Si tratta di una commemorazione scivolata via senza alcun clamore ma, lo scorso 23 agosto, l’ONU ha celebrato la “Giornata in ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione”, evento che rappresenta un richiamo forte a riflettere come, seppur abrogata, la schiavitù umana oggi continui ad esistere sotto nuove forme. Ce ne sono molti di “nuovi schiavi” ai bordi dei nostri marciapiedi e delle nostre strade, guardati con indifferenza, fastidio e disprezzo, esseri umani che rappresentano solo una piccola parte di un numeroso esercito, composto nella sola Italia da 50.000 adulti e minori, vittime di tratta e di molteplici forme di sfruttamento, che riguardano l’accattonaggio, la prostituzione, il lavoro nero e altre attività illegali.
Sono dati di un fenomeno attentamente rappresentato dal Rapporto di “Save the Children” dal titolo “Le nuove schiavitù” e presentato la scorsa settimana. Si tratta di numeri che peccano per difetto, poiché riguardano le persone che sono state intercettate dalle reti di assistenza ed aiuto attive nel nostro Paese, ma sono molti altri quelli che vivono condizioni di marginalità estrema, senza poter accedere mai ad alcuna opportunità. La strategia per contrastare il fenomeno è quella che vede la collaborazione e la sinergia fra Forze dell’Ordine e i soggetti titolati ad attuare percorsi di protezione sociale, secondo un modello che vede, fra l’altro, il Comune di Venezia punto di riferimento internazionale. Ma a fronte della necessità di potenziare e consolidare le reti di intervento, il Governo ha deciso di sopprimere le 14 postazioni locali del Numero Verde Nazionale Antitratta, per sostituirle con un’unica postazione centrale.
Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia