Mancano pochi giorni al fatidico 14 dicembre, giorno della presentazione della mozione di sfiducia al Governo da parte delle opposizioni e di FLI, e si alza forte la voce di quanti denunciano la compravendita di parlamentari, a fronte di coloro che giustificano il trasformismo come “normale mobilità” di appartenenza tra gruppi parlamentari.
Ma per l’opinione pubblica, gravemente preoccupata dalla crisi finanziaria e dalle sue pesanti ricadute sui livelli occupazionali, il teatrino della politica provoca un disgusto profondo e rabbioso. I leader delle diverse formazioni politiche stanno mascherando le loro vere intenzioni con comunicati e azioni, spesso fra loro contradditori. Sembra esserci una sola certezza: a Berlusconi conviene il voto a primavera, con in vigore l’attuale legge elettorale che gli garantisce la scelta dei parlamentari e assegna il premio di maggioranza alla coalizione vincente, anche per un sol voto. Oggi la coalizione PDL e LEGA viene data circa al 40%, pur con una emorragia di voti dal PDL verso la LEGA, ma Berlusconi otterrebbe il risultato di punire i dissidenti di FLI, che sarebbero costretti ad allearsi con l’UDC e l’API, formando un terzo polo, dai risultati elettorali non particolarmente lusinghieri. Il voto sarebbe utile anche al PD che, dagli accordi in corso tra Casini e Fini che puntano fortemente ad un governo “tecnico” (o un Berlusconi bis allargato) che li veda protagonisti, rischia di restare fuori della partita: i sondaggi, infatti, danno un PD in calo di consensi rispetto alle politiche 2008, ma compensati da una Sinistra in crescita, tanto da portare la somma dei voti di PD-IDV e SEL al 38%.
Questo significa che i due poli di centrodestra e di centro sinistra potrebbero confrontarsi con un certo equilibrio (e l’elettorato questa volta potrebbe premiare il centrosinistra) mentre il terzo polo, considerato causa della caduta del Governo, resterebbe isolato, nell’impossibilità di praticare alleanze.
Per questo auspico che il PD non cada in logiche tatticistiche, ma si faccia interprete efficace delle richieste che provengono dal Paese – innanzi tutto stabilità, credibilità, legalità – e si assuma la responsabilità di disegnare, come proposta elettorale, un nuovo grande progetto in cui l’Italia produttiva e solidale si riconosca, quell’ Italia che vediamo unita ed operosa nelle sciagure, ma spesso disorientata e lacerata, causa l’affermarsi da vent’anni di una cultura deteriore e manipolatrice. Credo che il più grande partito della sinistra italiana, facendo sinergia tra tradizione socialdemocratica e cattolica, possa e debba essere il protagonista del processo di cambiamento, indispensabile per dare un futuro di democrazia, di benessere sociale ed economico al Paese..
Paolo Bonafè Lido di Venezia 10/12/2010