Venezia si sta dimostrando fragile. Ora, che la prima economia della città è in difficoltà, si comprende la miopia delle governance amministrative comunali di questi ultimi 30 anni, che hanno permesso la chiusura e la delocalizzazione di imprese primarie per questa città.
Personalmente ho vissuto come dipendente nei primi anni 90 la chiusura della Adriatica di navigazione, che ha messo in crisi centinaia di posti di lavoro dell indotto, in primis i Cantieri Toffolo e Lucchese della Giudecca, ma non è l’unico caso di chiusura e di delocalizzazione aziendale.
Basti pensare alle Generali e di altre decine di aziende.
Murano ha visto negli anni una continua chiusura di attività legate al vetro e alle perle, che trasferendosi in terraferma hanno di fatto impoverito quel territorio
Scelte sbagliate, supportate da politiche commerciali ed ambientali insufficienti, hanno messo in ginocchio le attività produttive della città d’acqua.
si è pensato che la sola economia turistica bastasse al benessere sociale di tutta la città, senza però fare una politica sulla qualità del turismo e sulla gestione dei flussi di accesso alla città storica, con turisti “cammellati” che intanto invadevano la città, e che ora sono rimpianti, visto la Venezia deserta di questi giorni.
Il commercio è in ginocchio grazie ad una fallimentare politica di concessione di aree destinate alla grande distribuzione ( oltre 1500 mi.) nella periferia della città e in provincia. Basti vedere la moria di negozi su Mestre che di fatto danno una sensazione di città meno sicura ( le luci delle vetrine illuminano le strade e i marciapiedi, il buio crea paura ed insicurezza)
Tutto ha origine nei primi anni 2000 anche a seguito di concessioni e leggi regionali che non sono state impugnate dal Comune di Venezia.
Allora da consigliare comunale nel 2000-2005 mi sono battuto contro questa metodologia di progettare il futuro economico di questa area. Ho perso la battaglia politica, ma purtroppo ho avuto ragione nei fatti. Ora anche la grande distribuzione è in crisi.
Venezia si sta spopolando di giovani e le case degli anziani che muoiono sono vendute o trasformate in B&b e in case vacanza, e i pochi residenti rimasti sono in sofferenza perché i negozi di prima necessità o di alimentari vengono soppiantati da negozi di articoli di souvenir, di borse (???) o di Paccottiglia.
Si dovrebbe invece tornare al negozio di vicinato, messo in rete tra i commercianti, utilizzando nuove metodologie di Intergruppo, prendendo spunto anche dalla rete commerciale della e-commerce, sperimentando le consegne a domicilio, frutto di offerte integrate tra più tipologie merceologiche e quindi tra più offerte commerciali
Si deve soprattutto invertire rapidamente questa tendenza all esodo perché Venezia è vuota perché non abitata. Anche altre città turistiche italiane stanno vivendo questi giorni di difficoltà, ma rispetto a Venezia sono vive, perché abitate e vissute dai propri abitanti.
Basti guardare Napoli e le iniziative in atto in questi giorni di paura per il coronavirus
Venezia, con la sua classe politica, deve poi prendere provvedimenti anche rispetto alla psicosi che sta colpendo le compagnie di navigazione ed aeree, che stanno facendo scelte economicamente gravi per la città e del tutto ingiustificate rispetto al reale pericolo.
Le loro scelte commerciali stanno mettendo in ginocchio la nostra economia cittadina con ripercussioni ad oggi imponderabili, ma che avranno certamente una ripercussione sui posti di lavoro.
Le Grandi Navi non devono passare per il bacino di San Marco, ma non possiamo fare a meno della economia crocieristica.
Porto Marghera è l’area più idonea per lo sviluppo portuale e si deve avere il coraggio di decidere.
Già ad oggi sono diminuite sensibilmente le toccate delle grandi compagnie di navigazione, dirottate su Trieste e Ravenna. L’indotto delle crociere vale circa 5000 posti di lavoro
Inoltre le politiche commerciali anche di Save devono essere messe sotto la lente della governance regionale e locale perché, se ora le compagnie aeree low cost chiudono i collegamenti su Venezia, non si deve dare per scontato che li possano riottenere con facilità quando la crisi sarà superata.
Ora che viviamo questa situazione emergenziale dobbiamo stringere la cinghia e tutti insieme trovare strategie e ripensare ad una nuova e più efficace politica del turismo e commerciale per la città.
Come disse Galileo Galilei “ Dietro ogni problema c’è una opportunità “
Come dicevo, in primis, ripensando
a politiche abitative che ripopolino la città, anche rivedendo l’assurda politica di concessione di cambi d’uso e bloccando il proliferare di B&b (che entreranno in crisi quando tutti i nuovi alberghi in costruzione al tronchetto o a Mestre diventeranno operativi, offrendo prezzi stracciati per attirare la clientela).
si deve riprendere in mano una importante politica del social housing e di concessione di case pubbliche col vincolo della ristrutturazione a carico dell’affittuario a garanzia della residenzialita’
Si deve riprendere in mano come Comune di Venezia e Città Metropolitana la governance delle aziende partecipate, perché purtroppo in questi anni sono state lasciate a gestire in piena autonomia importanti settori dell’economia cittadina.
Oltre alla politica del turismo stesso e degli eventi, anche la politica dei trasporti, del commercio e dello sviluppo immobiliare ed economico della città.
Si deve ripensare e riorganizzare le troppe aziende comunali soprattutto quelle destinate alla gestione dei beni patrimoniali
Il comune deve ritornare, invece, ad essere protagonista, rimettendo in moto la macchina amministrativa ora indebolita, anche riattivando il decentramento amministrativo previsto dalla legge di istituzione delle città metropolitane
Si deve ritornare al rispetto da parte della politica della legge Bassanini ( legge 142), sulla separazione dei poteri, tra quello amministrativo e quello politico
La nostra crisi economica parte purtroppo dalla questione acqua alta eccezionale del 12 novembre che è stata malamente gestita,, anche grazie all idea dell’sms di solidarietà che ha dato , con spot su tutte le reti per giustificare il pagamento dell’obolo, una continua immagine di una città fragile. Abbiamo chiesto un aiuto economico con il famoso sms, ma questi ci si è ritorto contro perché il tam tam ha generato una immagine distorta di Venezia
Insomma gli errori fatti sono tanti ma ora dobbiamo tutti noi veneziani rimboccarci le maniche e lavorare assieme perché la situazione è emergenziale.
La regione ci deve essere di supporto e non ingenerare ulteriore confusione
Insomma, si deve fare e non bloccarci dalla paura ….
Insieme possiamo farcela
Venezia ha vissuto periodi difficili ma si è sempre ripresa perché come dice qualcuno, i veneziani e i veneti si mettono in ginocchio, ma solo per pregare
Paolo Bonafé
Ex consigliere comunale Venezia