Archivi categoria: Economia

La Rivincita della Campagna

paesaggio campagnaIn cento anni la nostra società ha subito profonde trasformazioni, che hanno visto il complesso passaggio dalla società rurale, a quella industriale, fino alla cosiddetta società  postmoderna.

Questi cambiamenti, che investono aspetti economici, sociali e culturali, hanno avuto come esito, fra gli altri, l ’abbandono delle campagne a favore di un imponente processo di inurbamento, che ha comportato la crescita caotica delle aree urbane, con alti costi di impatto ambientale.  Ma anche questo fenomeno ha avuto una battuta d’arresto,  perché le persone hanno iniziato a lasciare le grandi città, spinte dalla necessità di recuperare, sotto il profilo delle relazioni e del rapporto con la natura,  dimensioni di vita a misura d’uomo. In tale contesto, si sta affermando, proprio in questi ultimi anni, un nuovo interesse per la campagna e il mondo agricolo nel suo complesso, non solo come opportunità di svago e relax, ma come proposta praticabile di vita. A fronte della crisi del modello consumistico, quale unico paradigma di sviluppo, è stata superata la visione, che considerava il mondo agricolo come una realtà arretrata sotto il profilo socio-economico. Il ritorno alla campagna non rappresenta sicuramente un evento di massa, riguarda invece  percorsi biografici individuali, però indicativi di un’ emergente cultura, attenta alla produzione biologica, al recupero delle biodiversità, al mercato dei prodotti a Km 0. Ma oggi si rende necessario un investimento strategico, che recuperi e tuteli la nostra tradizione agricola e nel contempo la  rinnovi  con tecnologie rispettose dell’ambiente. Potrà diventare così concreto richiamo e opportunità di vita e di lavoro per molti giovani.

 

Paolo Bonafè  Presidente www.laboratoriovenezia.it

La settimana dei prodotti equo solidali

2009-10-17-Il-Venezia-Fate-la-spesa-giusta-con-l-eco-solidale-150x150Oggi, sabato 17 ottobre, si apre “ Io faccio la spesa giusta”, settimana nazionale che promuove la cultura e la consuetudine ad acquistare  prodotti provenienti dal mercato equo-solidale. Si tratta di prodotti che non contengono OGM e per la cui produzione non è stata esercitata alcuna forma di sfruttamento lavorativo, anche attraverso la garanzia di un giusto prezzo. Una pluralità di eventi animerà anche i capoluoghi del Veneto, con degustazione di prodotti, presentazione di libri, banchetti informativi, cene equosolidali: un modo per sensibilizzare e promuovere un mercato che, malgrado la crisi economica, risulta sorprendentemente in continua espansione. Fairtrade – Coordinamento internazionale dei marchi di garanzia  del commercio equo solidale – presenta una ricerca che evidenzia come l’Italia, fra i 15 paesi  oggetto dell’indagine, sia quello con la maggiore percentuale  di “consumatori attivi”, ovvero di persone che nutrono un’alta aspettativa rispetto alle responsabilità sociali, economiche e ambientali delle aziende. In Italia le vendite sono passate, dai 39 milioni di euro del 2007, ai 43,5 milioni del 2008. Sul piano internazionale i consumatori hanno scelto i prodotti certificati Fairtrade,  spendendo circa 2.9 miliardi: the e cotone sono i prodotti che hanno maggiormente incrementato la vendita, ma anche l’acquisto di caffè e  banane continua a crescere. Va, inoltre, sottolineato l’esito più significativo di questo nuovo modello di consumo, messo in luce dal dato, relativo ai  5 milioni di persone che, nei paesi produttori, ricevono benefici sociali ed economici dal mercato equo solidale.

Raccogliamo, pertanto, l’invito a fare la spesa giusta!

Paolo Bonafè

Laboratorio Venezia

La dimensione politica della spesa quotidiana

La dimensione politica della spesa quotidiana
Il cosiddetto cittadino comune rischia di avvertire un senso di impotenza rispetto alla possibilità di incidere, in modo significativo, in una società, dominata dal potere delle grandi lobby economiche. Eppure, il ruolo di consumatori, cui siamo relegati, non è così passivo come può sembrare di primo acchito: è nello spazio della scelta, che si determina il potere di cui ognuno di noi dispone nella dimensione del vivere quotidiano. Il fare la spesa non è, infatti, un’azione neutra e ce lo spiega bene l’economista Leonardo Becchetti, in un libro di fresca pubblicazione dal titolo “Il voto nel portafoglio”.
Acquistare, orientati da una scelta consapevole, compiuta valutando la filiera di produzione, la sostenibilità ambientale e la qualità dei prodotti, ci fa uscire dalla logica di meri consumatori, e ci permette di essere attori che incidono sul sistema socio-economico. Non stiamo delineando uno scenario utopistico, ma cogliamo, attraverso la lettura di segnali già presenti nella nostra realtà, una tendenza che si va lentamente affermando: l’espansione del mercato equosolidale, il successo dei prodotti a Km 0, il moltiplicarsi delle campagne per promuovere la bevibilità dell’ acqua del rubinetto di casa. L’esperienza dei gruppi di acquisto, che apre alla dimensione collettiva delle scelte, mostra la percorribilità di un consumo critico, che tutela gli acquirenti, in termini economici e di qualità degli alimenti, ma anche esprime una domanda di eticità, per indirizzare il mercato verso un modello, che ponga al centro le persone e le relazioni. Cambiare le nostre modalità di consumo condiziona e trasforma il sistema economico.
Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia

L’ultimo allarme della FAO e la crisi mondiale

La grande speranza degli uomini dell’ultimo scorcio del XX° secolo, era contrassegnata dal convincimento che il nuovo millennio si sarebbe caratterizzato per un nuovo ordine mondiale, che avrebbe visto, grazie allo sviluppo sociale, economico e tecnologico, la sconfitta della povertà e della fame, l’affermarsi di un processo di pace e di riequilibrio nella fruizione delle risorse della Terra. Lo scenario che ci troviamo a vivere, mostra l’illusorietà di quella speranza: abbiamo conosciuto terrorismo, guerre e una crisi socio-economica di tali proporzioni, da imporre un ripensamento del nostro modello di sviluppo. In questo contesto, interviene l’allarme della FAO, che ci segnala il più grande scandalo dei nostri tempi: un sesto della popolazione mondiale soffre la fame e, nel 2009, rispetto all’anno precedente, aumenteranno di cento milioni le persone, che vivono questa condizione.
La situazione più drammatica riguarda l’ Africa subsahariana con un terzo della popolazione che patisce la fame, seguono l’Asia e l’Oceania, l’America Latina, il nord Africa e il Medio Oriente. Ci colpisce anche scoprire che, tra le pieghe del benessere dei paesi occidentali, 15 milioni di persone vivano una condizione di denutrizione. La recessione economica sta colpendo i paesi del terzo mondo attraverso la stretta creditizia, la drastica riduzione degli aiuti e la caduta delle esportazioni. Gli studiosi stimano per il 2015, un aumento della morte per denutrizione di 200-400 mila bambini. Un quadro drammatico si profila per il futuro dell’umanità, fatto di ingiustizie sociali, fame e pesanti rischi di guerra: il tema cruciale della redistribuzione delle ricchezze e delle risorse non è più rinviabile.
Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia

Il Terremoto in Abruzzo

Le drammatiche immagini, che la televisione ha portato in questi giorni nelle nostre case, hanno toccato intensamente il cuore di tutti noi, scuotendo la nostra sensibilità e mobilitando sentimenti profondi di solidarietà e vicinanza
per le vittime di questo terribile terremoto. Ma, con il passare dei giorni, a questa gamma di emozioni si accompagnano contemporaneamente rabbia e scoramento per una vicenda tutta italiana che mette in luce, ancora una volta, le responsabilità di chi poteva garantire condizioni di prevenzione e sicurezza, per contrastare l’impatto degli eventi naturali.
Lo scatenarsi delle forze della natura sembra ammantare di ineluttabilità le morti e le distruzioni che esso comporta, ma la cultura fatalista non può appartenere ad una società del XXI° secolo: oggi, scienza e tecnologia vengono in aiuto all’uomo per rendere più protetta e sicura la sua vita. Il crollo, all’Aquila, dell’ospedale e della casa dello studente sono l’emblema dell’inettitudine, dell’incuria, della speculazione edilizia del nostro paese. Questo non deve essere il tempo di recriminazioni e polemiche, ma del concreto e unanime operare, per garantire ai settantamila sfollati condizioni dignitose, per riprendere la vita dopo un evento così drammatico e traumatico. Ma non per questo dobbiamo mettere da parte la consapevolezza che una corretta prevenzione riduce il numero delle vittime e delle distruzioni. L’Italia è un paese a rischio, i ricordi dei terremoti, dal Belice, all’Umbria, sono impressi nelle nostre menti e, soprattutto, nella carne di molti nostri connazionali: è irrinunciabile un modello di intervento sul territorio, che rispetti le norme antisismiche.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

scelte di pace contro la crisi economica

Anche una scelta di pace può rappresentare, oltre all’indiscutibile valore etico morale ad essa intrinseco, una risorsa per affrontare l’attuale crisi economica. La Campagna Sbilanciamoci, sostenuta da 47 organizzazioni della società civile, di ispirazione laica e religiosa, sta promuovendo la sottoscrizione di un Appello, affinché il Parlamento non approvi la proposta governativa, finalizzata a continuare la produzione di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters, aerei d’attacco che possono trasportare anche ordigni nucleari.
L’approvazione di tale piano d’investimento comporterebbero un impegno per l’Italia fino all’anno 2026, con una spesa di circa 14 miliardi di lire, per la realizzazione di un programma incoerente con le missioni di pace che da anni caratterizzano il qualificato impegno delle nostre Forze Armate.
Ma l’evidenza dell’ enormità della somma finanziaria, necessaria a questo riarmo, da sola stride a fronte dell’urgente necessità di reperire risorse per fronteggiare la grave situazione economica e sociale del Paese. I promotori dell’Appello fanno presente che con la medesima cifra si potrebbero contemporaneamente costruire 5.000 asili nido, fabbricare un 1.000.000 di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese.
“Il Parlamento faccia una scelta di pace e solidarietà; blocchi la prosecuzione del Programma. Destini le risorse alla società all’ambiente , al lavoro, alla solidarietà internazionale”: questo è il cuore dell’appello, che ciascuno può scaricare e sottoscrivere dal sito www.sbilanciamoci.org.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

Gli effetti di questa La crisi economica globale

L’attuale e drammatica crisi economica è stata causata da una politica neoliberista che, partendo dal presupposto per cui le regole del mercato hanno in se stesse la capacità di autoregolamentazione, ha lasciato mercati, imprese e finanza agire in autonomia. Pur essendo una crisi partita dagli USA, in ambito bancario e finanziario, è oggi crisi di sistema, che ha assunto una dimensione totale e globale. L’entità della recessione comporta risvolti difficilmente governabili, tali da rendere improprie e insufficienti le misure delle politiche pubbliche meramente finalizzate ad iniettare liquidità nell’economia e non orientate a prevedere interventi a livello strutturale. Questa crisi, lo dicono ormai in molti, costringe ad un profondo cambiamento del modello di sviluppo, richiedendo ai governi centrali la definizione di linee strategiche concertate, capaci di intervenire alla radice multidimensionale del problema. Infatti, gli impatti ottenibili da interventi economici, attuati dai singoli stati, rischiano di non essere efficaci a fronte del dimensionamento dell’economia globalizzata. I temi relativi alla redistribuzione della ricchezza, alla bonifica del sistema bancario e finanziario da attività speculative, al rilancio del sistema di welfare, alla riduzione delle spese militari, al sostegno all’economia reale, orientandola alla riconversione verso una produzione sostenibile in termini ambientali e sociali, devono trovare, a livello mondiale, la centralità dell’azione politica. Diventerà, allora, possibile che i costi della crisi non siano pagati dai soggetti più deboli, ma che da essa scaturisca un modello di sviluppo, fondato su basi etiche e solidali.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

La sfida del turismo ecocompatibile

Il turismo rappresenta sul piano economico una delle risorse più importanti per lo sviluppo di un territorio, comportando, però, nel contempo, un concreto rischio di impatto sul piano ambientale e sociale. Tradizionalmente, infatti, difesa dell’ambiente e sviluppo turistico non hanno perseguito obiettivi comuni, anzi hanno promosso azioni fra loro inconciliabili: il turismo di massa ha prodotto la cementificazione delle coste, la distruzione di habitat naturali per l’ edificazione di megavillaggi turistici, la perdita d’identità culturale delle popolazioni, processi che hanno comportato pesanti ricadute sul patrimonio ambientale, culturale e sociale. Questa consapevolezza ha richiamato i diversi attori ad un nuovo approccio, capace di coniugare, in modo responsabile, tutela dell’ambiente e turismo. Il nuovo modello di sostenibilità, tiene insieme in una logica di sistema, il piano di uno sviluppo turistico, in grado di garantire la redditività del territorio, con obbiettivi di compatibilità ecologica, sociale e culturale. Nella definizione di questa nuova strategia, un ruolo cruciale è affidato agli operatori di settore, che hanno la responsabilità di gestire, contemporaneamente, uno strumento privilegiato, per sensibilizzare il grande pubblico sulle questioni di rispetto dell'ambiente e del patrimonio storico – culturale, ma anche un forte potenziale, atto a promuovere l’economia e la qualità di vita di una comunità. Questo circolo virtuoso garantisce alle attività turistiche di creare, mediante investimenti orientati alla sostenibilità, più solide condizioni per il loro stesso sviluppo futuro.
Paolo Bonafè – Laboratorio Venezia

“Governance e Sussidiarietà” per un nuovo modello di partecipazione

Il principio di sussidiarietà, che trova il proprio fondamento nella nostra Costituzione, ha potuto trovare pieno riconoscimento solo attraverso un articolato percorso normativo e culturale, che ha attraversato tutta la storia della Repubblica. Solo così si è reso possibile il passaggio da un’interpretazione riduttiva, secondo cui lo Stato interviene lì dove altri non intervengono, ad un pieno riconoscimento di questo principio inteso come modello che equilibra organicamente i diversi livelli e funzioni della società in modo integrato, evitando indebite sostituzioni, per favorire l’assunzione di responsabilità da parte di ogni attore, nella chiara distinzione dei compiti. Lo scenario che viene così a delinearsi è per sua natura complesso ed in continuo divenire, perché vede muoversi, in una situazione caratterizzata da un’assenza di regole del gioco stabili e predefinite, una pluralità di soggetti: tale contesto richiede una cruciale funzione di regia dell’intero sistema, un’azione di governance che sia, non solo un’ attività di coordinamento tra i diversi attori, ma sia soprattutto azione processuale e strategica, svolta dal soggetto pubblico nei confronti di altri livelli di governo (nel rapporto Stato – Regioni – Enti Locali) e la pluralità di soggetti privati. Questi due principi, sussidiarietà e governance, delineano pertanto la cornice in cui si sviluppa un nuovo modello di partecipazione dei cittadini, che si pongono in un nuovo rapporto con le amministrazioni locali, in una dimensione di corresponsabilità, finalizzata al benessere e alla crescita della comunità nel suo insieme, costituendo un modello innovativo di “amministrazione condivisa” .

Paolo Bonafè

Presidente Laboratorio Venezia

www.laboratorio.venezia.it

La contabilità ambientale strumento di politiche sostenibili

Alcune città italiane stanno adottando il bilancio ambientale, quale strumento, di valutazione, da parte dell’amministrazione locale, degli impatti ed effetti ambientali, prodotti, sul proprio territorio, dal complesso delle azioni politiche.
Infatti, gli strumenti contabili tradizionali sono inadeguati a rappresentare i problemi e i costi ambientali, a fronte dell’attuale necessità di essere in possesso di strumenti, capaci di favorire lo sviluppo di un sistema di informazioni e indicatori, a supporto del processo decisionale dei pubblici amministratori. La contabilità ambientale è, pertanto, un sistema che garantisce la rilevazione, la gestione e la comunicazione di dati ambientali, sia fisici che economici, per promuovere un processo di trasparenza e democrazia, attraverso il quale l’Amministrazione rende conto ai cittadini degli esiti delle proprie politiche, a fronte degli impegni assunti nei confronti della stessa comunità. Si tratta, pertanto, di un modello innovativo, da affiancare al sistema ordinario di rendicontazione economica e finanziaria, che definisce procedure idonee a misurare la sostenibilità dello sviluppo di un determinato territorio e, nel contempo, in grado di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni politiche. Oggi la questione ambientale, rappresenta un’autentica emergenza, tale da esigere scelte politiche radicali: l’avviare nelle città una "progettazione urbana sostenibile",prevedendo che la programmazione e pianificazione territoriale, siano azioni orientata dall’attenzione ai fattori ambientali, rappresenta un passaggio culturale e politico cruciale, per la tutela dell’ecosistema.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.paolobonafe.it