La strategia a contrasto della tratta degli esseri umani

Le strategie a contrasto della tratta degli esseri umani.

La questione relativa al fenomeno prostituzionale, per l’allarme sociale che genera nei cittadini, in particolare quando si rende visibile sulle strade, si trova al centro del dibattito politico. Farsi carico del legittimo bisogno di sicurezza, espresso dalla cittadinanza, è un dovere da parte di ogni amministrazione pubblica, ma, con altrettanta fermezza, non vanno alimentate la paura e la stigmatizzazione, riducendo un grave e complesso problema sociale ad un mero problema di ordine pubblico. A quest’ultima logica afferiscono, invece, tutti gli interventi che, attraverso la messa in atto di sole azioni repressive, proibiscono l’esercizio della prostituzione sulle strade, non prendendo in considerazione come le persone, adulte e minori, che si prostituiscono, siano prima di tutto vittime di sfruttamento e tratta, gravissimi reati perpetrati da organizzazioni criminali. La prostituzione non si elimina rendendola invisibile, spostandola in luoghi chiusi e nascosti, ma offrendo alle vittime opportunità di integrazione e percorsi protezione sociale. Il quadro normativo nazionale ha garantito al nostro paese di sviluppare un efficace modello di intervento di lotta alla tratta e di tutela delle persone sfruttate, riconosciuto sia a livello europeo che dal dipartimento di Stato degli Usa che, nel Rapporto 2007, assegna all’Italia un ruolo di primo livello, fra i paesi che soddisfano tutti i criteri, per l’eliminazione della tratta delle persone. Il cammino da perseguire, pertanto, non può discostarsi da queste direttrici: il riconoscimento della dignità delle persone e la garanzia dell’affrancamento da ogni forma di sfruttamento e schiavitù.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

Gli orrori di Gaza e la speranza di pace

Quanto sono terribili le immagini, che ci provengono da Gaza e che segnano di dolore e di sangue questi primi giorni dell’anno, facendoci ancora una volta disperare circa la capacità dell’uomo di uscire dalle logiche dell’odio e della guerra. Questi 50 anni di conflitto arabo israeliano, che hanno come scenario una terra densa di significati per i credenti nelle tre grandi religioni monoteiste, ma lacerata nel modo più crudele, rappresentano il segno di un fallimento per tutta l’umanità perché, né l’autorevolezza dell’ONU, né la più capace e sofisticata forma di diplomazia, hanno potuto impedire l’orrore, che oggi è sotto gli occhi impotenti di ognuno di noi. Quei piccoli corpi di bimbi, straziati e insanguinati, interpellano urgentemente le nostre coscienze e ci mettono di fronte alla responsabilità di un mondo di adulti, incapace di tutelare e proteggere queste piccole vite. Ma abbiamo anche la responsabilità dei bambini che continuano a sopravvivere nel terrore e nella denutrizione: costoro, cresciuti nelle terribili condizioni di vita di Gaza, alimentati all’odio e alla vendetta, come potranno, diventati adulti, essere i futuri attori di un processo di pace? C’ è qualcosa di così terribile e perverso nell’insanabile conflitto medio-orientale, caratterizzato da una spirale di odio impossibile da estirpare, che fa, di ognuno dei protagonisti, uno sconfitto. Per questo abbiamo la pesantissima sensazione che, in questi giorni a Gaza, fra le macerie, assieme alle tante vittime civili, sia morta anche la speranza di pace. Allora va fatto uno sforzo estremo, per trovare un nuovo percorso praticabile e un nuovo linguaggio possibile, che diano ragione al diritto di futuro e di pace, che quella terra invoca.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

Il messaggio di Pace di Papa Benedetto XXVI

Il messaggio di pace di Papa Benedetto
Papa Benedetto XVI, nel tradizionale messaggio del 1°gennaio, 40°giornata mondiale della pace, intitolato Famiglia Umana, Comunità di Pace, ha voluto fortemente sottolineare la centralità della famiglia, quale paradigma e fondamento della comunità dei popoli: quest’ultima, infatti, per vivere in pace è chiamata ad ispirarsi ai valori che reggono la comunità familiare. Fra i moltissimi passaggi interessanti del messaggio, alcuni, in particolare, rappresentano un richiamo cruciale per tutta la comunità civile: nessuno di noi si trova casualmente a vivere l’uno accanto all’altro, ma stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e donne, quindi come fratelli e sorelle; la terra va considerata come casa dell’intera famiglia umana, quindi non oggetto funzionale ai nostri bisogni egoistici. Queste due sollecitazioni, da sole, rappresentano un forte appello al rispetto e alla responsabilità di ciascuno nei confronti degli altri uomini, nostri compagni di strada, e dell’ambiente, casa comune da tutelare e salvaguardare. Anche l’analisi sull’attuale assetto mondiale, caratterizzato da conflitti, guerre civili, carestie ed aumento della povertà, individua le azioni improcrastinabili da perseguire, quali un’efficace smilitarizzazione e lo smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti; l’intensificazione di un dialogo fra le nazioni per una gestione delle risorse del pianeta, finalizzato ad un’equa distribuzione delle ricchezze, mediante un’organizzazione economica non sottoposta all’unica e mera logica del guadagno immediato. Se per il 2009, facessimo nostri questi richiami, potremmo finalmente vivere un anno migliore, di serenità, pace e speranza.
Paolo Bonafè
Laboratorio Venezia

L’Evento del Natale messaggio di pace al mondo

Il Natale è l’evento straordinario di Dio che si fa uomo, entra nella storia dell’umanità e si fa compagno di strada di ciascuno di noi.
Questo, per i cristiani, sta a significare che, in qualsiasi momento dell’esperienza umana, ma in special modo in quelli di maggiore sofferenza, in cui ci si trova a fare i conti con la fatica, il dolore, l’angoscia, l’amarezza, l’uomo non è abbandonato, ma, nella consapevolezza che Gesù si è fatto attraversare da tutte queste dimensioni, sente che non è lasciato solo ad affrontarle, perché Dio lo sostiene e l’accompagna.
E’ questa la gioia profonda, che scaturisce dal mistero del Natale a cui noi cristiani siamo stati poco fedeli, trasformando questo giorno in un fatto commerciale e consumistico, dove anche l’augurio che ci scambiamo è spesso connotato da una ritualità superficiale e frettolosa. Il recupero del senso della nascita di Gesù è da trovare nell’essenza del suo messaggio di pace e d’amore, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, senza alcuna distinzione di razza, genere, appartenenza sociale e culturale. Ritrovare il senso del Natale,pertanto, non è recuperare radici e identità, per differenziarci da qualcuno, ma è scoprire l’universalità del messaggio d’amore di Dio, che ci ha fatto tutti, indistintamente, suoi figli. Se in questi giorni di festività, davanti al presepe, riuscissimo a volgere lo sguardo al Bambinello, con una diversa consapevolezza, il messaggio d’amore, che si irradia dalla capanna di Betlemme al mondo intero, potrebbe trasformare i cuori di ciascuno e rendere migliore l’anno nuovo, che sta per arrivare.

Paolo Bonafè e Francesca Vingiani

Una risposta legislativa di emergenza per contenere la strage sulle strade.

A fronte del drammatico incremento di vittime della strada, causate dallo stato di alterazione dei conducenti, il Parlamento si appresta ad approvare, grazie ad un accordo politico trasversale, un provvedimento legislativo, che abbassa ulteriormente, per i guidatori, il livello di tasso alcolico ammissibile. Dall’attuale limite, fissato allo 0,5 per litro, si passerà allo 0,2: a livello esemplificativo va detto che, un solo bicchiere di birra, assunto da un uomo adulto di circa 70 kg, sarà sufficiente a raggiungere il prossimo limite legale. La nuova legge non si limita a prevedere questa nuova prescrizione, ma la rende particolarmente incisiva correlandola all’inasprimento delle sanzioni. Si prevede, infatti, già il ritiro della patente, per un periodo di sei mesi, al primo riscontro di superamento del limite di tasso alcolemico di 0,2, fino al ritiro definitivo, qualora la persona fermata dalle forze dell’ordine, dimostri il recidivo non rispetto della norma. Il provvedimento non sta raccogliendo unanimità fra i cittadini, alcuni sono perplessi di fronte a quella che ritengono un’ondata di proibizionismo, ma le autorità statali non possono rimanere inerti rispetto al dato che evidenzia come, il 50% degli incidenti stradali, sia causato da conducenti, che risultano positivi ai test relativi all’abuso di sostanze. Siamo pertanto tutti chiamati alla responsabilità di un cambiamento dei nostri stili di vita, poiché, di fatto, la nuova normativa comporta il divieto ad assumere alcol, prima di mettersi alla guida, ma, contemporaneamente, è indispensabile il dispiegamento di efficaci controlli sulle strade, per garantire l’applicazione della legge.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

l’attualità della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo.

L’attualità della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo.
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”: è questo il primo articolo della Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Uomo, adottata il 10 dicembre 1948 dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che, di fronte agli orrori e alle lacerazioni causati dal secondo conflitto mondiale, affermava, attraverso questa Carta, i diritti inalienabili della persona umana. Nasciamo tutti uguali e liberi, tutti gli individui hanno diritto alla vita, a un tetto, nessuno può essere vittima di tortura: questi principi fondanti esprimevano l’ideale comune da raggiungere da parte di tutti i popoli e tutte le nazioni, attraverso progressive misure di ordine nazionale e internazionale. Le più grandi aspirazioni dell’uomo erano chiamate, superato un momento storico di efferata barbarie, ad orientare l’ edificazione di un nuovo assetto mondiale. Ma, a 60 anni dalla Dichiarazione, il cammino per riconoscimento della dignità di ogni uomo non è giunto a compimento: ancora oggi centinaia di milioni di esseri umani hanno costantemente minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza. Va preso drammaticamente atto che non vengono rispettati i principi di uguaglianza e dignità, mentre nuove barriere vengono innalzate per motivi legati alla razza, al colore, al sesso, alla lingua, alla religione, alle opinioni politiche o alla appartenenza nazionale delle persone. E’ più che mai necessario che l’anniversario della Dichiarazione, celebrato in questi giorni, non si riduca ad una formale commemorazione, ma dia impulso al recupero di una rinnovata determinazione, affinché gli stati garantiscano ai cittadini l’effettivo godimento dei diritti umani.
Paolo Bonafè
Laboratorio Venezia

La dissalazione del mare quale nuova frontiera per la soluzione delle emergenze idriche ed energetica mondiali.

La carenza di risorse idriche e la loro fruibilità, assieme al progressivo aumento di fabbisogno energetico, rappresentano le due emergenze che investono il futuro dell’uomo e del pianeta Terra. In questo scenario di preoccupazione ed allarme, diventa quanto mai interessante il progetto della General Electric statunitense, finalizzato alla costruzione di centrali che, con il calore sviluppato durante la produzione di elettricità, alimentino il processo di dissalazione, dell’acqua di mare, rendendola disponibile agli usi commerciali, domestici e fonte energetica per il futuro. Il processo si basa sul principio che in natura permette alle piante di nutrirsi (osmosi): in questo caso esso viene “invertito”, l’acqua, infatti, attraversa, dalla soluzione meno concentrata verso quella più concentrata, membrane artificiali semimpermeabili, uscendo da questo filtraggio desalinizzata. Da questi impianti si dovrebbero ottenere 800.000 metri cubi di acqua potabile al giorno e 80.000 megawatt di energia. Ad oggi, le criticità sono rappresentate dalla fonte energetica di trasformazione, ancora basata sui combustibili fossili e dal fatto che tali centrali possono svilupparsi solo lungo le coste; quando, però, sarà possibile utilizzare energia solare e convogliare nell’entroterra l’acqua di mare, questa tecnologia garantirà maggiore tutela per l’ecosistema e sosterrà lo sviluppo socio economico dei paesi oggi più poveri. A conferma dell’interesse che gravita attorno al progetto, ci sono i duemila miliardi di dollari, investiti, per i prossimi otto anni, dai Paesi del Medio Oriente.
Paolo Bonafe – Presidente Laboratorio Venezia

Il sistema della logistica e dei trasporti per sviluppare nuova economia

L’ obiettivo da perseguire, per garantire lo sviluppo economico del Pese, riguarda l’allineamento dell’Italia ai grandi paesi europei, affidandole un ruolo centrale per l’interscambio persone e merci, attraverso la valorizzazione della rete portuale e della sua posizione strategica, che la vede attraversata dai Corridoi infrastrutturali, nella direttrice di raccordo fra ovest ed est Europa. La Provincia di Venezia è interessata dal Corridoio V Lisbona-Kiev, che prevede la creazione di un grande “HUB” da realizzarsi in località Tessera: questo snodo vedrà l’ interscambio merci-passeggeri tra la rete ferroviaria dell’ Alta Velocità ed Alta Capacità con la metropolitana di superficie, i collegamenti aerei del Marco Polo, quelli marittimi di Venezia e le reti autostradali. In questa provincia, proprio l’alta velocità e l’alta capacità, saranno uno dei veicoli primari per lo sviluppo del territorio sull’asse Venezia–Trieste. Infatti, sembra definitiva la versione del progetto che prevede il collegamento fra Venezia e l’Aeroporto Marco Polo, tramite il ponte translagunare e una successiva galleria posta a 25 metri sotto terra, mentre sono ancora allo studio tre diverse ipotesi per i 155 km tra Tessera e Trieste. La prima ipotesi progettuale vedrebbe l’attraversamento dei comuni di Jesolo, Eraclea, Caorle; la seconda affiancherebbe l’alta velocità all’attuale linea ferroviaria; la terza prevederebbe l’affiancamento all’autostrada A4. Qualsiasi progetto dovrà comunque sottostare alla valutazione di impatto ambientale e, facendo tesoro dell’esperienza della Val Susa, ad un percorso di condivisione con amministrazioni locali e cittadini.

Paolo Bonafè
Presidente di laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

La Caritas chiede nuove politiche a contrasto della povertà.

Il fenomeno della povertà è, nel nostro paese, oggetto di indagine da parte di una pluralità di enti di ricerca che, annualmente, ci forniscono dati ed elementi conoscitivi sulla situazione socio economica delle famiglie italiane.
Il Rapporto 2008 “Ripartire dai poveri”, prodotto dalla Caritas, con la collaborazione della Fondazione Zancan, e presentato lo scorso 17 ottobre a Roma, è uno strumento che rappresenta con chiarezza la multidimensionalità dell’esclusione sociale, chiamando in causa il modello di welfare, affermatosi nel nostro paese. Il Rapporto mette in luce dati allarmanti, evidenziando che l’Italia, nell’Europa dei 15, presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio di povertà: ad esempio, il 13% della popolazione italiana vive con meno di 500-600 euro al mese, il 30,2% delle famiglie, con oltre 2 figli, è a rischio di povertà, la popolazione anziana vede incrementata, in un anno, del 2,4% l’incidenza della povertà relativa.
Il forte richiamo, che emerge dalla ricerca, riguarda la necessità di ripensare in modo radicale alle politiche di inclusione sociale, chiamate a fronteggiare il fenomeno della povertà con interventi strutturali, che escano da logiche assistenziali ed emergenziali. Il Rapporto individua alcune linee strategiche essenziali, per lo sviluppo di politiche in grado di realizzare un nuovo modello di welfare, che preveda sia il passaggio dal trasferimento delle risorse monetarie alla realizzazione dei servizi, che la gestione decentrata della spesa sociale.
Le parole chiave, per affrontare lo scenario futuro, riguardano la necessità di avviare strategie territoriali integrate, capaci di promuovere piani di azione locale a lungo termine.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

Abuso di alcool – la nuova emergenza giovanile

Dopo la tragica morte del ragazzo padovano all’Ombralonga di Treviso (morte che è stata riscontrata non addebitabile agli effetti dell’alcool), il tema della dipendenza da alcool è ritornato prepotentemente alla ribalta della cronaca. Il fenomeno dell’abuso di alcool da parte dei giovani è drammatico, i dati emanati dall’Istituto Superiore della Sanità sono impietosi e fotografano una situazione di vero allarme sociale: l’età nella quale gli adolescenti cominciano a bere è scesa tra gli 11 e i 15 anni, per il 22.8% si tratta di maschi e per il 16.8% di femmine. Le statistiche ci dicono anche che, quasi un adolescente su cinque, consuma, all’anno, almeno una bevanda alcolica; l’1% ne beve una quotidianamente. Se spostiamo la nostra attenzione sulla fascia di età fra i 20 e i 24 anni, si evidenzia che l’80,7% dei maschi e il 63,2% delle femmine consumano almeno una bevanda alcolica in un anno e che il 21,5% dei maschi e il 4,6% delle femmine ne fa uso quotidiano. Attraverso i dati si evidenzia che il fenomeno del bere fino ad ubriacarsi (estreme drinking) riguarda ben 740.000 giovani, di questi solo 61.000 sono seguiti dai S.E.R.T, ma il quadro generale è reso ancora più allarmante, perché ci indica che sono circa 9 milioni gli italiani a rischio. Necessita pertanto una campagna educativa nazionale, che spieghi ai giovani che non vi è solo il pericolo immediato per la loro incolumità (alla guida sono il 57% gli incidenti causati da abuso di alcool), ma esiste anche un pericolo mortalità legato all’incidenza del fattore alcol nell’incremento delle malattie degenerative Ma dobbiamo anche essere consapevoli che l’informazione sanitaria non è sufficiente, se la nostra società non si interroga criticamente sugli stili di vita che promuove e propone a modello delle giovani generazioni.

Paolo Bonafè

Presidente Laboratorio Venezia

www.laboratoriovenezia.it

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)