di garanzia della partecipazione di una pluralità di soggetti, espressione del famoso popolo delle primarie.
La costituzione del nuovo Partito non sarà frutto di qualche alchimia dettata dalle segreterie dei partiti, la molto citata “Fusione a freddo”, come usano chiamarla i detrattori, ma un percorso partecipato che vedrà protagonista la società civile.
In questa fase, ancora caratterizzata da elementi di incertezza, di domande aperte, può essere utile porre alcuni punti fermi, che aiutino a condividere e comprendere la sfida che comporta la costituzione di questo nuovo soggetto politico, chiamato ad essere autentico agente di cambiamento nello scenario politico del nostro paese.
1. Il PD deve nascere con l’ambizione di unire tutti i riformisti del centrosinistra, provenienti da storie culturali e politiche diverse, in alcuni casi in passato anche contrapposte, che oggi, lasciati alle spalle i grandi contrasti ideologici che hanno segnato il novecento, si riconoscono in un progetto comune. Il PD dovrà, quindi, essere caratterizzato da un forte pluralismo culturale che lo porti ad avere una identità plurima.
2. Il PD dovrà darsi metodi e strumenti per arrivare a produrre decisioni, oltre che sui problemi chiave di politica economica ed estera, anche sui temi «sensibili» (diritti civili, bioetica, ricerca scientifica), che sempre più toccheranno la vita, le speranze e le paure di molte persone
3. Il PD dovrà aggregarsi innanzitutto attorno a una «carta dei valori» o “manifesto”, con il quale definirne un profilo identitario "leggero".
4. il PD dovrà essere un partito nuovo, le cui sezioni o circoli, non potranno essere la giustapposizione delle sezioni e dei circoli degli attuali partiti. Chiaramente gli organismi interni non potranno essere la sommatoria delle strutture esistenti.
5. Al PD sarà giusto chiedere innovazione anche su altri tre fronti: nella individuazione di criteri trasparenti per la scelta dei candidati alle cariche elettive (in particolare attraverso le primarie, per tutte le cariche monocratiche di governo, dai sindaci ai presidenti di provincia, dai presidenti di regione al primo ministro); nella definizione di rigorosi criteri di incompatibilità tra cariche elettive; nella promozione delle pari opportunità, per valorizzare il potenziale dei giovani, delle donne, dei nuovi cittadini immigrati.
6. Il PD dovrà essere un partito con cultura di governo. Ciò significa, anzitutto, saper essere un partito che guida uno schieramento, ma che parla a tutti i cittadini. Infatti, saper governare in modo responsabile significa sempre porsi il problema di quale sia l'interesse generale del Paese. Al rito del programma come evento «pesante» (in molti sensi) e simbolico, legato alle scadenze elettorali, va sostituita la capacità di mettere in rete competenze in modo continuativo.
7. il progetto del PD non potrà essere neutrale rispetto all'assetto istituzionale e alla legge elettorale. Il PD, per vocazione politica e per concezione della democrazia, deve essere in grado di proporre ai cittadini italiani «una coalizione, un programma, un leader». Pertanto l’adesione al referendum di riforma della legge elettorale, dovrebbe essere un passaggio fondamentale ed auspicabile.
Il 14 ottobre si avvierà la fase costituente e allora vedremo se gli auspici si tramuteranno in realtà

Paolo Bonafe’
DL – LA MARGHERITA VENEZIA
Prs Circolo LIDO E PELLESTRINA PER IL PD
Membro Ufficio Politico-Esecutivo Com.le e Direttivo Prov.le