Il ruolo dell’Anziano nella nostra società

Il passaggio dalla società rurale a quella urbana ed industriale, ha comportato, fra i molteplici e complessi mutamenti, anche la trasformazione della storica struttura familiare, da patriarcale a nucleare, causando una graduale perdita di ruolo sociale da parte dell’anziano. La nostra società è governata dall’ideologia dell’efficienza e dell’eterna giovinezza: conta chi produce, chi consuma, chi mantiene un fisico atletico e prestante, creando sentimenti di esclusione nella pluralità di persone che non rientrano in questi canoni. L’anziano senza riconoscimenti affettivi ed in perdita di un ruolo sociale, non riesce ad attribuire significati alla propria esistenza, non trova motivazioni che mettano in moto energie vitali e si lascia morire per inedia. Sicuramente una rete di servizi sociali efficienti ed efficaci è indispensabile a garantire funzioni di monitoraggio, di cura, e supporto agli anziani, ma per quanto siano competenti e sensibili gli operatori che vi operano, essi non possono essere chiamati a supplire alle relazioni affettive naturali, che alimentano la vita di ognuno di noi: le reti familiari, amicali, di vicinato. Dal tema dell’assistenza dobbiamo passare al tema della cultura, intesa come processo di cambiamento e di sviluppo di sensibilità, attenzioni, forme di solidarietà. Le trasformazioni sociali non si realizzano attraverso vuoti slogan, ma attraverso la condivisione di valori che superino la mentalità individualista ed egoistica, che conduce tutti alla solitudine ed all’isolamento: bambini, adolescenti, famiglie, adulti, anziani. Le cronache delle nostre città, ogni giorno, riportano ed evidenziano i drammi e le violenze che questi modelli di vita stanno provocando. Il lavoro sociale, oggi, non può essere ridotto all’assistenza, deve essere attività, cui è chiamata una pluralità di soggetti, volta alla comunità, perché recuperi e valorizzi competenze e capacità nel riconoscere le proprie fragilità e le proprie risorse, per individuare le risposte più opportune, finalizzate a rispondere alle richieste di aiuto, che essa stessa esprime. Pertanto la politica deve essere strumento progettuale ed educativo per intervenire in una Società sempre più isolante per coloro che “sono rimasti indietro nella corsa al successo” o per coloro che, oramai anziani, sono usciti dal ciclo produttivo.

Paolo Bonafè – Presidente Ass. Laboratorio Venezia

Perchè non creiamo al Lido una Istituzione dei Parchi e del verde Pubblico

Il Lido di Venezia, per le caratteristiche ambientali che lo caratterizzano, dovrebbe essere un isola a dimensione di bambino, data la presenza di molte aree verdi dove poter giocare. Questo però non è sempre possibile perché, malgrado le numerose richieste presentate da cittadini e anche dal sottoscritto, sotto forma di interrogazioni, quale consigliere comunale della passata consigliatura, sono solo due i parco giochi dell’Isola e cioè quello delle QUATTRO FONTANE (che però resta ancora inagibile a causa dei continui lavori al quale è sottoposto) e quello dell’Ex LUNA PARK. Questi due parchi sembra, però, che non posseggano tutti i requisiti di sicurezza previsti per l’uso dei giochi e per tale motivo, nel passato, sono state raccolte petizioni per metterli in sicurezza.
Queste non sono, però, le uniche aree verdi del Lido, ve ne sono altre che potrebbero essere attrezzate a parco giochi, vedi l’area ex Canadà a Malamocco, i giardini del Piazzale La Fontane, i giardini di Ca’ Bianca, l’area verde prospiciente la chiesa di Sant’Ignazio, i giardini del Casino’ e l’area di Piazzale RAVA’. Purtroppo sembra non esistere una struttura comunale che coordini per il Lido i parchi e le aree verdi e VESTA dimostra una certa difficoltà nel coordinare le molteplici funzioni ad essa attribuite. Manca soprattutto l’attenzione nella ricerca di nuovi giochi che sono già presenti sul mercato.
Per cercare di intervenire per risolvere questo problema feci in passato una proposta che ritengo tutt’ora valida e cioè quella di promuovere, assieme alla Municipalità del Lido o tramite la stessa, un organismo partecipativo che veda la presenza delle Associazioni ambientaliste e dei cittadini fruitori dei parchi (anziani e genitori), la quale abbia il compito di monitorare la situazione dei parchi, ne definisca le priorità di intervento e promuova una cultura di responsabilizzazione da parte dei fruitori. Una specie di Consulta dei Parchi e del Verde Pubblico del Lido organica alla Municipalità del Lido e da questa “ascoltata” per la “mission” alla quale viene demandata. Sicuramente questo organismo permetterà ai cittadini di non sentirsi scavalcati dalle istituzioni, agevolerà il dialogo e la costituzione di quei comitati che diverranno i soggetti interlocutori per la soluzione delle problematiche specifiche di quella parte del territorio (per il parco delle Quattro Fontane esiste già un comitato di genitori), agevolando così la partecipazione attiva e fattiva del cittadino nella politica del territorio dove risiede.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia

La creazione di un nuovo Polo Culturale-Congressuale e di un Polo Sanitario per il rilancio del Lido di Venezia

Mi permetto di intervenire sulle polemiche che anche quest’anno sono arrivate puntuali alla fine della mostra del Cinema. Da anni si parla del nuovo palazzo del cinema e dobbiamo dare merito al Governo cittadino con il Sindaco Cacciari in testa, alla Municipalità, alla Biennale, alla ASL, alla Regione e al Governo nazionale di aver innescato quel meccanismo virtuoso che, grazie alla sinergia tra più soggetti pubblici e i privati, possa prevederne la realizzazione.
In questo contesto ritengo debba inserirsi anche la riorganizzazione sanitaria, congressuale e dell’arredo urbano del Lido. L’area dell’ Ex Ospedale al Mare per la sua particolare conformazione e localizzazione si presta a divenire oltre che Cittadella del Cinema, anche una Cittadella della Cultura e un Polo Congressuale che coniughi assieme non solo La Mostra del Cinema che dura non più di un mese all’anno, ma che possa essere luogo dove, durante gli altri undici mesi dell’anno, si organizzino importanti occasioni congressuali gestite dalla Società a partecipazione comunale LIDO Eventi e Congressi ma anche importanti iniziative culturali legate all’arte, alla letteratura e alla musica gestite dalla Biennale e dal Comune.
Questo comporterebbe un doppio vantaggio. L’area in questione è di pregio sia perché è posta all’interno del centro del Lido sia perché è racchiusa divenendo facilmente controllabile, sia per quanto concerne i flussi, sia per quanto concerne la sicurezza. Con questo passaggio si libererebbero sia l’area dove attualmente è collocato il polo congressuale e la mostra del cinema, cioè il Piazzale del Casinò e i due Palazzi del Cinema ed ex Casinò, sia l’area dove attualmente insiste il monoblocco, i laboratori di analisi e radiologici, la piscina e gli uffici ASL. I benefici per la popolazione sarebbero molteplici. Per quanto concerne l’area antistante l’Ex Casinò questa non verrebbe più requisita ogni anno, causando l’isolamento dei residenti delle vie limitrofe, lo stravolgimento del traffico e l’immancabile intasamento di via Sandro Gallo.

Grazie ad un arredo urbano qualificato quest’area potrebbe trasformarsi nella nuova “Piazza del Lido”, cioè quel luogo di aggregazione sociale di cui si sente la mancanza e che non può essere Piazzetta Lepanto,troppo piccola e mal strutturata. Penso quindi a una grande Piazza con al centro una grande fontana dalla quale si diramino dei viottoli nel verde che arrivino fino agli attuali Giardini del Casinò, che hanno una forma scoscesa su due livelli tipo collinetta, eliminando sia la ringhiera e muretto che li delimita, sia la pavimentazione di cemento che è posta ai piedi dell’area alberata difronte ai bar, oggi utilizzata come parcheggio.

In quest’ottica si potrebbero ripensare all’uso dei due palazzi del Cinema e del Casino e magari con un po’ di coraggio si potrebbe anche pensare ad una loro demolizione, visto che non capisco perché il Lido non possa avere un Parco attrezzato come quello di San Giuliano (che è diventato un’importante luogo di incontro e di gita domenicale per i Mestrini), dove le mamme possano portare i bambini a giocare tra loro e gli adulti possano fare jogging. Il tutto “condito” con le due piste ciclabili che da anni aspettiamo e cioè: quella che dovrebbe unire l’area dell’Ex Ospedale al Mare con il Piazzale del Casinò e quella che dovrebbe percorrere Lungomare Marconi, dal Casinò fino alla rotatoria di via Colombo, per poi innescarsi con la Pista ciclabile quella che dovrebbe percorrere tutta via Sandro Gallo, fino agli Alberoni.
Legando queste opere ad un miglioramento dell’arredo urbano e del verde pubblico dei due lungomari così da permettere anche una migliore visione del mare.

Con il cambio d’uso dell’area Ex Ospedale ci si potrà finalmente “scrostare” di dosso la falsa ideologia che per tanti anni ha relegato il tema della sanità al Lido ad una mera battaglia di posizione tra politici locali. Dobbiamo dirci con tutta franchezza che non è vero che non esiste un polo sanitario di qualità al Lido, ovvero non è vero che non ne potrebbe esistere uno. Infatti questo polo sanitario è già oggi formato dalle strutture degli Istituti S.Camillo, Carlo Stebb e Stella Maris, questo ultimo ancora chiuso e senza una destinazione definita. Basterebbe quindi avere un po’ di coraggio e trasferire la Piscina talassoterapica, l’Elisoccorso, il Punto di Primo intervento con i relativi due letti di terapia subintensiva, i laboratori e gli uffici ASl con la trasformazione dei 20 letti di lungodegenza in letti ospedalieri, per creare un polo sanitario che serva, oltre alle popolazioni di Lido e di Pellestrina (che già ora sommate arrivano alle 25 mila unità), anche la popolazione non stanziale e turistica che ogni anno nei mesi più caldi affolla il Lido e che sfiora le oltre centomila unità. Vi sono ulteriori due fattori che propendono a favore di questa “causa”, il primo è la recente nascita della Croce Bianca del Lido e il secondo è che noi lidensi dobbiamo pretendere che se vengono investiti oltre 100 milioni di euro per un nuovo e avveniristico Palazzo del Cinema allora si possono trovare le risorse per la creazione di un polo sanitario all’altezza visto che avere una sanità qualificata al Lido diventa un biglietto da visita che può essere speso sia dagli organizzatori della Mostra del Cinema, ma anche dagli Albergatori locali, eppoi visto che la maggior parte dei lidensi non vive e non guadagna grazie al cinema e al turismo è giusto che questa fetta di popolazione venga “ricompensata in qualità sanitaria” dei disagi che subisce direttamente od indirettamente.

Il rilancio del Lido sarebbe allora compiuto e diverrebbe conseguente sia il miglioramento del sistema dei trasporti che la richiesta di nuova residenza, così da innescare un trend positivo che poterà sia ad un miglioramento dell’economia che della qualità di vita delle due isole, oggi unite in un unica Municipalità

Paolo Bonafe
Presidente Laboratorio Venezia

Venezia e l’emergenza colombi

Voglio ringraziare il Sindaco CACCIARI e l’Assessore SALVADORI perché dimostrano finalmente coraggio nell’affermare che esiste una emergenza colombi a Venezia, non solo per quanto concerne la sporcizia e i danni che con i loro escrementi portano ai monumenti cittadini, ma anche per il pericolo sanitario, diretto ed indiretto, che comporta la loro presenza.
Infatti se da un lato lo strato di guano che ogni giorno ricopre la Piazza San Marco, unito alla umidità e alla nebbia veneziana, diviene ben presto un pericolo perché rende scivolosa la superficie (non poche sono state le cadute che hanno prodotto danni fisici e fratture), dall’altro esiste un pericolo indiretto non solo per la salute dei cittadini e dei turisti, ma anche degli animali domestici. Questo lo posso dire con cognizione di causa visto che ho subito la perdita di una amata cagnolina a causa della trasmissione di pidocchi da parte dei colombi. Grazie alla collaborazione dell’allora consigliere di quartiere Pezzoli, nel lontano dicembre 2000, come consigliere comunale, presentai una dettagliata interrogazione all’allora assessore all’Ambiente Cacciari (Paolo) dove facevo presente che esistono degli studi nei quali vengono messe in correlazione alcune malattie che colpiscono l'uomo e gli animali domestici, con i colombi e che voglio ricordare:
ISTOPLASMOSI: causata da funghi microscopici, che attaccano l'apparato respiratorio, provocando polmoniti;
CANDIDIASI: altro fungo che causa infezioni intestinali ed irritazioni agli organi riproduttivi delle donne;
CRIPTOCOCCOSI: anche in questo caso con danni all'apparato respiratorio, fino alla paralisi; ENCEFALITE DI SAINT LOUIS: Virus che provoca infiammazione al cervello, molto pericolosa per le persone anziane;
SALMONELLOSI: batteri che attaccano l'apparato intestinale;
PSITTACOSI: virus simile a quelli dell'influenza, che nei casi più seri degenera in polmonite;
PARASSITI ESTERNI: in prevalenza acari che proliferano tra le piume degli uccelli e provocano reazioni allergiche nell'uomo;
CLAMIDIA: che secondo un'equipe di scienziati dell'Università di Filadelfia, potrebbe essere messa in relazione con il morbo di Alzhaimer.

Tutte malattie che possono essere trasmesse, oltre che per contatto diretto, anche attraverso le feci dei volatili o tramite le polveri del "guano" essiccato, che si diffondono nell'aria
A questa interrogazione l’assessorato diede una risposta ambigua, non smentendo quanto enunciato, cercando però di sminuire il reale pericolo. I veneziani che hanno davanzali o terrazze possono constatare con mano la sporcizia che questi animali producono e le erosioni e corrosioni che subisce la pietra di rivestimento dei palazzi e delle balconate e quindi se si vuol parlare di decoro la prima azione da farsi è proprio quella evitare che il patrimonio artistico ed architettonico di questa città venga imbrattato dai rifiuti organici dei colombi e che porta l'Amministrazione nel tempo ad impiegare ingenti somme per il restauro delle opere d'arte e dei palazzi, il tutto coniugando le giuste istanze dei movimenti animalisti ed ambientalisti con il rispetto del diritto primario del cittadino che è la salvaguardia del suo diritto alla salute.

Per fare questo non serve eliminare tutti i colombi ma bisogna cercare di limitarne la riproduzione puntando su l’uso di mangimi particolari che ne riducano la “fertilità”, avviando una rigorosa politica di controllo che preveda ammende salate per quei cittadini e turisti che alimentano questi animali non rispettando le leggi e i regolamenti, così da intervenire nel processo biologico naturale, avviando però nel contempo una eliminazione degli animali che risultano malati perché sono proprio quelli i più pericolosi per i suddetti processi di trasmissione delle malattie. Il compito è chiaramente arduo ma se l’Amministrazione decide di intervenire con decisione e non come ha fatto la precedente, allora nel giro di alcuni anni questo problema potrà essere condotto a dimensioni fisiologiche e soprattutto gli stessi animali saranno più sani e quindi più belli, nella cornice della nostra piazza, che è il salotto più bello del mondo.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia

Con il Progetto Marco Polo II nuove possibilità di sviluppo per il porto di Venezia

Più volte sono intervenuto sul Vs. quotidiano per rappresentare l’enorme patrimonio naturale che rappresentano gli oltre 2000 km. di coste del nostro Paese. Patrimonio poco utilizzato berchè le città soffochino nello smog e le strade siano continuamente intasate da TIR. Basti poi pensare che un mezzo pesante standard genera 213 euro di costi in congestione, inquinamento atmosferico ed acustico ed incidenti ogni 100 Km percorsi su strada mentre sulla stessa distanza coperta via mare i costi per la collettività sono di 79 euro e che nel combinato strada-mare rispetto al combinato strada-strada si valuta un risparmio per gli operatori pari al 20%, se viene imbarcato sulla nave sia il veicolo che l’autista, contro un risparmio che può sfiorare il 40% e viene imbarcato solo il Trailer senza la motrice. Dal maggio 2006 vi è però una importante novità per la realizzazione delle Autostrade del mare e cioè l’approvazione da parte del parlamento Europeo del Programma MARCO POLO II, che è ora all’esame del Consiglio dei Ministri Europeo. Questo progetto dovrebbe divenire la specifica ed esplicita fonte di finanziamento per il trasporto Short Sea Shipping. Quattro sono i corridoi marittimi individuati, per i quali la UE prevede l’inizio di realizzazione entro il 2010 e tra questi vi sono quello dell’Autostrada dell’Europa Sud-Orientale, che collega il mare Adriatico al mar Ionio e al Mediterraneo orientale fino ad includere Cipro e quello dell’Europa Sud-Occidentale, che collega la Spagna, le Francia e l’Italia (compresa Malta) e che si raccorda con l’Autostrada del Mare Sud-Orientale.
Il MARCO POLO II nasce quindi come atto normativo all’esecuzione dei succitati percorsi di autostrade del mare e come prosecuzione ed ampliamento del MARCO POLO I, varato nel 2003.
La dotazione finanziaria è di 450 milioni di euro per il periodo 2007-2013 così ripartita: 1) Finanziamenti quali aiuto all’avviamento di nuovi servizi e al potenziamento di quelli già esistenti, mirati al dirottamento del traffico merci da strada a nave (quindi per la costruzione di nuove navi); 2) Finanziamenti Per la rimozione delle barriere strutturali al mercato del trasporto marittimo (quindi per le infrastrutture portuali e stradali; 3) Finanziamenti per lo scambio di conoscenze nel settore della logistica merci e per la promozione di metodi e di procedure avanzate nella formazione.
L’unica clausola richiesta è quella di dover “dimostrare” preventivamente le quote di traffico che si prevede di sottrarre alla gomma, attraverso lettere di intenti di operatori che si dichiarano disposti ad utilizzare la nuova linea in alternativa a precedenti itinerari tutto-strada. Questi aiuti finanziari sono comunque a fondo perduto e quindi non devono essere rimborsati se non vengono raggiunti gli obiettivi prefissati (cioè le quote previste di traffico sottratte alla strada)

Grazie a questi finanziamenti il Porto di Venezia potrebbe sviluppare ulteriormente i propri traffici e divenire nel breve periodo un importante scalo anche per le Autostrade del mare, soprattutto se verranno realizzate le due banchine per navi RO-RO nell’Area Ex SAVA di FUSINA, come già previsto dagli accordi tra il Porto e l’Amministrazione Comunale. Ma ancor più interesse dovrebbe avere la TIRRENIA di navigazione che con la fusione per incorporamento della Adriatica e la costituzione della Divisione Adriatica gestisce ora le linee che prima venivano svolte da quest’ultima che pè stata una delle prime società di navigazione a credere nelle Autostrade del MARE con le linea Trailer Ravenna-Catania, e Venezia-Catania e la linea mista trailer+pax Bari-Durazzo, ma ancor prima con le linee Trieste-Durazzo, Bari-Bar, Venezia-Bari allora sospese e che grazie a questi fondi potrebbero essere tutte riattivate, visto che la società ha una tradizione e navi idonee per queste linee.

I politici locali dovrebbero quindi sensibilizzare sia il Ministero dei Trasporti che le Società del Trasporto Marittimo (in primis quelle che già operano nel settore e nelle linee interessate) perché Venezia non perda questa importante opportunità di sviluppo, così da portare il proprio Porto e la propria economia marittima a livelli dei grandi paesi del nord Europa e soprattutto per non limitare l’economia cittadina alla esclusiva economia Turistica che farebbe divenire questa città una Disneyland e non più una città viva e produttiva.

Il segretario Regionale
Federmar/Cisal
Cap. Paolo Bonafè

La Pace come bene primario per l’uomo

In questi anni è divenuto di predominante attualità il tema del “meticciato” dei popoli. L’integrazione alla quale anche l’Italia non potrà sottrarsi (anche a causa del basso tasso di natalità), sarà inevitabile e questo grazie (o a causa) della nostra collocazione geografica di cerniera tra l’EUROPA con l’AFRICA, da una parte, e il MEDIO-ORIENTE dall’altra. Non servono statistiche o studi particolari per comprendere che vi sono centinaia di migliaia di africani che si stanno affacciando ai confini meridionali del nostro continente (basta leggere le cronache quotidiane che informano di continui sbarchi sulle nostre coste), ma non dobbiamo altresì dimenticare che vi è un altrettanto numero di persone, che provengono dai paesi dell’Est e dal Medio-Oriente, che a loro volta si affacciano ai nostri confini Orientali.
Questo esodo verso il nostro Paese deve essere compreso e condotto verso una nuova politica dell’integrazione razziale e religiosa. Per questo la politica deve saper sciogliere i nodi cruciali del nostro tempo, deve essere strumento di dialogo e confronto, di crescita umana e culturale. Oltre ai problemi di integrazione che viviamo in casa dobbiamo considerare anche i problemi di integrazione interrazziale e culturale che interessano tutta l’EUROPA. Il Medio Oriente rappresenta il focolaio, ormai perenne, di una lacerazione sanguinosa, che rischia di approfondirsi sempre più, fra il cosiddetto mondo occidentale ed il mondo islamico. C’è solo il rischio di una escalation che sembra impossibile arrestare.
A tutto questo non vi si può porre rimedio solo con la forza, bisogna fermarsi e dare spazio e voce al bisogno di pace e giustizia che sgorga dal profondo del cuore degli uomini, bisogna riconoscere che la guerra porta in sé solo morte, odio, distruzione ….che preparano solo ad un altro conflitto. La storia deve rappresentare un patrimonio di esperienza collettiva perché gli orrori non si ripetano più.

Tutti noi possiamo fare qualcosa. Dobbiamo esibire questa volontà di pace e fratellanza attraverso atti concreti, attraverso una “testimonianza“ di pensiero e di valori, lasciare da parte la demagogia e lavorare per costruire ponti di dialogo che comportino scambi di idee e la crescita della cultura di un popolo (vale anche per noi), che diviene importante per difendere le proprie tradizioni
Ognuno di noi può dimostrare la propria volontà di pace, fare un azione in direzione della stessa, smuovere le coscienze degli uomini e farli ragionare che sui valori non sono gli schieramenti che devono guidare le azioni ma, appunto, le coscienze.
Questo è un dovere che abbiamo verso i nostri figli, dobbiamo estirpare dai cuori il sentimento di rancore, iniziando dal nostro, contrastare ogni forma di intolleranza ed opporci ad ogni manifestazione di violenza. Solo così fermeremo l’ondata di fanatismo crudele che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace nel Mondo. Il compito e’ arduo, ma non impossibile.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Apriamo una nuova porta di accesso alla città con la linea Ferry Boat CHIOGGIA-PELLESTRINA

Nell’articolato reticolo tracciato dalle linee di navigazione gestite da Actv, risulta evidente l’assenza di un collegamento strategico che colleghi, tramite ferry-boat , l’isola di Pellestrina con Chioggia.
In un’epoca in cui la movimentazione merci e passeggeri a livello collettivo sta assumendo sempre più importanza, si ritiene opportuno, al fine di rispondere in modo efficace alla necessità di trasporto di beni e di persone, sottoporre ad una seria analisi la proposta di istituire questa nuova linea, che garantirebbe un rapido collegamento fra l’isola e la terraferma, a tutela delle esigenze di vita e mobilità di cui sono portatori i cittadini.
L’analisi di praticabilità di tale progetto, vede già individuato l’approdo di Chioggia, all’interno del Porto Commerciale Vecchio nell’ Isola Saloni, in seno alle banchine della Darsena di “Marittima” la cui area è compresa tra il “Canal Lombardo Esterno “ ad ovest e le Ex Saline ad est, ove esiste uno scivolo, ora in disuso, per Navi Ro/Ro : il luogo è facilmente raggiungibile dai mezzi provenienti dall’hinterland di Chioggia e dalla SS Romea.
La rotta, prevista per il ferry, parte dall’uscita della darsena di Chioggia, accostando verso San Felice e mantenendo la boa di segnalazione verde sulla propria dritta. Il traverso della boa determina l’accostata per procedere verso il canale di Caroman, costeggiante tutta la diga foranea, che collega Pellestrina all’Isola di Caroman. L’approdo di arrivo sarebbe adiacente alla radice della diga, orientato per NNW, con vento di bora prossimo al traverso. Nel luogo è presente già uno scivolo e l’intera area prospiciente offre, apportando dovuti interventi architettonici e logistici, una buona ricezione per i mezzi in attesa. Poiché attualmente è raggiungibile tramite una stradina sterrata, che proviene dalla piazzetta del capolinea della linea d’autobus 11 e del pontile della linea 31, si dovrà provvedere alla asfaltatura della stessa.
Il tempo di viaggio, comprensivo dei tempi di percorrenza e delle manovre di partenza e attracco, con condizioni meteo marine ottimali e traffico portuale non impegnativo, è stimabile intorno ai 30 minuti.
La nuova linea è, pertanto, tecnicamente fattibile e di facile attuazione, tenendo conto degli interventi per l’avvio e la necessaria concertazione con gli enti interessati.
Vale la pena mettere in luce le ricadute positive che la sua realizzazione garantirebbe:una più rapida ed economica mobilità delle merci che devono raggiungere l’isola, sia per il rifornimento di negozi, di strutture di ristorazione, ma soprattutto dei cantieri e di tutte le realtà produttive che vi operano; un più rapido accesso per i cittadini ai servizi presenti nella zona di Chioggia ed in particolare alle strutture sanitarie (Ospedali di Chioggia e Piove di Sacco); una funzione facilitatrice allo sviluppo di un turismo sensibile alle bellezze naturalistiche dell’isola; l’alleggerimento del traffico pesante e di automobili private sul Tronchetto e sul Lido, ma anche sulla SS Romea e di attraversamento di Mestre e del Ponte della Libertà.
La linea dovrebbe avere un avvio sperimentale e prevederebbe l’ effettuazione di tre corse a/r alla mattina e tre corse a/r alla sera, in orari da concordare con gli operatori economici.
La nostra proposta prevede l’impiego di una motozattera che abbia una capacità di carico di 35 mezzi commerciali (equivalente a 45 auto). Se consideriamo le tariffe ora in vigore e pubblicizzate da ACTV-VELA sulla linea 17, vediamo che il costo del biglietto varia dai 15 ai 58 euro (per i pulman). Se mettiamo in correlazione questi due dati e cioè la capacità di carico con il valore del titolo di viaggio, vediamo che, ipotizzando un valore medio del biglietto in 20 euro e una previsione di trasporto di almeno 25 mezzi, si ottiene un introito a viaggio di 500 Euro, che dovrebbe essere in linea con i costi sopportati da ACTV.
Ma l’ interesse espresso dai cittadini e dalle forze economiche di Pellestrina, potrebbe mettere in moto anche nuovi modelli di integrazione e partnership fra pubblico e privato e vedere una collaborazione fra ACTV e imprenditoria locale nella gestione della linea.
La mission di Laboratorio Venezia ha proprio questo significato: aprire uno spazio che faccia circolare pensieri ed idee, favorisca il dibattito cittadino su una pluralità di temi e progettualità, favorisca la costruzione di sinergie fra soggetti diversi che ritengono di misurarsi in una dimensione di confronto fattivo, e collaborazioni costruttive.

Cap. Paolo Bonafe – Presidente Laboratorio Venezia
e Cap. Walter Barbieri – Coordinatore tavolo tecnico dei trasporti di Laboratorio Venezia

La politica italiana tra l’oggi e il domani

In una scena politica sempre più dominata da risse televisive e diverbi tra opposti rappresentanti politici, diviene necessario recuperare modelli e stili di comunicazione e relazione incentrati sul dialogo e sulla moderazione, facendosi interpreti di un bisogno sempre più avvertito da larghi strati di persone. Gli atteggiamenti estremi portano ad una disaffezione del cittadino verso le istituzioni ed un crescente assenteismo dalle urne. Il gran vociare e l’insulto facile sono gli strumenti con cui celare il vuoto di pensiero e l’assenza di un progetto politico, volto a risolvere i gravi problemi in cui versa il Paese. Ascoltando invece i cittadini si percepisce la loro netta insofferenza per la politica urlata, che vorrebbe condizionare e manipolare le loro coscienze e gli ultimi fatti di cronaca ancor di più gli allontanano. Essi rivendicano autonomia e capacità di valutazione critica, che si esprimono anche attraverso il voto democratico: questo è oramai slegato da logiche di schieramento e tende a premiare le persone e i programmi proposti, piuttosto che gli schieramenti per la loro connotazione ideologica. Questo nuovo approccio alla politica va attentamente analizzato perché mette in luce, la crisi di un modello e approfondisce la frattura fra la cosiddetta Società Civile e i partiti storici, in cui i cittadini rischiano di non riconoscersi più. Fortunatamente assistiamo alla nascita di movimenti, associazioni e comitati, quali nuovi soggetti politici che, attraverso la mobilitazione di gruppi di cittadini, assumono in proprio problemi specifici, facendosi promotori delle possibili soluzioni. Stiamo pagando lo scotto di una politica in cui echeggiano vuoti slogan piuttosto che il richiamo ai valori; che sembra aver smarrito la propria tradizione, traente linfa dall’impegno e dall’etica dei padri della nostra Costituzione democratica e repubblicana, il cui sforzo e senso di responsabilità ha permesso di sanare le lacerazioni della guerra; di dotarci di strumenti fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese. Il sistema elettorale prima maggioritario e poi proporzionale doveva garantire stabilità politica al Paese; questo non è avvenuto ne prima ne ora, ed anzi ha provocato l’appiattimento forzato delle posizioni dei diversi partiti, costretti ad entrare nell’una e nell’altra coalizione, perdendo così la propria identità e annacquando i propri valori ideali. Nello scenario di un Paese che sta attraversando un grave momento di crisi economica e sociale, la Politica deve ritrovare il senso forte del suo agire, trovando il proprio fondamento nei valori fondanti di una democrazia matura.

Paolo Bonafè
LABORATORIO VENEZIA

Dopo l’analisi dei dati statistici sul Lido fatta in occasione della Visita pastorale quali soluzioni intraprendere

Il rapporto statistico, curato dal Dott. Giuliano Zanon, direttore del COSES, sugli aspetti socio-economici riferiti agli abitanti del Lido, commissionato in occasione della Visita pastorale dal Vicariato dell’Isola, rappresenta uno strumento interessante ed utile per avviare un processo di maggiore conoscenza e confronto sulla condizione sociale di questo territorio.
E’, inoltre, opportunità concreta per un dialogo fra la comunità cristiana e la società civile dell’isola, come già si è dimostrato in occasione di due tavole rotonde promosse dal Vicariato, con la collaborazione della Municipalità.

Il risultato di questa analisi ha permesso di mettere in luce alcuni dati ed elementi di particolare interesse per sviluppare alcune riflessioni.
La popolazione del Lido è aumentata dal 1951 al 1969 di ben 8.500 persone (pari al 60%), raggiungendo i 22.635 abitanti, da quell’anno è iniziato un continuo esodo che ha portato la popolazione residente ad assestarsi nel 2005 a 17.650 unità.
Nel 1991 il numero delle famiglie lidensi ammontava a 7.301 unità, per 18.589 residenti, nel 2001 il numero delle famiglie è passato a 7.698 unità, di fronte ad una diminuzione a 17.488 dei residenti.
Il quadro attuale evidenzia ulteriormente che il 36,3% dei nuclei è composta da una sola persona, il 29,1% da due componenti, mentre le famiglie con almeno tre componenti risultano essere solo il 20,2% del totale.

Se integriamo questi dati con quelli relativi alla distribuzione della popolazione nelle diverse classi di età, (la popolazione nella fascia 0 – 14 anni nel 1981 era pari a 3.451 unità (16,3%) mentre nel 2004 ammontava 1954 unità (10,9%); quella oltre i 64 anni nel 1981 ammontava a 3.700 unità (17,5%) per passare nel 2004 alle 4.753 unità (26,6%)) appare evidente che abbiamo assistito ad un cambiamento della struttura familiare, ma anche della composizione del nostro tessuto sociale.
Il Dott. Zanon ci ha offerto, tramite i dati elaborati, ulteriori fotografie e approfondimenti, quali possibili piste di lavoro su cui sviluppare riflessioni comuni.
La dimensione dei nuclei familiari sempre più ridotta, fa immaginare un rischio di chiusura ed impoverimento delle relazioni; una riflessione ulteriore su questi nuclei è che essi sono composti in particolare da anziani, per i quali le condizioni di solitudine ed isolamento rappresentano ulteriori elementi di fragilità.

Più voci si sono alzate, durante le occasioni di dibattito pubblico sui dati, a porre l’accento sulla condizione degli anziani, ma anche su quella delle giovani generazioni.
Per i primi si ricordano le necessità di assistenza e cura, ma anche di reti sociali informali e spontanee come quelle di “buon vicinato” e di volontariato, per le seconde si sono espresse preoccupazioni per la necessità di rivolgere un ascolto attento ai loro bisogni più profondi di attenzione e relazioni significative.
I dati ci hanno anche evidenziato una presenza di divorzi e di nuclei monoparentali, superiori alla media del centro storico, che indicano una fragilità della struttura familiare, che si impoverisce di elementi rassicuranti quali la stabilità e la garanzia protettiva per i propri membri.
Per quanto concerne l’ambito delle relazioni comunitarie, si percepisce un allentamento delle relazioni significative ed un attenuarsi dei sensi di appartenenza collettivi.

Queste riflessioni interrogano la pluralità dei soggetti istituzionali e sociali, la comunità ecclesiale e la società civile, presenti al Lido e richiamano l’attenzione sulla necessità di promuovere una dimensione comunitaria del vivere, quale opportunità di scambio, maturazione, crescita e riconoscimento reciproco, che abbia una valenza intergenerazionale.
Significa, per ognuno di noi, interpellare il proprio senso di appartenenza alla comunità in cui vive e l’aprirsi a dimensioni relazionali nuove, contro il rischio della frammentazione della vita sociale, del crescente anonimato che investe l’esistenza delle persone.
Insieme è possibile sostenere lo sviluppo di una vita comunitaria creando occasioni e favorendo le opportunità di conoscenza fra le persone, di condivisione, di costruzione di sentimenti e azioni di solidarietà.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

Giornata della Memoria

Il secolo appena trascorso è stato testimone di una indicibile tragedia, che non potrà mai essere dimenticata: il tentativo del regime nazista di sterminare il popolo ebraico, con la conseguente uccisione di milioni di ebrei, uomini e donne, vecchi e giovani, bambini e neonati.
Alcuni di questi furono uccisi immediatamente, altri furono umiliati, maltrattati, torturati e privati della loro dignità ed infine uccisi. Solo pochi di coloro, che furono internati nei campi di concentramento, sopravvissero ed i superstiti, per tutto il proseguire della loro esistenza, sopportarono e sopportano sulla loro carne e nella loro anima ferite, angosce e terrori. Questo fu la SHOAH: uno dei principali drammi della storia. Questo termine fu coniato da ELIE WIESEL, scampato ad AUSCHWITZ e Premio Nobel per la letteratura, per modificare la terminologia “OLOCAUSTO” che proveniva da una analogia tra il sacrificio, raccontatoci nella Bibbia, al quale doveva venire sottoposto Isacco figlio di Abramo. Definizione che risultava pertanto riduttiva ed impropria per indicare la determinata strategia di sterminio perpetrata nei confronti del popolo ebraico.
La “giornata della memoria”, istituita con legge n. 211 del 20.07.2000 art. 1, cade il 27 gennaio di ogni anno, data scelta, in quanto anniversario del giorno in cui vennero abbattuti i cancelli di Aushwitz. La celebrazione di questa giornata deve rappresentare un monito per le nuove generazioni, deve essere un richiamo per ciascuno di noi, poichè la barbarie umana non ha mai fine, l’orrore delle leggi razziali, degli stermini e delle persecuzioni continuano a rappresentare un filo rosso insanguinato evidente e rintracciabile nella storia contemporanea. E’ sufficiente nominare la BOSNIA, l’ IRAQ e quanto succede tutt’oggi in tante, troppe parti del Mondo. PAPA GIOVANNI PAOLO II, nella lettera apostolica “TERTIO MILLENNIO ADVENINTE” scrisse: “ …è giusto pertanto che, mentre il secondo millennio del cristianesimo volge al termine, la chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui, nell’arco della storia, essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e dal suo Vangelo, offrendo al Mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori di FEDE, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo”.
Pertanto, dinanzi al genocidio del popolo ebraico nessuno può dichiararsi non responsabile, come nessuno oggi può restare indifferente agli orrori ed alle ingiustizie del tempo presente. La volontà di giustizia e pace devono rappresentare i valori fondanti dell’agire personale e sociale di tutti gli uomini di “buona volontà”, affinché dalla memoria consapevole della pagina più buia della storia d’Europa, si sappia trarre insegnamento per costruire un mondo solidale e rispettoso delle differenze culturali e religiose.

Paolo Bonafè
Ass.cult. Laboratorio Venezia

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)