Tutti gli articoli di Paolo Bonafe'

Prenotazione per venire a Venezia

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Come anticipato, il Comune conferma che a luglio partirà con la sperimentazione (per settare la piattaforma informatica) della prenotazione obbligatoria per visitare Venezia e del collegato contributo di accesso. Dal prossimo anno il sistema sarà a regime e pronto a esigere il contributo. Giustamente, si precisa che non è uno strumento per fare cassa ma di regolazione/limitazione dei flussi di visitatori giornalieri per i quali il Comune ipotizza una soglia di 40.000 con riserva di diminuirla (e per noi sarebbe auspicabile).

Vediamo come va, con fiduciosa aspettativa. Esprimiamo altresì la forte perplessità nell’escludere tutti i veneti dal pagamento del contributo di accesso perché se la misura deve essere di deterrenza è illogico che non si applichi a coloro che per ovvi motivi logistici sono i più probabili visitatori giornalieri. Crediamo che l’esclusione debba riguardare i soli residenti della Città Metropolitana. Resta inteso che la misura è una cura da cavallo emergenziale, probabilmente a questo punto inevitabile (perché i picchi di Pasqua oggettivamente non sono sopportabili), ma non basta. Grava sulla questione il numero francamente eccessivo di posti letto (82.000 ufficiali in tutto il Comune) e su questo, in particolare sull’offerta abnorme della locazione turistica, si dovrà lavorare. Ormai è un tema ineludibile, peraltro dibattuto anche in altri Comuni a forte intensità turistica. Ed è sul tavolo più di una soluzione. Parliamone in modo disteso, senza intenti punitivi verso la categoria dei locatori ma pure senza cedere a ricatti lobbistici. Da valutare in questo senso l’opportunità (suggerita dall’on. Pellicani) di inserire nella istituenda nuova Legge Speciale una legislazione specifica per Venezia.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

 

31 maggio 2022

Autorità della Laguna.. chi era costei?

autorita laguna

Per chi (comprensibilmente) si fosse ormai scordato di cosa si tratta: l’Autorità fu istituita in pompa magna nel 2020 col cosiddetto Decreto Agosto. All’Ente, “creatura” dell’on. Martella (ora Segretario Regionale del PD) si attribuivano secondo il testo del Decreto stesso “tutte le funzioni e competenze relative alla salvaguardia della città di Venezia e della sua laguna e al mantenimento del regime idraulico lagunare (..) nonché quelle già attribuite al Magistrato alle Acque”. Era ed è un’ottima idea: un’organizzazione con tutte le competenze di esercizio e gestione del MOSE, con autonomia e capacità di spesa e una governance chiara. Peccato che per due anni non se ne sia più sentito parlare, forse per la contrarietà di Brugnaro che si era molto lamentato perché poco coinvolto nella nomina del Presidente. Ora pare che si sia sbloccato la stallo grazie a una piccola modifica: il Presidente dell’Autorità sarà nominato “d’intesa” col Sindaco e non più solo “sentito” il Primo Cittadino. In più si ripristina il glorioso nome Magistrato Alle Acque. Speriamo che sia la volta buona e attendiamo ora il rapido varo dell’Autorità – Nuovo Magistrato Alle Acque. Si sono persi due anni per nulla.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Memoria di Falcone e della strage di Capaci

falcone

30 anni fa la notizia della strage di Capaci irrompeva nella cronaca di un’Italia che stava entrando nella lunga stagione di Tangentopoli e sconvolgeva un mondo politico impegnato nella scelta del Presidente della Repubblica (venne eletto subito dopo, per effetto dello shock collettivo, Oscar Luigi Scalfaro).

La morte del giudice Falcone, della sua compagna Francesca Morvillo e degli uomini della scorta (Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco di Cillo) nonché le circostanze drammatiche dell’attentato ricordarono ruvidamente a tutto il Paese che la Mafia era e continuava ad essere un pericoloso contropotere e una minaccia grave, nonostante le centinaia di condanne subite in seguito al maxi-processo che fu il coronamento del grande lavoro di Falcone (che subì la vendetta per quel grande risultato).

Falcone combatté una guerra, non solo contro la Mafia ma pure contro un sistema opaco, che pagò con la vita. Ci piace ricordare le parole di Antonino Caponnetto “Le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse”.

A Falcone, agli altri morti di Capaci e a tutte le vittime della lotta alla Mafia, il nostro dolente e riconoscente ricordo.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia in Azione

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Venezia in Azione

23 maggio 2022

Decoro urbano

decoro

Curare il decoro degli ambienti urbani prevenendo atti vandalici, deturpazione dei luoghi e comportamenti maleducati e irrispettosi è la più efficace misura di prevenzione contro crimini più gravi, perché crea un “contesto” di ordine e legalità che induce a comportamenti consoni. È la cosiddetta “teoria delle finestre rotte”: la finestra rotta come metafora di un ambiente che non invoglia a prendersene cura e a rispettarlo, perché tanto è già degradato.

Proprio la teoria delle finestre rotte ci dice che NON sono accettabili le teorie di bicchieri, bottiglie, cartoni di pizza ecc. che fanno triste mostra di sé fuori da certi bar. Spiace rilevare che siano proprio alcuni proprietari di ristoranti e bar a violare le norme a danno di tutti i cittadini. Ampliamenti che hanno causato e causano non pochi problemi di deambulazione ai residenti e agli stessi visitatori.

Per questi motivi, quei ristoratori e baristi che non rispettano le norme, appaiono ancor più esecrabili.

I gestori sono i primi da chiamare in causa per lo stesso principio per cui un’industria risponde dell’impatto sull’ambiente circostante. Ci sono infatti negozi artigiani che non hanno avuto diritto ad alcun plateatico e che hanno solamente come superficie di esposizione le vetrine. Per loro, il moltiplicarsi di sedie e tavolini, significa perdere ulteriormente visibilità, così come il danno procurato da coloro che non rispettano le regole di esposizione della merce: a Rialto, dopo anni di discussioni per il decoro, furono predisposte vetrine espositive con la Soprintendenza, ora completamente ricoperte di prodotti.

Pertanto in primis bisogna far ricorso alla buona volontà dei veneziani di denunciare prontamente alla Polizia Municipale e a Veritas gli abusi di cui sopra e alla stessa Polizia Municipale di fare ronde continue per il decoro urbano. L’immagine di una città deturpata non è un buon biglietto da visita Si presidi il territorio con ronde costanti per prevenire e eventualmente sanzionare. Anche il compito di controllo è una delle responsabilità che si deve assumere chi governa la città.

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

23 maggio 2022

Nuovo Rifugio per cani di San Giuliano

2022-05-21 Gazzettino Nuovo rifugio per cani

Ogni tanto fa piacere registrare anche buone notizie: è stato completato nei tempi previsti il Rifugio per cani di San Giuliano dove troveranno casa (si spera temporanea perché l’obiettivo è quello di trovare famiglie che li adottino e diano loro tutto l’amore che meritano) fino a 66 pelosi a quattro zampe. È una struttura prevista da tempo in sostituzione della precedente fatiscente struttura e va ad aggiungersi ai due gattili di Forte Marghera (i Mici del Forte e il rifugio ENPA) e a quello di Malamocco, gestito dalla Dingo. Tutte strutture che si sostengono del lavoro di volontari a cui va la nostra grande riconoscenza per la passione e un lavoro oscuro e poco riconosciuto (molto più chic fondare un Comitato che protesta per qualcosa).

Il rifugio è costato 1.400.000 € e ci aspettiamo ora l’immancabile canea di obiezioni perché quei denari andavano spesi per altre finalità, altro che gli animali. Noi al contrario siamo felici che nella nostra città vi è una rete e un’organizzazione di prim’ordine per l’accoglimento dei randagi e ricordiamo che la civiltà di un popolo si misura (anche) da come sono trattati gli animali, come ebbe a dire Gandhi.

Ricordiamoci di queste organizzazioni meritorie – anzi eroiche – che si sostentano nella maggior parte da sole quando compiliamo il 730 e dobbiamo scegliere a chi devolvere il 5 per mille. Per esempio ENPA ha CF 80116050586, Dingo Venezia CF 94009850275.

E in tema di 730, ricordatevi naturalmente di indicare il codice S48 per devolvere il 2 per mille ad Azione.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Sinodo e sinodalità quali esperienze ecclesiali e spirituali

Sinodo e sinodalità quali esperienze ecclesiali e spirituali

Anche nella mia parrocchia, ci si interroga sulla proposta di Sinodo e sulla Sinodalità, ovvero di un cammino comune verso una nuova chiesa. La parola Sinodo, che proviene dal greco, significa “camminare insieme”. Papa Francesco ci esorta, indicandoci la strada, spiegandoci che il Sinodo è “il metodo del cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. E ancora Papa Francesco ha affermato che “La sinodalità, è dimensione costitutiva della Chiesa”, così che “quello che il Signore chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola sinodo”. Siamo quindi tutti chiamati ad un grande cammino di riflessione, ascolto, racconto e sogno per il futuro, che durerà alcuni anni e che punterà al rinnovamento del modo di essere Chiesa. Il Sinodo è di per sé un’esperienza ecclesiale e spirituale. Ecclesiale perché l’essere Chiesa implica sempre la disponibilità a camminare insieme, ovvero significa condividere una visione, una prospettiva che ci attrae e ci guida ad individuare le tappe e le modalità (processi) che attivino un cambiamento duraturo ed efficace. Spirituale perché è un’esperienza ispirata dallo Spirito Santo e conserva, pertanto, un margine ampio di apertura e imprevedibilità, caratteristiche dello Spirito, che soffia e va dove vuole. Sinodo quindi significa: diritto e potere di parola affidato a tutti.  La capillarità del Sinodo è legata ad un atteggiamento dell’ascolto, al permettere ad ogni credente e battezzato di portare il proprio contributo di pensiero. Ogni parola, che mette in circolo l’esistenza di ciascuno e il Vangelo, è preziosa, è un dono che rinnova e qualifica il discernimento dell’intero popolo di Dio. Con il Sinodo dobbiamo attivare processi di cambiamento che siano frutto di ascolto e di discernimento. Il Sinodo non guarda solo le questioni immediate, ma rivolge il suo sguardo a ciò che siamo chiamati a diventare nel medio-lungo periodo, nelle questioni che ci interpellano, nelle nostre decisioni e nella nostra capacità di scegliere insieme tenendo fede alla fedeltà al Signore e nella comunione. Perché sia un Sinodo “ricco di frutti” necessita che si attivino processi di cambiamento che siano in grado di coinvolgere tutti i soggetti ecclesiali e che ci permetta di annunciare, sempre, a partire da oggi e da qui, la gioia del Vangelo.

Paolo Bonafè SME Lido

Quale Sinodalità per quale chiesa

l Sinodo sulla sinodalità in corso è una tappa fondamentale del cammino della Chiesa nel Terzo Millennio. Un documento recente della Commissione Teologica Internazionale apre uno spaccato sulla visione di Papa Francesco.

Da pochi giorni ha avuto inizio il sinodo sulla sinodalità. Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”: questo l’impegno programmatico proposto già da Papa Francesco nella commemorazione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. La sinodalità, infatti, afferma Francesco, è dimensione costitutiva della Chiesa”, così che “quello che il Signore chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola sinodo”.

Un importante documento recentemente prodotto dalla Commissione Teologica Internazionale (2 marzo 2018), dal titolo La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”, offre significativi spunti di riflessione a riguardo.

Il documento, in particolare, intende offrire alcune linee utili sull’approfondimento teologico del significato di suddetto impegno insieme a qualche orientamento pastorale circa le implicazioni che ne derivano per la missione della Chiesa. Il documento si suddivide in capitoli, ovvero:

1 Capitolo) risalire alle fonti normative della Sacra Scrittura e della Tradizione per mettere in luce il radicamento della figura sinodale della Chiesa nel dispiegarsi storico della Rivelazione e per evidenziare i fondamentali connotati e gli specifici criteri teologici che ne definiscono il concetto e ne regolano la pratica. Le fonti normative della vita sinodale della Chiesa nella Scrittura e nella Tradizione attestano che, al cuore del disegno divino di salvezza, risplende la vocazione all’unione con Dio e all’unità in Lui di tutto il genere umano che si compie in Gesù Cristo e si realizza attraverso il ministero della Chiesa. Esse offrono le linee di fondo necessarie per il discernimento dei principi teologici che debbono animare e regolare la vita, le strutture, i processi e gli eventi sinodali. Su questa base, si tratteggiano le forme di sinodalità sviluppate nella Chiesa nel corso del primo millennio e poi, nel secondo millennio, nella Chiesa cattolica, richiamando alcuni dati circa la prassi sinodale vissuta nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali. L’Antico Testamento attesta che Dio ha creato l’essere umano, uomo e donna, a sua immagine e somiglianza come un essere sociale chiamato a collaborare con Lui camminando nel segno della comunione, custodendo l’universo e orientandolo alla sua meta (Gen 1,26-28). Sin dal principio, il peccato insidia la realizzazione del progetto divino, infrangendo la rete ordinata di relazioni in cui si esprimono la verità, la bontà e la bellezza della creazione e offuscando nel cuore dell’essere umano la sua vocazione. Ma Dio, nella ricchezza della sua misericordia, conferma e rinnova l’alleanza per ricondurre sul sentiero dell’unità ciò che è stato disperso, risanando la libertà dell’uomo e indirizzandola ad accogliere e vivere il dono dell’unione con Dio e dell’unità con i fratelli nella casa comune del creato (cfr. ad es. Gen 9,8-17; 15; 17; Es 19–24; 2Sam 7,11).

2 Capitolo) proporre i fondamenti teologali della sinodalità in conformità alla dottrina ecclesiologica del Vaticano II, articolandoli con la prospettiva del Popolo di Dio pellegrino e missionario e con il mistero della Chiesa comunione, con riferimento alle proprietà distintive dell’unità, santità, cattolicità e apostolicità della Chiesa. Da ultimo si approfondisce il rapporto tra la partecipazione di tutti i membri del Popolo di Dio alla missione della Chiesa e l’esercizio dell’autorità dei Pastori. L’insegnamento della Scrittura e della Tradizione attesta che la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa, che attraverso di essa si manifesta e configura come Popolo di Dio in cammino e assemblea convocata dal Signore risorto. Nel primo capitolo si è evidenziato, in particolare, il carattere esemplare e normativo del Concilio di Gerusalemme (At 15,4-29). Esso mostra in atto, a fronte di una sfida decisiva per la Chiesa delle origini, il metodo del discernimento comunitario e apostolico che è espressione della natura stessa della Chiesa, mistero di comunione con Cristo nello Spirito Santo[43]. La sinodalità non designa una semplice procedura operativa, ma la forma peculiare in cui la Chiesa vive e opera. In questa prospettiva, alla luce dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, questo capitolo mette a tema i fondamenti e contenuti teologali della sinodalità..

3 Capitolo) operare in riferimento all’attuazione concreta della sinodalità ai vari livelli, nella Chiesa particolare, nella comunione tra le Chiese particolari in una regione, nella Chiesa universale; L’intelligenza teologica della sinodalità nella prospettiva ecclesiologica del Concilio Vaticano II invita a riflettere sulle modalità concrete della sua attuazione. Si tratta di recensire, a grandi linee, ciò che è attualmente previsto dall’ordinamento canonico per evidenziarne il significato e le potenzialità e darvi nuovo impulso, discernendo al contempo le prospettive teologiche di un suo pertinente sviluppo. Il presente capitolo prende le mosse dalla vocazione sinodale del Popolo di Dio per poi descrivere le strutture sinodali a livello locale, regionale e universale, menzionando i diversi soggetti implicati nei processi e negli eventi sinodali.

4 Capitolo) far riferimento alla conversione spirituale e pastorale e al discernimento comunitario e apostolico richiesti per un’autentica esperienza di Chiesa sinodale, apprezzandone i positivi riflessi nel cammino ecumenico e nella diaconia sociale della Chiesa. Ed è proprio sul quarto capitolo, dal titolo “La conversione per una rinnovata sinodalità”, che intendiamo qui brevemente soffermarci. La sinodalità è ordinata ad animare la vita e la missione evangelizzatrice della Chiesa in unione e sotto la guida del Signore Gesù che ha promesso: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro»(Mt 18,20), «ecco Io sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Il rinnovamento sinodale della Chiesa passa senz’altro attraverso la rivitalizzazione delle strutture sinodali, ma si esprime innanzi tutto nella risposta alla gratuita chiamata di Dio a vivere come suo Popolo che cammina nella storia verso il compimento del Regno. Di tale risposta si prendono in rilievo in questo capitolo alcune specifiche espressioni: la formazione alla spiritualità di comunione e la pratica dell’ascolto, del dialogo e del discernimento comunitario; la rilevanza per il cammino ecumenico e per una diakonia profetica nella costruzione di un ethos sociale fraterno, solidale e inclusivo.

Quindi riassumendo, il documento, in particolare, evidenzia come la conversione pastorale per l’attuazione della sinodalità esige che alcuni paradigmi spesso ancora presenti nella cultura ecclesiastica siano superati, perché esprimono una comprensione della Chiesa non rinnovata dalla ecclesiologia di comunione. Tra essi il documento contempla: la concentrazione della responsabilità della missione nel ministero dei Pastori; l’insufficiente apprezzamento della vita consacrata e dei doni carismatici; la scarsa valorizzazione dell’apporto specifico e qualificato, nel loro ambito di competenza, dei fedeli laici e tra essi delle donne.

In questo senso, la grande sfida per la conversione pastorale che ne consegue per la vita della Chiesa oggi è intensificare la mutua collaborazione di tutti nella testimonianza evangelizzatrice a partire dai doni e dai ruoli di ciascuno, senza clericalizzare i laici e senza secolarizzare i chierici, evitando in ogni caso la tentazione di un eccessivo clericalismo che mantiene i fedeli laici al margine delle decisioni.

“Camminare insieme – insegna Papa Francesco – è la via costitutiva della Chiesa”. Che il sinodo sulla sinodalità possa davvero raggiungere tale intento.

Paolo Bonafè

Perché plaudo alla creazione della Fondazione di Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità

2022-03-31 Gente veneta - Venezia 5 punti per la sostenibilità 2

La costituzione della Fondazione di Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità e l’assegnazione della presidenza al Ministro Brunetta, è una sfida per le molteplici associazioni ed enti che vi operano, per dare una svolta al futuro di questa nostra città. Venezia ha bisogno di ricostruire una base economica compatibile con le proprie peculiarità e dopo la pandemia che l’ha messa in ginocchio, di ricostruire un tessuto produttivo economico e sociale. Bisogna superare l’idea del sussidio e della monocultura turistica e puntare su una nuova resilienza, così come enuncia il suo presidente. L’equilibro che si deve trovare è quello tra una popolazione che di fatto è la comunità urbana, che vede un continuo spopolamento, la salvaguardia ambientale e le nuove tecnologie. Come è stato detto: Venezia deve divenire “la più antica città del futuro, un modello per il mondo” : acqua, verde, tecnologia e cultura in un mix vincente. Innanzi tutto bisogna mettere in rete i luoghi di pensiero della città, le sue fondazioni, gli enti, l’università e le associazioni che da anni si battono per il suo rilancio. Mi piace la frase: “ proporre pensieri mai pensati per mostrare al mondo che il miracolo veneziano continuerà”, combinando gli obiettivi di salvaguardia dell’urbis, con quelli di rivitalizzazione della civitas. Quindi il polo dell’idrogeno e delle energie alternative sono uno dei primi punti da sostenere con le risorse che arriveranno a sostenere la fondazione. Pensare ad una città green dove circolano solo mezzi ibridi od elettrici non è più utopia. La creazione di un polo di riferimento mondiale per il dibattito scientifico e culturale, concentrando obbiettivi e potenzialità presenti, costituendo nuovi soggetti divulgatori è il secondo punto. Un piano per il rilancio delle attività produttive direzionali, nazionali ed internazionali è il terzo. Il quarto dovrà essere quello di un piano per il rilancio del commercio e della residenzialità, per bloccare l’esodo di persone e delle attività produttive ed ultimo punto dovrà essere la creazione di un polo della ricerca e delle eccellenze, dove le aziende possano attingere per crescere e svilupparsi.

Sono certamente grandi ambizioni per la città e per la Regione Veneto, ma Venezia e i veneziani meritano di poter vivere un grande sogno, lo dobbiamo a chi ama Venezia e alle nuove generazioni!

Paolo Bonafè

Laboratorio Venezia

Agora’ democratica e giovani : diritto di protesta, diritti civili

A leggere sui giornali le (scarse) cronache di ciò che sarebbe accaduto ieri in alcune piazze d’Italia viene da pensare che gli studenti abbiano manifestato contro l’alternanza scuola/lavoro con ferocia, armati fino ai denti, con le forze dell’ordine costrette a difendersi utilizzando misura e senso delle proporzioni.

Peccato che le cose siano andate molto diversamente e che l’accaduto sia di una gravità inaudita, perché decine di studenti inermi sono stati manganellati da poliziotti inspiegabilmente accaniti e violenti.

Le manifestazioni no-vax vanno avanti da mesi paralizzando città, con cortei che non rispettano percorsi stabiliti e manifestanti facinorosi e insultanti, ma mai le forze dell’ordine sono ricorse ai manganelli. Chissà perché dei semplici studenti che solidarizzavano con un coetaneo morto sul lavoro e al massimo hanno tirato un uovo con della vernice sono stati picchiati a sangue. E chissà perché le (poche e inesatte) ricostruzioni giornalistiche riportano solo la versione della questura, senza tener conto di cosa raccontano i video.

Dobbiamo interrogarci tutti se questa e’ la giustizia che vogliamo, se questo e’ il rapporto che vogliamo instaurare con le giovani generazioni,  che sono gia’ frustrate da una prospettiva di vita difficile per loro, perche’ le garanzie che avevamo noi giovani degli anni 60 non sono piu’ reali oggi.

una politica che non accetta il dislogo assomiglia troppo ad una dittatura

Noi di Azione non accettiamo questa fotografia che sta dimostrando il Paese.

perdipiu’ il tema sicurezza sul lavoro e’ prioritario per la dignita’ dei lavoratori e della qualita’ di vita di ogni cittadino.

quindi in questo caso la ferita e’ doppia

mettiamoci tutti nell’ottica che dobbiamo garantire pari dignita’ alla protesta in un agora’ democratica.

Paolo Bonafe’

Quali Politiche per la famiglia

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La famiglia, intesa come primo nucleo di relazioni significative, non è solo una dimensione privata, è una risorsa vitale per l’intera collettività poichè le molteplici funzioni da essa svolte la collocano a pieno titolo come soggetto di valenza pubblica che genera valore per l’intera società. Pertanto la famiglia deve venire riconosciuta come sistema complesso che svolge funzioni fondanti per la società. Ad una concezione di famiglia, considerata come sistema, necessariamente deve corrispondere una vision che non confonde le politiche famigliari con le politiche sociali, ma si richiami alle politiche di sistema. Assumendo questo quadro di riferimento, parlare di politiche per la famiglia significa raccogliere la sfida di catalizzare l’attenzione di tutti gli operatori del territorio, aggregando attori e risorse che condividano l’obbiettivo di accrescere il benessere sociale, producendo un circuito virtuoso in grado di generare nuove risorse sia economiche che sociali. Perché le politiche famigliari sono soprattutto politiche di sviluppo sociale ed economico del territorio e ne aumentano l’attrattività. Si tratta di spostare l’asse culturale che ha caratterizzato l’approccio alla famiglia, concepita come mera destinataria di interventi (concezione legata al welfare state), ad un nuovo approccio che vede la famiglia , soggetto competente, promotore di benessere e coesione sociale. Le esperienze dei Paesi del Nord Europa, nella progettazione delle politiche di sviluppo territoriale, hanno dimostrato l’efficacia di ribaltare l’ottica che individua come soggetto destinatario degli interventi il cittadino-individuo e lo sostituisce con un attore complesso e dinamico, rappresentato dalla famiglia. Il Piano Nazionale per la Famiglia, approvato nel giugno 2014, introduce, finalmente anche in Italia, il modello delle Alleanze Locali per la Famiglia il cui obbiettivo era ed è quello di “sostenere la diffusa attivazione di reti locali, costituite dalle forze sociali, economiche e culturali che, in accordo con le istituzioni, promuovano nuove iniziative di politiche family friendly nelle comunità locali, E’ un percorso in itinere, serve un salto culturale. Va aperta una nuova stagione di dialogo e cooperazione tra interlocutori strategici del sistema – attori pubblici, privati e sociali – per elaborare una dimensione programmatoria, capace di sviluppare un approccio unitario, come luogo abitato e vissuto dalle famiglie. Si tratta di avviare una coprogettazione organica fra politiche abitative, urbanistiche, ambientali, sociali, culturali e di sviluppo economico – turistico, all’interno di un processo che deve favorire tutte le condizioni per la partecipazione e per il protagonismo delle famiglie in un contesto sociale e comunitario.

Paolo Bonafè – Venezia 24/01/2022