Lo scorso 8 febbraio è stata presentata a Roma la ricerca “ Beni confiscati alle mafie: il potere dei segni”, che propone un viaggio fra le significative esperienze, realizzate nel nostro paese, mediante la restituzione alle comunità locali dei beni sottratti alle organizzazioni criminali di tipo mafioso. Dal 1982 al 2008, sono state ben 1.259 le proprietà confiscate, circa il 70% di queste sono gestite dal Terzo Settore, che ha avviato una pluralità di progetti di alto valore sociale, promuovendo e consolidando la cultura della legalità e della partecipazione, in luoghi storicamente in mano alla criminalità organizzata. La ricerca prende in esame 116 progetti, di cui 31 realizzati in Sicilia e 27 in Campania, ma essa rappresenta un autentico viaggio dal nord al sud del paese: infatti, sorprendentemente, troviamo raccontate anche due esperienze presenti in Veneto. La prima riguarda una villa, a Campolongo Maggiore (VE), confiscata alla “Mala del Brenta”, dove l’Associazione Affari Puliti, con il concorso degli Enti Locali, promuove un incubatore di impresa a favore di giovani. Nello stesso spazio il Comune di Campolongo, gestisce, in collaborazione con il non profit, interventi a favore di persone a rischio di esclusione sociale. La seconda esperienza la si incontra ad Erbè (VR), dove, in una parte di un complesso immobiliare ubicato in zona agricola, l’Ulss 22 ha organizzato, con il supporto del Terzo Settore, servizi e comunità a favore di persone con problemi psichiatrici o di disabilità. Una porzione è affidata all’Agesci, per la realizzazione di una base regionale, mentre il resto dell’area è destinato alla cittadinanza come parco urbano.
Paolo Bonafè presidente www.laboratoriovenezia.it