A dicembre la comunità internazionale si riunirà a Copenhagen per stipulare la nuova convenzione sul clima: la conferenza mondiale dell’ONU dovrà in particolare illustrare le strategie per la riduzione delle emissioni di gas serra e per l’adattamento ai cambiamenti climatici già in corso. L’esplicitazione di quest’ultimo obiettivo rappresenta un passaggio cruciale, che merita una particolare riflessione: le politiche, infatti, sembrano spostarsi dalla mitigazione dei fenomeni a quelle di adattamento. Questo orientamento nasce dalla consapevolezza che, anche a fronte di un arresto immediato delle emissioni di gas, dovrebbero trascorrere decine di anni per garantire all’atmosfera di ripulirsi da tutto il gas presente. Parallelamente, gli studi hanno mostrato che, anche la riforestazione non produce una compensazione immediata, infatti, solo dopo anni di crescita e non appena piantumati, gli alberi assorbono sufficiente anidride carbonica. Ci si rende conto che l’attuale livello di compromissione dell’equilibrio climatico impatterà pesantemente sulla nostra vita: già a Bangkok i paesi poveri hanno chiesto all’Europa e agli USA di impegnarsi economicamente per finanziare barriere contro l’innalzamento degli oceani e la riurbanizzazione delle città costiere. Lo scenario è sicuramente preoccupante, mentre si riscontra, sia a livello politico, che di generale opinione pubblica, una grave sottovalutazione di questi temi: i cambiamenti del clima, con le loro ricadute sul piano ecologico, avranno forti implicazioni sociali economiche, già visibili nella nostra quotidianità con l’ aumento delle inondazioni e degli sbalzi climatici.
Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia