La generazione sandwich

giovani 2Si tratta di una delle ultime definizioni sociologiche, riferita ad una generazione che si trova schiacciata in modo pressante fra due aree di bisogno, quella di cura e assistenza, espressa dai genitori ormai anziani e quella di sostegno ed aiuto economico, manifestata dai figli, impossibilitati ad emanciparsi dal nucleo familiare di origine. La generazione sandwich, oggetto di attenzione da parte dello stesso presidente  Obama, in Italia presenta una connotazione propria e riguarda la generazione fra i 55 e i 65 anni, con una particolare caratterizzazione al femminile. E’ quindi sulle donne – per la funzione di caregiver loro storicamente attribuita – che questa pressione pesa maggiormente: le cause sono rintracciabili nell’allungamento medio della vita, nella cronica carenza di servizi sociali, nella grave crisi economica. Ognuno di questi fattori, o un mix degli stessi, costringe questa generazione a fronteggiare le richieste di cura dei genitori e addirittura dei nonni, di mantenimento dei figli e di accudimento dei nipoti.  Questa  analisi non è volta a  negare il valore imprescindibile del  patto di solidarietà, che deve legare le generazioni fra loro, ma piuttosto evidenzia come questo patto, per realizzarsi pienamente nell’attuale società, non possa trovare risposta nel recupero del modello ottocentesco della famiglia patriarcale. A fronte della fisiologica  crisi del Welfare State, il nuovo modello che si sta imponendo, il cosiddetto Welfare di Comunità, non deve confondere l’attuazione del principio di sussidiarietà  con la rinuncia all’assunzione delle responsabilità da parte dello Stato, trasferendo i carichi di cura e assistenza sulle famiglie.

 

Paolo Bonafè  presidente www.laboratoriovenezia.it

La Rivincita della Campagna

paesaggio campagnaIn cento anni la nostra società ha subito profonde trasformazioni, che hanno visto il complesso passaggio dalla società rurale, a quella industriale, fino alla cosiddetta società  postmoderna.

Questi cambiamenti, che investono aspetti economici, sociali e culturali, hanno avuto come esito, fra gli altri, l ’abbandono delle campagne a favore di un imponente processo di inurbamento, che ha comportato la crescita caotica delle aree urbane, con alti costi di impatto ambientale.  Ma anche questo fenomeno ha avuto una battuta d’arresto,  perché le persone hanno iniziato a lasciare le grandi città, spinte dalla necessità di recuperare, sotto il profilo delle relazioni e del rapporto con la natura,  dimensioni di vita a misura d’uomo. In tale contesto, si sta affermando, proprio in questi ultimi anni, un nuovo interesse per la campagna e il mondo agricolo nel suo complesso, non solo come opportunità di svago e relax, ma come proposta praticabile di vita. A fronte della crisi del modello consumistico, quale unico paradigma di sviluppo, è stata superata la visione, che considerava il mondo agricolo come una realtà arretrata sotto il profilo socio-economico. Il ritorno alla campagna non rappresenta sicuramente un evento di massa, riguarda invece  percorsi biografici individuali, però indicativi di un’ emergente cultura, attenta alla produzione biologica, al recupero delle biodiversità, al mercato dei prodotti a Km 0. Ma oggi si rende necessario un investimento strategico, che recuperi e tuteli la nostra tradizione agricola e nel contempo la  rinnovi  con tecnologie rispettose dell’ambiente. Potrà diventare così concreto richiamo e opportunità di vita e di lavoro per molti giovani.

 

Paolo Bonafè  Presidente www.laboratoriovenezia.it

27 gennaio Giornata della Memoria

giorno della memoriaIl 27 gennaio si commemora la “giornata della memoria”, istituita con la legge n. 211 del 2000, a ricordo del 27 gennaio 1945, giorno in cui furono abbattuti dai soldati russi i cancelli di Auschwitz, il più grande lager nazista, nel quale furono barbaramente nelle camere a gas e bruciati nei forni crematori quasi 2.000.000 di ebrei. Quest’anno la Giornata è stata anticipata dalla visita del Papa alla Sinagoga di Roma, incontro importante e delicato a segnare come il dramma della Shoah, non riguardi un drammatico evento ormai relegato al passato, ma rappresenti una lacerazione profonda nella vita dei superstiti, nella storia del popolo ebraico e nella coscienza di tutto il mondo occidentale. In tal senso, la Giornata della Memoria  non può esaurirsi in un evento puramente commemorativo, ma deve diventare autentica  occasione culturale ed educativa, momento di consapevolezza e forte richiamo alla responsabilità, poiché la barbarie umana è sempre in agguato e capace di replicare genocidi e persecuzioni, come la storia continua a mostrarci, attraverso i drammi che insanguinano intere aree del nostro pianeta, nell’indifferenza e nell’ignavia della pubblica opinione. La Giornata della Memoria deve essere occasione per richiamare tutti noi – e in particolare le nuove generazioni – a porre al centro delle nostre coscienze e del nostro agire sociale i valori di fraternità, giustizia e pace, affinché, dalla memoria consapevole della pagina più buia della storia d’Europa, si sappia trarre insegnamento per costruire una società multirazziale, rispettosa delle differenze culturali e religiose e capace di solidarietà e riconoscimento reciproco.

 

Paolo Bonafe’ Presidente www.laboratoriovenezia

Il 2010 Anno Europeo della Lotta alla Povertà

poveroL’Unione Europea ha designato il 2010 quale Anno Europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, richiamando gli Stati membri a intensificare l’attenzione  e l’impegno su questi temi, attraverso azioni mirate volte al riconoscimento dei diritti, all’aumento della partecipazione pubblica alle politiche per l’inclusione sociale, alla promozione di una società più coesa, all’impegno a rimuovere le cause dell’esclusione sociale.

Il tema cade in un momento di particolare criticità per la situazione sociale ed economica dell’Europa, pesantemente segnata dalla crisi del 2008, che esige una rilettura dei fattori di rischio che determinano i fenomeni e l’individuazione di strategie multilivello, per affrontare la multidimensionalità che è propria della povertà di questi anni.

Ma nel quadro delle azioni complessive, va dato rilievo e va rafforzata una funzione informativa e di promozione culturale: capacità di  accoglienza e solidarietà sono principi fondanti  di una società in grado di promuovere i diritti dei soggetti più deboli. Il recente drammatico evento di Venezia, che ha visto una persona senza dimora essere oggetto di un criminoso gesto da parte di una banda di ragazzi, mette in luce come nella nostra società sia carente una funzione formativa ed educativa nei confronti delle nuove generazioni. L’occasione dell’Anno Europeo può rappresentare un’opportunità importante per un’azione di promozione culturale rivolta al mondo della scuola, per rompere  rappresentazioni stigmatizzanti dei fenomeni di esclusione sociale e per favorire esperienze concrete, che avvicinino le nuove generazioni ad un impegno di solidarietà.

Paolo Bonafè  presidente www.laboratoriovenezia.it

Apriamo i riflettori sulla situazione carceraria

2010-01-09 Il Venezia - Riflettori accesi sui problemi delle carceriIl clima di solidarietà non deve esaurirsi con la fine delle feste natalizie, per questo apriamo i riflettori sulla grave condizione in cui versa la situazione carceraria italiana. Il 2009 sarà purtroppo ricordato come l’anno che ha superato il triste primato del 2001, per il drammatico numero dei suicidi avvenuti negli istituti di pena: sono 71 le persone, che si sono tolte la vita nelle nostre carceri, mentre 175 sono complessivamente i  decessi registrati quest’anno. Si impongono per gravità anche i dati relativi al fenomeno del sovraffollamento – con pesanti ricadute sulle condizioni di vita dei reclusi –  alla luce delle 66.000 persone detenute, a fronte dei 43.000 posti disponibili. Quanto avviene nelle carceri spesso ci lascia indifferenti, come si trattasse di eventi che riguardano una umanità molto lontana da noi.

A questo proposito, è invece  importante condividere una riflessione a partire proprio dall’art. 27 della nostra Costituzione, che sancisce la finalità rieducativa della pena: l’esecuzione penale, depurata da ogni afflittività aggiuntiva, rispetto a quella che le è propria, deve rappresentare un tempo finalizzato alla costruzione di opportunità e percorsi riabilitativi, fortemente orientati al reinserimento sociale. Ogni azione, volta a sostenere la finalità rieducativa della detenzione, non solo garantisce il rispetto di norme e di principi umanitari, ma rappresenta uno strumento fondamentale a tutela della sicurezza della società, cui vengono restituiti, grazie all’esercizio della funzione riabilitativa, cittadini in grado di reinserirsi socialmente nel tessuto della comunità di provenienza.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it

Il Rapporto Cittalia 2009 premia Venezia

2009-12-19  il venezia Un buon lavoro sul fronte della mobilitàGli esiti del rapporto elaborato da Cittalia – Fondazione dell’ANCI – rappresentano un importante riconoscimento per l’Amministrazione comunale di Venezia. La ricerca, che  ha avuto come oggetto il tema della mobilità nelle 15 città metropolitane del paese, ci restituisce, per mezzo di un’analisi articolata e corredata da una pluralità di dati, una fotografia interessante della nostra situazione cittadina. I primi dati significativi sono quelli relativi ad una area urbana in cui, nel periodo 1998-2007, si rileva il maggior incremento di investimenti  per trasporti e viabilità e si registra un aumento del 32% dei passeggeri trasportati. Nel periodo 2000—2008, si riscontrano, inoltre, una crescita del 100% delle piste ciclabili ed un aumento  del 135% dei  parcheggi scambiatori, a fronte di una media italiana che si assesta intorno al 16%.     

Nel periodo 2005-2008, a Venezia, si assiste ad una riduzione del 25% del tasso di incidentalità: questo comporta che, con 215 euro,  deteniamo il costo sociale pro-capite fra i più bassi, legato agli incidenti stradali, rapportato ai 486 euro di Milano e ai 331 euro,  media delle 15 città oggetto dello studio.

Il traffico urbano ha come ulteriore ricaduta i cosiddetti “costi da congestione” che, in una città come Roma, ammontano a circa 1.350 euro annui per automobile, a Milano 573, a Bologna 399 e a Venezia 227, mentre il valore medio delle città metropolitane  raggiunge la soglia  di 810 euro.

Pertanto, il Rapporto conferma nel suo complesso la qualità dell’impegno dei nostri amministratori locali, nel disegnare e  progettare una città, capace di affrontare la sfida della modernità, grazie allo sviluppo di una mobilità sostenibile.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it

Italia Nostra e Anci promuovono gli Orti Urbani

2009-12-12  il venezia Gli orti e il recupero delle erbe tradizionaliUn interessante progetto nasce dalla partnership, che vede la stretta collaborazione  fra Italia Nostra, Anci e Facoltà di Agraria dell’ Università di Perugia: si tratta di una innovativa attività di educazione ambientale attraverso la destinazione di aree verdi – cittadine e della cintura urbana – alla coltivazione, prevedendo la reintroduzione delle specie peculiari di ogni territorio. Questo progetto ha l’obiettivo di contrastare il processo di perdita di tradizioni e competenze che l’urbanizzazione ha comportato, valorizzando le erbe spontanee, che sono il fondamento della cucina tradizionale  popolare. Se da anni, in molte realtà, si sperimentano gli Orti per gli anziani, l’ iniziativa in questione recupera quell’esperienza, rilanciandola in un orizzonte più ampio, garantendo su scala nazionale un quadro unico di riferimento, grazie alle Linee Guida elaborate dall’Università, che rappresentano un importante supporto scientifico e aprono il progetto  a nuovi target di cittadini.

Gli Orti Urbani sono pensati come “parchi culturali” perché, grazie   al prezioso recupero delle specie, legate alla storia del territorio e all’applicazione dei principi dell’agricoltura biologica, diventano occasione di apprendimento ed educazione, in particolare per le nuove generazioni. E’ previsto, inoltre, il coinvolgimento delle famiglie, che potranno avere prodotti di qualità e  convenienti, in linea con le esperienze di accorciamento della filiera alimentare. Ma l’obiettivo cruciale dell’iniziativa è quello di sottrarre aree verdi, attualmente in disuso, alla speculazione edilizia, all’abusivismo ed all’inquinamento ambientale. 

Paolo Bonafè Presidente www.laboratoriovenezia.it

La sempre florida industria dei giochi

2009-12-05  il venezia a voglia di giocoEsiste in Italia un’azienda che non soffre la crisi e va, anzi, a gonfie vele: si tratta dell’industria dei giochi che, a fine dicembre, chiuderà il proprio bilancio con un fatturato superiore ai 51 miliardi di euro.

Uno sviluppo eccezionale, imputabile allo sforzo dei Monopoli di Stato, che hanno provveduto ad una seria regolamentazione del settore e, contemporaneamente, hanno investito sullo sviluppo del gioco on line; tutto questo, proprio nel momento in cui le difficoltà economiche portano le persone a sfidare la sorte, spinte dalla speranza di migliorare definitivamente le proprie condizioni di vita. Il gioco può essere un innocente  svago, un desiderio di darsi un’ opportunità di cambiamento, ma contiene in sé il  rischio  di trasformarsi in una grave forma di dipendenza, che porta intere famiglie alla rovina economica e alla disgregazione relazionale. Le ricerche hanno evidenziato come le grandi vincite possano costituire un evento traumatico nella vita di molte persone, che spesso bruciano rapidamente tutti i soldi vinti. In tal senso, il nuovo gioco, denominato “Win for life”, sembra dare una risposta alla necessità che la vincita non rappresenti un evento che “sballa” le esistenze, ma garantisca  un  aiuto legato ai bisogni quotidiani. Con un euro alla giocata, infatti,  si può vincere una rendita mensile, di 4 mila euro, per vent’anni: un vitalizio che non scardina e non stravolge gli stili di vita, ma migliora sensibilmente l’esistenza, trasmettendo ai vincitori un importante senso  di sicurezza. Il successo di questo gioco mostra un Italia più orientata alla concretezza della quotidianità, che all’attesa magica di  vincite sbalorditive.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it

La battaglia per l’acqua

2009-11-28 il venezia - un errore privatizzare l acqua del sindacoAnche l’acqua è diventata un argomento “caldo” nel dibattito politico italiano: proprio in questi giorni è stato infatti approvato un decreto, che obbliga le pubbliche amministrazioni  a privatizzare, fra gli altri, anche  tutti i servizi idrici.

Di fronte al pesante deficit pubblico e alle pessime condizioni della rete idrica italiana, che richiederebbe massicci interventi di ripristino, la scelta del Governo è quella di trasferire il problema a soggetti privati che, nella logica del profitto, potrebbero aumentare le tariffe, per recuperare le risorse indispensabili agli interventi. Eppure, le esperienze di privatizzazione già in atto, hanno dimostrato che, a fronte di un aumento delle bollette, non è stato attuato alcun intervento sulla rete di distribuzione. Benché il tema non abbia ottenuto la giusta rilevanza da parte degli organi di informazione, da parte di una pluralità di soggetti, attenti ai temi della cittadinanza e dell’ambiente, viene segnalato come l’intervento governativo si dimostri non rispettoso del principio di sussidiarietà, secondo il quale spetterebbe agli organi di governo locale – Regioni, Province e Comuni – individuare le forme di gestione dei servizi di pubblica utilità. Sono molte le associazioni e le reti che si  stanno opponendo alla mercificazione di un bene vitale, chiedendo di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica. Ma anche il buon senso comune fa capire che “l’acqua del sindaco” è certificata da processi di controllo, che rappresentano una garanzia per tutti. Anche molti Comuni sono contrari alla privatizzazione, che comporterà la rinuncia alla propria funzione  su una risorsa fondamentale.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it

Volontariato: la ricchezza del capitale umano

2009-11-21 il venezia - l enorme patrimonio del nostro volontariatoNell’attuale scenario italiano, attraversato da una complessiva  crisi economica, politica e sociale, sono presenti interessanti spaccati di realtà, che rappresentano un segno di speranza e ci restituiscono la fotografia di un paese non ripiegato su se stesso, ma capace di una forte e fattiva presenza sociale.

Parliamo di volontariato, attività che mobilità moltissimi nostri concittadini, che gratuitamente prestano la loro opera a favore di persone in  difficoltà, ma anche promuovendo cultura e sensibilità ambientaliste.

Una tradizione forte la nostra, che affonda le proprie radici storiche già nelle esperienze delle Misericordie, ma si è nutrita sia della tradizione caritativa cattolica, sia dell’impegno sociale della sinistra. I dati ci aiutano a dare visibilità ad  un fenomeno, che coinvolge con continuità circa 1.100.000 italiani, 4 milioni in modo saltuario, e quasi 10 milioni – dato OCSE – se consideriamo tutte le persone, che dedicano genericamente un po’ del proprio tempo agli altri. Quest’impegno ha come ritorno un grande riconoscimento sociale: il volontariato gode infatti  della fiducia del 71,3% – dato Eurispes – degli italiani, battendo forze dell’ordine e istituzioni.

Il Veneto conquista il felice primato di seconda regione d’Italia, dopo il Trentino, per presenza di volontari, esprimendo una grande capacità di solidarietà e generosità.

Ed è in questo contesto che si riunirà a Roma, i prossimi 4 e 5 dicembre, la prima conferenza generale del volontariato, per  riflettere sul fenomeno ma anche per  consolidare e valorizzare questo prezioso patrimonio, che va riconosciuto come  soggetto sociale,  protagonista della vita nazionale e locale. 

Paolo Bonafè

Laboratorio Venezia

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)