Ad ogni tornata elettorale, riemerge la questione della rappresentanza politica del mondo cattolico.
L’avvio di ogni ragionamento non può prescindere dal Concilio che ha sancito l’autonomia e la responsabilità dei credenti laici nell’impegno sociale e politico e il conseguente pluralismo delle opzioni politiche per i cattolici. Del grande fermento, seguito ai pronunciamenti conciliari, è significativo questo stralcio del discorso di Aldo Moro al Congresso di Napoli del 1962 che dà testimonianza della sfida intrinseca all’essere cattolici impegnati in politica: «Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica… ».
A fronte delle tante testimonianze significative e cristalline, la storia politica italiana è stata anche intessuta dalla contraddizione di relazioni con la gerarchia cattolica, connotate da vicinanze strumentali, da una ricerca di legittimazione che poco hanno rispettato il principio evangelico “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
Ma l’avvento sullo scenario di Papa Francesco ha fatto saltare schemi e logiche consolidate, aprendo a nuovi paradigmi, impegnando la Chiesa a sciogliere i legami con il potere, e in particolare con quello politico.
Nessun politico di estrazione cattolica può, quindi, avocare a sé la rappresentanza di un mondo composito e ricco, ma come credente ha la responsabilità di partire dalla “vocazione al bene comune”, per dare il proprio contributo alla costruzione di una società giusta e solidale, tenendo sempre presente una frase di S. Ignazio di Antiochia “è meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo”.
Paolo Bonafè
Componente Direzione Comunale PD Venezia