Dopo decenni di allarmismi sul rischio che, il processo esponenziale di sviluppo demografico, avrebbe comportato per il Pianeta – a fronte della limitatezza delle risorse da esso prodotte – gli esperti ci dicono che questo fenomeno sta rallentando. Se, in occidente, il tasso di natalità è sceso negli ultimi 50 anni del 50%, il processo di globalizzazione ha portato a una diminuzione della natalità anche nei paesi in via di sviluppo. Gli esperti mostrano la stretta correlazione fra diminuzione delle nascite e miglioramento delle condizioni socio economiche, per il maggior livello di istruzione e maggiore utilizzo dei metodi contraccettivi ad esso connessi. Per capire l’ordine della decrescita di cui ci parlano i demografi, i dati ci vengono in aiuto: se nel 1950 la popolazione mondiale raggiungeva i 2 miliardi e mezzo, attualmente raggiunge circa i 7 miliardi, risultando quasi triplicata. Il tasso di incremento della popolazione mondiale ha raggiunto il suo apice durante gli anni ’60, con una crescita annua di circa il 2%, ridotta all’ 1,7% durante gli anni ’80 e a meno dell’1,5 % nei primi ’90. Ebbene, le previsioni per il 2050 indicano che saremo “solo” 9 miliardi. Ma la prospettiva per la quale sembra essere evitata l’esplosione della cosiddetta bomba demografica, rappresenta una delle condizioni per l’ equilibrio dell’ecosistema, ma da sola non ne rappresenta una garanzia. Perché 9 miliardi di persone, che consumassero come un cittadino dell’opulento occidente, porterebbero il pianeta alla catastrofe, mentre, l’obiettivo da perseguire è quello di migliorare le condizioni di tutta intera l’umanità, anche attraverso la tutela del pianeta che ci ospita.
Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia