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ed ora primarie ricercando una coalizione coesa e un candidato Sindaco Autorevole

35_Stessa_coalizione_-2La Direzione Comunale PD,nell’ ultima riunione, si è dotata di precisi criteri per affrontare le prossime amministrative per il Comune di Venezia. Primo elemento di chiarezza riguarda le primarie che si faranno e saranno di coalizione. Questo significa che, i soggetti che si alleeranno con il Pd, dovranno sottoscrivere i 10 punti programmatici, stesi con il coinvolgimento degli Stati Generali indetti dal Partito. Il riconoscimento dello spazio politico agli alleati avverrà solo in base all’effettivo risultato elettorale di ciascuno.
La febbrile attività di questi giorni, in cui assistiamo alla produzione di documenti da parte di possibili candidati, sembra più indirizzata ad escludere altri competitor che a trovare una regola condivisa per l’ identificazione del miglior candidato.
La mia posizione iniziale era per primarie solo del PD e l’avevo espressa questa estate sia sul mio blog che sulla stampa. Non è pertanto un copyright di Jacopo Molina , del quale ho comunque trovato logico sottoscrivere il documento, che prendeva posizione in tal senso.
Devo dire che mi dispiaciuta la strumentalizzazione politica fatta da Molina su quel documento. Di fatto, oggi, grazie agli esiti del dibattito avvenuto in segreteria, la posizione da essa assunta soddisfa le mie richieste iniziali La relazione del segretario, infatti, introduce due principi per me irrinunciabili: 1) la coalizione si fonderà su un programma chiaro e condiviso, proposto dal PD ; 2) il riconoscimento di spazio politico ai vari partiti e movimenti avverrà solo a seguito di effettivo risultato politico.
Soddisfatti questi due principi, non ho avuto problema a votare a favore della relazione del Segretario e, come me, devono aver fatto altri sottoscrittori del documento di Molina se in prima battuta quel documento presentava 20 firme – sui 42 componenti della Direzione – e alla fine sul documento del segretario Rosteghin vi sono stati solo 8 astenuti con una larga adesione allo stesso
La questione aperta ora è la costruzione della coalizione. Personalmente ritengo corretto affrontare elezioni regionali e comunali con la medesima coalizione, se non fosse così si costruirebbero alleanze di interesse e non di progetto. Inoltre, ritengo poco fruttuosa la campagna di veti incrociati nella scelta dei candidati ( c’è chi non vuole ex assessori o ex consiglieri comunali od entrambi), in un momento in cui dovremmo solo essere impegnati ad individuare le persone capaci di vision strategica nel delineare un progetto di città metropolitana e di regione, capace di delineare e mettere in campo azioni e risposte innovative, per dare un vero futuro a questi territori, piegati da una crisi economica sociale e culturale, senza precedenti

Paolo Bonafe’
Componente Direzione Comunale PD Venezia

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la crisi del commercio su Mestre e il bisogno di rivitalizzare la città

31_intervento_su_Nuova_Venezia_-_mestre_una_citta_che_ha_bisogno_di_riviotalizzaE’ sufficiente una passeggiata per Mestre a mostrare la profonda crisi economica che l’attraversa. Il susseguirsi di cartelli – chiuso/affittasi/vendesi – appesi sulle vetrine dei negozi, evidenziano quanto il tessuto della città stia subendo un impoverimento progressivo ed inarrestabile.
Le cause? Sebbene complesse, hanno anche aspetti semplicemente identificabili ed evidenti: il proliferare di nuove aperture di centri commerciali nella prima periferia della città, accompagnata alla assenza di parcheggi nel centro urbano e l’aumento delle ztl. Situazione sicuramente peggiorata dopo i lavori del tram e di via Poerio, che fa da contraltare a sempre maggiori collegamenti tra Mestre e i centri commerciali (ora il tram arriva al Panorama)
L’immediato futuro vedrà l’insediamento di nuovi centri commerciali anche in centro città, con le prossime aperture in via Torino -ex deposito Actv e dentro l’ ‘area ex Umberto ).
In una situazione di concorrenza così spietata si è inserita la crisi economica che ha reso definitivamente insostenibile la sopravvivenza del commercio al dettaglio.
La prossima amministrazione dovrà sicuramente affrontare questa questione che non ha una valenza soltanto economica, ma tocca profondamente i temi della accessibilità e fruibilità della città medesima. Un tessuto urbano, innervato da una rete di negozi, offre servizi, invita ad essere vissuto e percorso, favorisce socialità, concorrendo a costruire e garantire una città vivibile e sicura.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

In vista delle Comunali di marzo organizziamoci primarie a tutti i livelli

In  previsione delle elezioni amministrative di marzo, con la fine delle ferie agostiane,   ritengo si debba cominciare a parlare di primarie per la candidatura a Sindaco.
Per me, e questa sarà la mia linea politica, devono essere primarie di coalizione, aperte a tutta la cittadinanza e devono riguardare, non solo la candidatura a Sindaco, ma anche a Presidente di Municipalita.  Inoltre il PD deve farle anche per i consiglieri comunali, utilizzando una semplice ripartizione. Dei  36 posti di lista, trenta vengono determinati dai circoli dalle 6 municipalità ( quindi ogni municipalità deve poter candidare 5 consiglieri) e i restanti sei  devono essere lasciati alla segreteria comunale, per candidature considerate di peso e prestigio.
Si deve  poter i votare in ogni municipalità nello stesso giorno per il candidato Sindaco, il Candidato Presidente di Municipalita,  la lista da cui verranno eletti i candidati consiglieri comunali  e la lista dove identificare i candidati  consiglieri di municipalita.  Uno sforzo democratico  certamente notevole ma che porterà ad una equilibrata rappresentanza territoriale,  demandando al territorio la responsabilita’ delle scelta.
In secondo luogo, prima di fare alleanze ( di cui si parla già sul giornale) consiglierei un passaggio democratico in direzione comunale del PD perché i tempi dei  “caminetto di pochi”  sono finiti e le leadership non esistono più.   Altrimenti forte sarà il rischio che coloro che  oggi si ritengono leader, si ritrovino con il cerino in mano perche’ le decisioni assunte non verranno seguite dall’elettorato.
Ora è anche il tempo di dire che chi ha fatto più di due legislature complete (anche in Comune) lasci spazio ad altre energie progettuali e che oltre a puntare sui giovani sia anche ora di puntare sulle competenze ed eperienza dei quaranta/cinquantenni, anche per ruoli di primo piano, compreso il Sindaco.
Le ultime vicende ci chiedono un forte rinnovamento anche di stili e su questo, come PD, dobbiamo lavorare per tornare ad essere un punto di riferimento per questa martoriata citta’ e far chiudere al piu’ presto questo periodo grigio, dove viene messo in pericolo, per calcoli ragionieristici, un modello di governo e di welfare state che è stato,  ed è tuttora, un modello in Italia.
Paolo Bonafe’
Componente la Direzione Comunale
Del PD di Venezia

QUALE FUTURO SINDACO DI VENEZIA

La cronaca cittadina riporta, in questi giorni, il susseguirsi di incontri e conferenze stampa, promosse da soggetti  che, protagonisti della recente consigliatura, desiderano ripresentarsi alla città come  portatori di proposte innovatrici.

Questo,  a fronte degli ultimi atti  dell’ amministrazione comunale uscente e al procedere dell’inchiesta della magistratura  che potrebbe aprirsi a ulteriori sviluppi,  facendo alzare la soglia di attenzione in ambiti forse ad oggi inesplorati.

La politica ha dimostrato un suo fallimento complessivo poichè, se da un lato si è evidenziato un sistema corruttizzio che interessa soprattutto gli ambiti regionali, nazionali e delle istituzioni, dall’ altro  si è mostrato anche il fallimento del sistema di controllo, di quanti dovevano contrastare l’emergere del malaffare.

Su tutto questo si evidenzia come mediaticamente i riflettori siano aperti su Venezia e più in ombra resti la  Regione e come, parallelamente,  l’indagine sul Sindaco, di minore gravita’ rispetto ad altre indagini, sia enormemente più pubblicizzata, rispetto a quella che interessa esponenti di spicco della Regione Veneto, tra i quali il suo ex Presidente.

Venezia, patrimonio dell’ umanita, è una città mondiale e oggi piu’ di ieri, alla sua guida è necessario porre  un personalità di grande caratura  nazionale e, oserei dire, addirittura internazionale,  che coauguli intorno a sè  le migliori  risorse intellettuali e manageriali per costruire una nuova proposta di sviluppo di questa città.

Il panorama cittadino non sembra oggi dotato di figure così di spicco, ma  è proprio compito della politica definire il profilo della persona idonea a rivestire questo ruolo ed individuarla e ritengo che il Partito Democrtico, per la responsabilità al quale e’ stato chiamato, con il consenso raggiunto alle votazioni europee, questo compito lo debba sentire maggiormente.

Le attuali vicende non devono annullare il ruolo prezioso che la politica è chiamata a     svolgere, ma esigono un rinnovamento radicale, attraverso la sostituzione di quanti si sono dimostrati incapaci nel controllare e denunciare il malaffare.

La città di  oggi risulta imbarbarita ed impoverita, la sua economia è determinata da piccoli interessi di bottega e i finanziamenti per la sua salvaguardia sono stati rubati dalla cricca. Il tema della Sicurezza e’ diventato primario su Mestre.

Siamo chiamati a costruire un nuovo rinascimento in cui cultura e turismo siano la cabina di regia e di trascinamento delle politiche economiche cittadine ( se non lo facciamo a Venezia dove possiamo farlo?),  ma anche di quelle legate alla mobilita’, al commercio, alle attivita’ produttive e alla pianificazione strategica; tutti assessorati poco valorizzati nel recente passato (alcuni di questi utilizzati per la compensazione politica tra i partiti) e che non sono stati messi in grado di fare networking tra loro.

Tutto questo,  unitamente  al progetto di realizzazione di  una vera  green economy per le aree industriali di Portomarghera, deve divenire il fulcro della  economia e dello sviluppo della Venezia futura. Il Mondo ci osserva, ma anche i nostri figli, non deludiamoli  un’ altra volta.

Paolo Bonafe’

Componente la Direzione Comunale del PD di Venezia

questione etica

Dopo la clamorosa ed inattesa sconfitta di Padova e al risultato elettorale delle amministrative dopo i ballottaggi,  il Partito Democratico Veneto  ha avviato, al proprio interno  e a tutti i livelli,  una profonda analisi rispetto alla situazione a partire dai dati, anche contraddittori, che hanno caratterizzato la competizione europea e le elezioni amministrative.

Questa analisi critica è resa ancora più urgente dalla vicenda veneziana.

Per quanto concerne lo scandalo Mose,  dalle indagini che interessano alcuni esponenti del PD, emerge che le accuse a loro ascritte riguardano finanziamenti illeciti a loro versati e non dichiarati. Accuse di ben altro tenore rispetto a quelle che interessano invece esponenti di altri partiti, i quali sembra abbiano percepito finanziamneti illeciti in modo costante per condizionarli nella loro funzione pubblica.

Chiaramente si deve rispettare l’azione della Magistratura e per tutti deve valere la presunzione di innocenza; dato però che il Partito Democratico pone particolare attenzione alla questione etica, tutti noi esigiamo  che mai più iscritti o dirigenti del PD  mettano in simile situazione di imbarazzo e disorientamento i militanti e i milioni di simpatizzanti.

Dobbiamo ricostruire condizioni forti, perché la fiducia e  il consenso che abbiamo saputo costruire intorno alla nostra proposta politica, non vadano bruciati a causa del comportamento irresponsabile di pochi.

Oltre all’approvazione di documenti che, stigmatizzando quanto è accaduto a Venezia,  ribadiscono la centralità dei principi di  trasparenza, autonomia, sobrietà,, è necessario avviare una concreta azione rinnovatrice, coerente con le direttrici politiche ed operative di Matteo Renzi.

Dobbiamo dare spazio, a tutti i livelli territoriali,  ad una nuova classe dirigente che non abbia  compromissioni con stili e pratiche non più accettabili,  a fronte della richiesta di legalità e trasparenza che il Paese pone. 

 Così deve avvenire anche in questo territorio dove,  da  troppi anni, lo scenario del potere è occupato dagli stessi protagonisti..

Dobbiamo essere capaci di agire questo forte rinnovamento per ritornare ad essere credibili per i cittadini di questo territorio; dobbiamo chiedere a tutti  coloro che sono coinvolti nelle indagini di farsi da parte  nel rispetto dei  militanti e dei milioni di italiani che ci hanno consegnato, attraverso il consenso elettorale, la loro speranza di rinnovamento e cambiamento, anche perchè quello che accade a Venezia non rimane circoscritto a questa città, ma le vicende cittadine diventano presto argomento di discussione nazionale e mondiale, come facilmente dimostrabile consultando in questi giorni i mass-media

Paolo Bonafe

Componente Direzione Comunale Venezia. 

ESITO DEL VOTO E NUOVE PROSPETTIVE

L’importante affermazione del Partito Democratico alle elezioni Europee, non rappresenta una sicurezza per le sfide elettorali che nel 2015 ci attendono a Venezia e nel Veneto: si tratta infatti di elezioni amministrative che prevedono, fra l’altro, un diverso sistema elettorale e mettono in campo attori diversi. A sostegno di questo mio ragionamento, porto come esempio il recente comportamento degli elettori nelle elezioni amministrative del nostro territorio, pur contemporanee alle europee. Prendiamo i casi di Scorzè e di tanti comuni della nostra Provincia dove si andrà al ballottaggio, o il caso di Padova dove il nostro candidato, Rossi, andrà al ballottaggio contro il candidato della Lega, Bitonci cui, all’avvio della campagna elettorale, non si sarebbe attribuita una simile chance. Lo scenario espresso dai nostri territori non va sottovalutato e ci offre dati, non del tutto in linea, con la straordinaria maggioranza ottenuta dal Pd nelle europee a livello regionale(una media del 42% dei consensi). Si tratta di esiti che devono interrogarci e renderci consapevoli che il successo nazionale è dovuto al richiamo politico della figura di Matteo Renzi e alla sua concreta volontà di cambiamento: 1) la capacità di rinnovare linguaggi e metodi politici (basti solo pensare all’impatto mediatico di aver candidato tutte donne quali capilista nelle varie circoscrizioni); 2) l’aver legato queste elezioni ad una nuova speranza per l’Italia (contrapponendo questa ad un’altra emozione che è la paura, evocata da altri partiti); 3) la determinazione nell’affermare la qualità e l’incisività della nostra presenza in Europa per portare un cambiamento di rotta alle politiche, soprattutto a quelle economiche 4) le manovre messe in campo sulla spesa pubblica e sulla farraginosa macchina dello Stato, che hanno già permesso il recupero di risorse a favore delle famiglie e del ceto medio. 5) l’impego preso con gli Italiani di sburocratizzare lo Stato e di intervenire sul tema lavoro a difesa dei piu’ deboli Sono questi fatti che hanno portato gli Italiani a votare PD il 25 maggio, nella speranza e nel convincimento che un’altra Italia sia concretamente possibile. Questa analisi viene suffrgata anche da sondaggi di Bimediasondaggi che circolano in rete (vedi Bidimedia) e che spiegano come il 10% degli elettori ha votato il PD perché guidato da Renzi, che i maggiori elettori del PD sono le donne e che anche gli imprenditori ed autonomi hanno preferito il PD. Questi fattori, vincenti sul piano nazionale, non saranno automaticamente trasferibili come elementi di forza per aggiudicarsi il voto alle amministrative 2015. Qui peserà sicuramente il ruolo che gli enti locali si sono dovuti assumere come esattori, fissando alte tassazioni per garantire l’erogazione dei servizi, ma anche si giocherà la capacità di dare risposta alla profonda richiesta di rinnovamento dei cittadini e di elaborare strategie e proposte concrete di intervento. Su questa partita, il PD locale, a partire dalle importanti indicazioni offerte dagli esiti del 25 maggio, deve avviare un immediato confronto, in primis, al proprio interno, ma anche e con urgenza, con la pluralità degli interlocutori di sistema e i cittadini, per elaborare un progetto condiviso per Venezia e il Veneto, capace di dare risposte alla crisi economica e sociale che stiamo vivendo e di ridisegnare il futuro del nostro territorio. Paolo Bonafè Componente Direzione Comunale PD Venezia

carceri ed indulto

il Presidente della Repubblica e il Governo hanno riacceso la attenzione verso il problema carceri. Questo deve essere colto per quello che rappresenta e cioe’ la evidenziazione di un problema che in Italia sta assumeto aspetti drammatici per la miriade di suicidi tra i detenuti e anche tra le guardie carcerarie dove altissima e’ la percentuale di malattie legate allo stress e a disturbi della psiche. Voler forzare la mano attribuendo questa apertura di attenzione con il caso giudiziario di Berlusconi e’ rendere un danno a coloro che da anni si battono per i diritti di chi ha sbagliato ed e’ in cacere per redimersi e per scontare una pena ma che nella stragrande maggioranza dei casi e cioe’ i reati minori deve avere la possibilita’ di farsi una nuova vita dopo il carcere. Visto che molte volte per reati minori si scontano anni di crcere e visto che molte volte il carcere peggiora le persone piuttosto che rieducarle, avere altre forme di detenzione o di rieducaziine puo’ essere un vantaggio economico per lo stato e una nuova possibilita,’ per il detenuto. Prevedere poi che per gli immigrati sia previsto di essere accompagnati a trascorrere la loro detenzione nei loro paesi di origine diviene poi un deterrente anche per quella immigraziine aggressiva e violenta che non si rifa’ ai principi della richiesta di asilo

Dopo Todi: quale missione per i cattolici

Molti hanno interpretato l’annuncio e poi l’esito del convegno di Todi, come un segno della rinascita di un grande e omogeneo movimento cattolico, che persegue l’obiettivo di costruire una nuovo partito politico di ispirazione cristiana.

Ritengo questa una lettura riduttiva: i cattolici vivono la Chiesa, come comunità di credenti, e ne condividono  la natura “cattolica”, ovvero universale – in coerenza all’universalità del messaggio di salvezza di Cristo – pertanto l’universo cattolico è composito e plurale,  portatore di differenze culturali, di approcci e stili.

Per questo, oggi non ha alcun senso riproporre un partito cattolico, perché i cattolici in Italia non rappresentano un interlocutore omogeneo.

La questione è piuttosto un’altra, ovvero la qualità della presenza dei cattolici in politica in questi venti anni di Berlusconismo, in cui non si è riusciti a contrastare la deriva sociale ed antropologica, in un sistema che  ha visto, piuttosto,  la connivenza di  molti politici, che cattolici si dichiarano, ad un processo di desertificazione dei valori individuali e comunitari.

In questo quadro, l’evento di Todi può assumere un significato, a partire dalla necessità di un confronto, di una comune riflessione critica sul ruolo e sulla funzione che i cattolici, anche a partire dalla contraddittoria esperienza di questi anni, sono chiamati a svolgere, in un momento così drammatico della storia politica del Paese, in uno scenario di gravissima e strutturale crisi economica, di portata mondiale.

Diventare “lievito e sale del mondo” significa pertanto, non militare tutti nello stesso partito, ma essere piuttosto  portatori di valori autenticamente vissuti,  in tutti gli ambiti della vita pubblica, economica e sociale in cui siamo coinvolti.

Significa contribuire, ovunque operiamo, a co–costuire una società capace di giustizia sociale, di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, di distribuzione  equa della ricchezza, di uso consapevole  delle risorse. 

Personalmente, auspico che Todi sia l’opportunità per l’avvio di un percorso che ha tantissima strada davanti a sè.

Paolo Bonafè 

Componente Segreteria Comunale PD – Venezia

Si può sperare in una politica migliore

In una scena politica sempre più dominata da risse televisive e diverbi, diviene necessario recuperare modelli di comunicazione incentrati sul dialogo e sulla moderazione. Infatti questi atteggiamenti portano ad una disaffezione del cittadino verso le istituzioni ed un crescente assenteismo dalle urne, perché si accomuna il gran vociare e l’insulto facile, al vuoto di pensiero e all’assenza di un progetto politico. I cittadini rivendicano autonomia e capacità di valutazione critica che si esprimono anche attraverso il voto democratico: questo è oramai slegato da logiche di schieramento e tende a premiare le persone ed i programmi proposti. Infatti tutti gli istituti di rilevazione evidenziano come il più grande partito italiano è quello di chi non vuole andare a votare o di quello composto da coloro che decidono a chi assegnare il proprio voto, solo negli ultimi giorni di campagna elettorale, dopo aver analizzato i diversi programmi elettorali proposti. Tale nuovo approccio alla politica va attentamente analizzato perché mette in luce la crisi dei partiti, divenuti autoreferenziali ed approfondisce la frattura tra loro e la cosiddetta società civile. Stiamo pagando i danni provocati dalla nuova legge elettorale del 2005, denominata “porcellum” dallo stesso ideatore, che introdusse il sistema proporzionale puro con lo sbarramento al 4%, ma che ha impoverito ulteriormente la possibilità di espressione democratica del voto dei cittadini, con la predefinizione degli eletti da parte delle segreterie dei partiti, il cui potere è aumentato a dismisura. Una conseguenza evidente è la scarsa rappresentatività nel territorio degli eletti che oramai hanno perso la capacità di interlocuzione e di ricerca del consenso, perché risulta più semplice legarsi al politico potente di turno, che gli garantisce la possibilità di avere un seggio sicuro e quindi una elezione certa.

La politica ha quindi una grande responsabilità, quella di ritrovare il senso forte del suo agire nei valori fondanti di una democrazia matura.

Oggi, l’Italia è attraversata da una crisi non solo economica ma anche sociale che richiede una funzione di governo capace di esprimersi attraverso la realizzazione di riforme importanti. I cittadini hanno bisogno di una politica che avvii processi di cambiamento concreti, in grado di incidere sulle loro condizioni di vita. Gli interventi prioritari riguardano: la tutela del reddito e del potere d’acquisto, anche utilizzando la leva fiscale, la lotta  all’evasione ed una politica dell’accesso al credito che aiuti l’impresa, i giovani e la famiglia (le banche hanno beneficiato dell’aiuto di stato, nel momento di crisi, per salvare i propri capitali ed ora devono ritornare tali aiuti in termini di minori limiti al credito); una scuola che formi i giovani alle nuove necessità del mondo del lavoro; l’accesso ad un mercato del lavoro che offra garanzie di futuro alle generazioni più giovani e dopo il periodo di lavoro,  gli garantisca una pensione; il potenziamento di servizi sociali per le famiglie, gli anziani e le persone diversamente abili; l’offerta di una sanità di qualità in tutte le aree geografiche del Paese; una qualità e quantità di trasporto pubblico locale idonei alle esigenze di mobilità dei cittadini; un grande piano infrastrutturale mirato alle esigenze delle imprese e del sistema di trasporto integrato; una portualità diffusa ed integrata e per finire la lotta alla criminalità organizzata, che oramai ha diramazioni ed interessi in tutto il Paese.

Una riflessione sugli avvenimenti politici di questi ultimi mesi dimostra, invece, l’inopportunità che entrino, nell’agenda di governo, i temi relativi alla giustizia ( che invece stanno bloccando l’attività del parlamento e che sembrano interessare solo il Premier e i suoi accoliti), la modifica della costituzione repubblicana oppure i temi relativi all’ambito dei diritti civili (Bioetica, fine vita e coppie di fatto) perché interessano trasversalmente gli schieramenti politici e per questo vanno affrontati e votati in parlamento nelle libertà delle coscienze.  Questo disinnescerebbe la polemica politica, cui stiamo assistendo, evitandoci, per quanto concerne i temi etici, la penosa appropriazione dei valori cattolici da parte di coloro che erano in prima fila al Family Day,  per poi dimostrare, con i fatti e con i propri stili di vita, che erano i primi a non rispettarne i crismi.

Paolo Bonafè

Una nuova Italia è possibile

Mancano pochi giorni al fatidico 14 dicembre, giorno della presentazione della mozione di sfiducia al Governo da parte delle opposizioni e di FLI, e si alza forte la voce di quanti  denunciano la compravendita di parlamentari, a fronte di coloro che giustificano il trasformismo come  “normale mobilità” di appartenenza tra gruppi parlamentari.

Ma per l’opinione pubblica, gravemente preoccupata dalla crisi finanziaria e dalle sue pesanti ricadute sui livelli occupazionali, il teatrino della politica provoca un disgusto profondo e rabbioso. I leader delle diverse formazioni politiche stanno mascherando le loro vere intenzioni con comunicati e azioni, spesso fra loro contradditori. Sembra esserci una sola certezza: a Berlusconi conviene il voto a primavera, con in vigore l’attuale legge elettorale che gli garantisce la scelta dei parlamentari e assegna il premio di maggioranza alla coalizione vincente, anche per un sol voto.  Oggi la coalizione PDL e LEGA viene data circa al 40%, pur con una emorragia di voti dal   PDL verso la LEGA, ma  Berlusconi otterrebbe il risultato di punire i dissidenti di FLI, che sarebbero costretti ad allearsi con l’UDC e l’API, formando un terzo polo, dai risultati elettorali non particolarmente lusinghieri.  Il voto sarebbe utile  anche al PD che, dagli accordi in corso tra Casini e Fini che puntano fortemente ad un governo “tecnico” (o un Berlusconi bis allargato) che li veda protagonisti,  rischia di restare fuori della partita: i  sondaggi, infatti, danno un PD in calo di consensi rispetto alle politiche 2008,  ma compensati da una Sinistra in crescita, tanto da portare  la somma dei voti di PD-IDV e SEL al 38%.

Questo significa che i due poli di centrodestra e di centro sinistra potrebbero confrontarsi con un certo equilibrio (e l’elettorato questa volta potrebbe premiare il centrosinistra) mentre il terzo polo, considerato causa della caduta del Governo, resterebbe isolato, nell’impossibilità di praticare alleanze.

Per questo auspico che il PD non cada in logiche tatticistiche, ma si faccia interprete efficace delle richieste che provengono dal Paese – innanzi tutto stabilità, credibilità, legalità – e si assuma la responsabilità di disegnare, come proposta elettorale,  un nuovo grande progetto in cui l’Italia  produttiva e solidale si riconosca, quell’ Italia  che vediamo unita ed operosa nelle sciagure, ma spesso disorientata e lacerata, causa l’affermarsi da vent’anni di una cultura deteriore e manipolatrice. Credo che il più grande partito della sinistra italiana, facendo sinergia tra tradizione socialdemocratica e  cattolica, possa e debba essere il protagonista del processo di cambiamento, indispensabile per dare un futuro di democrazia, di benessere sociale ed economico al Paese..

 Paolo Bonafè Lido di Venezia 10/12/2010