L’attuale emergenza educativa

La cronaca nazionale sta mettendo in luce spaccati di mondi adolescenziali e giovanili che evidenziano drammaticamente come una cultura di violenza e di sopraffazione stia caratterizzando le nuove generazioni.
Dopo Verona e Viterbo, ecco il nuovo tragico episodio di Niscemi, che vede l’uccisione, da parte dì coetanei, di una ragazzina di soli 14 anni.
Storie che non hanno come comune denominatore particolari zone geografiche dell’ Italia o i medesimi contesi sociali, economici e culturali, ma sembrano riguardare trasversalmente tutto il paese e, in questo senso, riguardano da vicino ognuno di noi.
A queste atroci vicende fanno da corollario tanti episodi di bullismo quotidiano, che interrogano le nostre coscienze, ponendoci di fronte ad una autentica emergenza educativa
I complessi processi di cambiamento e trasformazione, che percorrono l’adolescenza e l’età giovanile, indispensabili alla costruzione e alla definizione dell’identità che passano, per ciascuna persona, attraverso la cultura del gruppo, la scoperta della sessualità, il confronto anche conflittuale con l’autorità, sembrano, oggi, non trovare un quadro di riferimento valoriale e normativo, che funga da contenimento e guida: è come se ogni pulsione possa essere legittima nel suo trasformarsi in un agito, senza trovare uno spazio mentale di decantazione e decompressione.
Quanto accade segna, in primis, il fallimento degli adulti, che sembrano aver rinunciato ad assumersi la funzione cui sono chiamati, attraverso l’educazione delle nuove generazioni all’ affettività, alla cittadinanza, all’incontro responsabile con l’altro, diverso da me.
In questo senso, tutta la comunità educante è chiamata con urgenza a ripensarsi criticamente ed a recuperare, consapevolmente, il proprio ruolo e a svolgere il proprio compito

Paolo Bonafè
Presidente di Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Dalla pubblicazione dei redditi traspare che è il ceto medio che paga la crisi economica

Dalla pubblicazione dei redditi traspare che è il ceto medio che paga la crisi economica
E’ di questi giorni la polemica relativa alla pubblicazione sul Web dei redditi degli italiani. Al di là delle valutazioni di legittimità di questa azione, l’elemento su cui desidero soffermarvi si riferisce all’altissimo numero di contribuenti con un reddito di circa 15.000 euro annui: se da un lato, ci si confronta con questo dato interrogandosi se non sia influenzato da un livello di evasione fiscale ancora troppo elevato, dall’altro, non ci si può esimere dall’esprimere preoccupazione per la situazione economica del paese. La Confcommercio evidenzia un crollo dei consumi e una contrazione della spesa del 1,7%, segnalando per l’Italia il pericolo della crescita zero. L’andamento non positivo delle borse, l’aumento del costo dei mutui e il concomitante aumento del prezzo del petrolio (con tutte le sue derivazioni e conseguenze) stanno mettendo in ginocchio la famiglia media italiana, che è e si sente sempre più povera. Si allarga, pertanto, il divario fra il ceto medio e chi detiene la ricchezza: non a caso il mercato segnala che i beni di lusso non sono toccati dalla crisi. Il Governo è pertanto chiamato ad individuare strategie urgenti a sostegno dei redditi: la proposta di ridurre le aliquote IRPEF è quanto mai necessaria, ma va coniugata alla introduzione di quozienti familiari, a forme di aiuto alle famiglie monoreddito e ai pensionati. Il fantasma della recessione è infatti oggi un rischio concreto e reale, soprattutto nella situazione congiunturale che vede l’aumento del costo delle materie prime, il crollo della domanda interna e un euro troppo forte nei confronti del dollaro, con la conseguente crisi delle esportazioni.
Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Tutela ambientale e fame nel mondo, il pericolo delle ecobenzine

Tutela ambientale e fame nel mondo, il pericolo delle ecobenzine

Il Piano energetico, approvato ad inizio anno dall’ Unione Europea, fissa per il 2010 l’obiettivo di portare al 10%, e per il 2030 al 25%, il consumo dei biocarburanti (biodiesel, bioetamolo, biomasse) per la trazione stradale. Questa strategia, volta a ridurre le emissioni inquinanti del traffico, ha in sé un elemento di forte contraddizione proprio per l’origine vegetale di tali combustibili, che derivano dalla spremitura e lavorazione di prodotti alimentari quali i semi di colza, di soia, e di girasole, oppure dalla fermentazione di prodotti agricoli quali mais, frumento ed orzo. Pertanto, se da un lato l’utilizzo di tali prodotti comporta una riduzione delle emissioni nocive a tutela dell’ambiente, dall’altro causa un aumento dei prezzi di questi prodotti, con ricadute sul costo di pasta, pane e cereali. Questo, se nei paesi europei può significare “solo” un aumento dei prezzi, nel terzo mondo ha, come drammatica ricaduta, un aumento della povertà e della fame per centinaia di milioni di abitanti del nostro pianeta. La FAO, l’ organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, che guida gli sforzi internazionali per sconfiggere la fame, ha avviato una campagna di denuncia, dichiarando l’investimento sulle ecobenzine crimine contro l’umanità, perché comporta l’affamamento dei poveri.
Questo scenario dimostra come il sistema di approvvigionamento energetico, sia connesso ad una complessità di fattori, per cui ogni scelta politica, compiuta con logiche parziali, rischi di compromettere equilibri complessi e vasti, che riguardano da vicino l’esistenza e la stessa sopravvivenza umana.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Un nuovo modello di welfare contro l’insicurezza

I nuovi fenomeni sociali e i processi di impoverimento che riguardano la società italiana, interpellano fortemente e in modo ineludibile l'azione politica nel suo complesso e, nello specifico, richiedono la definizione di un nuovo disegno strategico di welfare, che abbia come cardini il principio di sussidiarietà e il modello della governance: entrambi, oltre a determinare gli assetti organizzativi di governo di un territorio, orientano le politiche in una prospettiva che pone al centro il cittadino, con le sue reti sociali e relazionali.
Rispetto all'aumento di situazioni di povertà e all'ampliarsi di condizioni di vulnerabilità sociale, a fronte di una oggettiva riduzione di risorse finanziare, le politiche sociali non possono prescindere dalle reti di aiuto, che attraversano ogni territorio, dal capitale umano che esse esprimono, promuovendo azioni e valori improntati alla solidarietà e alla corresponsabilità.L'attuale assetto normativo valorizza e sostiene i processi che favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale: solo così è possibile garantire un modello di aggregazione sociale, capace di prossimità, accoglienza e risposte ai bisogni dei cittadini, attraverso percorsi in cui le persone stesse diventano protagoniste, mediante l'espressione delle risorse, dei saperi e delle competenze di cui sono portatrici, come singoli, come famiglie e come comunità nel suo complesso. Necessita però implementare questo modello di policy.Tutto ciò, può rappresentare una risposta efficace all'insicurezza e all'incertezza che caratterizzano l'attuale contesto, garantendo processi di coesione sociale, in grado di consolidare i rapporti tra cittadini e fra cittadini e istituzioni.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

VENEZIA: la necessità di riprogettare l’economia della città.

I molteplici processi di ristrutturazione, hanno già causato l’allontanamento da Venezia di molte aziende, con il seguente cambiamento della struttura produttiva della città, che ha influito sulle stesse trasformazioni antropologiche e socio-economiche, che ben conosciamo.
In questo contesto, si è sviluppato il solo settore turistico che, seppure fonte di ricchezza ed occupazione, dominando il mercato in una logica di mono-economia, ha comportato un impatto deflagrante sul tessuto cittadino: lo sviluppo turistico, non armonizzato, ha comportato il lievitare dei costi della vita quotidiana e ha drogato il mercato della casa. In questo settore, l’esplosione della formula del B&B, strutture alberghiere di piccole dimensioni a gestione domestica, ha sottratto al mercato dei residenti anche gli appartamenti di piccole-medie dimensioni.
Ogni anno, l’ipotesi di introduzione di forme di regolazione dei flussi turistici, occupa una settimana del dibattito cittadino, per poi essere archiviata, perché comporterebbe strumenti di complessa gestione.
Ma intervenire a favore della città e dei suoi cittadini, significa anche uscire dalla logica della mono – economia turistica, nella consapevolezza che, per ogni azienda che lascia, Venezia diviene sempre più povera, non solo dal punto di vista economico, ma anche perché devitalizzata nel suo tessuto cittadino.
In questo senso, va messo al centro dell’attenzione politica e imprenditoriale il ruolo cruciale dell’attività portuale, che impiega, direttamente od indirettamente, circa 18.000 lavoratori: il Porto di Venezia può essere strategicamente il polo da cui ripartire, per riprogettare l’economia della città.

Paolo Bonafe
Presidente Laboratorio Venezia
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La politica deve ripristinare il patto generazionale per dare un futuro alle famiglie e ai giovani

Una pluralità di inchieste sui comportamenti sociali, connessi alle nuove povertà, ci stanno mostrando anziani che “rubano” beni alimentari di prima necessità al supermercato; persone, appartenenti alla classe media, che recuperano fra i rifiuti la frutta e la verdura alla chiusura dei mercati rionali; giovani costretti a ritornare in famiglia, dopo aver avviato un percorso di autonomia ed indipendenza
Fenomeni che riguardano, non persone prive di fonti di sostentamento e in grave disagio, ma cittadini percettori di reddito da pensione e da lavoro, spesso con livelli culturali medio-alti.
In particolare, la crisi che sta attraversando il paese e immettendo in processi di impoverimento i giovani, pone in luce come il patto generazionale, che ha regolato fino ad oggi il rapporto genitori–figli, si sia rotto. Infatti, se fino a 10 anni fa, l’aspettativa di ogni generazione era quella di veder migliorato il proprio livello socio-economico di benessere, rispetto alla generazione precedente, oggi un genitore è consapevole che il proprio figlio vivrà in una società dove saranno assenti le garanzie di cui lui ha beneficiato. Lavoro, casa, pensioni rappresentano aree di diritto ad alta criticità: disoccupazione, precarietà, costi delle abitazioni, crisi economica, perdita del potere di acquisto di stipendi e pensioni declinano uno scenario di grande incertezza e preoccupazione. Pertanto, oggi, la priorità e la responsabilità cui è chiamato il nuovo governo sarà quella di elaborare e definire strategie coerenti ed integrate per lo sviluppo di politiche economiche, del lavoro e del welfare.

Paolo Bonafè
Presidente laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Nuove tecnologie e più ecologia per le case del futuro

E’ interessante l’esito di una recente analisi che evidenzia come una casa ecologica valga un 15% in più, rispetto al valore di una casa dotata di impianti “tradizionali”. Gli analisti hanno paragonato questo scarto a quello che, agli inizi del novecento, caratterizzò la differenza di prezzo, fra le abitazioni dotate di impianto idrico ed elettrico e quelle che ne erano sprovviste. Oggi, poter dotare la propria abitazione di impianti e di tecnologie, che determinino “efficienza energetica”, è correlato alla necessità del risparmio, che questi impianti garantiscono, ma anche a una nuova cultura, che sta pervadendo il paese. Già nel 2006, il governo Prodi, aveva inserito vantaggi economici per coloro, imprese e privati, che avessero utilizzato materiali coibenti o collocato impianti di produzione di energia ed acqua calda nella ristrutturazione o costruzione di nuovi immobili.
Oggi, sta aumentando, per le nuove costruzioni, la richiesta di caldaie a condensazione o di pannelli solari e gli immobiliaristi stanno adeguandosi alla nuova domanda del mercato. Chi costruisce grossi complessi abitativi, ha già introdotto, nei capitolati, questa tipologia di materiali e ha previsto l’installazione di impianti a risparmio energetico. Anche il settore dell’edilizia, pertanto, si apre e si fa attento al tema del risparmio energetico e della ecocompatibilità delle costruzioni.
In prospettiva, quindi, nel nostro futuro, avremo sempre più case non solo “cablate” per le nuove tecnologie, ma anche più confortevoli, più sane ed ecologiche

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
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Sussidiarietà e governance per un nuovo modello di Welfare.

I nuovi fenomeni sociali e i processi di impoverimento, che riguardano la società italiana, interpellano fortemente e in modo ineludibile l’azione politica nel suo complesso e, nello specifico, richiedono la definizione di un nuovo disegno strategico di welfare, che abbia come cardini il principio di sussidiarietà e il modello della governance: entrambi, oltre a determinare gli assetti organizzativi di governo di un territorio, orientano le politiche in una prospettiva che pone al centro il cittadino, con le sue reti sociali e relazionali.
Infatti, rispetto all’aumento di situazioni di povertà e all’ampliarsi di condizioni di vulnerabilità sociale, a fronte di una oggettiva riduzione di risorse finanziare, le politiche sociali non possono prescindere dalle reti di aiuto, che attraversano ogni territorio, dal capitale umano che esse esprimono, promuovendo azioni e valori improntati alla solidarietà e alla corresponsabilità.
L’attuale assetto normativo valorizza e sostiene i processi che favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale: solo così è possibile garantire un modello di aggregazione sociale, capace di prossimità, accoglienza e risposte ai bisogni dei cittadini, attraverso percorsi in cui le persone stesse diventano protagoniste, mediante l’espressione delle risorse, dei saperi e delle competenze di cui sono portatrici, come singoli, come famiglie e come comunità nel suo complesso.
Questo modello di policy, può rappresentare una risposta efficace all’insicurezza e all’incertezza che caratterizzano l’attuale contesto, garantendo processi di coesione sociale, in grado di consolidare i rapporti tra cittadini e fra cittadini e istituzioni.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
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C’è bisogno di una nuova austerity

Ogni giorno veniamo informati dai media dell’aumento oramai irrefrenabile del costo del petrolio e di come lo stesso sia dovuto alle nuove richieste di prodotto che arrivano dai paesi emergenti asiatici e in particolare modo da Cina ed India. Chi è stato attento alle analisi fatte da tempo dai vari economisti potrà testimoniare che da tempo questi avevano sollevato preoccupazioni e come vi fosse la necessità di ripensare ai nostri consumi energetici, non solo per l’effetto serra e il relativo problema ambientale, ma anche e soprattutto, perché le risorse di greggio mondiali si stanno esaurendo. Infatti la maggior parte dei giacimenti sono stati scoperti negli anni ’60 e l’80% del petrolio che stiamo consumando è stato trovato prima del 1973 con un trend di nuove scoperte pari a un barile su quattro di petrolio consumato. Dato, inoltre, che stiamo raggiungendo la massima velocità di estrazione del petrolio e del gas naturale, gli esperti prevedono che il picco di estrazione del petrolio sarà nel 2010, mentre per il gas naturale si parla del 2020, senza considerare che la produzione di petrolio dal giacimento diventa progressivamente più difficoltosa e quindi sempre più costosa man mano che si estraggono porzioni crescenti della riserva recuperabile. Da questi dati la valutazione che le riserve mondiali di petrolio si potrebbero esaurire in circa 30 anni. Altro dato di analisi è quello che, finché solo il 19% della popolazione mondiale consumava il 50% del petrolio mondiale l’equilibrio prezzi/consumi poteva reggersi, ora che anche il colosso Asia richiede energia questo equilibrio va in pezzi. Pertanto il ripensare anche in Italia ad una nuova austerity dei consumi come negli anni 70 è quanto mai indispensabile e il blocco della circolazione totale delle auto in giorni prestabiliti servirebbe non solo per migliorare la qualità dell’aria delle nostre città, ma soprattutto per garantire una riduzione dei consumi e quindi dei prezzi dei combustibili.

Paolo Bonafè
Presidente di Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

La lezione di MORO sulla laicità

Il 16 marzo ricordiamo i trent’anni dalla strage di via Fani: il rapimento di ALDO MORO, il massacro della sua scorta e il suo assassinio, dopo 56 giorni di prigionia, segnarono in modo lacerante e irreversibile la storia della nostra Repubblica.
Ricordare, non è solo un dovere legato al rispetto e alla memoria, significa, anche, in un momento storico, segnato da troppe confusioni sul rapporto fra fede e politica, recuperare le radici più autentiche del significato che assume per un credente l’impegno civile.
Moro è stato il rappresentante più significativo di una generazione di giovani intellettuali cattolici che, al termine del secondo conflitto mondiale, volle, nel solco tracciato da Alcide De Gasperi, dedicarsi alla fondazione e costruzione dello stato democratico, prima nell’assemblea costituente, e poi nell’azione di governo.
Moro fu leader di quel cattolicesimo democratico cui va il merito di aver dimostrato che esiste una conciliabilità fra cristianesimo e democrazia, anzi la possibilità di un arricchimento della democrazia attraverso i valori e la tradizione religiosa.
In lui erano presenti una grande capacità di dialogo e di ascolto delle ragioni dell’altro, di lucidità nella lettura dei segni di cambiamento nella storia del nostro paese, di apertura a nuove prospettive dell’azione politica, costruendo le condizioni per l’entrata dell’allora Partito Comunista Italiano nell’area del governo.
Raffinato intellettuale, politico sapiente, rimase sempre un uomo profondamente fedele e coerente ai valori del cattolicesimo, pur nell’ autonomia dalla gerarchia ecclesiastica: il suo pensiero sul rapporto fra i cattolici impegnati in politica e la Chiesa, è ancora oggi di assoluta attualità e di alto valore morale.
Mi sembra che il suo pensiero possa essere pienamente colto nel discorso che questi fece al congresso nazionale della DC a Napoli nel 1962, dove in particolare dedicherà al tema della fatica che comporta l’essere cattolici impegnati in politica, questo passaggio della sua relazione: «per svolgere con vantaggio il difficile processo di attuazione della idea cristiana nella vita sociale […]. Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica…».

Da questo, credo, si possa evincere il suo grande insegnamento sulla laicità, che riguarda lo sforzo della comprensione, del rispetto, dell’ascolto reciproco, accompagnati ad un sentimento di inquietudine, derivante da un profondo senso di responsabilità, che deve essere la caratteristica pregnante dell’impegno politico dei cristiani.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
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La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)