“Governance e Sussidiarietà” per un nuovo modello di partecipazione

Il principio di sussidiarietà, che trova il proprio fondamento nella nostra Costituzione, ha potuto trovare pieno riconoscimento solo attraverso un articolato percorso normativo e culturale, che ha attraversato tutta la storia della Repubblica. Solo così si è reso possibile il passaggio da un’interpretazione riduttiva, secondo cui lo Stato interviene lì dove altri non intervengono, ad un pieno riconoscimento di questo principio inteso come modello che equilibra organicamente i diversi livelli e funzioni della società in modo integrato, evitando indebite sostituzioni, per favorire l’assunzione di responsabilità da parte di ogni attore, nella chiara distinzione dei compiti. Lo scenario che viene così a delinearsi è per sua natura complesso ed in continuo divenire, perché vede muoversi, in una situazione caratterizzata da un’assenza di regole del gioco stabili e predefinite, una pluralità di soggetti: tale contesto richiede una cruciale funzione di regia dell’intero sistema, un’azione di governance che sia, non solo un’ attività di coordinamento tra i diversi attori, ma sia soprattutto azione processuale e strategica, svolta dal soggetto pubblico nei confronti di altri livelli di governo (nel rapporto Stato – Regioni – Enti Locali) e la pluralità di soggetti privati. Questi due principi, sussidiarietà e governance, delineano pertanto la cornice in cui si sviluppa un nuovo modello di partecipazione dei cittadini, che si pongono in un nuovo rapporto con le amministrazioni locali, in una dimensione di corresponsabilità, finalizzata al benessere e alla crescita della comunità nel suo insieme, costituendo un modello innovativo di “amministrazione condivisa” .

Paolo Bonafè

Presidente Laboratorio Venezia

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Abuso di alcool – la nuova emergenza giovanile

Abuso di alcool – la nuova emergenza giovanile

Dopo la tragica morte del ragazzo padovano all’Ombralonga di Treviso (morte che è stata riscontrata non addebitabile agli effetti dell’alcool), il tema della dipendenza da alcool è ritornato prepotentemente alla ribalta della cronaca. Il fenomeno dell’abuso di alcool da parte dei giovani è drammatico, i dati emanati dall’Istituto Superiore della Sanità sono impietosi e fotografano una situazione di vero allarme sociale: l’età nella quale gli adolescenti cominciano a bere è scesa tra gli 11 e i 15 anni, per il 22.8% si tratta di maschi e per il 16.8% di femmine. Le statistiche ci dicono anche che, quasi un adolescente su cinque, consuma, all’anno, almeno una bevanda alcolica; l’1% ne beve una quotidianamente. Se spostiamo la nostra attenzione sulla fascia di età fra i 20 e i 24 anni, si evidenzia che l’80,7% dei maschi e il 63,2% delle femmine consumano almeno una bevanda alcolica in un anno e che il 21,5% dei maschi e il 4,6% delle femmine ne fa uso quotidiano. Attraverso i dati si evidenzia che il fenomeno del bere fino ad ubriacarsi (estreme drinking) riguarda ben 740.000 giovani, di questi solo 61.000 sono seguiti dai S.E.R.T, ma il quadro generale è reso ancora più allarmante, perché ci indica che sono circa 9 milioni gli italiani a rischio. Necessita pertanto una campagna educativa nazionale, che spieghi ai giovani che non vi è solo il pericolo immediato per la loro incolumità (alla guida sono il 57% gli incidenti causati da abuso di alcool), ma esiste anche un pericolo mortalità legato all’incidenza del fattore alcol nell’incremento delle malattie degenerative Ma dobbiamo anche essere consapevoli che l’informazione sanitaria non è sufficiente, se la nostra società non si interroga criticamente sugli stili di vita che promuove e propone a modello delle giovani generazioni.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
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La contabilità ambientale strumento di politiche sostenibili

Alcune città italiane stanno adottando il bilancio ambientale, quale strumento, di valutazione, da parte dell’amministrazione locale, degli impatti ed effetti ambientali, prodotti, sul proprio territorio, dal complesso delle azioni politiche.
Infatti, gli strumenti contabili tradizionali sono inadeguati a rappresentare i problemi e i costi ambientali, a fronte dell’attuale necessità di essere in possesso di strumenti, capaci di favorire lo sviluppo di un sistema di informazioni e indicatori, a supporto del processo decisionale dei pubblici amministratori. La contabilità ambientale è, pertanto, un sistema che garantisce la rilevazione, la gestione e la comunicazione di dati ambientali, sia fisici che economici, per promuovere un processo di trasparenza e democrazia, attraverso il quale l’Amministrazione rende conto ai cittadini degli esiti delle proprie politiche, a fronte degli impegni assunti nei confronti della stessa comunità. Si tratta, pertanto, di un modello innovativo, da affiancare al sistema ordinario di rendicontazione economica e finanziaria, che definisce procedure idonee a misurare la sostenibilità dello sviluppo di un determinato territorio e, nel contempo, in grado di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni politiche. Oggi la questione ambientale, rappresenta un’autentica emergenza, tale da esigere scelte politiche radicali: l’avviare nelle città una "progettazione urbana sostenibile",prevedendo che la programmazione e pianificazione territoriale, siano azioni orientata dall’attenzione ai fattori ambientali, rappresenta un passaggio culturale e politico cruciale, per la tutela dell’ecosistema.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
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La contabilità ambientale strumento di politiche sostenibili

Alcune città italiane stanno adottando il bilancio ambientale, quale strumento, di valutazione, da parte dell’amministrazione locale, degli impatti ed effetti ambientali, prodotti, sul proprio territorio, dal complesso delle azioni politiche.

Infatti, gli strumenti contabili tradizionali sono inadeguati a rappresentare i problemi e i costi ambientali, a fronte dell’attuale necessità di essere in possesso di strumenti, capaci di favorire lo sviluppo di un sistema di informazioni e indicatori, a supporto del processo decisionale dei pubblici amministratori. La contabilità ambientale è, pertanto, un sistema che garantisce la rilevazione, la gestione e la comunicazione di dati ambientali, sia fisici che economici, per promuovere un processo di trasparenza e democrazia, attraverso il quale l’Amministrazione rende conto ai cittadini degli esiti delle proprie politiche, a fronte degli impegni assunti nei confronti della stessa comunità. Si tratta, pertanto, di un modello innovativo, da affiancare al sistema ordinario di rendicontazione economica e finanziaria, che definisce procedure idonee a misurare la sostenibilità dello sviluppo di un determinato territorio e, nel contempo, in grado di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni politiche. Oggi la questione ambientale, rappresenta un’autentica emergenza, tale da esigere scelte politiche radicali: l’avviare nelle città una "progettazione urbana sostenibile",prevedendo che la programmazione e pianificazione territoriale, siano azioni orientata dall’attenzione ai fattori ambientali, rappresenta un passaggio culturale e politico cruciale, per la tutela dell’ecosistema.

Paolo Bonafè

Presidente Laboratorio Venezia

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Il 13 Ottobre la Giornata Europea per la sicurezza stradale

Il 13 Ottobre la Giornata Europea per la sicurezza stradale
Anche questo 2008 ha pagato un alto e drammatico tributo di vittime per incidenti stradali: l’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada (AIFVS) richiede, da tempo, alle istituzioni maggior impegno nella gestione del territorio, non solo per garantire la sicurezza delle infrastrutture, ma anche il necessario controllo. Su tutti i veicoli andrebbero, infatti, installati mezzi tecnologici, che permettano il controllo automatico del comportamento del conducente, sul territorio andrebbero collocati dei rilevatori delle infrazioni a distanza mentre, la presenza massiccia delle forze dell’ordine sulle strade, avrebbe una funzione educativa e deterrente.
Il tema della sicurezza riscuote particolare attenzione anche da parte della Commissione Trasporti Europea, che ha deciso di istituire, per il 13 ottobre 2008, la “Giornata Europea per la sicurezza Stradale”. La prima giornata europea della sicurezza stradale, in aprile 2007, è stata un'occasione per i giovani di porre l’attenzione agli effetti devastanti di alcol e droga sulla guida, sulla formazione e l'educazione. Questa seconda giornata europea vedrà protagonista il tema "Sicurezza stradale nelle nostre città".
Nell'ambito dell’ambizioso progetto comunitario di salvare 25.000 vite umane, le Giornate europee della sicurezza stradale hanno l'obiettivo di promuovere la consapevolezza e di dare visibilità e diffusione alle buone pratiche, sperimentate nei diversi paesi.
L’obiettivo per il nostro Paese è quello di mettere in “RETE” il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti con gli Enti Locali, le Forze dell’Ordine, le ASL e le istituzioni scolastiche, per «promuovere un concetto di sicurezza a 360 gradi dove tutti si sentano impegnati».
Troppe, infatti, sono le vittime delle strade italiane: 300.000 sono i feriti, ed oltre 20.000 i disabili gravi prodotti da questa guerra non dichiarata.
Il parlamento Europeo ha chiesto all’Italia, in dieci anni, di ridurre del 40% questi numeri. A ciò lo Stato italiano ha risposto con un sempre calante presidio del territorio e con un grave ritardo nell’adeguamento degli organici delle forze dell’ordine e delle norme del Codice della strada.
Dopo ogni incidente grave, inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare alla individuazione delle responsabilità, alla punizione dei responsabili con pene commisurate alla gravità dei loro reati, e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo. Anche in questo campo l’Italia si distingue negativamente dal resto d’Europa, con una giustizia lenta ed approssimativa, che rischia di calpestare la dignità dell’uomo e quei valori che la nostra Costituzione dovrebbe tutelare.
Tutti i cittadini dell'UE hanno il diritto di vivere e lavorare in condizioni di sicurezza: a piedi, in bicicletta, alla guida di un'auto o di un camion, il rischio di riportare ferite o di morire in un incidente stradale dovrebbe essere ridotto al minimo, nessuno, infatti, dovrebbe rischiare la vita a causa degli altri utenti della strada.
Le case automobilistiche costruiscono auto e camion sempre più sicuri, l'ingegneria stradale riserva un'attenzione maggiore alla sicurezza, ma solo se accompagnati alla consapevolezza e al senso di responsabilità di ciascuno di noi, garantiranno integrità e salvaguardia delle vita umana.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
Membro AIFVS – Venezia

Nuove frontiere per il fabbisogno energetico: gli idrati di metano

Nuove frontiere per il fabbisogno energetico: gli idrati di metano

Il continuo incremento di fabbisogno energetico rappresenta un’incessante spinta alla ricerca di nuove fonti. In questa linea si colloca la scoperta, negli anni ’90, degli “idrati di metano”, cristalli la cui formazione è dovuta a processi di decomposizione della sostanza organica che, si accumula all'interno dei sedimenti, per risalire verso la superficie. Qualora si tratti di un fondale marino, il gas liberato si combina con l'acqua fredda delle profondità abissali e forma una sorta di "ghiaccio": le molecole di acqua cristallizzano, formando strutture "a gabbia", all'interno delle quali si trovano intrappolate molecole di metano, l'acqua, ghiacciando, comprime il gas, che assume un'elevatissima densità. Tali gas, recuperabili mediante depressurizzazione e stimolazione termica, sono presenti, in quantità superiori alle riserve di tutti gli altri combustibili fossili, soprattutto nei fondali oceanici, nei ghiacci polari più profondi e nelle zone continentali ricoperte da permafrost (Canada, Alaska, Usa, Giappone, India e Cina). Lo sfruttamento di questi giacimenti comportano però criticità dovute sia al trasporto del gas, sia alla struttura degli stessi idrati, che fungono da “collante” delle scarpate continentali per cui, la loro “liberazione” potrebbe causare, con la destabilizzazione dei sedimenti, fenomeni di franamento, con conseguente fuoriuscita di grandi quantità di metano che portano ad un rischio di aumento dell'effetto serra. La ricerca ha investito ingenti capitali per sviluppare tecnologie in risposta ai problemi evidenziati, per cui tra 10-20 anni gli idrati di metano potrebbero diventare una delle più importanti fonti energetiche.

Paolo Bonafè
Presidente laboratorio Venezia
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Promuovere l’uso del trasporto pubblico quale strategia per migliorare la qualità della vita

La pesante situazione del traffico, presente nel nostro territorio e dovuto all’uso di auto private, va letta alla luce di alcuni dati: il 30% degli abitanti dell’area centrale del Veneto si sposta ogni giorno, al di fuori del proprio comune, per motivi di lavoro o studio e sono 60 le auto possedute ogni 100 abitanti. Va anche rilevato che, nell’ultimo anno, l’aumento del costo del carburante ha comportato un aumento di un 7% degli utenti dei mezzi pubblici, incremento sicuramente interessante, ma non sufficiente a diminuire in modo sensibile la percezione concreta del traffico di auto. Ma va ricordato come l’aumento del costo del petrolio incida pesantemente anche sullo stesso trasporto pubblico locale, per cui, sebbene la Regione Veneto abbia stanziato 10 milioni di euro grazie all’azione politica dell’opposizione, questo stanziamento risulterà insufficiente a compensare il solo rincaro del prezzo dei combustibili. Per promuovere l’uso dei mezzi pubblici va invece sviluppata una politica che si muova su più direttrici, investendo risorse finanziarie per treni, autobus e tram, affinché sia ampliata la rete dei collegamenti, sia migliorata la qualità del servizio di trasporti, evitando il sovraffollamento dei mezzi, sia garantito un sostegno economico alle famiglie per l’acquisto degli abbonamenti/biglietti e sia creato un biglietto unico regionale. Solo una complessiva azione di sistema garantirà una opzione decisiva, da parte dei cittadini, nei confronti del trasporto pubblico, garantendo una diversa vivibilità delle nostre strade e dei contesti urbani, una diminuzione del PM10 nell’aria, con un beneficio significativo per l’ambiente e la salute di ognuno di noi.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

Fronteggiare la crisi del ceto medio con una nuova politica economica

Fronteggiare la crisi del ceto medio con una nuova politica economica

La crisi economica mondiale, alla quale stiamo assistendo, che ha origine negli USA ma che sta interessando anche l’Europa e l’italia per la globalizzazione dei mercati, è dovuta ad una errata politica economia perpetrata negli anni. Infatti sta fallendo il modello di utilizzare il prestito o il mutuo come unico strumento per il mantenimento di un tenore di vita, alle volte superiore alle reali possibilità, unito alla troppa facilità delle banche di erogare prestiti senza le dovute garanzie. Fortunatamente in Italia il sistema bancario è più solido e fortunatamente nel 2002, le forze politiche di opposizione di allora, riuscirono a bloccare un’analoga iniziativa che l’allora (e l’attuale) Ministro Tremonti voleva applicare anche in Italia, per dare un scossa all’economia italiana, che già allora denunciava la prima crisi dei consumi e l’allarme stagnazione. Questo però non rende comunque l’Italia immune dalla crisi visto che anche nostri grandi istituti bancari hanno investito nelle banche che ora stanno fallendo e l’Italia potrebbe rischiare di pagarne una parte delle conseguenze. Sicuramente stanno pagando quei risparmiatori che sono stati indotti da promotori finanziari ad investire capitali in quel mercato.
In Italia l’ISTAT sta evidenziando come esista oramai una stagnazione dell’economia e un crollo dei consumi delle famiglie. Soprattutto la fascia maggiormente toccata da questo fenomeno è il cosiddetto ceto medio che si trova a fronteggiare un aumento dei prezzi e una diminuzione delle proprie risorse economiche.
Questa situazione di “crescita zero”, unita ad una moneta come l’euro troppo forte, rispetto alle altre monete normalmente utilizzate nel mondo (vedi soprattutto il dollaro) porta ad un conseguente aumento dell’inflazione e ad una crisi diffusa, che parte dell’industria e dalle piccola e media impresa ma che finisce nel commercio e nel settore dell’artigianato. All’ondata di crisi seguono anche i tagli e i licenziamenti da parte di alcune grandi aziende, ma che a cascata vanno ad interessare anche quelle piccole imprese che sono il tessuto della nostra economia soprattutto nel nord est. I commercianti e i piccoli imprenditori raccontano di una perdita del 20% del loro fatturato e di una continua moria di piccole e medie aziende che non sono state in grado di fronteggiare la crisi. Necessitano quindi politiche mirate alla riduzione dei prezzi e ad una maggior serenità nell’economia perché altrimenti la paura porterà ad un ulteriore calo dei consumi e quindi ad una crisi indotta ancor più grave di quella attuale.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

La progressiva emergenza idrica esige un modello di sviluppo eco-compatibile.

La progressiva emergenza idrica esige un modello di sviluppo eco-compatibile.
Il problema relativo alla disponibilità di risorse idriche e alla loro fruibilità, è motivo di grande preoccupazione per l’intera comunità mondiale. Alcuni dati possono aiutarci a riflettere: solo il 2,5% dell’acqua presente sulla Terra è “dolce”, di questa percentuale, ben i 2/3 forma i ghiacci polari. Il 70% delle risorse idriche è attualmente impiegato in agricoltura: il Consiglio mondiale delle acque sostiene che, da qui al 2020, per sfamare il mondo, sarà necessario impiegare un 17% in più d’acqua. Contemporaneamente, l’ONU ci segnala la drammatica condizione di 968 milioni di abitanti della Terra, privi di accesso a fonti di acqua pulita e del 33% della popolazione mondiale, che non ha accesso all’acqua potabile. Di fronte all’ obiettivo di dimezzare, entro il 2015, questa percentuale, i dati disponibili evidenziano, invece, un trend negativo: nel 1995 erano 436 milioni le persone, appartenenti a 29 paesi, interessate da problemi di approvvigionamento idrico, nel 2025 – stima la Banca Mondiale – le persone saranno 1,4 miliardi e apparterranno a 48 paesi; nel 2035 il dato riguarderà ben 3 miliardi di persone. Secondo le Nazioni Unite, sarebbero necessari 30 anni di investimenti a 180 miliardi di dollari l’anno, per garantire la sicurezza idrica a livello mondiale mentre, attualmente, gli investimenti ammontano a soli 70-80 miliardi di dollari. Questo “bombardamento” di dati, elaborati da fonti accreditate a livello mondiale, devono tradursi in una politica internazionale volta a garantire un modello di sviluppo eco-compatibile, ma dovrebbe interrogarci sui nostri stili di vita richiamandoci a comportamenti sociali più consapevoli e responsabili.
Paolo Bonafe – Presidente Laboratorio Venezia

Fragilità e disorientamento delle giovani generazioni creano una emergenza educativa

La cronaca nazionale sta mettendo in luce spaccati di mondi adolescenziali e giovanili che evidenziano drammaticamente la ricerca di emozioni forti e fasulle, comprate magari sul mercato delle sostanze più o meno lecite.
Come non ricordare i drammi che hanno toccato la nostra regione: il caso della ragazza di 14 anni trovata abbandonata in coma etilico nel parco di Maraga a Belluno o quello della sedicenne che ha trovato la morte nel rave party, tenutosi ai Murazzi del Lido la notte del redentore.
Ma non possiamo nemmeno dimenticare il suicidio della ragazzina di Adria, che sembra non abbia saputo sostenere il giudizio sociale a seguito delle foto divulgate dall’ex fidanzatino.
Storie che attraversano il nostro paese e che non hanno come comune denominatore particolari zone geografiche dell’ Italia o i medesimi contesti sociali, economici e culturali, ma sembrano riguardare trasversalmente da vicino ognuno di noi, ponendoci di fronte ad una autentica emergenza educativa, rispetto ad una condizione giovanile segnata da fragilità, disorientamento e solitudine.
I complessi processi di cambiamento e trasformazione, che percorrono l’adolescenza e l’età giovanile, indispensabili alla costruzione e alla definizione dell’identità che passano, per ciascuna persona, attraverso la cultura del gruppo, la scoperta della sessualità, il confronto anche conflittuale con l’autorità, sembrano, oggi, non trovare un quadro di riferimento valoriale e normativo, che funga da contenimento e guida: è come se ogni pulsione possa essere legittima nel suo trasformarsi in un agito, senza trovare uno spazio mentale di decantazione e decompressione.
Quanto accade segna, in primis, il fallimento degli adulti, che sembrano aver rinunciato ad assumersi la funzione cui sono chiamati, attraverso l’educazione delle nuove generazioni all’ affettività, alla cittadinanza, all’incontro responsabile con l’altro, diverso da me.
In questo senso, tutta la comunità educante è chiamata con urgenza a ripensarsi criticamente ed a recuperare, consapevolmente, il proprio ruolo e a svolgere il proprio compito.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)