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"Un gesto liturgico straordinario in cui abbiamo incastonato la consacrazione della chiesa. Una cerimonia capace di ridestare lo slancio per vivere e testimoniare la fede qui al Lido perchè Cristo rappresenta la ragione adeguata per cui vale la pena vivere il nostro impegno quotidiano: dallo studio al lavoro, all'impegno culturale, sociale e anche politico per contribuire al buon governo della città". Con parole cariche di significato e una grande passione il patriarca di Venezia Angelo Scola ha voluto sottolineare, presiedendo l'Eucarestia ieri mattina con la comunità degli Alberoni, la cerimonia di consacrazione della chiesa a Santa Maria della Salute, giunta all'inizio del cinquantesimo anno della parrocchia. Per l'arrivo del patriarca Scola in quello che lo stesso vescovo nell'omelia ha poi definito "territorio bello e straordinariamente benedetto", si è mobilitata, con fede e devozione, tutta la piccola comunità degli Alberoni, 450 anime, dal 1998 guidata dal suo parroco don Lucio Panizzon. "Come un tempo il Signore ha chiamato i nostri avi a costruire questa chiesa - ha detto don Lucio - così oggi continua a chiamare noi a costruire, non una chiesa di mattoni, ma quella di pietre vive e cioè a testimoniare Cristo risorto, vivo e presente in mezzo a noi". Alla cerimonia, concelebrata anche dai padri camilliani, padre Carlo Vanzo e Giuseppe Rigamonti, hanno partecipato anche le suore dell'istituto "Carlo Steeb" degli Alberoni, nonchè autorità civili e militari quali il consigliere comunale Paolo Bonafè (assente la municipalità) i carabinieri del Lido con il comandante di stazione Lodino Osto e il vicecomandante Damiano Carli, oltre ad una rappresentanza delle altre parrocchie del vicariato dell'isola. Ad animare la Messa sono stati i canti del coro parrocchiale di animazione liturgica che si è preparato fino a notte fonda per l'avvenimento; per l'occasione è stato preparato un numero straordinario dell'opuscolo parrocchiale, redatto da Bruno De Bei, che ripercorre la storia della comunità di Alberoni. Suggestiva la cerimonia per la consacrazione della chiesa officiata dal patriarca: prima la benedizione, poi l'unzione dell'altare e delle pareti della chiesa, infine l'irrompere della luce che ha squarciato il buio in cui si è svolta la prima parte della liturgia domenicale. "Questa parte di territorio - ha ricordato ancora il patriarca Angelo nell'omelia - gode dell'esperienza del servizio e dell'opera di carità (negli istituti San Camillo e Carlo Steeb); questa chiesa possa essere luogo dove la comunità cresce e si sviluppa".Lorenzo Mayer |
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