Immigrati fra diritti e doveri

2009-11-14 il venezia - gli immigrati

Li chiamano i ragazzi della “seconda generazione”, sono gli 862.000 figli di immigrati che vivono in Italia, di questi, ben 457.000, sono nati nel nostro paese. I numeri da soli non servono, ma  aiutano a ricostruire un quadro complessivo alla luce dei 4.330.000 stranieri – il 7,2%, della popolazione italiana – presenti regolarmente nel nostro territorio e il cui lavoro contribuisce alla creazione del nostro  PIL.

Non è un caso, pertanto che, a partire dal Presidente della Camera, siano molte le voci che si alzano per richiamare i temi del diritto al voto e del rendere più rapido l’iter per il riconoscimento della cittadinanza. Il cammino culturale per cui da straniero si diventa cittadino, rappresenta un passaggio cruciale di cultura e identità, perché comporta il riconoscimento di diritti ma anche di doveri, che trasformano l’ospite in colui che a pieno titolo partecipa alla vita di un paese in un processo di crescita dell’appartenenza e di rafforzamento delle responsabilità. Rispetto all’immigrazione è, pertanto,  necessario fare chiarezza senza utilizzare in modo  fuorviante il tema degli sbarchi, della clandestinità, della delinquenza per alimentare un clima che vede in questo fenomeno una minaccia ed un pericolo. Se l’integrazione rappresenta, quindi,  la grande sfida con cui siamo tutti  chiamati a misurarci, un primo segnale importante proviene proprio  dal Parlamento dove è in discussione  una proposta di legge bipartisan degli onorevoli Sarubbi(PD) – Granata(PDL), che prevede sia la cittadinanza per i bimbi nati in Italia da genitori stranieri – regolari da almeno cinque anni- sia  l’ottenimento della cittadinanza, per tutti gli immigrati, dopo cinque anni di residenza.

 Paolo Bonafè

Non scoppierà la bomba demografica

2009-11-07 il venezia - la temuta bomba demografica non scoppieràDopo decenni di allarmismi sul rischio che, il processo esponenziale di sviluppo demografico, avrebbe comportato per il Pianeta – a fronte della limitatezza delle risorse da esso prodotte – gli esperti ci dicono che questo fenomeno sta rallentando. Se, in occidente, il tasso di natalità è sceso negli ultimi 50 anni del 50%, il processo di globalizzazione ha portato a una diminuzione della natalità anche nei paesi in via di sviluppo. Gli esperti mostrano la stretta correlazione fra diminuzione delle nascite e miglioramento delle condizioni socio economiche, per il  maggior livello di istruzione e maggiore utilizzo dei metodi contraccettivi ad esso connessi. Per capire l’ordine della decrescita di cui ci parlano i demografi, i dati ci vengono in aiuto: se nel 1950 la popolazione mondiale raggiungeva i 2 miliardi e mezzo, attualmente raggiunge circa i 7 miliardi, risultando quasi triplicata. Il tasso di incremento della popolazione mondiale ha raggiunto il suo apice durante gli anni ’60, con una crescita annua di circa il 2%, ridotta all’ 1,7% durante gli anni ’80 e a meno dell’1,5 % nei primi ’90. Ebbene, le previsioni per il 2050 indicano che saremo “solo” 9 miliardi. Ma la prospettiva per la quale sembra essere evitata l’esplosione della cosiddetta bomba demografica, rappresenta una delle condizioni per l’ equilibrio dell’ecosistema, ma da sola non ne rappresenta una garanzia. Perché 9 miliardi di persone, che consumassero come un cittadino dell’opulento occidente, porterebbero il pianeta alla catastrofe, mentre, l’obiettivo da perseguire è quello di migliorare le condizioni di tutta intera l’umanità, anche attraverso la tutela del pianeta che ci ospita.

 

Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia

Caritas, pubblicato il rapporto 2009 sulle povertà

20009-10-31 IL VENEZIA Il nostro modello di welfare in teempo di crisiE’ di particolare efficacia il titolo “Famiglie in salita”,  scelto per il 9° Rapporto Caritas – Fondazione Zancan, presentato a Roma lo scorso 22 ottobre. La ricerca,  che ogni anno analizza la situazione di povertà nel nostro paese e l’ efficacia del nostro modello di welfare, ci offre un importante quadro dello stato di difficoltà in cui versa la famiglia italiana, anche a causa della grave crisi economica, che ha comportato, nel 2008, un aumento del 20% delle richieste di aiuto alla Caritas: i bisogni espressi sono prevalentemente di tipo economico (56,8% degli italiani e 48,1% degli stranieri) o legati a problemi di lavoro (44% degli italiani e 54,9% per gli stranieri). Resta drammatico il divario fra il Nord e Sud del paese, situazione di squilibrio unica nel panorama europeo. A fronte di questa situazione, il Rapporto segnala un modello di intervento inefficace, basato su una logica assistenziale, che privilegia l’erogazione di denaro, piuttosto che favorire la strutturazione di servizi. Ma la ricerca non si limita a fotografare la situazione di disagio in cui versiamo, perché individua anche le linee strategiche per rifondare il nostro welfare. Innanzi tutto una chiamata all’appello per uno sforzo comune –soggetti pubblici e privati, società civile e chiesa – perché dalla condizione di povertà e dalla crisi economica è possibile uscirne solo tutti insieme. In questo, che Monsignor Nozza definisce “cantiere aperto”, la Chiesa italiana si investe in prima persona, affinché il proprio servizio alla giustizia non sia realizzato come avventura solitaria, ma in stretta e convinta elaborazione con tutte le istituzioni e le espressioni della società.

Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia

La Conferenza sul clima di Copenhagen

20009-10-24 IL VENEZIA La conferenza sul clima di Copenaghen

A dicembre la comunità internazionale si riunirà a Copenhagen per stipulare la nuova convenzione sul clima: la conferenza mondiale dell’ONU dovrà in particolare illustrare le strategie per la riduzione delle emissioni di gas serra e per l’adattamento ai cambiamenti climatici già in corso. L’esplicitazione di quest’ultimo obiettivo rappresenta un passaggio cruciale, che merita una particolare riflessione: le politiche, infatti, sembrano spostarsi dalla mitigazione dei fenomeni a quelle di adattamento. Questo orientamento nasce dalla consapevolezza che, anche a fronte di un arresto immediato delle emissioni di gas, dovrebbero trascorrere decine di anni per garantire  all’atmosfera di ripulirsi da tutto il gas presente. Parallelamente, gli studi hanno mostrato che, anche la riforestazione  non produce una compensazione immediata, infatti, solo dopo anni di crescita e non appena piantumati, gli alberi assorbono sufficiente anidride carbonica. Ci si rende conto che l’attuale livello di compromissione dell’equilibrio climatico impatterà pesantemente sulla nostra vita: già a Bangkok i paesi poveri hanno chiesto all’Europa e agli USA di impegnarsi economicamente per finanziare barriere contro l’innalzamento degli oceani e la riurbanizzazione delle città costiere. Lo scenario è sicuramente preoccupante, mentre si riscontra, sia a livello politico,  che di generale opinione pubblica, una grave sottovalutazione di questi temi: i cambiamenti del clima, con le loro ricadute sul piano ecologico, avranno forti implicazioni sociali economiche, già visibili nella nostra quotidianità con l’ aumento delle inondazioni e degli sbalzi climatici.

Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia

La settimana dei prodotti equo solidali

2009-10-17-Il-Venezia-Fate-la-spesa-giusta-con-l-eco-solidale-150x150Oggi, sabato 17 ottobre, si apre “ Io faccio la spesa giusta”, settimana nazionale che promuove la cultura e la consuetudine ad acquistare  prodotti provenienti dal mercato equo-solidale. Si tratta di prodotti che non contengono OGM e per la cui produzione non è stata esercitata alcuna forma di sfruttamento lavorativo, anche attraverso la garanzia di un giusto prezzo. Una pluralità di eventi animerà anche i capoluoghi del Veneto, con degustazione di prodotti, presentazione di libri, banchetti informativi, cene equosolidali: un modo per sensibilizzare e promuovere un mercato che, malgrado la crisi economica, risulta sorprendentemente in continua espansione. Fairtrade – Coordinamento internazionale dei marchi di garanzia  del commercio equo solidale – presenta una ricerca che evidenzia come l’Italia, fra i 15 paesi  oggetto dell’indagine, sia quello con la maggiore percentuale  di “consumatori attivi”, ovvero di persone che nutrono un’alta aspettativa rispetto alle responsabilità sociali, economiche e ambientali delle aziende. In Italia le vendite sono passate, dai 39 milioni di euro del 2007, ai 43,5 milioni del 2008. Sul piano internazionale i consumatori hanno scelto i prodotti certificati Fairtrade,  spendendo circa 2.9 miliardi: the e cotone sono i prodotti che hanno maggiormente incrementato la vendita, ma anche l’acquisto di caffè e  banane continua a crescere. Va, inoltre, sottolineato l’esito più significativo di questo nuovo modello di consumo, messo in luce dal dato, relativo ai  5 milioni di persone che, nei paesi produttori, ricevono benefici sociali ed economici dal mercato equo solidale.

Raccogliamo, pertanto, l’invito a fare la spesa giusta!

Paolo Bonafè

Laboratorio Venezia

QUARS e qualità della vita in Veneto.

Con la pubblicazione  del VI° “Rapporto QUARS – Come si vive in Italia?”,  la “Campagna Sbilanciamoci” offre un prezioso contributo alla conoscenza della situazione socio economica italiana. Il QUARS- Indice di Qualità dello Sviluppo Regionale – aiuta a rappresentare lo stato di salute   del paese,  attraverso  un utilizzo multidimensionale di una pluralità di macro  indicatori, che restituiscono una fotografia articolata, capace di coniugare aspetti relativi all’ambiente, all’ economia e lavoro, ai  diritti e cittadinanza, alla salute, all’istruzione, alle pari opportunità e alla partecipazione. Emerge un quadro conoscitivo, che mette in luce le condizioni efficaci a determinare  la qualità della vita dei cittadini e mostra come un modello di sviluppo, per definirsi tale, debba contemplare e fondarsi sui principi di sostenibilità, qualità, equità, solidarietà e pace. Attraverso questo sistema di indicatori è possibile stilare una classifica  delle regioni, che vede il Veneto collocarsi complessivamente  al 9° posto. Una lettura più approfondita, mostra la nostra Regione posizionarsi brillantemente al 2° posto per l’ambito economia e lavoro,  di situarsi con successo, all’ 8° posto – recuperando 7 posizioni – per quanto concerne la qualità ambientale,  ma di scivolare al 12° posto, con indicatori di segno negativo, per quanto riguarda l’istruzione e la cultura. Il Veneto mostra, anche,  valori positivi nell’area della partecipazione, dei diritti, della cittadinanza e della salute. Il Rapporto QUARS, mettendo in luce i  punti di forza e di debolezza del nostro modello di sviluppo, offre contributi e stimoli al dibattito sul futuro del nostro territorio.

Paolo Bonafè  Presidente Laboratorio Venezia

L’Earth Overshoot Day

Per il nostro pianeta, lo scorso 25 settembre è stato l’ Earth Overshoot Day, ovvero il giorno in cui abbiamo utilizzato tutte le risorse rinnovabili della Terra, a nostra disposizione per il 2009. Dal giorno successivo abbiamo, pertanto, iniziato a consumare quelle destinate a sostenerci nel prossimo futuro: questo dimostra che stiamo vivendo in  uno stato di strutturale debito ecologico e, con la voracità del nostro modello di consumo, non diamo tempo al pianeta di ricostruire  e rinnovare le proprie risorse. Se, nel 1986, l’ Earth Overshoot Day ha coinciso con il 31 dicembre, garantendo una situazione di pareggio, gradatamente, negli anni successivi, siamo retrocessi fino alla data di quest’anno, che evidenzia come abbiamo consumato il 40% in più delle risorse, a nostra disposizione. Potremmo paragonare questa situazione a quella di una famiglia, che vive sistematicamente ipotecando di anno, in anno, i propri redditi futuri. Gli studiosi prevedono che, in base all’attuale trend di consumi, già nel 2050, necessiteremo del doppio delle risorse, prodotte attualmente dalla Terra. In tal senso, va apprezzato l’importante segnale che è pervenuto al mondo dalla condivisa preoccupazione di USA e Cina, circa la necessità di urgenti interventi, per contrastare i cambiamenti climatici e il loro  nefasto  impatto sull’ecosistema. Ma siamo anche consapevoli dell’urgenza, al di là delle enunciazioni di principio, di modificare  rapidamente i nostri stili di vita: vanno, pertanto, valorizzate e promosse tutte quelle esperienze, che si stanno affermando nella società civile, che  stimolano e agiscono concreti cambiamenti dei comportamenti quotidiani.

Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia

Il reddito di cittadinanza: una misura contro la povertà.

La crisi economica ha rinnovato il dibattito sul reddito di cittadinanza, promuovendo l’interesse per questa misura economica, anche fra quanti non appartengono alla ristretta cerchia di esperti del welfare.

Questo intervento si ascrive culturalmente al principio che riconosce il diritto dei cittadini ad avere  condizioni di vita  economicamente dignitose, in base alla convinzione secondo la quale, ad ogni membro della comunità, spetti la  compartecipazione agli utili sociali, prodotti dalla stessa, attraverso lo sfruttamento delle risorse del territorio, appartenenti a tutta la  collettività. Passando dalla enunciazione del principio teorico, alla sua traduzione nei diversi sistemi di welfare, emerge come questa misura, in molti paesi nord europei, si sia consolidata in un modello di integrazione delle politiche sociali e del lavoro, diventando un importante strumento per l’ inclusione sociale dei cittadini in situazione di  vulnerabilità. In queste esperienze, l’intervento economico esce da logiche assistenziali e diventa incentivo, volto a promuovere e a realizzare l’obiettivo dell’inserimento lavorativo. In Italia, chiusa la sperimentazione nazionale 1999-2002 del Reddito Minimo di Inserimento, si sono avviate, in assenza di precisi orientamenti e finanziamenti statali, esperienze locali, promosse da alcune Regioni. In linea generale, nel nostro paese la misura si è connotata come risorsa economica a contrasto della povertà: gli esiti dimostrano che, la sua applicazione su scala nazionale, garantirebbe ai nostri cittadini uno strumento significativo, per affrontare l’attuale congiuntura economica.

Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia

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2009-09-26

Da Pescomaggiore un insegnamento per l’Italia.

ecovillaggio pescomaggiore Pescomaggiore, 15 Km dall’Aquila, incantevole borgo colpito dal terremoto  e che gli abitanti, pur a fronte della perdita della casa, hanno deciso di non abbandonare, provvedendo ad individuare, senza delegarla allo Stato, una soluzione abitativa idonea, per affrontare il vicino inverno.  Ha preso così vita EVA – progetto di Eco Villaggio Autocostruito: su un terreno, limitrofo all’antico centro abitato e messo a disposizione da alcuni concittadini,  grazie all’aiuto di avvocati ed architetti volontari e alla manodopera gratuita degli stessi abitanti, sta sorgendo un piccolo insediamento di case economiche e  ecocompatibili, costruite in legno, con pannelli solari e fotovoltaici, per l’energia e l’acqua calda e stufe ad ecopellet, per il riscaldamento.

Ma per persone che hanno perduto tutto, anche i  150.000 euro, necessari per la realizzazione dell’intero progetto, rappresentano una cifra enorme. Per questo è stato fondato il Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore, che fa  appello alla solidarietà degli italiani: si può contribuire con un aiuto economico, con l’invio di materiali o, qualora si sia idraulici, elettricisti o carpentieri, prestando gratuitamente la propria opera professionale. Il sito http://eva.pescomaggiore.org fornisce tutte le informazioni necessarie per l’invio degli aiuti, ma è anche strumento per conoscere sotto il profilo tecnico il progetto e monitorarne le fasi di realizzazione. Questa esperienza mostra come il protagonismo dei cittadini, coniugato a  forme concrete di  solidarietà, rappresenti una risorsa cruciale, anche nelle situazioni più estreme e, pertanto,  un modello da proporre  al Paese.

Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia
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Lo stato di salute della scuola italiana

E’ alle porte la riapertura di un nuovo anno scolastico e più che mai infuriano le polemiche sulla scuola italiana: da una parte il ministro Gelmini e dall’altra le voci preoccupate che provengono da più parti della società italiana, fra le quali si staglia la legittima rabbia degli insegnanti precari.

Una voce terza può aiutarci a far luce sulla situazione italiana: è quella dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), qualificato organismo internazionale, che martedì scorso ha presentato il rapporto “Education at a Glace”. La ricerca mette in luce come la nostra struttura didattica abbia ancora un impianto ottocentesco, improntato alle molte ore di aula con ore di studio a casa e assenza di attività di laboratorio e esterne. Per quanto riguarda il mondo degli insegnanti, il loro numero risulta superiore alla media degli altri paesi, ma in esso, a differenza degli altri paesi interessati dal Rapporto, sono conteggiati anche gli insegnanti di sostegno e quelli di religione. Il loro trattamento economico è nettamente inferiore, come risulta assente un serio strumento di valutazione del loro operato, che garantisca funzioni di controllo, stimolo e valorizzazione. A fronte di un investimento medio nella formazione dei paesi Ocse, che si assesta intorno al 6,2% del Pil, il nostro paese investe solo il 4,9%. Resta ancora alta, ben al 20%, la percentuale degli abbandoni scolastici negli ultimi anni della scuola secondaria: si tratta di ragazzi ad alto rischio di disoccupazione.

Quello che emerge è un quadro preoccupante in una fase in cui è chiaro che preparazione e formazione rappresentano una chiave fondamentale per uscire dalla crisi.

Paolo Bonafè

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)