I rischi del federalismo demaniale

federalismo-demaniale-150x150Un nuovo processo sta interessando tutto il territorio nazionale e riguarda il trasferimento, a Regioni ed Enti Locali, dei beni dell’Agenzia del Demanio.

L’elenco dei beni trasferibili non è ancora definitivo, perché in discussione nella competente commissione bicamerale e verrà pubblicato solo a fine luglio: si tratta di un patrimonio inestimabile, che comprende edifici di grande valore storico, musei e fari ma, soprattutto, aree naturalistiche, che rappresentano tesori inestimabili. Nel nostro territorio il trasferimento riguarderà, ad esempio, l’ex Forte di S. Erasmo, l’ex Poligono del tiro a segno  a Murano, l’ex Caserma Pepe e gli arenili  al Lido e l’isola di S. Angelo delle Polveri. Ma anche l’isola dell’Unione a Chioggia  e le Dolomiti che fanno corona a Cortina d’Ampezzo.

Questa vicenda, se da un lato rappresenta l’esito di un percorso fortemente auspicato – perché vede le comunità riappropriarsi del proprio territorio di riferimento – dall’altro, apre alcune questioni di particolare criticità. Se Regioni, Province e Comuni sono chiamati a favorire “la massima valorizzazione funzionale” dei beni ricevuti, dall’altro potranno provvedere alla vendita di parte di essi per sanare il debito pubblico. Si apre così la strada ad una privatizzazione del territorio, che chiama in causa il rischio per il Paese di una nuova ondata di speculazione economica ed  edilizia. Voci autorevoli segnalano il pericolo di una operazione finalizzata alla necessità di rimpinguare le casse pubbliche e l’allarme per un processo che  nasconde, sotto la veste del  federalismo demaniale, un percorso di progressiva alienazione dei beni pubblici.

Paolo Bonafè Presidente  Laboratorio Venezia

Sagre paesane a basso impatto ambientale

sagreEstate, tempo di sagre e feste paesane, occasioni preziose  per mantenere vive tradizioni religiose, per valorizzare i prodotti dei territori e per rinsaldare il senso di appartenenza ad una comunità.

Ma  queste manifestazioni, dall’importante valenza sociale, hanno ricadute meno edificanti dal punto di vista dell’impatto ambientale, in quanto producono quantità rilevanti di rifiuti difficilmente riciclabili. Uno studio ha evidenziato, infatti, che le stoviglie usa e getta, anche se selezionate e raccolte con la normale plastica, non possono essere riciclate, poiché sono realizzate in un materiale particolare, il  polistirolo cristallo, che richiede un processo  di riciclo differenziato.

sagre2Dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Valle D’Aosta  è partita l’iniziativa di promuovere, coinvolgendo le Pro Loco del territorio, un decalogo che fissi le regole per feste paesane a zero impatto ambientale, prevedendo stoviglie lavabili e tovaglie riutilizzabili, ma anche modalità di raccolta differenziata, l’asporto del cibo non consumato, l’attivazione di  progetti di comunicazione e  la realizzazione, durante le feste, di eventi di educazione ambientale. Anche il Veneto risponde con interesse alla sollecitazione di questa iniziativa, pur a fronte di una complessità territoriale che vede la presenza di 515 Pro Loco, impegnate ad organizzare, per la sola estate, circa 2.000 eventi. Il Protocollo della Valle D’Aosta  evidenzia come le sagre di paese possano essere, non solo svago, ma anche opportunità concreta per sviluppare sensibilità e attenzione alle questioni ambientali e  mostrare la fattibilità di cambiamenti  negli stili di vita collettivi.   

Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia

 

 

La sicurezza stradale fra fattore umano e sviluppo tecnologico

incidenti stradaliSono alle porte i grandi esodi estivi delle vacanze, segnati purtroppo anche da eventi luttuosi, provocati dagli incidenti stradali. Campagne promozionali invitano alla prudenza, dando indicazioni concrete per salvaguardare la sicurezza  dei nostri viaggi: il rispettare i limiti di velocità e i divieti di sorpasso, l’ allacciare le cinture di sicurezza, il fermarsi quando si è stanchi, il  non  mettersi alla guida, se si sono ingerite sostanze che alterano la lucidità mentale. Il fattore umano è primario e decisivo nella tutela della vita propria ed altrui, ma oggi può essere supportato, in modo complementare, dalle sofisticate tecnologie di cui sono dotate le nuove automobili. Le case di costruzione stanno immettendo nel mercato vetture in grado di garantire forme di sicurezza “attiva” – così definita perché in grado di prevenire gli incidenti –  e “passiva”, per la capacità di attivarsi, in caso di scontro, a protezione di guidatore e passeggeri. Si tratta di tecnologie complesse che, combinate insieme, permettono una forte riduzione dei rischi: computer di bordo in grado di segnalare il pericolo di impatto e che, a fronte di una distrazione del conducente, sono in grado di frenare in sua vece; simulazioni sofisticate degli esiti degli impatti sull’uomo, grazie a sofisticati manichini in grado di segnalare anche i traumi degli organi interni. Si prospetta quindi un futuro in cui assisteremo ad una netta caduta degli incidenti. Intanto possiamo già apprezzare, dal 2007 al 2008, un loro decremento del 5,2%  con una positiva diminuzione di morti (-7,8%) di feriti (- 4,6%). Impegnamoci affinché il 2010 sia nel segno di questo favorevole trend!

Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia

Nuove sinergie per la tutela del Pianeta

terraSabato 5 giugno l’ONU ha celebrato la Giornata Mondiale  dell’Ambiente, con iniziative che si sono svolte in tutti i Paesi: lo slogan dell’evento, dedicato alla biodiversità, è stato declinato in “Molte specie, un pianeta, un futuro”, con l’obiettivo complessivo di mobilitare l’attenzione di tutti i Governi sui cambiamenti climatici e la necessità di politiche per la salvaguardia della Terra. Il nuovo approccio all’ecologia fa propria una concezione olistica, capace di cogliere le questioni cruciali nella loro multidimensionalità: la tutela del pianeta non può essere delegata solo a scienza e tecnologia, ma esige il coinvolgimento dei cittadini affinché, in modo corresponsabile, rivedano i propri stili di vita  nelle modalità di consumo, di alimentazione, di mobilità, di uso del territorio e delle relazioni sociali. Attualmente è possibile produrre energia rinnovabile, non solo dall’ utilizzo del sole e del vento, ma anche dalla  forza che deriva dall’alternarsi delle marea e delle onde, progetti che stanno trovando concreta realizzazione nella costruzione di centrali, in grado di trasformare queste nuove fonti. Contemporaneamente, ci viene chiesto di valorizzare la biodiversità presente nel pianeta – ricchezza  che caratterizza economia, paesaggi e storia dei nostri territori – concorrendo all’equilibrio dell’ecosistema. Anche l’alto consumo di carne dei paesi occidentali va modificato: la produzione di 1 kg di carne bovina richiede 7 Kg di cereali e 13.150 litri d’acqua. L’agricoltura, dimostrando inutilità e  pericolosità di OGM e prodotti chimici, è centrale nella battaglia ecologica, se in sinergia con una revisione critica dei nostri stili di vita.

Paolo Bonafè Presidente ass.Laboratorio Venezia

Il disastro del Golfo del Messico stimolo per nuove fonti energetiche

centrale-biogasIl disastro  ambientale del Golfo del Messico, causato dalla  fuoriuscita di greggio dalla piattaforma BP, è all’attenzione dell’opinione pubblica come evento che impone una riflessione urgente, circa la necessità di cambiare l’attuale sistema delle fonti energetiche. Scienza e tecnologia ci vengono in aiuto grazie a  continue innovazioni: una forma di energia alternativa, ad esempio, è oggi rappresentata dal BIOGAS, miscela – composta per il 50-70% da metano e per il 30-50% da anidride carbonica – che si forma mediante la fermentazione di sostanze organiche.

Nel nord Europa sono già in funzione centrali che producono biogas attraverso il trattamento delle acque reflue e il processo di smaltimento dei rifiuti; si tratta di impianti che trattano in media 40.000 m³ di materiale al giorno, finalizzati a  produrre combustibile per i mezzi pubblici. Ogni anno,  nel nostro continente, si accumulano 88 milioni di tonnellate di rifiuti urbani biodegradabili che, gestiti in modo ottimale, produrrebbero benefici economici e per l’ ambiente stimati tra 1,5 e 7 miliardi di euro. L’Unione Europea, a partire da questi dati, è impegnata a stimolare gli Stati membri affinché adottino sistemi di produzione di energia rinnovabile, sfruttando  appieno il loro potenziale. La Comunità Europea ha fissato per il 2020 l’obiettivo che vede il fabbisogno energetico, del settore dei trasporti, coperto per un terzo da energia, attinta dal biogas ricavato dai rifiuti organici. Anche l’Italia è chiamata a questa  sfida, qualche esperienza è già in atto nel settore del TPL, ma ancora lunga è la strada per il  raggiungimento dei  parametri, previsti per il 2020.

 Paolo Bonafè presidente www.laboratoriovenezia.it

La strada alternativa all’energia nucleare

Solar-roadways-1Dall’America proviene una notizia destinata a scardinare un’ opinione corrente,  che attribuisce alle centrali nucleari la funzione di garantire il futuro energetico all’Italia. Infatti, considerando le favorevoli condizioni climatiche di cui gode il Paese  e la sua rete stradale, la scoperta scientifica che prevede la produzione di energia solare attraverso lo sfruttamento dell’energia, prodotta  dall’insolazione del manto stradale, assume una notevole rilevanza. Potrebbe sembrare fantascienza, ma questa  tecnologia ha già un prototipo, costruito dall’ingegner Scott Brusaw, fondatore della Solar Power Roadways. La scoperta consiste nella generazione di energia pulita tramite la sostituzione del tradizionale asfalto, con pannelli fotovoltaici  in grado, non solo di captare l’energia dei raggi solari, ma anche di assolvere alla funzione della sua  distribuzione  ed immagazzinamento  per l’utilizzo in loco  Ogni modulo-pannello è composto da tre strati: una superficie traslucida in silicio e policarbonato per far passare i raggi solari; una fascia centrale che, oltre alle cellule fotovoltaiche,  prevede  elementi autoriscaldanti per sciogliere la neve ed evitare la formazione del ghiaccio; la terza, è una fascia base che  racchiude i collettori e i trasmettitori. Ogni pannello, unito  all’altro con giunti di connessione, potrebbe fornire 6,7 MWh: un miglio di questo fondo stradale soddisferebbe il fabbisogno energetico di 428 abitazioni. Inoltre, è da evidenziare  come la presenza nei pannelli di micro sensori, in grado di segnalare al guidatore  eventuali pericoli,  rappresenti uno straordinario strumento per aumentare la sicurezza stradale.

Paolo Bonafè presidente www.LaboratorioVenezia.it

Cultura del cibo e battaglia per la biodiversità

biodiversitàDomenica scorsa, ad Abano, si è chiuso l’ottavo Congresso nazionale di Slow Food, associazione che, per l’impegno costante sui temi della cultura del cibo e dei luoghi, per la battaglia a favore della biodiversità, rappresenta ormai un attore politico di rilevanza internazionale. Il segreto del successo di Slow Food è nella filosofia che lo sostiene che non ha bisogno di riconoscersi nelle tradizionali categorie politiche di “destra o sinistra”, ma si fonda su una concezione olistica del mondo, chiamata a superare la separazione fra il sistema di produzione e quello di consumo. Il rispetto per il cibo  e per il mondo agricolo, che lo produce, esige la tutela complessiva di ciascun  territorio e del suo tessuto sociale. Oggi l’agricoltura è orientata alla produzione di ridottissime varietà commerciali, ad elevatissima  produttività, soppiantando migliaia di piante che rappresentavano l’esito prezioso della selezione, curata da generazioni di agricoltori: le parole chiave di Slow Food sono promozione, educazione e tutela. Si tratta, in anni caratterizzati da una grave crisi economica, di trovare un nuovo modello di uso delle risorse naturali, ove la valorizzazione  delle vocazioni  e tradizioni  locali non significhi chiudersi al mondo, ma  rappresenti invece lo stimolo all’ incontro con altre culture.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 “Anno internazionale della biodiversità”,  con l’obiettivo di richiamare con forza tutti i Paesi ad un impegno comune nei confronti di uno sviluppo agricolo armonioso, rispettoso delle biodiversità di ogni territorio, ma anche della cultura e delle tradizioni espresse dalle comunità locali che lo abitano.   

Paolo Bonafè Presidente www.LaboratorioVenezia.it 

Come cambia la mobilità

autobusUno studio dettagliato e articolato, pubblicato dall’Osservatorio Audimob, mette in luce, attraverso l’ analisi  delle modalità di spostamento degli italiani, i nostri stili di vita e i cambiamenti  sociali in atto.

Il 73% dei cittadini si sposta giornalmente in un raggio massimo di 10 Km, ma  continua a crescere  la domanda di quanti percorrono fra  i 10 e i 50 Km ( dal 18,1% del 2000 al 24% del 2009): quest’ultimo dato mette in evidenza come la mobilità sia correlata ai processi che vedono la crescita insediativa dei comuni delle cinture metropolitane – con il decremento della popolazione nei grandi centri urbani – e il  proliferare di poli commerciali e di centri di servizi fuori dalle città. Si tratta di flussi di spostamento che, non trovando risposta nel servizio pubblico, convergono sull’utilizzo  dell’automobile, che rappresenta il mezzo più utilizzato delle persone.

Dalle interviste effettuate, risulta che i mezzi pubblici non garantiscono una fermata vicina all’abitazione (17%), non risultano nè comodi nè accessibili (70%) o presentano tempi di percorrenza troppo lunghi (42%). Scarsa capillarità, frequenza ed orari  inadeguati, interscambio inefficiente, sono i fattori che  determinano il continuo incremento dell’ auto privata, cui spetta  il primato del mezzo di trasporto più usato: dal 59,3% del 2000, nel 2009 siamo passati al 65,3%. Lo scenario complessivo non appare particolarmente confortante e dimostra quanto ancora vada sviluppato in termini di servizi pubblici e di cultura della mobilità. Un segnale di prospettiva può essere letto nella propensione al cambiamento,  espressa dal 34% delle  persone, disponibili a lasciare l’auto per passare al trasporto pubblico.

Paolo Bonafè Presidente www.LaboratorioVenezia.it

Venezia porto all’avanguardia

naveVenezia – con  Civitavecchia, Genova e La Spezia – seguirà la strada ecologica già battuta  dai più importanti scali internazionali, come Los Angeles, Seattle, Vancouver, Lubecca e Zeebrugge. Si tratta di un’ autentica rivoluzione quella che investirà i nostri porti: finalmente si potrà garantire fornitura elettrica alle navi,attraccate in banchina, senza che queste tengano accesi, per l’autoalimentazione, i motori ausiliari. La natura innovativa di questo sistema, chiamato “cold ironing”, consiste nel fatto che tutta l’elettrificazione di navi e banchine, verrà realizzata mediante la produzione di energie rinnovabili.

Si tratta di scelte che non riguardano strettamente lo sviluppo dell’area portuale, perché comportano benefici per l’intera città, permettendo una riduzione del 30% dell’anidride carbonica e del 95% degli ossidi d’azoto emessi dalle navi; inoltre verrà totalmente eliminato l’inquinamento acustico. Parliamo di risultati estremamente significativi, soprattutto se li rapportiamo al numero di navi che attraccano a Venezia e ai consumi del milione e novecentomila turisti, che esse portano annualmente in città.

Il protocollo fra Enel e Autorità portuale veneziana, firmato lo scorso febbraio in occasione  del primo Forum Internazionale sulle tecnologie  ecosostenibili per i porti, prevede, sempre per il risparmio energetico, l’introduzione della illuminazione con i Led. Nel contempo, la politica promossa  dalla Federazione del Mare, volta alla sostituzione delle vecchie navi traghetto, con mezzi costruiti secondo tecnologie ecocompatibili, potrà garantire  una nuova sinergia fra le politiche  dei Porti e quella degli armatori.

Paolo Bonafè  Presidente www.LaboratorioVenezia.it

Prospettive concrete per le energie rinnovabili.

energie rinnovabiliIl 5 maggio a Verona si apre  Solarexpo, undicesima edizione della mostra internazionale sulle energie rinnovabili che, quest’anno, si presenta in contemporanea con la quarta edizione  della mostra convegno Greenbuilding. Nella cornice di questi due eventi viene promossa l’opportunità di mettere in relazione il mondo dell’architettura e quello della tecnologia, coniugando  l’architettura sostenibile con l’ efficienza energetica, perseguendo l’obiettivo di valorizzare e mettere in sinergia la comune vocazione a diminuire l’impatto ambientale del nostro abitare.

Si tratta di proposte che non hanno nulla di avveniristico, ma riguardano la concreta prospettiva su cui consistente è l’investimento: l’Italia per il livello di  insolazione e l’alto costo dell’energia, rappresenta un paese in cui le energie rinnovabili, se sostenute in modo efficace dal punto di vista legislativo, potrebbero trovare un adeguato sviluppo. Una delle priorità  da affrontare nel nostro paese, riguarda infatti  l’introduzione di una legislazione, chiamata a disciplinare l’impatto paesaggistico. Anche per l’Europa si apre uno scenario interessante  attraverso una prospettiva concreta, messa in rilievo dallo studio commissionato dalla Fondazione Europea sul clima, che conferma la praticabilità di costruire per il 2050 un sistema di produzione energetica, generato da fonti alternative. Sul piano internazionale si assiste, pertanto, a una mobilitazione culturale, scientifica e tecnologica, volta a dare risposte efficaci alla richiesta  di sviluppo compatibile, che ampie fasce di cittadini avvertono come condizione cruciale per il futuro dell’umanità.  

Paolo Bonafè  Presidente www.LaboratorioVenezia.it

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)