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Migranti : tra Società civile, mondo produttivo ed Istituzioni è possibile un’alleanza d’intenti

La Cassazione ha respinto un ricorso della Lega, denunciata per l’uso del termine “Clandestino”, in quanto la Corte ha ritenuto che si tratta di un termine lesivo della dignità personale dei richiedenti asilo.

Infatti, «gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un “grave danno”, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”». Questa è una sentenza che fa chiarezza sulla politica demagogica dell’attuale Governo, totalmente inadeguato nell’affrontare il fenomeno migratorio che sta investendo il Paese. Certamente la questione è complessa e necessita della messa a sistema di una pluralità di azioni politiche ed operative.

 

In Italia, in occasione della guerra Russia- Ucraina, abbiamo saputo dimostrare, nei confronti dei profughi ucraini, efficienza e una straordinaria e diffusa capacità di accoglienza è solidarietà. Anche perché l’emergenza Ucraina ha potuto contare su un approccio culturale e solidale importante, mentre gli immigrati sono tutti  vissuti come socialmente pericolosi; non sarebbe forse il tempo di cambiare la narrazione su chi arriva dalle sponde africane o dalla rotta balcanica?

 

Quindi noi abbiamo sperimentato di recente un modello che mette in rete istituzioni statali, enti locali, terzo settore e volontariato.

 

In un sistema strutturato, che fronteggi i flussi migratori, possiamo accedere a questa esperienza, ma dobbiamo anche inserire esperienze virtuose, tipo il Sai, ex Spra , capace di dare risposte ad esigenze nazionali e locali . (vedi www.retesai.it).

Con il decreto Cutro l’accesso a questa tipologia di accoglienza, è limitata a quanti hanno avuto il riconoscimento dello status di profugo, impedendo che nel Sai siano accolti i richiedenti asilo (clausola che si potrebbe rapidamente modificare, se vi fosse la volontà politica). Queste strutture vedono la responsabilità gestionale dei Comuni, il rimborso economico e garanzie di impatto territoriale da parte dello Stato.

 

Abbiamo visto che i proclami del Governo (blocco navale, chiusura dei porti, aiutiamoli a casa loro) sono risultati giuridicamente o operativamente inapplicabili e sono rimasti meri slogan elettorali, mentre stiamo assistendo ad una redistribuzione dei migranti, su tutto il territorio nazionale, senza accordo con gli Enti Locali e in una logica meramente emergenziale.

È indispensabile pensare ad una politica multilivello perché si tratta di affrontare un fenomeno epocale, un sistema di mobilità inarrestabile di intere popolazioni che, dal sud dell’africa, spinte da siccità, carestie, guerre, continueranno a migrare verno il nord dell’Africa  e verso l’Europa.

Pertanto, accanto agli interventi territoriali (servizi di base per l’accoglienza e l’inserimento dei migranti, corsi di lingua italiana, percorsi per l’accesso al lavoro regolare),  vanno promossi i rapporti bilaterali, meglio se europei,   con i paesi di partenza, per sostenere economie e demografia e per verificare la possibilità di ingressi regolari da quei paesi.

È inoltre indispensabile il dialogo, che sembra ora interrotto, con l’Europa per rinegoziare e ridefinire il metodo di distribuzione fra Paesi membri.

La società europea sarà una società multiculturale e multietnica e questo va visto secondo una prospettiva di opportunità, di risorsa e non di minaccia.

Per chiudere la riflessione, ricordiamo che il Governo ha voluto diminuire gli importi delle tariffe riconosciute fin’ora quali rimborsi alle strutture di accoglienza. Questo ha richiesto una nuova emissione di bandi per l’assegnazione ai nuovi soggetti disponili a lavorare nei centri d’accoglienza con i nuovi importi governativi stabiliti. Tali bandi sono stati disattesi, da qui la necessità, che si sta verificano quotidianamente, di redistribuire le persone in tutto il territorio italiano.

 

Come Azione Venezia riteniamo che la società civile possa intervenire, ma che servano alcune garanzie, ovvero: rispetto dei diritti umani, servizi minimi per integrazione, supporto giuridico minimo, condizioni materiali umane, controllo contro gli speculatori delle accoglienze, partecipazione riconosciuta della società civile, trasparenza. Visto che la società civile ha a cuore i diritti umani e il benessere sociale e visto che il mondo economico ha a cuore uno sviluppo sostenibile, possiamo auspicare che si coniughino queste due esigenze e si riesca a sostenere benessere collettivo e nuove economie. Gli enti locali, essendo gli organi periferici, (città Metropolitana e Comune di Venezia), ai quali vengono demandate la gestione degli aventi diritto asilo, crediamo abbiano tutto l’interesse a sostenere questa coesione e i diritti di chi già qui vive e e di chi arriva. Un’alleanza è quindi possibile.

 

Quello che è da evitare è che finiscano in strada, vittime di incuria e abbandono, persone che possono rendere davvero le nostre città più a rischio come sta avvenendo su Mestre, dove manca una percezione di sicurezza e dove gli sbandati possono divenire manodopera sfruttata da professionisti del crimine senza scrupolo.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Leda Costantini – Referente Mestre e delle Politiche di Inclusione

 

#italiasulserio

#azionevenezia

Ticket d’ingresso.. vexata quaestio

Ha perfettamente ragione l’Assessore Venturini (intervista sulla Nuova del 20 agosto u.s.) a rilevare che, quando si è parlato di ticket di accesso, molte anime belle hanno alzato proteste e barricate salvo poi lamentarsi il giorno dopo dell’affollamento insopportabile della città.

La questione sottende in effetti un dilemma politicamente delicato per chiunque: qualunque disposizione che preveda un atto obbligatorio (anche la sola prenotazione, che è de facto un “ticket a costo zero”) comporta inevitabilmente la complicata gestione delle eccezioni (a partire dai residenti e tutte la svariate categorie degli aventi diritti) e dei conseguenti fastidi per gli interessati.

A tale complessità si doveva dare una risposta con trasparenza e decisione, facendosi anche politicamente carico delle inevitabili polemiche. Invece, anche per effetto delle divisioni nella stessa maggioranza che Venturini riconosce, l’atteggiamento dell’Amministrazione è stato balbettante e incerto, con un’infinita serie di annunci e rinvii. E non a caso lo stesso l’Assessore si guarda bene, incredibilmente, dal dare una risposta alla domanda precisa dell’intervistatore di indicare una soglia target del numero di visitatori, infatti il Ticket non determina poi un numero massimo di accessi possibili ma ne determina solo la quantità.

Ora Venturini dice, sostanzialmente, “proviamoci”.. evocare una sperimentazione sarebbe sacrosanto se si trattasse di un test di collaudo della verifica della solidità di una soluzione ponderata. Ma al contrario Venturini confessa che siamo alla fase “facciamolo per vedere l’effetto che fa” (Come in una vecchia canzone di Jannacci).

 

Eppoi scusate, non si può ricevere la comunicazione dell’altro assessore Costalonga quando propone di togliere tutti i cestini dalla città storica, sperando che chi viene in città si riporti poi a casa i propri rifiuti. Premettendo che i turisti non lo fanno neppure in montagna o al mare, luoghi citati come esempio, come Amministrazione Comunale si deve dare un servizio idoneo, sia di gestione dei rifiuti,  con cestini ad ogni angolo e un servizio efficiente di pulizia degli stessi e di spazzamento della città, così come è sempre stato in passato e se serve va potenziato,  con gli introiti del ticket di accesso ( che è una tassa di scopo), perché il decoro è il biglietto da visita della città e chiunque verserebbe 5/10 euro per accedere alla città storica,  se trovasse la stessa città pulita e dotata di servizi igienici idonei per la massa di turisti che ogni giorno arriva in città.  E il ricavato del ticket sarebbe una tassa di scopo quanto mai necessaria, visto che è la cittadinanza veneziana che fino ad ora paga di tasca propria i maggiori costi dei servizi di Veritas, proprio a causa dell’overtourism

 

 

#ItaliaSulSerio

 

Paolo Bonafè, Segretario Comunale Azione Venezia

Mauro Memo – Vice Segretario Comunale referente Centro Storico e Isole

21 Agosto 2023

Migranti : tra Società civile, mondo produttivo ed Istituzioni è possibile un’alleanza d’intenti

La Cassazione ha respinto un ricorso della Lega, denunciata per l’uso del termine “Clandestino”, in quanto la Corte ha ritenuto che si tratta di un termine lesivo della dignità personale dei richiedenti asilo.

Infatti, «gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un “grave danno”, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”». Questa è una sentenza che fa chiarezza sulla politica demagogica dell’attuale Governo, totalmente inadeguato nell’affrontare il fenomeno migratorio che sta investendo il Paese. Certamente la questione è complessa e necessita della messa a sistema di una pluralità di azioni politiche ed operative.

 

In Italia, in occasione della guerra Russia- Ucraina, abbiamo saputo dimostrare, nei confronti dei profughi ucraini, efficienza e una straordinaria e diffusa capacità di accoglienza è solidarietà. Anche perché l’emergenza Ucraina ha potuto contare su un approccio culturale e solidale importante, mentre gli immigrati sono tutti  vissuti come socialmente pericolosi; non sarebbe forse il tempo di cambiare la narrazione su chi arriva dalle sponde africane o dalla rotta balcanica?

 

Quindi noi abbiamo sperimentato di recente un modello che mette in rete istituzioni statali, enti locali, terzo settore e volontariato.

 

In un sistema strutturato, che fronteggi i flussi migratori, possiamo accedere a questa esperienza, ma dobbiamo anche inserire esperienze virtuose, tipo il Sai, ex Spra , capace di dare risposte ad esigenze nazionali e locali . (vedi www.retesai.it).

Con il decreto Cutro l’accesso a questa tipologia di accoglienza, è limitata a quanti hanno avuto il riconoscimento dello status di profugo, impedendo che nel Sai siano accolti i richiedenti asilo (clausola che si potrebbe rapidamente modificare, se vi fosse la volontà politica). Queste strutture vedono la responsabilità gestionale dei Comuni, il rimborso economico e garanzie di impatto territoriale da parte dello Stato.

 

Abbiamo visto che i proclami del Governo (blocco navale, chiusura dei porti, aiutiamoli a casa loro) sono risultati giuridicamente o operativamente inapplicabili e sono rimasti meri slogan elettorali, mentre stiamo assistendo ad una redistribuzione dei migranti, su tutto il territorio nazionale, senza accordo con gli Enti Locali e in una logica meramente emergenziale.

È indispensabile pensare ad una politica multilivello perché si tratta di affrontare un fenomeno epocale, un sistema di mobilità inarrestabile di intere popolazioni che, dal sud dell’africa, spinte da siccità, carestie, guerre, continueranno a migrare verno il nord dell’Africa  e verso l’Europa.

Pertanto, accanto agli interventi territoriali (servizi di base per l’accoglienza e l’inserimento dei migranti, corsi di lingua italiana, percorsi per l’accesso al lavoro regolare),  vanno promossi i rapporti bilaterali, meglio se europei,   con i paesi di partenza, per sostenere economie e demografia e per verificare la possibilità di ingressi regolari da quei paesi.

È inoltre indispensabile il dialogo, che sembra ora interrotto, con l’Europa per rinegoziare e ridefinire il metodo di distribuzione fra Paesi membri.

La società europea sarà una società multiculturale e multietnica e questo va visto secondo una prospettiva di opportunità, di risorsa e non di minaccia.

Per chiudere la riflessione, ricordiamo che il Governo ha voluto diminuire gli importi delle tariffe riconosciute fin’ora quali rimborsi alle strutture di accoglienza. Questo ha richiesto una nuova emissione di bandi per l’assegnazione ai nuovi soggetti disponili a lavorare nei centri d’accoglienza con i nuovi importi governativi stabiliti. Tali bandi sono stati disattesi, da qui la necessità, che si sta verificano quotidianamente, di redistribuire le persone in tutto il territorio italiano.

 

Come Azione Venezia riteniamo che la società civile possa intervenire, ma che servano alcune garanzie, ovvero: rispetto dei diritti umani, servizi minimi per integrazione, supporto giuridico minimo, condizioni materiali umane, controllo contro gli speculatori delle accoglienze, partecipazione riconosciuta della società civile, trasparenza. Visto che la società civile ha a cuore i diritti umani e il benessere sociale e visto che il mondo economico ha a cuore uno sviluppo sostenibile, possiamo auspicare che si coniughino queste due esigenze e si riesca a sostenere benessere collettivo e nuove economie. Gli enti locali, essendo gli organi periferici, (città Metropolitana e Comune di Venezia), ai quali vengono demandate la gestione degli aventi diritto asilo, crediamo abbiano tutto l’interesse a sostenere questa coesione e i diritti di chi già qui vive e e di chi arriva. Un’alleanza è quindi possibile.

 

Quello che è da evitare è che finiscano in strada, vittime di incuria e abbandono, persone che possono rendere davvero le nostre città più a rischio come sta avvenendo su Mestre, dove manca una percezione di sicurezza e dove gli sbandati possono divenire manodopera sfruttata da professionisti del crimine senza scrupolo.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Leda Costantini – Referente Mestre e delle Politiche di Inclusione

 

#italiasulserio

#azionevenezia

 

COMMERCIO, RESIDENZA E LAVORO: TRE OBIETTIVI PER TOGLIERE MESTRE DAL DEGRADO E DARE UN FUTURO DI SVILUPPO ALLA CITTA’

Il tema commercio sta avendo una particolare rilevanza in queste cronache estive, tanto che sembra una novità la desertificazione di attività commerciali, come sembra sia una novità la movida notturna dei locali in centro storico veneziano e la legittima richiesta dei residenti di poter dormire dopo le 23.

Due realtà contrapposte tra loro, due città diverse nella stessa città, con ricette diverse da attuarsi: caos e schiamazzi a Venezia, per una vita notturna animata e silenzio e degrado a Mestre, dove sono sempre più le serrande chiuse a causa della chiusura di attività, molte volte di negozi di vicinato.

Oramai anche il settore alimentare, nelle varie declinazioni, è sempre più rivolto alla clientela turistica, e questo avviene anche su Mestre, seguendo il triste esempio della città storica.

La Confesercenti ha presentato studi dove si evidenzia che il commercio può essere un elemento rivitalizzatore di parti di città dimenticate ed è certo così. Su Mestre noi riteniamo che si confonda la causa con l’effetto: è il commercio che si rivitalizza quando i clienti hanno capacità di spesa e dove esiste nuova residenzialità. Il commercio ha bisogno di una residenza stabile. Nella fattispecie Mestre si ripopolerà di negozi quando ci saranno clienti che consentiranno a questi negozi di stare in vita. Da tempo si ha la sensazione di un progressivo e inarrestabile impoverimento della popolazione residente, a cui ha fatto seguito una desertificazione commerciale drammatica, come testimonia la centralissima via Olivi (ma non solo).

Cosa diversa su Venezia, dove molte attività commerciali sopravvivono anche per la presenza delle attività alberghiere, di locazioni turistiche e B&B. Definire che i posti letto a Venezia si equivalgono al numero dei residenti è la chiara fotografia di come sopravvive il commercio in città. Alcuni, come il Direttore di AVA in un recente convegno da noi organizzato, ha anche fatto presente che molte professioni sopravvivono a Venezia proprio perché esiste l’imprenditoria alberghiera, altrimenti chi darebbe lavoro ad avvocati, ingegneri e architetti, visto il sempre minore numero di residenti? Cosa permetterebbe la sopravvivenza di negozi di vicinato a Venezia, se non ci fossero gli avventori di locazioni turistiche e B&B? Venezia certamente senza turisti vivrebbe la stessa condizione che vive Mestre.

La desertificazione commerciale di tante vie del centro di Mestre è sintomo di degrado e questi luoghi, la sera, diventano presto ricettacolo di sbandati. Vedi anche quanto è avvenuto in aree dismesse come quella dell’Ex Ospedale Umberto I

Quindi su Mestre possiamo certamente richiedere maggiore presenza delle forze di polizia o dei servizi sociali, ma questa parte della città di Venezia tonerà ad essere sicura solo quando tornerà un benessere diffuso, quando torneranno i negozi, ma soprattutto quando tornerà il lavoro, stabile, legato a grandi aziende, ad attività produttive floride, ad una industria green che ripopoli le attuali aree di Portomarghera. Quindi necessita lavoro, lavoro, lavoro. Per questo le polemiche sterili di chi vive di rendita in città sono da stigmatizzare  A questo proposito Mestre dovrebbe ricordare di essere una grande città industriale e portuale e scatenare il finimondo sulle molte posizioni ambientaliste radicali,  che di fatto ne hanno bloccano lo sviluppo, come successo per anni per quanto concerne il Porto con il Piano Morfologico della Laguna e la continua “querelle” sulle grandi navi oppure sullo sviluppo della area ZES. Gli integralisti del NO a tutto non fanno il bene della città, e i più non si stanno accorgendo che, oggi,  viviamo il risultato delle scelte di quella minoranza rumorosa,  che ha sovrastato invece la maggioranza silente, che non si mobilita e non fa rumore,  ma che in questo caso subisce.

Le grida di pochi attivisti zittiscono la massa di gente laboriosa,  che crede nel futuro di sviluppo di questa città. Condivido molto quanto diceva Lino Toffolo, un amante di questa città. Veneziano radicato nella sua Murano, che usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei. Appunto, noi non vogliamo diventare un Museo a cielo aperto,  con vogliamo divenire dei figuranti in maschera. Noi di Azione, invece vogliamo:  Sviluppo, Lavoro e Nuova residenza  ed una industria e una portualità sostenibili ( perché Venezia per la sua storia è un grande porto commerciale) e non ci arrendiamo ai fatalisti (od interessati) che vogliono questa città come un grande Museo all’aperto.
Paolo Bonafè, Segretario Comunale – AZIONE Venezia

Cristian Zara, Responsabile Commercio, Artigianato & Comunicazione – AZIONE Venezia

2 Agosto 2023

COMMERCIO, RESIDENZA E LAVORO: TRE OBIETTIVI PER TOGLIERE MESTRE DAL DEGRADO E DARE UN’FUTURO DI SVILUPPO ALLA CITTA’

Il tema commercio sta avendo una particolare rilevanza in queste cronache estive, tanto che sembra una novità la desertificazione di attività commerciali, come sembra sia una novità la movida notturna dei locali in centro storico veneziano e la legittima richiesta dei residenti di poter dormire dopo le 23.

Due realtà contrapposte tra loro, due città diverse nella stessa città, con ricette diverse da attuarsi: caos e schiamazzi a Venezia, per una vita notturna animata e silenzio e degrado a Mestre, dove sono sempre più le serrande chiuse a causa della chiusura di attività, molte volte di negozi di vicinato.

Oramai anche il settore alimentare, nelle varie declinazioni, è sempre più rivolto alla clientela turistica, e questo avviene anche su Mestre, seguendo il triste esempio della città storica.

La Confesercenti ha presentato studi dove si evidenzia che il commercio può essere un elemento rivitalizzatore di parti di città dimenticate ed è certo così. Su Mestre noi riteniamo che si confonda la causa con l’effetto: è il commercio che si rivitalizza quando i clienti hanno capacità di spesa e dove esiste nuova residenzialità. Il commercio ha bisogno di una residenza stabile. Nella fattispecie Mestre si ripopolerà di negozi quando ci saranno clienti che consentiranno a questi negozi di stare in vita. Da tempo si ha la sensazione di un progressivo e inarrestabile impoverimento della popolazione residente, a cui ha fatto seguito una desertificazione commerciale drammatica, come testimonia la centralissima via Olivi (ma non solo).

Cosa diversa su Venezia, dove molte attività commerciali sopravvivono anche per la presenza delle attività alberghiere, di locazioni turistiche e B&B. Definire che i posti letto a Venezia si equivalgono al numero dei residenti è la chiara fotografia di come sopravvive il commercio in città. Alcuni, come il Direttore di AVA in un recente convegno da noi organizzato, ha anche fatto presente che molte professioni sopravvivono a Venezia proprio perché esiste l’imprenditoria alberghiera, altrimenti chi darebbe lavoro ad avvocati, ingegneri e architetti, visto il sempre minore numero di residenti? Cosa permetterebbe la sopravvivenza di negozi di vicinato a Venezia, se non ci fossero gli avventori di locazioni turistiche e B&B? Venezia certamente senza turisti vivrebbe la stessa condizione che vive Mestre.

La desertificazione commerciale di tante vie del centro di Mestre è sintomo di degrado e questi luoghi, la sera, diventano presto ricettacolo di sbandati. Vedi anche quanto è avvenuto in aree dismesse come quella dell’Ex Ospedale Umberto I

Quindi su Mestre possiamo certamente richiedere maggiore presenza delle forze di polizia o dei servizi sociali, ma questa parte della città di Venezia tonerà ad essere sicura solo quando tornerà un benessere diffuso, quando torneranno i negozi, ma soprattutto quando tornerà il lavoro, stabile, legato a grandi aziende, ad attività produttive floride, ad una industria green che ripopoli le attuali aree di Portomarghera. Quindi necessita lavoro, lavoro, lavoro. Per questo le polemiche sterili di chi vive di rendita in città sono da stigmatizzare  A questo proposito Mestre dovrebbe ricordare di essere una grande città industriale e portuale e scatenare il finimondo sulle molte posizioni ambientaliste radicali,  che di fatto ne hanno bloccano lo sviluppo, come successo per anni per quanto concerne il Porto con il Piano Morfologico della Laguna e la continua “querelle” sulle grandi navi oppure sullo sviluppo della area ZES. Gli integralisti del NO a tutto non fanno il bene della città, e i più non si stanno accorgendo che, oggi,  viviamo il risultato delle scelte di quella minoranza rumorosa,  che ha sovrastato invece la maggioranza silente, che non si mobilita e non fa rumore,  ma che in questo caso subisce.

Le grida di pochi attivisti zittiscono la massa di gente laboriosa,  che crede nel futuro di sviluppo di questa città. Condivido molto quanto diceva Lino Toffolo, un amante di questa città. Veneziano radicato nella sua Murano, che usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei. Appunto, noi non vogliamo diventare un Museo a cielo aperto,  con vogliamo divenire dei figuranti in maschera. Noi di Azione, invece vogliamo:  Sviluppo, Lavoro e Nuova residenza  ed una industria e una portualità sostenibili ( perché Venezia per la sua storia è un grande porto commerciale) e non ci arrendiamo ai fatalisti (od interessati) che vogliono questa città come un grande Museo all’aperto.
Paolo Bonafè, Segretario Comunale – AZIONE Venezia

Cristian Zara, Responsabile Commercio, Artigianato & Comunicazione – AZIONE Venezia

2 Agosto 2023

Il “Penultimatum” dell’UNESCO

La minaccia dell’UNESCO, l’ennesima (ormai non si contano i “penultimatum”), di inserire Venezia nella lista dei Patrimoni dell’Umanità a rischio, verte sostanzialmente su tre punti: l’emergenza climatico/ambientale, l’eccessivo attivismo urbanistico e l’overtourism.

Sul primo punto si riconoscono i benefici del MOSE, delle opere di protezione della Piazza, dello stop del passaggio delle Grandi Navi ma, guarda caso, “non basta”. Non basta mai.. non gli hanno spiegato bene come funziona l’impermeabilizzazione della Piazza, poi ci sono gli effetti del traffico sul Canale dei Petroli, e i natanti inquinanti e non dimentichiamo l’inquinamento di Porto Marghera.. Insomma, una posizione che sembra dettata da quel furore ideologico/ambientalista (che a Venezia conosciamo bene) per cui si ha la netta impressione che qualsiasi misura messa in atto non sarebbe comunque stata ritenuta sufficiente.

Stesso furore ideologico aprioristico sembra animare anche i rimproveri sull’eccessivo attivismo urbanistico. Vorremmo capire come impattano sul Patrimonio dell’Umanità la bretella ferroviaria dell’aeroporto o la torre Setten (senza entrare nei pro e contro di quest’ultima). Traspare un’idea di pura conservazione dell’esistente peraltro estesa alla Terraferma che si vorrebbe insensatamente “congelare” perché l’UNESCO pretende un “perimetro di protezione più esteso”. Peraltro, l’impostazione confligge con l’altra criticità, il calo dei residenti, che giustamente l’UNESCO rileva. Perché il concetto di salvaguardia va inteso in senso olistico, considerando anche le opportunità di sviluppo delle attività economiche ‘altre’ rispetto al turismo e quindi le prospettive di vita e di attrattività del luogo. Esattamente il contrario della logica di pura conservazione che sembra stia a cuore dell’UNESCO, che sembra approcciare Venezia con le stesse modalità di un sito archeologico.

L’UNESCO ha altresì ragione da vendere sul terzo punto, l’allarme per l’overtourism. Sulla cui regolamentazione si è discusso molto e fatto nulla. Qui però si pone un problema all’UNESCO stessa: ormai tutti i siti di attrazione turistica, anche quelli secondari, soffrono di un assedio soffocante che in moltissimi casi degrada la fruizione da parte del turista stesso. È un tema mondiale ed epocale tale per cui, su queste basi, l’UNESCO dovrebbe mettere nella danger list moltissimi siti. Venezia non è né migliore né peggiore di Ortigia, di Macchu Picchu, Barcellona, Bruges o il Taj Mahal. E l’aspetto amaramente ironico è che città e borghi fanno a gara per essere inserite nel prestigioso elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità proprio per averne un impulso turistico. Ed è proprio il turismo, quando eccessivo, che costituisce un potenziale motivo di esclusione.

In ogni caso, se mai Venezia entrerà nella danger list sarà un motivo di imbarazzo per lo Stato Italiano, che ha la responsabilità di Venezia nei confronti del mondo. Per noi cittadini cambierà ben poco. Ci terremo i nostri problemi e le nostre speranze di costruire un futuro di equilibrato sviluppo per la città e tutta l’area vasta. Con una consapevolezza: Venezia È di fatto un patrimonio dell’umanità e tale rimarrà. Checché ne pensi l’UNESCO.
#ItaliaSulSerio

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana
Paolo Bonafè, Segretario Comunale

1 Agosto 2023

Perché a Venezia può nascere una Cittadella del Cinema

Venezia è una delle città più amate dal mondo del cinema, Venezia è il cinema. La storia di quest’arte è passata per la nostra Città con grandi interpreti e film. Ma Venezia può e deve essere anche sede produttiva, ben di più che mera location. Può far crescere e attrarre talenti e professionisti del settore.  In questi giorni il Lido si sta attrezzando  per la chermesse di settembre,  che la vedrà ergersi alle cronache mondiali,  ma riteniamo che Venezia possa ambire a qualcosa di più e diventare la capitale del Cinema italiano, o almeno esserlo alla pari di Roma. “Stiamo assistendo in Veneto ad una straordinaria vivacità culturale che investe ora anche il cinema, innamorato della peculiarità del nostro territorio. Sempre più produzioni nazionali e internazionali decidono di girare i loro film qui da noi, attratte da quell’eccezionale mistura tra arte, storia, cultura, paesaggi e eccellenze eno-gastronomiche che hanno fatto del Veneto la regione più visitata d’Italia. La Veneto Film Commission, fondazione regionale che supporta lo scouting di chi voglia girare in Veneto, registra un’attività in crescita con ricadute notevoli sul territorio, dimostrando come la cinematografia sia anche volano di sviluppo economico”. Queste sono le parole del Presidente Zaia in una sua recente intervista di maggio 2023.

Come Azione Venezia sposiamo la proposta che proviene da molti operatori del settore e rilanciata dall’associazione  di categoria più rappresentativa del settore in Veneto, ovvero CNA cinema e audiovisivo, di costruzione di una Cittadella del Cinema, che parta dalla iniziativa degli enti locali più prossimi, Comune di Venezia e Regione Veneto,  insieme alle associazioni di categoria, e che veda in Porto Marghera la sua sede ideale,  per via della sua posizione strategica, della sua disponibilità di spazi e del suo necessario e urgente rilancio.

Un progetto serio e concreto che metta insieme studi di posa, centri noleggi audio e video, studi di post produzione ed effettistica, centri di produzione e di logistica, atelier di costumi e scenografie, casting e uffici di distribuzione, in cui le nostre aziende possano ampliare la propria offerta in maniera sinergica e in cui si possa fare formazione delle nuove leve di tecnici.

Con il Casanova, nel 2004 era già stato tentato un percorso simile, legato in particolare alla produzione. Purtroppo però quel percorso non ha avuto seguito e si è persa una grande occasione, anche di reinventarsi un’area vasta che ne ha così tanto bisogno, come Porto Marghera.

Luoghi vivi, da rendere attrattivi anche per i professionisti del settore di tutto il mondo, a partire da quelli del Nord Est. Una potenziale sede ad hoc di Cinecittà o una sede distaccata del Centro Sperimentale di Cinematografia, come già ce ne sono in Sicilia, in Piemonte, in Abruzzo, in Lombardia. Uno sportello Media di Europa Creativa, il fondo della Commissione Europea che gestisce ed eroga i fondi per la cultura e che offre corsi di formazione nelle sedi che già sono attive in Italia, tra cui Roma, Bari e Torino.

Non servirebbe a granché un piano mastodontico, unicamente ancorato alle finanze pubbliche, sarebbe utile invece fare perno sugli investimenti che in questi anni partiranno con il PNRR,  per attrarre e compattare ulteriori investimenti privati, fornendo servizi, infrastrutture, una strategia e una guida.

Lo ha fatto, con buoni risultati, Torino, che per noi può essere un esempio. A Venezia possiamo farlo ancora più in grande, ancora meglio. Con una prospettiva e una dimensione europea, internazionale. Collaborando con Biennale, che ospita programmi di altissima formazione quali Biennale College. Con un partner fondamentale che deve essere la Veneto Film Commission, da poco più di un anno operativa e che deve e può essere un attore centrale nella crescita del cinema veneto e del Nord Est.

Venezia ha bisogno di progetti innovativi e di stare al passo con i tempi. Come punto di riferimento per il Triveneto tutto, si può contribuire ad attrarre nuovi progetti, nuovi film e produzioni di vario genere, anche pubblicitarie e di nuovi media. Si possono creare posti di lavoro qualificati e unire gli sforzi dei nostri imprenditori, che senza una guida politica tendono a frammentarsi e di conseguenza essere meno forti quando si confrontano con altre regioni e con l’estero. Si può essere catalizzatori di ulteriori fondi europei dedicati nel medio e lungo periodo.

L’occasione offerta dai fondi PNRR è unica e non tornerà più, per cui diventa urgente un progetto che faccia crescere in modo sano e sostenibile tutto il sistema dell’audiovisivo veneto. Andiamo oltre le piccole beghe tra competitors, andiamo oltre una visione campanilistica e poco lungimirante, riprendiamo l’idea della Cittadella del Cinema, ferma da anni nei cassetti degli uffici e rendiamola, finalmente, una proposta concreta.

Venezio 26/07/2023

Antonella Garro – Segretaria Metropolitana Azione Venezia

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Perché a Venezia può nascere una Cittadella del Cinema

Venezia è una delle città più amate dal mondo del cinema, Venezia è il cinema. La storia di quest’arte è passata per la nostra Città con grandi interpreti e film. Ma Venezia può e deve essere anche sede produttiva, ben di più che mera location. Può far crescere e attrarre talenti e professionisti del settore.  In questi giorni il Lido si sta attrezzando  per la chermesse di settembre,  che la vedrà ergersi alle cronache mondiali,  ma riteniamo che Venezia possa ambire a qualcosa di più e diventare la capitale del Cinema italiano, o almeno esserlo alla pari di Roma. “Stiamo assistendo in Veneto ad una straordinaria vivacità culturale che investe ora anche il cinema, innamorato della peculiarità del nostro territorio. Sempre più produzioni nazionali e internazionali decidono di girare i loro film qui da noi, attratte da quell’eccezionale mistura tra arte, storia, cultura, paesaggi e eccellenze eno-gastronomiche che hanno fatto del Veneto la regione più visitata d’Italia. La Veneto Film Commission, fondazione regionale che supporta lo scouting di chi voglia girare in Veneto, registra un’attività in crescita con ricadute notevoli sul territorio, dimostrando come la cinematografia sia anche volano di sviluppo economico”. Queste sono le parole del Presidente Zaia in una sua recente intervista di maggio 2023.

Come Azione Venezia sposiamo la proposta che proviene da molti operatori del settore e rilanciata dall’associazione  di categoria più rappresentativa del settore in Veneto, ovvero CNA cinema e audiovisivo, di costruzione di una Cittadella del Cinema, che parta dalla iniziativa degli enti locali più prossimi, Comune di Venezia e Regione Veneto,  insieme alle associazioni di categoria, e che veda in Porto Marghera la sua sede ideale,  per via della sua posizione strategica, della sua disponibilità di spazi e del suo necessario e urgente rilancio.

Un progetto serio e concreto che metta insieme studi di posa, centri noleggi audio e video, studi di post produzione ed effettistica, centri di produzione e di logistica, atelier di costumi e scenografie, casting e uffici di distribuzione, in cui le nostre aziende possano ampliare la propria offerta in maniera sinergica e in cui si possa fare formazione delle nuove leve di tecnici.

Con il Casanova, nel 2004 era già stato tentato un percorso simile, legato in particolare alla produzione. Purtroppo però quel percorso non ha avuto seguito e si è persa una grande occasione, anche di reinventarsi un’area vasta che ne ha così tanto bisogno, come Porto Marghera.

Luoghi vivi, da rendere attrattivi anche per i professionisti del settore di tutto il mondo, a partire da quelli del Nord Est. Una potenziale sede ad hoc di Cinecittà o una sede distaccata del Centro Sperimentale di Cinematografia, come già ce ne sono in Sicilia, in Piemonte, in Abruzzo, in Lombardia. Uno sportello Media di Europa Creativa, il fondo della Commissione Europea che gestisce ed eroga i fondi per la cultura e che offre corsi di formazione nelle sedi che già sono attive in Italia, tra cui Roma, Bari e Torino.

Non servirebbe a granché un piano mastodontico, unicamente ancorato alle finanze pubbliche, sarebbe utile invece fare perno sugli investimenti che in questi anni partiranno con il PNRR,  per attrarre e compattare ulteriori investimenti privati, fornendo servizi, infrastrutture, una strategia e una guida.

Lo ha fatto, con buoni risultati, Torino, che per noi può essere un esempio. A Venezia possiamo farlo ancora più in grande, ancora meglio. Con una prospettiva e una dimensione europea, internazionale. Collaborando con Biennale, che ospita programmi di altissima formazione quali Biennale College. Con un partner fondamentale che deve essere la Veneto Film Commission, da poco più di un anno operativa e che deve e può essere un attore centrale nella crescita del cinema veneto e del Nord Est.

Venezia ha bisogno di progetti innovativi e di stare al passo con i tempi. Come punto di riferimento per il Triveneto tutto, si può contribuire ad attrarre nuovi progetti, nuovi film e produzioni di vario genere, anche pubblicitarie e di nuovi media. Si possono creare posti di lavoro qualificati e unire gli sforzi dei nostri imprenditori, che senza una guida politica tendono a frammentarsi e di conseguenza essere meno forti quando si confrontano con altre regioni e con l’estero. Si può essere catalizzatori di ulteriori fondi europei dedicati nel medio e lungo periodo.

L’occasione offerta dai fondi PNRR è unica e non tornerà più, per cui diventa urgente un progetto che faccia crescere in modo sano e sostenibile tutto il sistema dell’audiovisivo veneto. Andiamo oltre le piccole beghe tra competitors, andiamo oltre una visione campanilistica e poco lungimirante, riprendiamo l’idea della Cittadella del Cinema, ferma da anni nei cassetti degli uffici e rendiamola, finalmente, una proposta concreta.

Venezio 26/07/2023

Antonella Garro – Segretaria Metropolitana Azione Venezia

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

La città è assediata, necessita una più incisiva lotta al degrado

La città è assediata, necessita una più incisiva lotta al degrado
Ormai siamo al livello di guardia. Il degrado in zone anche centrali della città è tale da inibire in partenza ogni ambizione di rilancio del centro. Da Via Carducci a Via Piave i lavoratori non possono più stare tranquilli, perché da un momento all’altro, uno sbandato può darti una sberla in faccia, oppure lanciare le sedie del bar dove sei seduto per gustare un aperitivo.
 Per far fronte a tutto ciò è indispensabile che sia percepita la presenza dello Stato, che presidi i luoghi conosciuti come luoghi di annidamento per sbandati e spacciatori. Dopo l’impegno personale del ministro Piantedosi verso il Sindaco e il Prefetto qualcosa di positivo si era visto, con un incremento dei controlli e delle azioni di polizia, ma dopo un po’ pare che i problemi si siano solo spostati. migliora la situazione in via Piave e peggiora in Via Carducci, non si vede un reale progresso.
 Ci rendiamo conto che il problema è complesso, che le autorità comunali hanno mani legate, e anche le bellissime iniziative di cene sociali organizzate di recente, dalle molte Associazioni cittadine,  non sembrano in grado di incidere permanentemente sulla convivenza civile in città.
 Anche l’opera e la presenza meritoria degli operatori dei servizi sociali comunali e degli operatori di strada delle cooperative sociali diventa non sufficiente
Serve rivedere una presenza dello Stato, decisa e forte, che faccia percepire un impegno del Governo, che su temi come legalità e ordine fa grandi proclami, ma poi fallisce negli atti conseguenti.
Serve una presenza costante dell’esercito, come già avvenuto in passato, con l’operazione “Strade Sicure”, che ha visto però nel 2023 un indebolimento della presenza di militari a causa della guerra in Ucraina, ma anche la presenza costante di ronde interforze tra Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia e Polizia Municipale.
#ItaliaSulSerio
Paolo Bonafè, Segretario Comunale Azione Venezia
Tommaso de Vido,  Responsabile Sicurezza e Lotta al degrado
18 Luglio 2023

Sindaco mettici la stessa forza e impegno che hai messo per il Bosco dello sport anche per la sanità e la residenzialità  

Abbiamo accolto con favore e senza tentennamenti la notizia che è stato approvato dal Governo il finanziamento che consente il completamento del progetto Bosco dello Sport.  Impianto che certamente contribuirà alla riqualificazione della città e dei suoi servizi.

Riteniamo tuttavia che ci siano ulteriori lavori e servizi ormai non più differibili e che andranno finanziati senza ulteriore indugio.  I cittadini pervicacemente e legittimamente vogliono, non solo rimanere nella loro città, a dispetto dell’esodo ormai inarrestabile, ma chiedono un cambio di passo qualitativo delle scelte future per Venezia  che dovranno valorizzarne la specificità e la cultura, quali parti dell’identità stessa delle sue mura e dei suoi abitanti.  Fatte queste premesse noi chiediamo al Sindaco di esigere con la medesima determinazione e forza applicate per il progetto Bosco dello Sport i finanziamenti governativi necessari per i seguenti due grandi temi:

 

SANITA’

I progetti futuri ipotizzati fin qui per Venezia, crediamo non si debbano limitare soltanto a qualsivoglia “style” italiano od estero, ma debbano anche considerare e realizzare in primis i bisogni e le aspettative dei nuovi cittadini veneziani. Venezia dovrà avere un profilo di vitalità economica e sociale non focalizzati unicamente sul turismo ma anche su coloro che la abitano, siano essi residenti, studenti, ed ospiti temporanei. E’ necessario ripartire da una città dove nascano e crescano i bimbi, le donne e gli uomini possano contare su un tessuto economico, lavorativo e sociale rinnovato e rinnovabile, quindi essenziale sarà un servizio sanitario per giovani, anziani ed ospiti, di doverosa qualità ed efficienza. La Sanità pubblica locale, riformata e innovata sarà uno dei presupposti indispensabili per arginare l’attuale spopolamento e impoverimento veneziano.

 

RESIDENZIALITA’

Indispensabili finanziamenti governativi vanno erogati per la ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio popolare comunale. Adeguandone gli impianti alle più innovative tecnologie di risparmio energetico e tutela ambientale.

Patrimonio che una volta ristrutturato andrà gestito e monitorato con funzione comunale dedicata che fra le altre cose riveda i criteri di assegnazione, velocizzandone e rendendo trasparenti e funzionali i metodi di gestione, i tempi e termini contrattuali.

 

Chiediamo quindi al Sindaco di fare, senza indugi e con fermezza, da tramite presso il Governo delle istanze e necessità di Venezia, di chi la ama e desidera poter proseguire a farlo rimanendo parte integrante e indispensabile della sua rinascita, auspicando che quanto affermato sulla stampa tempo fà, riferito ai residenti della città storica, sia stata solo una “non comprensione giornalistica”.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale di Venezia

Leda Costantini –Responsabile Mestre e Terraferma

Venezia 13/07/2023